Progresso nei paesi del fiume Plata
QUANDO vi lasciammo, nel nostro ultimo numero precedente, stavamo volando verso il settentrione sopra i fertili campi intorno alla città di Santiago, Cile. Eravamo nel grande aeroplano Panagra, e ancora ascendevamo per il nostro volo al disopra delle Ande. Nathan H. Knorr, presidente della Watch Tower Society, occupava un posto quasi di fronte alla cabina, mentre M. G. Henschel, suo segretario, era nel compartimento posteriore. Mentre ci avvicinavamo al passo dove si svolge la maggior parte del traffico fra Cile e Argentina ci dissero di allacciare le cinture dato che il tempo è usualmente cattivo in quel punto. In distanza, sotto di noi, scorgevamo la strada serpeggiante, che andava a zigzag attraverso le montagne, ed in essa la linea nera uniforme che riconoscemmo essere la strada ferrata. A volte scompariva, ma poi si faceva nuovamente vedere dall’altro lato d’una montagna. Il sole, che era assai basso all’orizzonte, produsse una moltitudine di colori riflettentesi sui lati frastagliati dei picchi.
In breve ci furono tutt’attorno vette di montagne. Dato che si era alla fine della stagione estiva non c’era molta neve sulle cime. Alla sinistra si distinguevano parecchie montagne elevate, ma una era assai più alta. Nulla è più maestoso del monte Aconcagua, il più alto nell’emisfero occidentale (23.097 piedi o m. 7044). Era veramente una vista stupenda, perché questa grande montagna era coperta di neve più delle altre vette, segnalando così la sua altezza. Torreggiava più alto di quanto volavamo noi, ed eravamo a 11.000 piedi (m. 5185). Guardando in basso si poteva scorgere il piccolo punto nero e bianco a Passo Uspallatta, ossia la statua cileno-argentina del “Cristo delle Ande”.
In questo grande, veloce aeroplano non passò molto che vedemmo le montagne, le quali andavano rimpicciolendo, fondersi nelle pianure della parte occidentale dell’Argentina. Quindi scorgemmo l’importante città di Mendoza. Quattro anni or sono il fratello Knorr fu trattenuto un giorno a Mendoza aspettando che il tempo si rischiarasse per poter volare attraverso il passo per il Cile. Pensava così ai fratelli che visitò mentre si trovava là e si domandava se li avrebbe incontrati nuovamente a Buenos Ayres. (Li incontrò una settimana dopo all’assemblea). Cominciammo a scendere per l’atterraggio all’Aerodromo Morón.
Arrivammo alle ore 8 del 21 marzo. Vi erano circa otto fratelli argentini adunati all’aeroporto per salutarci, alcuni diplomati di Galaad residenti in Argentina e due in viaggio per Asunción, Paraguai. Dopo aver pazientemente aspettato che terminasse l’ispezione della dogana, fummo in grado di salutare la maggior parte di essi e quindi partimmo in auto per la città. Mentre viaggiavamo verso Buenos Ayres ci rendemmo conto della notevole distanza che tutti quei fratelli dovettero percorrere per giungere all’aeroporto e quale grande sforzo avevano fatto. Ci volle circa un’ora e mezza per arrivare all’albergo.
Alle 5 del mattino eravamo alzati e ci preparavamo per il viaggio a Montevideo, Uruguay. Dovevamo presentarci alla Pan American Airways per le 5,45 e quivi incontrammo Gmaenydd Hughes, un diplomato di Galaad e servitore di distretto per l’Argentina, che doveva viaggiare con noi nell’Uruguay, Argentina e Paraguay per servire come interprete del fratello Knorr.
URUGUAY
Alle 7,30 salimmo a bordo di un DC-3 e ben presto volavamo in alto sulla provincia pianeggiante di Buenos Ayres e di là sopra le acque fangose di Rio de la Plata. L’aereo volava al disopra dell’acqua alcune miglia a sud della linea costiera uruguaiana e mentre il tempo passava potevamo vedere che l’acqua diventava più azzurra. Quando ci avvicinammo a Montevideo vedemmo il famoso Cerro che s’innalza ad ovest del porto e quindi le magnifiche spiagge bianche che costeggiano il mare, fiancheggiate da alberghi e case moderne, luoghi per cui Montevideo è famosa. Passammo oltre la città e discendemmo all’Aerodromo Nacional de Carrasco, ad est della città. Fummo salutati da una gran folla di Testimoni, molti dei quali diplomati della Scuola biblica Watchtower di Galaad. Quaranta fratelli avevano noleggiato un autobus per fare il tragitto dalla città e ritornarvi con noi. Fu un piacevolissimo viaggio, stando assieme a tanti fratelli e udendo cantare i loro cantici in spagnolo, mentre si viaggiava attraverso i boschi del Parco Roosevelt e giù verso la riva del mare. Per delle miglia lungo la costa ci sono magnifiche spiagge Percorrevamo l’ampio viale denominato La Rambla che separa le lussuose residenze dalle spiagge. Lungo la via vedemmo un banco di delfini vicinissimo alla costa. Il viaggio, con un dilagar di luce solare e una soave brezza, fu molto piacevole per tutti noi.
Trovammo un pronto benvenuto per noi a Joaquín de Salteraín 1264, ove si trova la casa missionaria e l’ufficio filiale della Società e subito ci sentimmo come a casa nostra. Il grande patio soleggiato che serviva da Sala del Regno e i fratelli affaccendati indicavano chiaramente che ci doveva essere un’assemblea nella città per la fine della settimana. Il mattino passò rapidamente e ben presto si udì la chiamata per il pranzo. Questa colpì gradevolmente i nostri orecchi perché l’ultimo vero pasto l’avevamo consumato a Santiago, Cile, circa 24 ore prima. Non erano stati serviti pasti sull’aereo, né vi fu tempo per prendere un pasto a Buenos Ayres. Per fare colazione ci alzammo troppo presto.
C’erano molte cose da fare attinenti l’organizzazione della Filiale e i problemi della casa missionaria. Dovevamo pure terminare di prendere disposizioni per il viaggio del giorno successivo a Rivera.
Mercoledì 23 marzo giunse caldo e sereno ed ogni cosa era a posto per il volo a Rivera mediante l’Aerolinea Pluna. Il servitore della Filiale, J. D. Powers, accompagnò noi tre a Rivera, ch’è l’importante città nell’Uruguay situata dalla parte opposta di Santa Anna do Livramento, città brasiliana gemella. Lasciammo la casa missionaria a mezzogiorno e andammo all’ufficio delle aerolinee. Dopo un’attesa di circa un’ora, fummo trasportati coll’autobus all’aeroporto, dove aspettammo un po’ di più. Finalmente ci fu permesso di salire a bordo dell’aereo e fummo in viaggio verso il nord. Per via il fratello Powers ci raccontò della sua prima visita a Rivera e come aveva annunziato l’adunanza da tenere nel parco pubblico e ne aveva informato la polizia. In quell’occasione vi fu soltanto un estraneo che venne a udire il discorso e il fratello Powers si domandava come avrebbe pronunciato il discorso pubblico, ma proprio pochi minuti prima che si aprisse l’adunanza pubblica cinquanta poliziotti giunsero marciando, condotti da un capitano, e volevano sapere dove si sarebbe tenuta l’adunanza. Il fratello Powers disse loro che vi doveva essere un’adunanza pubblica ma non era venuto alcuno eccetto quell’unico estraneo. La polizia aveva ordine di restare là per un’ora, così il fratello Powers tenne il suo discorso pubblico ai cinquanta poliziotti e a un civile. Questa storia, naturalmente, suscitò il nostro interesse per quello che sarebbe successo questa volta in Rivera dopo che cinque sorelle diplomate di Galaad avevano lavorato per nove mesi e negli ultimi giorni avevano annunziato un’adunanza pubblica.
Non ci volle molto per arrivare a Rivera una volta che l’aeroplano fu in volo, e noi ce ne rendevamo conto dal fatto che l’aereo perdeva quota mentre virava sopra i campi coltivati, ma non scorgevamo nessun aeroporto. Siccome l’aeroplano scendeva sempre più in basso sapevamo che ci doveva essere un aeroporto nelle vicinanze, e quando finalmente atterrammo fummo sorpresi del luogo, poiché il campo era ineguale e ondeggiante invece d’esser liscio e livellato. I passeggeri destinati a Rivera furono avviati alle vetture pubbliche in sosta e i loro bagagli furono portati fuori dall’aereo e sistemati nelle vetture. Indi per mezz’ora circa noi quattro viaggiatori facemmo un viaggio veramente scomodo per la città. Le strade non erano lastricate, si confacevano piuttosto ai cavalcatori di cavalli e ai carri; comunque i ruscelli e i punti sabbiosi furono attraversati. Scorgemmo un certo numero di gauchos mentre viaggiavamo, passando prima da un lato e poi dall’altro delle colonne in cemento che segnavano la linea di frontiera tra l’Uruguay e il Brasile. Allorché la strada incominciò a migliorare notammo delle case le quali indicavano che ci avvicinavamo alla periferia della città. Nel cuore della città notammo che c’erano vie lastricate e negozi moderni; fummo assai sorpresi di trovare una città così grande. Fu una gioia vedere i volti sorridenti dei cinque diplomati di Galaad e alcuni altri fratelli del gruppo locale quando ci recammo all’ufficio del Pluna. Dopo un breve saluto li lasciammo per seguire le direzioni dateci dell’Hotel Casino, situato dalla parte opposta della strada del Brasile. La frontiera fra le due città è segnata quivi da una stretta sezione erbosa nel mezzo dell’ampia strada senza steccato né guardie. Trovammo che l’albergo era modernissimo e ben tenuto probabilmente a causa dei giuochi d’azzardo ivi tenuti. In Rivera non c’era mai stato un gruppo di testimoni di Geova fino a poco tempo fa, ma ce nera uno nella città brasiliana e si aspettava che quei fratelli venissero a Rivera alle ore 6 per adunarsi con i fratelli.
Ottenuta l’assegnazione delle nostre camere all’Hotel Casino camminammo attraverso la città alla casa missionaria in Avenida Brasil 800, arrivandovi alle 4,30, in tempo per prendere un po’ di cibo prima che l’assemblea incominciasse. La casa era nuovissima e l’attigua Sala del Regno era assai bella. Le sorelle avevano collocato nella sala per l’occasione un centinaio di sedie. Si sperava che tutti i posti sarebbero stati occupati durante l’adunanza pubblica, poiché avevano fatto molto lavoro per prepararla. Avevano distribuito volantini, e avevano anche usato “sandwich signs”, cartelloni appesi alle spalle dei proclamatori che annunciavano così l’assemblea, qualcosa che non era mai stato veduto prima in quella città. Avevano pure noleggiato una vettura provvista di altoparlanti per girare in città annunziando l’adunanza.
Venti fratelli si adunarono alle 6 della sera e il fratello Henschel parlò loro estemporaneamente, servendosi del fratello Powers come interprete. Sulla tabella della Sala del Regno era riportato che ora vi erano 14 proclamatori che lavoravano a Rivera. Cosa recherebbe l’adunanza pubblica?
L’adunanza pubblica era stata annunziata per le 8 di sera. Alcuni minuti prima delle 8 la Sala del Regno era gremita e molti stavano in piedi. Fu bene che le diplomate di Galaad avessero provveduto affinché gli altoparlanti della vettura fossero disponibili, così poco prima dell’adunanza gli altoparlanti furon appesi a due alberi nella strada. Quando l’adunanza principiò vi erano molte persone fuori della sala che guardavano attraverso la porta e le finestre, ma udivano per mezzo degli altoparlanti. I marciapiedi attorno alla sala erano affollati mentre la folla continuava a crescere. Autobus ed automobili di passaggio si fermavano qualche minuto per vedere ciò che succedeva. Il fratello Knorr parlò sul tema “’È più tardi di quanto pensiate!” e il fratello Hughes interpretò. Fu ascoltato da 380 persone. Dopo l’adunanza fu richiesta molta letteratura e fu mostrato un vivo interessamento dalle domande rivolte. La polizia era stata avvisata di questa adunanza e stavolta ne furono mandati tre per mantenere l’ordine, il che fu assai facile perché il pubblico che ascoltava il discorso era attentissimo e ordinato; erano venuti per ascoltare un discorso sulla Bibbia.
È facile comprendere quanta gioia provassero le cinque diplomate di Galaad per questa numerosa adunanza dopo tutta la loro pubblicità era questo un avvenimento che coronava tutti gli sforzi da loro fatti nel servizio durante i trascorsi nove mesi in Rivera. Recò pure grande gioia a noi, perché mostrava la ricca benedizione del Signore su questa attività missionaria.
I fratelli del gruppo di Santa Anna do Livramento erano molto lieti per l’opportunità di partecipare alle adunanze perché, dissero, non avrebbero potuto intervenire all’assemblea di aprile a Sao Paulo, Brasile, distante sette giorni di viaggio. Fu una benedizione per il loro gruppo udire fratelli di altri paesi.
Il mattino seguente venne dedicato ai servizi di battesimo. Ventisette vennero ad ascoltare il servitore di Filiale che fece un discorso sul soggetto, quindi nove espressero il desiderio d’essere immersi. Dalla Sala del Regno c’incamminammo verso sud portandoci fuori della città fino a una piccola fattoria di una persona di buona volontà dove un ruscello scorreva pigramente attraverso i pascoli. Fu là che i fratelli furono immersi nell’acqua. Per via e durante il resto della giornata vi erano molte cose su cui parlare concernenti l’opera nella casa missionaria. Si doveva anche preparare le valige, perché tutti i missionari volevano partecipare all’assemblea in Montevideo per la fine della settimana. Furono acquistati i biglietti per un gruppo di nove persone, che sarebbero partite alle 5,15 del pomeriggio. Potrebbe sembrare strano, ma non si poteva prendere i biglietti prima delle 3. Dato che non c’erano barriere doganali alla frontiera, tutto il bagaglio dovette essere controllato dagli impiegati della dogana prima che un solo cittadino fosse autorizzato a salire sul treno. Alle 5,15 eravamo in partenza, s’iniziava un viaggio che richiese circa 15 ore per giungere a Montevideo. Gli ispettori di polizia passarono per il treno a vedere se avevamo le carte d’identità e di viaggio in regola. Eravamo venuti a Rivera da Montevideo per via aerea in un’ora e mezza, ma col treno il viaggio durò 15 ore. Prima che il sole tramontasse avemmo l’opportunità di vedere un po’ la campagna fertile e verdeggiante e le colline dell’Uruguay settentrionale, dove si dice che si faccia ogni specie di raccolto.
Il nostro treno giunse alla stazione centrale di Montevideo il venerdì mattina 25 marzo un po’ in ritardo. Il congresso era in sessione, ma alcuni fratelli erano venuti ad aspettare al treno. Apprendemmo che non eravamo i soli a giungere da fuori. C’era presente anche un sorella proveniente dall’Argentina. Due autocarri erano venuti da Paysandù a Montevideo e avevano trasportato dei fratelli da Salta, Paysandù e da altri luoghi situati ad ovest e a nord di Montevideo. Tra questi vi erano anche molti fratelli russi che vennero provvisti di molto cibo, comprendente interi animali e molte pagnotte. I loro autocarri recavano dei manifesti annunzianti l’adunanza pubblica che doveva aver luogo nel ben noto El Ateneo de Montevideo, Plaza Cagancha 1157 la sera della domenica. C’era molto da fare quella mattina per i fratelli nell’annunziare e testimoniare di porta in porta. Tutte le sessioni che precedevano l’adunanza pubblica erano tenute nel El Conservatorio Música “La Lira”, antico edificio nel cuore della parte bassa della città. L’edificio stava subendo alcune modifiche, per cui si ebbero degli inconvenienti, ma i fratelli dimostravano molta allegrezza e sembrava che non rimarcassero affatto quelle piccole cose.
Il sabato gl’intervenuti erano giunti a 280. Siccome domenica ci sarebbero stati discorsi tutto il giorno, l’opera di pubblicità doveva essere compiuta il sabato. Quindi i fratelli distribuirono tutti i volantini e girarono per la città con indosso i loro cartelloni annunzianti l’assemblea. Si divertivano molto.
Domenica pomeriggio il fratello Knorr parlò per mezzo di due interpreti ai 25 fratelli russi nella Sala del Regno, mentre altri fratelli erano adunati alla Lira alle ore 4 pom. per sentire un discorso sul battesimo. Allorché fu chiesto quanti si presumeva che dovessero essere immersi sembrò che mezzo uditorio rispondesse affermativamente. Era stato noleggiato un autobus per l’occasione, ma non era abbastanza grande, essendovi 73 persone da battezzare. Uno degli autocarri venuto da Paysandú fu messo in moto. I due veicoli trasportarono i fratelli a Playa Ramírez, una delle popolari spiagge vicino al parco dei divertimenti, dove i fratelli vennero battezzati. Fu certo bene vederne tanti prendere aperta decisione per il Regno, risolvendo di far progredire l’opera ministeriale insieme a numerosi altri che avevano cominciato a predicare nell’Uruguay.
L’ora stabilita per l’adunanza pubblica della sera era le 7. Quattro anni prima il fratello Knorr parlò in una delle piccole sale dell’Ateneo; ma questa volta i fratelli avevano predisposto per il locale più grande, con 400 posti a sedere. Eppure risultò troppo piccolo, poiché vi furono 592 presenti, così che entrambe le sale, la grande e la piccola, erano gremite. Fu dimostrato un vero interesse da parte di tutti i presenti relativamente ai segni dei tempi, i quali provano che stiamo vivendo negli ultimi giorni di questo vecchio mondo e che il finale giorno di distruzione di questo empio mondo non è molto lontano. Molti del pubblico e delle persone di buona volontà rimasero per un secondo discorso che seguiva mezz’ora dopo, e fu il discorso conclusivo del congresso del fratello Knorr.
Tutti i fratelli furono lieti del successo dell’assemblea e persuasi che ciò avrebbe segnato un altro passo in avanti nell’incremento dell’opera in questo piccolo paese di due milioni d’abitanti. Eccellente progresso era stato fatto dopo l’ultima visita del presidente, nel 1945, quando vi erano 33 proclamatori. In seguito erano stati inviati diversi missionari e altri gruppi furono organizzati, e recentemente è stato raggiunto un nuovo massimo di 310 proclamatori nel paese. Si crede che continui progressi saranno ottenuti negli anni a venire.
Un certo numero di uruguaiani sono entrati nel servizio di pioniere, alcuni dei quali sono qualificati per andare a Galaad. Essi attendono il momento in cui saranno chiamati, forse nel 1950.
Il lunedì e il martedì trascorsero sbrigando i problemi relativi alle case missionarie. Fu fatta una visita alla casa missionaria a Espinillo 1423, del gruppo settentrionale di Montevideo. Dopo esser rimasti una settimana nell’Uruguay ci abituammo a vedere le persone prendere il loro maté sia in piedi che sedute. La cucurbita, la bombillas e la yerba facevano parte della vita del popolo, ma noi non avemmo tempo di prenderne l’abitudine.
Martedì sera alle 8,30 fummo di nuovo in partenza. Un uomo di buona volontà ci accompagnò con la sua automobile all’aduana sulla banchina dove la nave “Ciudad de Montevideo” si preparava per il viaggio a Buenos Ayres. Una cabina di prima classe era stata riservata per i fratelli Knorr, Hughes e Henschel. Qui ricevemmo i più numerosi saluti del nostro viaggio, allorché oltre 75 fratelli dei gruppi di Montevideo e Paysandú vennero al porto. Noi ricevemmo questo ulteriore pegno del grande amore che lega i servitori del Signore, e li salutammo con la mano fino a che non li vedemmo più.
C’era un buon vento quella sera, perciò ci sentivamo cullare nelle nostre cuccette mentre attraversavamo il largo La Plata per Buenos Ayres. Entrammo nello stretto porto e quindi due rimorchiatori rimorchiarono il battello di poppa fino al molo, dove arrivammo alle 8 del mattino il 30 marzo e trovammo alcuni fratelli che ci aspettavano, una quindicina, i quali ci diedero nuovamente il benvenuto in terra argentina.
La giornata fu dedicata all’opera della Filiale e a prendere disposizioni per l’avanzamento degli interessi del Regno in Argentina. C’erano da curare dei particolari circa il congresso. Trascorremmo la sera alla casa missionaria con i sei fratelli degli Stati Uniti, alcuni fratelli argentini e il servitore della Filiale. Ognuno era proteso verso il grande congresso di fine settimana a Les Ambassadeurs.
(Continua nel prossimo numero)