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  • Moderazione nel godimento delle cose buone

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  • Moderazione nel godimento delle cose buone
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1951
w51 15/7 pp. 218-221

Moderazione nel godimento delle cose buone

“COME sono numerose le tue opere, o [Geova]! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue creazioni. Esse aspettano tutte da te, che tu dia loro il loro cibo a suo tempo. . . . Quando tu apri la tua mano, esse son saziate di cose buone. Lodate Geova!” Così esclama il salmista nel Salmo 104:24, 27, 28, 35. (An Amer. Trans.; A.S.V.) Sì, per ogni dove egli vede le manifestazioni della benignità e dell’amorevole cura di Geova per le sue creature.

Provvedendo al sostenimento dell’uomo Iddio non si limitò di conferire alla sua creazione terrestre i soli bisogni, ma profuse su di essa abbondanti benedizioni. Egli provvide molte specie di cereali, di frutta, di vegetali e di carni. E non solamente molte specie, ma molte qualità diverse di ciascuna specie; cosicché l’uomo può mangiare molte diverse qualità di mele, di pere, d’uva, ecc. e queste in varie forme, fresche, conservate, secche, liquide come il mosto o fermentato come il vino.

Ma alcuni non vorranno comprendere i vini ed altre bevande alcooliche tra le cose buone che il Creatore ha provveduto per l’uomo. Acqua, latte, succhi di frutta e bevande “dolci”, sì; ma vino, birra, acquavite ed altre bevande alcooliche, No! Ci dicono di considerare una imponente rassegna di statistiche e di fatti comprovanti l’enorme danno causato dall’alcool alla mente, al corpo e alla vita familiare umana. Essi indicano la scena comune nelle nostre città, di ubriachi barcollanti per le vie o giacenti nei rigagnoli; richiamano l’attenzione sui molti accidenti causati dall’alcoolismo, senza menzionare la delinquenza, sia adulta che giovanile. Certo essi dicono, nessuno può avere una parola buona per le bevande alcooliche; ogni Cristiano non soltanto dovrebbe essere rigorosamente astemio ma dovrebbe sostenere il movimento della temperanza.

Quale dovrebbe essere l’attitudine dei servitori di Dio, dei ministri cristiani consacrati, circa il vino, ecc.? Anzitutto si noti che Gesù dichiarò apertamente che i suoi seguaci non sono del mondo (Giov. 17:16) e suggerì che sarebbe stata una follia per loro consumare tempo, energia e denaro nel tentativo di correggere questo vecchio mondo corrotto coi nuovi dettami dei principi cristiani. Tenti pure di riformarsi il mondo con leggi sociali, movimenti a favore della temperanza e simili; il Cristiano ha un obbligo solo, ‘questa sola cosa egli fa,’ “predica la Parola”. (2 Tim. 4:2) Egli non cercherà d’imporre le sue vedute ad altri, ma tenterà di uniformare la sua vita ai principi esposti nella Bibbia. Essa sola contiene istruzione autorevole e soddisfacente su ciò che è giusto o errato in tutte le questioni di condotta personale.

Come è stato spiegato in una precedente edizione di questo giornale, la Bibbia non approva il fatto che ministri cristiani usino il tabacco, anche se del tabacco essa non fa il nome (per l’ovvia ragione che al di fuori dell’Emisfero Occidentale rimase sconosciuto fino a quindici secoli dopo che la Bibbia fu scritta). Il tabacco è un narcotico che asservisce chi ne fa uso; abbandonarsi ad esso è impuro, nocivo sia per la mente che per il corpo nonché dannoso per altri che son costretti a respirare l’aria satura di fumo. Certo, il tabacco non è una delle cose buone delle quali debba godere l’uomo.

D’altra parte, vi sono certe cose che sono legali o illegali secondo le finalità. La caccia e la pesca, quando son fatte solo per sport, sono condannate dalle Scritture. È egoistico e iniquo privare una creatura della vita soltanto per il piacere di adoperare le proprie forze contro di essa o per soddisfare la brama d’uccidere. Però selvaggina e pesce sono tra le cose buone che Dio ha provveduto per l’uomo, ed è perciò legittimo e appropriato cacciare e pescare per procurare vestimenti e cibo.

Inoltre, alcune cose sono legali ma non utili (1 Cor. 10:23), e una certa condotta può essere buona ma un’altra può esser migliore. (1 Cor. 7:38) Le gioie coniugali sono tra le benedizioni che per l’uomo è legale godere, ma quelli che commettono immoralità otterranno la distruzione dalle mani di Dio. “Chi ha trovato moglie ha trovato un bene” (Prov. 18:22), e il matrimonio è onorevole presso tutti. (Ebr. 13:4) Anche qui le Scritture ammoniscono sulla giusta condotta; i coniugi debbono esser contenti l’uno dell’altro (Prov. 5:19) e debbono comportarsi l’uno verso l’altro con riguardo e considerazione. — 1 Piet. 3:7; 1 Cor. 7:3, 4.

Vediamo così che le Scritture danno un saggio consiglio sia su ciò ch’è giusto che su ciò che è sbagliato in quanto all’uso del vino e delle bevande forti. In nessun luogo essi vengono proibiti del tutto. Melchisedec, sacerdote e re, offrì ad Abramo del pane e del vino. (Gen. 14:18) Gli Israeliti ricevettero istruzioni sull’uso del vino come offerta di libazione a Geova. (Lev. 23:13) Il salmista ci dice che Dio provvide il vino che “rallegra il cuor dell’uomo”. (Sal. 104:15) E, inoltre, la Scrittura consiglia: “Bevi il tuo vino con cuore allegro,” e, “il vino rende gaia la vita”. (Eccl. 9:7; 10:19) E il vino è usato altresì per raffigurare le buone cose spirituali che Dio dona all’uomo: “O voi tutti che siete assetati, venite alle acque, . . . comprate senza danaro, senza pagare, vino e latte! . . . Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò ch’è buono, e l’anima vostra godrà di cibi succulenti”. (Isa. 55:1, 2) E di nuovo: “La sapienza ha fabbricato la sua casa, . . . ha drogato il suo vino, . . . Venite, mangiate del mio pane e bevete del vino che ho drogato! Lasciate, o sciocchi, la stoltezza e vivrete”. — Prov. 9:1-6.

Venendo alle Scritture Greche, troviamo che il primo miracolo fatto da Gesù fu quello di cambiare l’acqua in vino; e sia il termine greco sia il racconto stesso mostrano con chiarezza che non si trattava di mosto ma di vino fermentato. (Giov. 2:3-10) In altra occasione egli disse di non mettere il vino nuovo in otri vecchi, perché non scoppiassero, e che il vino vecchio è da preferire al nuovo. (Luca 5:37-39); indicando ancora chiaramente che si trattava di vino, e non di mosto non fermentato. Egli stesso beveva il vino, dando così modo agli ipocriti Farisei che pretendevano d’esser giusti di accusarlo (falsamente) di essere un ubriacone. — Matt. 11:19.

Inoltre, troviamo che Paolo consiglia a Timoteo: “Non continuare a bere acqua soltanto, ma prendi un poco di vino a motivo del tuo stomaco e delle tue frequenti infermità”. (1 Tim. 5:23) Da questa esposizione scritturale risulta evidente che il vino è fra le cose buone che il Creatore provvide perché l’uomo ne godesse.

Sarebbe un serio errore, però, concludere che perché il vino in se stesso non fu proibito potremmo berne fino all’eccesso o fino ad accendere le più basse passioni. L’eccesso è condannevole e dannoso, non importa di che si tratti, e le Scritture condannano gli eccessi nel mangiare (ingordigia) tanto severamente quanto gli eccessi nel bere; fatto questo che gli astemi di rigore sono inclini a trascurare. — Deut. 21:20; Prov. 23:20, 21.

Il Cristiano viene esortato ad aggiungere alla “conoscenza la continenza”, ed è ammonito che ‘lo spirito che Dio ci ha dato non è uno spirito di timidità, ma di forza, d’amore e di correzione. (2 Piet. 1:6; 2 Tim. 1:7) Si noterà che Paolo consigliò a Timoteo di prendere un “poco” di vino a motivo della sua salute, e che rese molto chiaro che coloro i quali eran dediti a “troppo” vino non dovevano esser nominati soprintendenti o assistenti nella congregazione cristiana. (1 Tim. 3:3, 8; Tito 1:7; 2:3) E, poiché questi debbono essere di esempio, ne consegue che il resto della congregazione non deve neppure esser dedito a troppo vino. Anziché esser “ripieni” di vino, nel quale v’è eccesso di dissolutezza, siano tutti ripieni di spirito santo, della forza attiva di Dio. — Efes. 5:15-18.

Che questo darsi al vino e alle bevande forti è al tempo stesso stoltezza e colpa è anche mostrato dalle scritture seguenti: “Per chi sono gli ‘ahi’? per chi gli ‘ahimé’? per chi le liti? per chi i lamenti? per chi le ferite senza ragione? per gli occhi rossi? Per chi s’indugia a lungo presso il vino”. “Il vino è schernitore, la bevanda alcoolica è turbolenta, e chiunque se ne lascia sopraffare non è savio”. (Prov. 23:29, 30; 20:1) “Guai a quelli che son prodi nel bevere il vino, e valorosi nel mescolar le bevande alcooliche [e deboli nel fare giustizia]; che assolvono il malvagio per un regalo”. (Isa. 5:22, 23) “Vino e mosto tolgono il senno”. — Osea 4:11.

TEMPO DI ASTENERSI DAL VINO

Non soltanto le Scritture dicono che ci dovrebbe esser moderazione nell’uso del vino, ma che come per ogni cosa sotto il sole, c’è un tempo per bere e un tempo per astenersi dal bere. Quando dobbiamo astenerci dal bere? Ai sacerdoti leviti era prescritto di non bere vino quando servivano nel tabernacolo davanti a Geova. (Lev. 10:9) Non dovevano essere sotto l’azione del vino né ricorrere al suo stimolo quando compivano i loro doveri sacerdotali. Il loro cervello e le loro coscienze dovevano essere in armonia con la legge di Geova, il che sarebbe stato difficile se fossero stati sotto l’influenza di bevande alcooliche. Questo conferma rigorosamente che, mentre sono impegnati nel loro servizio di ministero, coloro che servono attualmente Geova debbono parimenti astenersi da vino, ecc. In tal modo non solamente si manterranno nella migliore condizione mentale e spirituale e possederanno la massima padronanza di sé, ma eviteranno anche di recare un’inutile offesa a coloro ai quali un fiato alcoolico ripugna. Che il darsi al vino possa molto probabilmente nuocere chi voglia far uso del suo migliore giudizio è indicato anche in Proverbi 31:4, 5: “Non s’addice ai re bere del vino, né ai principi, bramar la cervogia: che a volte, avendo bevuto, non dimentichino la legge, e non disconoscano i diritti d’ogni povero afflitto”.

Il rispetto dei princìpi e della coscienza altrui potrebbe significare per noi l’astensione dal vino. Noi potremmo sentirci forti e capaci di controllarci bevendo con moderazione, ma non dobbiamo persuadere con lusinghe o adulazioni il nostro fratello affinché beva s’egli sente che per lui è meglio e più sano astenersi. (Vedere Abacuc 2:15, 16) Noi non dovremmo bere se ci troviamo in compagnia di queste persone più deboli, ma dovremmo invece privarci del piacere di bere per riguardo al benessere spirituale del nostro fratello. Come spiega chiaramente l’apostolo Paolo: “Certo, tutte le cose son pure; ma è male quand’uno mangia dando intoppo. È bene non mangiare carne, né bever vino, né far cosa alcuna che possa esser d’intoppo al fratello”. — Rom. 14:20, 21.

Per quelli che trovano difficoltà nell’esercitare la padronanza di sé sarebbe meglio che si astenessero sempre dalle bevande intossicanti. È meglio privarsi del breve piacere di bere del vino piuttosto che apportare vituperio sulla verità e forse fare inciampare altri. E privarsi di questo non dovrebbe costituire un grande sacrificio. I Giudei rimasero per quarant’anni senza vino (Deut. 29:6), e apparentemente non fu un’eccessiva privazione; leggiamo infatti del loro desiderio di carne, porro, cipolle e aglio dell’Egitto (Num. 11:5), ma non del vino. I Recabiti non volevano bere vino perché lo aveva comandato loro il loro antenato, ed essi vennero lodati da Geova per aver ubbidito a quel comandamento. (Ger. 35:1-19) Daniele e i suoi tre compagni furono benedetti per aver rifiutato le delicatezze del re, compreso il vino. — Dan. 1:8-21.

FARE RICEVIMENTI

C’è un’altra tendenza oggi fra alcuni servitori del Signore di fare ricevimenti o partecipare a ricevimenti dove è l’occasione di bere assai È consigliabile stare in guardia. Gli accessi nel bere possono essere accompagnati da conversazioni che son lungi dall’essere edificanti e da atti che non possono sostenere la luce. Tali ricevimenti, qualora trascurino il benessere spirituale, son pericolosi per tutti i servitori di Dio che volessero ricevere la sua approvazione. Le persone coniugate possono trovarsi a scherzare con altre in modo da forzare la loro fedeltà reciproca per il piacere di “scherzare col fuoco”; mentre i giovani e i celibi, i quali per coltivare convenientemente il dono del celibato debbono aspirare al servizio di pioniere, a quello missionario in paesi esteri o presso la Bethel, si accendono, e di conseguenza, si ritrovano nello stato matrimoniale in cui per serbare la loro integrità devono sostenere anche il peso dei doveri domestici con la conseguente diminuzione dei privilegi del Regno, e questo con un cattivo inizio.

Troppo spesso tutti questi ricevimenti hanno il sapore dell’attitudine del mondo empio: “Mangiamo e beviamo, poiché domani morremo!” (Isa. 22:13) Essi hanno più in comune con la festa di Belsatsar, in cui questi, acceso dal vino, insultava il nome di Geova, che con la compagnia e col pane che Gesù condivise con i suoi apostoli e discepoli dopo la sua risurrezione.

È vero, non c’è niente di male se dei fratelli e delle sorelle si riuniscono occasionalmente per godere un po’ più abbondantemente delle cose buone che il Signore ha provveduto per l’uomo in fatto di cibo e bevanda. Tali circostanze possono anche aiutare i nuovi interessati ad apprezzare il fatto che i testimoni di Geova non sono dei fanatici estremisti. Ma in queste occasioni non dimentichiamo che siamo servitori di Geova; si mangi e si beva con moderazione, in modo da non recare alcun insulto né soffrire indisposizioni, e soprattutto, che la conversazione sia pura e su cose che edificano. Cantare e suonare cantici del Regno, fare giuochi enigmistici scritturali, narrare esperienze del servizio di campo, ecc. possono insieme costituire una serata dedicata non solamente al riposo e allo svago ma anche al profitto.

Ogni ministro cristiano stia in guardia, quindi, ricordando che Satana cerca di corrompere la razza umana e causare la distruzione di tutti ad Harmaghedon, che seminare per la carne è come mietere la distruzione, e che “basta l’aver dato il [nostro] passato a fare la volontà de’ Gentili col vivere nelle lascivie, nelle concupiscenze, nelle ubriachezze, nelle gozzoviglie, negli sbevazzamenti, e nelle nefande idolatrie”. (1 Piet. 4:3) Facciamo uso della nostra libertà cristiana in maniera onesta, saggia e prudente. Siate moderati nel godere le buone cose che Dio ha provveduto, “sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio”; sempre considerando che “il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace ed allegrezza nello spirito santo”. — 1 Cor. 10:31; Rom. 14:17.

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