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  • L’adorazione dei demoni procura a Manasse dei fastidi

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  • L’adorazione dei demoni procura a Manasse dei fastidi
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
w50 15/2 pp. 59-61

L’adorazione dei demoni procura a Manasse dei fastidi

MANASSE durante il suo imprigionamento in Babilonia, ebbe molto tempo per riflettere sulla condotta sua nel passato. Nel caldo, afoso clima del bassopiano di Babilonia sovente bramava le sue amate colline di Giuda. Ricordava che quando era bambino Isaia e Michea avevano parlato del nome di Geova, ma che quanto dicevano non lo aveva sempre interessato. Non poteva dimenticare come suo padre avesse provato a insegnargli la legge di Geova, proprio fino alla sua morte (nel 717 a.C.). Là nella prigione di tanto in tanto gli venivano in mente i motivi dei cantici del tempio che aveva udito cantar fin da bambino dal coro levita. — 2 Re 21:1; 1 Cron. 3:13; 2 Cron. 33:1, 11; Matt. 1:10.

Manasse ricordava la morte e la sepoltura di suo padre e l’onore che il popolo gli aveva fatto quando morì. (2 Re 20:21; 2 Cron. 32:33) Rammentava che dopo esser divenuto re di Giuda si era sentito libero dalla ristrettezza e costante predicazione di suo padre Ezechia, libero di fare quello che gli piaceva, e non dover conformare ogni suo passo alla legge di Geova. Sentiva di poter allora decidere per se stesso ciò ch’era giusto o ingiusto di fare. Fu attratto dalla maniera di adorare praticata dagli Amorei che avevano vissuto in Gerusalemme prima che Israele venisse nel paese, e decise di ravvivare quella religione.(2 Re 21:2, 11; 2 Cron. 33:2; Ezech. 16:3, 45) “Riedificò gli alti luoghi che Ezechia suo padre aveva demoliti, eresse altari ai Baali, fece degl’idoli d’Astarte, e adorò tutto l’esercito del cielo e lo servì”. (2 Cron. 33:3) Ricordava d’aver ammirato Achab, un re precedente d’Israele, e d’aver ordinato che fossero scolpiti pali e immagini sacre d’Astarte a imitazione di lui. (2 Re 21:3, 7) Incoraggiato dal successo nella sua vigorosa restaurazione dell’adorazione amorrea finalmente determinò di invadere con essa i cortili del tempio di Geova; “eresse pure degli altari ad altri dèi nella casa dell’Eterno”. — 2 Re 21:4, 5; 2 Cron. 33:4, 5.

”Fece passare i suoi figliuoli pel fuoco nella valle del figliuolo di Hinnom,” come aveva fatto il suo bisnonno. (2 Cron. 33:6; 28:3) Ogni volta che rammentava ciò, poteva ancora udire le grida dei suoi figliuoli, e ogni volta che lo ricordava sentiva più rimorso. Sovente pensava alla sua osservanza dei tempi, usando incantesimi, e al suo andare in estasi mentre trattava con spiriti domestici. Ricordava gli scordati mormorii dei maghi e le loro ambigue interpretazioni di tali mormorii. (2 Re 21:6) Ricordava la sua prima pratica della divinazione per mezzo degli auguri, e la consultazione di spiriti maligni, e stregoneria, e la sua istituzione di medium e stregoni. Come era stato orgoglioso dei suoi sogni e con quale attenzione ascoltava la loro interpretazione a mezzo di divinatori idolatri e seguiva tali interpretazioni! Ricordava di essersi dato allo studio e alla pratica di arti magiche, per il quale scopo aveva costantemente avuto con se dei maghi. Maghi! Ciò gli faceva ricordare la stima riverenziale in cui aveva tenuto Babilonia, come la fonte della religione delle nazioni, persino della potenza mondiale assira. Come si sentiva differente riguardo ad esso, ora che vi era prigioniero! — 2 Cron. 33:6.

Quasi tutto il popolo del suo regno si atteneva alla religione mondana ch’egli aveva istituita. Incoraggiato per questo e per istigazione degli spiriti domestici e i compagni religionisti stabilì un’immagine scolpita di Astarte dentro il tempio di Geova. Ma ve n’erano alcuni in Giuda che non potè far cadere nella sua politica religiosa per lo stato. Alcuni di questi osarono richiamare l’attenzione alle parole di Geova indirizzate a Davide e a Salomone: “In questa casa, e a Gerusalemme, che io ho scelta fra tutte le tribù d’Israele, porrò il mio nome in perpetuo; e non permetterò più che il pie’ d’Israele vada errando fuori del paese ch’io detti ai suoi padri, purché essi abbian cura di mettere in pratica tutto quello che ho loro comandato, e tutta la legge che il mio servo Mosè ha loro prescritta”. Manasse s’era rallegrato che nessuno dei suoi sostenitori, la maggioranza dei suoi sudditi, prestava attenzione a tali proteste. Egli semplicemente intensificava la sua campagna di propaganda in favore della religione di stato, e patrocinava e sovveniva a più processioni idolatre e infami gozzoviglie religiose. — 2 Re 21:7; 2 Cron. 33:7-9; 2 Re 21:7-9.

Allora i profeti di Geova, che Manasse era stato incapace di vincere con adulazione o minacce, gli dichiararono il messaggio di Geova in presenza di tutto il popolo: “Giacchè Manasse, re di Giuda, ha commesso queste abominazioni, e ha fatto peggio di quanto fecer mai gli Amorei, prima di lui, e mediante i suoi idoli ha fatto peccare anche Giuda, così dice l’Eterno [Geova] l’Iddio d’Israele: — Ecco, io faccio venire su Gerusalemme e su Giuda tali sciagure, che chiunque ne udrà parlare n’avrà intronate le orecchie. E stenderò su Gerusalemme la cordella di Samaria e il livello della casa di Achab; e ripulirò Gerusalemme come si ripulisce un piatto, che, dopo ripulito, si volta sottosopra. E abbandonerò quel che resta della mia eredità; li darò nelle mani dei loro nemici; perchè hanno fatto ciò ch’è male agli occhi miei, e m’hanno provocato ad ira dal giorno che i loro padri uscirono dall’Egitto, fino al dì d’oggi”. — 2 Cron. 33:10; 2 Re 21:10-15.

Tali parole avevano fatto infuriare Manasse; si decise di giustiziare chiunque non sostenesse e praticasse la religione dello stato. Mise all’opera un’investigazione della lealtà di ciascuno verso la sua religione dello stato e fece uccidere ogni persona della cui lealtà vi fosse dubbio. Non si fermò finché ebbe purgato il paese di Giuda di tutti i dissidenti. Ora, prigioniero in Babilonia, che aveva imparato a detestare, la sua coscienza lo pungeva ogni volta che ricordava quel purgamento.

Mentre portava avanti la sua purga di sangue in Gerusalemme ebbe notizie dell’imperatore Esarhaddon che partiva col suo esercito per soffocare una ribellione contro di lui in Egitto. Altri rapporti ammettevano che Esarhaddon aveva lasciato il principe ereditario Asnapper in carica del governo assiro. Manasse dubitava se a Giuda sarebbe stato chiesto di sostenere la spedizione con uomini e materiali. Le sue paure sembravano passate quando ricevette notizia che Esarhaddon era morto per via. Ma aveva cullato le sue speranze troppo presto. Non molto tempo dopo i capitani dell’esercito del re d’Assiria invasero Giuda e catturarono Manasse e lo incatenarono e lo incepparono in manette di bronzo e partirono con lui verso Babilonia. Ricorda quanto fosse stata disgustante l’attraversata del caldo, polveroso deserto, e come le manette avessero asportata la pelle e fatto delle piaghe nella sua carne. — 2 Cron. 33:11.

Là in Babilonia era stato in tribolazione, null’altro che afflizione e distretta. Più pensava circa i suoi atti del passato e li confrontava con ciò che poteva ricordare della legge di Geova insegnatagli da suo padre, più si accorgeva quanto fosse stato empio. Finalmente “implorò l’Eterno, il suo Dio, e si umiliò profondamente davanti all’Iddio de’ suoi padri. A lui rivolse le sue preghiere”. (2 Cron. 33:12, 13) Mentre si rivolgeva giornalmente a Dio in preghiera e meditava sulla legge, che aveva imparata quand’era bambino, un numero sempre maggiore dei giusti statuti e ordinanze di Dio tornavano alla sua mente.

Allora un giorno, Manasse fu informato che doveva essere liberato dalla sua cattività in Babilonia e doveva essere restaurato sul suo trono in Gerusalemme. Il viaggio verso casa non era sembrato così lungo a Manasse come era stato il viaggio verso Babilonia. Quando finalmente diede il suo primo sguardo all’amata Gerusalemme ringraziò calorosamente Geova. Si chiedeva come aveva potuto adorare alcun altro all’infuori di Geova. Mentre arrivava più vicino notò che le mura della città erano in istato di rovina.

Una volta che fu di nuovo stabilito sul suo trono, “costruì, fuori della città di Davide, a occidente, verso Ghilion nella valle, un muro che si prolungava fino alla porta dei pesci; lo fe’ girare attorno a Ofel, e lo tirò su a grande altezza”. Non trascurò le altre città in Giuda, ma “pose dei capi militari in tutte le città fortificate di Giuda”. — 2 Cron. 33:14.

Ancora non era contento; c’era qualche cosa d’altro che doveva fare. “E tolse dalla casa dell’Eterno gli dèi stranieri e l’idolo, abbattè tutti gli altari che aveva costruiti sul monte della casa dell’Eterno e a Gerusalemme, e gettò tutto fuori della città. Poi ristabilì l’altare dell’Eterno e v’offrì sopra dei sacrifici di azioni di grazie e di lode, e ordinò a Giuda che servisse all’Eterno. all’Iddio d’Israele”. — 2 Cron. 33:15, 16.

Raccontò tutto quello che gli era successo durante la sua assenza, la tribolazione in cui l’aveva portato la sua precedente adorazione dei demoni, e la sua preghiera al suo Dio; e rese ringraziamenti a Dio davanti a tutta l’assemblea per la sua liberazione da Babilonia. (2 Re 21:17; 2 Cron. 33:18, 19) Finalmente si sentì contento e in pace, sapendo che ora il popolo del suo regno sacrificava “soltanto all’Eterno, al suo Dio”. — 2 Cron. 33:17.

Iddio aveva dato avvertimento al suo popolo nella sua legge contro la falsa adorazione del paese, dicendo: “E non servire agli dèi loro, perchè ciò ti sarebbe un laccio”. (Deut. 7:16) Manasse mancò di dar retta a quel divino avvertimento ed ebbe dei fastidi, divenendo un prigioniero in Babilonia. Nello stesso modo oggi, tutti quelli che, come Manasse, praticano la falsa adorazione hanno dei fastidi e sono resi schiavi dell’organizzazione religiosa del Diavolo prefigurata da Babilonia. Esattamente come i servitori di Geova, i profeti, diedero vero ed appropriato avvertimento a Manasse, così oggi i servitori di Geova, i suoi testimoni, danno avvertimento a tutti che la falsa adorazione procura dei fastidi e non vita. Quelli che oggi si umiliano davanti a Geova Dio e si conformano alle Sue esigenze saranno liberati da Lui come lo fu Manasse.

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