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  • Buone notizie dalla Grecia
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1952
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  • PREDICAZIONE DELL’EVANGELO IN CARCERI GRECHE
  • UN MODERNO “PAOLO” FRA I PAGANI
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1952
w52 15/1 pp. 29-31

Buone notizie dalla Grecia

DALLA Grecia lacerata dalla guerra e sopraffatta dal clero vengono rapporti buoni e cattivi riguardo ai testimoni di Geova. Le notizie cattive parlano delle tremende sofferenze che continuano a essere inflitte a questi umili Cristiani. Le notizie buone, d’altra parte, riferiscono come l’Iddio Onnipotente non solo protegge e sostiene i suoi testimoni nelle loro afflizioni, ma anche come concede loro mirabili opportunità sia di parlare dell’amorevole benignità e della tenera misericordia di Geova verso i mansueti della terra che della sua ardente e terribile indignazione che tosto divamperà sugli empi oppressori del genere umano. Questo emozionante rapporto informativo rallegrerà e conforterà i cuori di tutte le persone d’ogni nazione che amano e combattono per la libertà e la verità.

Il 12 aprile dell’anno 1949, in Atene, nove testimoni di Geova furono crudelmente arrestati mentre celebravano una delle più solenni feste, la cena del Memoriale istituita da Cristo la notte che fu tradito. Questi fratelli di Cristo furono condannati a molti mesi di carcere. Quest’anno nonostante il fatto che non vi era alcuna legge marziale in vigore né misura d’emergenza che servisse di pretesto per tale malvagia azione, i nemici di Dio hanno nuovamente assalito all’improvviso i testimoni di Geova. Questa volta l’incidente si è verificato a Serres in Macedonia, dove 35 membri del popolo di Dio e 4 persone interessate di buona volontà erano radunate per il Memoriale in ubbidienza al comando di Cristo. Tutti sono stati arrestati, processati da un tribunale che aveva pregiudizi e condannati a pene da 3 a 7 mesi di carcere, e a multe da 100.000 a 300.000 dracme, con un anno di libertà sotto sorveglianza.

Vi interesserà sapere su che cosa i giudici di quel tirannico paese fondarono la loro decisione. La traduzione di questa parte di quella infame sentenza, No. 233, dice: “. . . vale a dire, costoro, appartenenti all’eresia dei testimoni di Geova, hanno messo in uso una casa per la preghiera in adunanza, adoperando all’uopo una stanza in casa di Giovanni Duzulikopulos, situata in Via Megalou Alexandrou N. 33, appropriatamente preparata per l’occasione con sedie, banchi, un tavolino collocato convenientemente, sul quale erano stati posti pane azzimo e altri vasi della loro messa e diversi libri dell’eresia dei testimoni di Geova, come La Torre di Guardia e simili, sequestrati dall’autorità, e che servivano per la loro celebrazione del Memoriale di Cristo (Pasqua) . . .

Vi è, tuttavia, un altro e più brillante lato di questa tenebrosa, inquisitoria nube di persecuzione. Il processo durò un giorno intero alla presenza di 500 persone che ascoltarono una tremenda testimonianza sull’opera e sulla fede del popolo di Geova. Anche il tribunale dovette deliberare per due ore e mezza per poter arrivare a una decisione. Commenti sul processo furono pubblicati dai giornali a Serres, Salonicco e Atene. Così in definitiva, ogni cosa si risolse alla gloria del nome di Geova. A riguardo del giudizio emesso, fu fatto appello a una corte superiore a Salonicco.

PREDICAZIONE DELL’EVANGELO IN CARCERI GRECHE

L’assistente servitore di gruppo dei testimoni di Geova di Atene ha terminato di scontare recentemente una condanna di 120 giorni di carcere, non perché avesse fatto qualche cosa di male, ma perché serve Dio. In una lettera egli racconta le mirabili esperienze per cui ebbe a passare durante la sua prigionia, e da tale lettera è tratto il rimanente di questo articolo.

“In principio fui messo in una prigione provvisoria insieme a 27 o 30 altri carcerati, tutti in una cella fatta per 5 o 6 persone. Ma era una stanza relativamente tollerabile in quanto a pulizia e al tipo dei carcerati. In gran parte gli altri erano commercianti, ufficiali dell’esercito, avvocati, medici, professori, poliziotti e altri professionisti.

“Fui trattenuto lì 14 giorni durante i quali 84 diversi carcerati passarono in quella camerata. Per grazia del Signore fu possibile tenere adunanze pubbliche di due ore ogni sera nel quale tempo venivano pronunziati discorsi sul regno di Geova mediante Cristo e sulle future benedizioni di Dio. Tutti udirono la testimonianza che fu data. Udirono anche il capo del dipartimento, il suo assistente e tutti i carcerieri e i poliziotti. In seguito, due di loro manifestarono eccezionale interesse nella verità e oggi ho cominciato uno studio biblico a domicilio con uno di loro.

“Poi fui trasferito ad un altro carcere in Atene, e poiché non volli rinnegare Geova il Dio che adoro, come esigeva il capo carceriere, fui rinchiuso con 73 pericolosi malfattori e fumatori di hashish. [L’hashish è un narcotico intossicante che ha il potere stupefacente dell’oppio.] Queste persone, malgrado la loro condizione di degenerazione, erano bene al corrente delle verità bibliche, di cui avevano appreso molto da altri testimoni che in passato erano stati ivi rinchiusi.

“A questo proposito, sento il dovere di dirvi che da quanto mi è stato possibile accertare, la condotta dei testimoni di Geova che hanno scontato condanne in questa e in altre prigioni, e nelle carceri delle isole di Macronesus e di Yura, hanno contribuito a fare un grande annunzio del nome del Signore. Questo sembra che è accaduto a causa del contegno cristiano dei fratelli, della loro prudenza e del loro tatto teocratico durante le diverse discussioni. Così il terreno, era ben preparato per il tempo del mio arrivo, e perciò i miei ‘discorsi pubblici’ furono grandemente apprezzati.

“Parecchi di questo gruppo peraltro udirono parlare per la prima volta della Bibbia, dell’amorevole Iddio e del suo Regno, della prossima battaglia di Harmaghedon, e dell’imperiosa necessità perché ora prendessero posizione alla destra di Cristo il Re. Quei supposti ‘malfattori e narcotizzati’ ascoltarono con entusiasmo e chiesero che non passasse giorno o sera senza che fosse pronunziato un discorso biblico e fosse tenuta una discussione sulla Parola di Dio. Con l’andar del tempo, colmi di gioia, parecchi di loro furono uditi gridare alle guardie che d’allora in poi erano testimoni di Geova! Infatti, volevano cercare di cessar di fumare, e due di loro effettivamente vi riuscirono. Essi cominciarono a studiare la Bibbia, e prima che li lasciassi presero nota del mio indirizzo di casa in modo che alla loro uscita dal carcere possono avere un regolare studio biblico a domicilio nella loro casa.

“La mia presenza in mezzo a questi disgraziati diede loro un’ulteriore opportunità di ascoltare la buona novella del Regno, e non solo di ascoltare, ma di fortificare la loro speranza nella vita sotto il governo del regno di Geova mediante Cristo.

“Alla fine di quei 17 giorni, fui chiamato dal direttore del carcere, il quale mi raccomandò molto civilmente e cortesemente di non parlar più e di non far altra ‘propaganda’, come gli era stato rapportato dai suoi agenti segreti che si trovano di solito in tutte le camerate delle prigioni. Come parte dell’accordo, e come mezzo di persuasione per indurmi ad aderire alla sua richiesta, il direttore promise di trasferirmi in un’altra ala del carcere, offrendomi così più libertà e tranquillità.

“In risposta alla sua offerta, il direttore mi permise di spiegare che la semplice esposizione della mia fede non è ‘propaganda’, e che poiché parlare, far uso della propria lingua, non è proibito, è molto piacevole per me parlare delle prossime benedizioni del Creatore e del suo Regno, invece di pettegolare e ragionare su altri soggetti e cose. Aggiunsi che i testimoni di Geova non s’immischiano in cose e affari di politica e commercio; che essi s’interessano unicamente della conoscenza del loro Creatore. Così mi valsi di questa opportunità per spiegargli brevemente la nostra fede e la volontà di Dio come è esposta nella Bibbia.

“‘Ma perché chiamate Iddio Geova?’ mi chiese. Gli risposi: ‘La risposta vi può esser data dallo stesso ispettore religioso del carcere, qui presente.’ Così dicendo mi rivolsi a quel signore, il quale rispose senza esitare: ‘Il nome di Dio è Geova, ci piaccia o no.’ Ebbene, la mia gioia fu grandissima perché il direttore udì dalla bocca di un ecclesiastico ortodosso che Geova è il nome di Dio!

UN MODERNO “PAOLO” FRA I PAGANI

“Dopo aver appreso che Geova è Dio, il direttore del carcere, che in principio era così severo, ordinò che fossi trasferito in una migliore ala, in una camerata chiamata Colonaki (che significa ‘quartiere aristocratico’), pensando forse che quelli che vi si trovavano non avrebbero dato ascolto al messaggio, data la loro posizione sociale nella vita e il fatto che molti di loro erano scienziati e atei istruiti. Per altro, le cose andarono del tutto diversamente.

“Nella cella che occupai subito dopo fu data una grande testimonianza ai dodici che l’occupavano in forma di discorsi e discussioni. Essi riconobbero che i testimoni di Geova sono coerenti nella loro pratica con quello che credono secondo la Bibbia. Essi sapevano che le religioni ortodosse sono diventate gli strumenti della politica, che esse sono istituzioni umane fondate sulle tradizioni, e che i loro insegnamenti sono in contrasto con la Bibbia.

“La cella nella quale mi trovai era completamente diversa da tutte le altre nelle quali ero stato finora, non solo perché avevo maggior agio e comodità, ma mi era pure permesso di comunicare liberamente con la folla di carcerati dell’intera ala dalle ore 8,30 alle 18. Così il Signore mi permise di conoscere questa moltitudine di circa 600 persone, alcune delle quali dimostrarono di essere ‘pecore’.

“Una di queste persone mansuete era un religionista così fanatico prima di apprendere la verità che aveva comprato tutte le pubblicazioni scritte da un professore dell’Università di Atene contro i testimoni. Queste egli le aveva regalate alla biblioteca del carcere con la speranza che gli altri carcerati non sarebbero più stati ingannati da quelli ch’egli chiamava ‘eretici testimoni di Geova’. Ma poiché costui era di cuore onesto, come il fariseo Saulo che in seguito divenne l’apostolo Paolo, oggi egli è uno zelante testimone di Geova.

“Devo raccontare un’altra interessantissima esperienza. Un ben noto professore dell’Università di Atene pubblicò una specie di lettera di critica contro i testimoni di Geova nel giornale ateniese Estia, che conteneva questa dichiarazione: ‘Essi [i testimoni di Geova] alterano la Bibbia e spiegano l’Apocalisse, che è un libro suggellato e chiuso per tutti e per sempre.’ Questa pubblicazione provocò una pronta agitazione nella cella della nostra prigione, e un compagno di carcere, che era avvocato, dopo aver letto la dichiarazione di quel professore, mi chiese se avevo una diversa opinione. Gli risposi: ‘Prima desidero sentire la vostra opinione, ma avanti di parlare, leggete Apocalisse 22:10.’ Così, da una copia del Nuovo Testamento pubblicato dalla Confraternita Ortodossa egli lesse il passo: ‘Non suggellare le parole della profezia di questo libro.’ Dopo di che egli esclamò: ‘È ovvio che il professore non ha ragione, e sono stupito ch’egli abbia avuto l’ardire d’insultare pubblicamente i testimoni di Geova e alterare così altezzosamente la verità.’

“Gli altri uditori nella cella si affrettarono essi pure a leggere la pubblicazione del giornale e il versetto dell’Apocalisse a cui si faceva riferimento ed essi pure si mostrarono sorpresi della falsa dichiarazione del professore. Dando loro maggiori informazioni dissi: ‘Se ora leggete Apocalisse 1:1, dov’è scritto: “La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli ha data per mostrare ai suoi servitori,” comprenderete prontamente che questo libro è suggellato e chiuso per il professore perché egli non è un servitore di Cristo, ma il libro non è chiuso per i servitori di Dio e di Cristo, i testimoni di Geova. Il nome stesso del libro, Rivelazione, mostra che non sarebbe stato chiuso per sempre.’

“Ora solo il Signore sa quanti di questi carcerati, che hanno mostrato interesse per questo messaggio di verità, avanzeranno e faranno progresso nella conoscenza della Bibbia. Geova Dio conosce quelli che son suoi, e non permetterà che una sola delle Sue pecore sia perduta. Io ringrazio il Signore con tutto il cuore per le benedette esperienze concessemi durante la mia detenzione. Fuori di tempo per me, ma in tempo per questi carcerati, ho cercato di valermi di ogni opportunità per predicare la Parola. Queste esperienze dimostrano evidentissimamente che tutte queste privazioni, persecuzioni e prigionia accumulate sui testimoni di Geova qui in Grecia non fanno altro che mettere in risalto la gloria, la maestà e la grandezza del nostro Dio, il cui nome soltanto è Geova!”

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