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  • Predicazione sulla costa occidentale dell’America Meridionale
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
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  • BOLIVIA
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1950
w50 15/8 pp. 255-256

Predicazione sulla costa occidentale dell’America Meridionale

Continuazione de La Torre di Guardia del 15 luglio

BOLIVIA

Prima di arrivare a La Paz vedemmo il bel lago Titicaca, che fu sacro agli Incas. È il lago navigabile alla maggiore altitudine nel mondo, essendo situato a 3.816 metri dal livello del mare. Naturalmente ci sono pochi alberi a una tale altitudine, ma le acque azzurre creano un bel contrasto con la spiaggia bruna, le macchie di verde e il bianco delle nubi e le montagne coperte di neve. Dal nostro alto osservatorio potevamo vedere le piccole canoe e molte isole. Guardammo lontano a nord fin dove poteva giungere lo sguardo, ma non potemmo scorgere la riva. È un grande lago. C’è un detto secondo il quale una volta questo lago riempiva la parte più grande dell’altiplano, che si trova di media a 3.965 metri dal livello del mare ed è così piano come una tavola. Ma al di sopra di questa altezza si innalzano le vette maestose della Sierra. Atterrammo all’aeroporto di La Paz, che è l’aeroporto commerciale più elevato del mondo, 4.088 metri dal livello del mare, alle ore 10. Quando si atterra all’aeroporto si vede una grande catena di montagne coperte di neve, col Monte Illimán, il più bello di tutti, che li domina. Il viaggiatore guarda intorno sull’altiplano e stenta a capire dov’è la città. Non fu prima che avessimo l’opportunità di parlare con i sorridenti diplomati di Galaad i quali erano venuti a vederci arrivare che apprendemmo il mistero dell’ubicazione della città di La Paz. La sua ubicazione è un po’ distante dall’aeroporto e in una valle circa 427 metri al di sotto del livello dell’aeroporto. Noi fummo lieti di vedere i sei missionari e di poter parlare loro mentre seguivamo le prescrizioni per entrare nella nazione.

Quando poi completammo le pratiche ammucchiammo le nostre cose in una vettura pubblica in attesa e vi entrammo tutti dentro. La Paz è un luogo interessante “giù nella valle” (circa 3.660 metri sopra il livello del mare) con montagne tutt’intorno. Dopo aver messo le nostre cose nella camera d’albergo cominciammo a camminare e occuparci di quanto era necessario alla nostra visita. Per un poco pensammo che cosa avevamo, dato che era difficile per noi tener dietro ai fratelli, i quali parevano di camminare normalmente. Noi non avevamo aria sufficiente. Sembrava che respirassimo continuamente con affanno. Certamente, è l’altitudine; ci si deve abituare a questa altitudine per potercisi muovere come si suol dire ad andatura normale.

La sera avemmo la nostra prima sessione della piccola assemblea. C’erano 42 presenti. Il giorno dopo era dedicato al lavoro della Filiale, e gli altri che non avevano a che fare con la Filiale adoperarono il tempo per annunciare l’adunanza pubblica che doveva tenersi il mercoledì sera, 9 marzo, nella Sala del Regno. Il giovedì pomeriggio fu pronunciato un discorso sul battesimo per i fratelli che desideravano essere immersi. Tre furono battezzati nella piscina dello stadio di La Paz. Un’altra adunanza fu tenuta con i fratelli la sera.

La nazione era in uno stato di assedio data la minaccia o il rumore di una rivoluzione; perciò per viaggiare da un paese all’altro si doveva ottenere permessi speciali dalla polizia. La polizia emette uno speciale passaporto per ogni uno che viaggia da una città all’altra e noi dovemmo ottenere i nostri quando viaggiavamo, e quando lasciammo la nazione avemmo bisogno di speciale autorizzazione. Permesso speciale ci volle pure, rilasciato dalle autorità, per tenere un’adunanza pubblica e annunciare il discorso; per queste ragioni quindi fu considerato bene che il servitore di Filiale, Edw. A. Michalec, diplomato della scuola di Galaad domiciliato a La Paz, pronunciasse il discorso pubblico. Il fratello Knorr fece la presentazione e il fratello Michalec tenne il discorso. Ve n’erano 56 molto interessati nel soggetto concernente questi ultimi giorni. Secondo l’abitudine giunsero durante tutta l’adunanza, ma la nostra più grande sorpresa venne quando due persone si presentarono una mezz’ora dopo che tutte le persone se ne erano andate a casa dopo l’adunanza.

Poiché il viaggiare è così lento e difficile in Bolivia fu deciso che saremmo andati per via aerea a Cochabamba e Oruro, dove sono stabilite case missionarie. Il servitore di Filiale ci avrebbe accompagnato. Furono prese le disposizioni per il volo da La Paz a Cochabamba.

Ci alzammo alle 6 e facemmo la lunga, lenta ascesa in corriera fino all’altiplano e l’aeroporto. Per via sorpassammo una stazione daziaria che ispezionava i camion e le automobili che andavano ad altre città. Ci meravigliammo come mai questo veniva fatto nel mezzo del paese e fummo informati che le città nella Bolivia impongono il dazio sulle merci provenienti da altre città e che vi è molta competizione fra le città che non le rende unite. Eravamo preparati per lasciare l’aeroporto alle 8 del mattino, ma per alcune difficoltà e riparazioni alla coda dell’apparecchio non partimmo prima delle 9,59. Il viaggio da La Paz quando si vola verso l’est è molto interessante. Cambiammo direzione molte volte per evitare le vette, passando attraverso sparpagliate nubi che spesso ci coprivano la vista di montagne lontane e valli sottostanti. Il viaggio in treno avrebbe richiesto un giorno intero. Ma in un’ora di tempo atterravamo a Cochabamba, ch’è situata in una bella vallata a circa 2.440 metri dal livello del mare e mezza strada fra l’altiplano e la bassa, tropicale zona della Bolivia orientale. Qui quattro diplomati e qualche fratello del gruppo locale aspettavano all’aeroporto per salutarci. Devono esservi stati per un bel po’ perché il nostro apparecchio era in ritardo all’arrivo. La nostra permanenza con loro doveva essere di una notte.

Una vettura ci portò per una strada polverosa alla città. Quando la vettura si arrestò di fronte al Nº 267 dell’Avenida San Martín fummo colpiti dalla struttura, una casa moderna di abitazione con balconi a ogni piano. La casa missionaria era al secondo piano alla fine della scalinata, un luogo bello e confortevole, nel cuore della città.

Fa disposto per un’adunanza nella Sala del Regno, che è anche casa missionaria. Vi furono 35 partecipanti quella sera. Il fratello Henschel parlò per primo, e com’era stato suo uso fino ad allora lesse il suo discorso in ispagnolo. Il fratello Michalec, che era venuto con noi, interpretò per il fratello Knorr. I fratelli locali furono lieti di avere una visita del presidente della Società. Vi è qualche interesse per la verità a Cochabamba, ma le persone sono lente nell’afferrarla. Nella città vi sono forti movimenti religiosi ed essi hanno avvisato le loro gregge di non parlare con gli operai della Watch Tower; quindi ci vuole un po’ di tempo per far progredire l’opera di educazione. Forse questa visita si dimostrerà utile nel suscitare interesse per l’opera.

La nostra visita a Cochabamba fu molto piacevole, ma pareva che sarebbe stata brevissima. perché saremmo partiti venerdì mattina per Oruro. Quando ci svegliammo il venerdì udimmo lo scrosciare della pioggia che cadeva. Non passò molto che ricevemmo notizia dall’ufficio dell’aerolinea che la partenza dell’aeroplano sarebbe stata rimandata. C’erano solo 71 miglia da Cochabamba a Oruro e non vedevamo la ragione per cui non si dovesse andare subitamente. Domandammo a regolari intervalli durante il giorno e alla fine apprendemmo che non ci sarebbe stato alcun volo. Infatti, l’aeroplano proveniente da Santa Cruz non raggiunse Cochabamba. Provammo con altre aerolinee che ci avrebbero potuto portare a Oruro, ma i loro apparecchi erano pure a terra. Non conviene volare in Bolivia quando è nuvoloso. Più tardi il pomeriggio i fratelli di Oruro comunicarono con noi mediante radiotelefonia e noi li avvisammo che non saremmo potuti andare per l’adunanza della sera, e dicemmo loro di fare il meglio che potevano a Oruro. Dicemmo loro che non avremmo potuto visitare la loro casa missionaria perché dovevamo tornare a Lima per predisporre il nostro volo per il Cile. Saremmo passati per Oruro il giorno seguente nel viaggio per Lima e speravamo che sarebbero potuti venire all’aeroporto anche se sarebbe stato solo per pochi minuti.

Sabato spuntò il giorno col tempo sereno e gli uccelli cinguettanti e ogni cosa sembrava secondo le previsioni. Tutti i missionari e noi tre viaggiatori andammo all’aeroporto in tempo. L’aeroplano giunse da Santa Cruz, e quando atterrò scaricarono ogni cosa e lo rimorchiarono fino al capannone per lavorare su uno dei motori. Questo ci fece attendere fino a mezzogiorno, allorché ci dicemmo addio e fummo sulla nostra via per Oruro, La Paz e Lima. Fu un viaggio instabile quello di Oruro, poiché sorvolammo alte montagne e vi erano molte correnti d’aria che facevano traballare il nostro piccolo apparecchio.

Appena l’aeroplano atterrò a Oruro scendemmo e non perdemmo tempo per andare dov’era il gruppo dei fratelli. Parlammo con loro per i quindici minuti durante i quali fummo a terra. Fummo lieti di ascoltare come facevano bene nel servizio di campo e come erano soddisfatti della loro assegnazione all’altezza di 3.965 metri. Mostrammo alcune fotografie della nuova Casa Bethel, che li fece fremere, e porgemmo loro i saluti di tutti i loro collaboratori lungo il cammino e di Brooklyn. Mentre eravamo occupati a parlare ci fu detto di tornare a bordo dell’apparecchio. Fu un tempo troppo breve, ma noi fummo grati per questi pochi minuti di compagnia perché sappiamo che i fratelli di Oruro stanno facendo un buon lavoro e molto interesse è manifestato nella città mineraria lassù nell’altiplano. Lasciammo il fratello Michalec. Egli avrebbe detto ai fratelli tutto quello che noi avevamo da dire durante la nostra visita e avrebbe pure avuto cura qui di un servizio battesimale il giorno dopo.

Continuammo per La Paz. Il tempo era molto cattivo sull’altiplano e quasi tutti i passeggeri si sentirono male. Poiché noi eravamo passeggeri internazionali ci fu concesso di fare colazione, e mentre mangiavamo la nostra colazione ci sentimmo gli sguardi fissi dei passeggeri che si sentivano male. Dovemmo prendere ossigeno anche in questo viaggio.

Quando l’aeroplano giunse a La Paz vi erano cinque missionari che aspettavano all’aeroporto per passare pochi minuti con noi e per udire del nostro successo nelle altre città della Bolivia. Si dispiacquero che non potemmo trattenerci più a lungo a Oruro. Trascorremmo pochi piacevolissimi minuti con loro. È un vero piacere trovare persone in luoghi diversi mentre si viaggia, persone che sono interessate nell’espansione dell’opera teocratica. Ma dobbiamo continuare la nostra narrazione nella prossima edizione de La Torre di Guardia.

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