Galati ed Efesini (Lezione 61)
L’APOSTOLO Paolo scrisse di propria mano la lettera alle chiese della Galazia, e mentre il suo cuore traboccava di emozione. Egli aveva motivo di essere stimolato e ispirato a scrivere una delle sue più energiche e veementi epistole. Giudei cristiani erano venuti in Galazia dopo che l’apostolo Paolo vi aveva compiuto la sua opera di predicazione, e avevano seminato insegnamenti così contraddittori che Paolo accusò i Galati di essersi sviati con un vangelo diverso da quello di Cristo. Il vigoroso combattente per la verità e zelante apostolo, che faceva opera di pioniere fra le nazioni dei Gentili, non cedette supinamente permettendo che i convertiti cristiani della Galazia fossero trascinati in schiavitù. Egli colpì rapidamente e severamente per sconfiggere gli argomenti servili dei Giudei cristianizzati che si opponevano ostinatamente a sostituire la legge di Mosè con la grazia. Per prima cosa la sua efficace lettera di confutazione con solidi argomenti sconfiggeva i ragionamenti di coloro che si attenevano strettamente alla legge; e questo attacco demolitore fu seguìto dallo stesso apostolo Paolo che si recò nel campo di servizio della Galazia.
Paolo aveva l’abitudine, a differenza di Luca, di usare le designazioni delle province romane. Studi recenti sull’organizzazione provinciale dell’Impero Romano mostrano che la Licaonia era annessa alla Galazia nell’amministrazione provinciale. Perciò il termine “chiese della Galazia” comprendeva le città della Licaonia, come Iconio, Listra e Derba, visitate da Paolo nel suo primo viaggio missionario. Senza dubbio egli rivisitò queste chiese della Galazia durante il suo secondo giro, terminato verso l’anno 51 d.C. Il peso dell’evidenza sembra favorire l’opinione che sia stato in quel tempo, e da Antiochia di Siria, che Paolo scrisse di propria mano la lettera ai Galati che così a proposito smaschera la falsa posizione dei giudaizzanti. Eccone la prova:
Nella sua lettera ai Galati Paolo ricorda che tre anni dopo la sua conversione egli salì a Gerusalemme, e parla di un altro viaggio a Gerusalemme quattordici anni più tardi. (1:18; 2:1) Come accade sovente nelle Scritture, questi periodi di tempo sembrano comprendere il primo e l’ultimo anno del periodo. Perciò se la conversione di Paolo avvenne verso l’anno 34 d.C., il viaggio a Gerusalemme nel terzo anno dev’essere avvenuto nel 36 d.C., e quello compiuto quattordici anni più tardi dev’essere avvenuto nel 49 d.C. Questo fu probabilmente l’anno del concilio di Gerusalemme che considerò la circoncisione dei Gentili. (Atti 15:1-31) Questo concilio fu abbastanza importante da costituire una data storica.
Inoltre, dato che la circoncisione sembrava l’iniziale esigenza dei giudaizzanti, e dato che questo insegnamento era la causa fondamentale che aveva suscitato confusione nelle congregazioni della Galazia, il concilio di Gerusalemme che decideva tale questione sarebbe quello a cui l’apostolo poteva ben riferirsi. L’espressione “alcuni altri di loro” che andarono con Paolo e Barnaba al concilio poteva includere Tito, menzionato da Paolo ai Galati. (Atti 15:2) Poco dopo il concilio Paolo cominciò il suo secondo giro, comunicando alle chiese dei Gentili le decisioni di questo concilio apostolico. (Atti 16:1-5) Senza dubbio egli comunicò ai Galati queste decisioni che assicuravano ai Gentili la libertà cristiana dalla vecchia legge giudaica, rafforzandoli ancor più nella fede. Durante questo secondo giro Paolo attraversò la Galazia verso l’anno 49 d.C., giunse a Corinto, ne ripartì verso il 51 d.C., e poco dopo ritornò ad Antiochia di Siria. È presumibile che ad Antiochia abbia avuto notizie dell’instabilità delle chiese galate, che erano ‘così presto allontanate’ dal vangelo e dalle decisioni presentate due anni prima. (1:6) Naturalmente, egli può aver avuto notizia dell’allontanamento dei Galati mentre era ancora a Corinto, o durante la breve sosta ad Efeso, e poteva aver scritto l’epistola ai Galati da una di quelle località; ma il modo di trasmettere le notizie cristiane era molto più sviluppato dalla Galazia fino ad Antiochia di Siria. Comunque, l’anno più probabile in cui fu scritta l’epistola ai Galati rimane lo stesso il 51 d.C.
Esaminando il contenuto stesso della lettera, risulta che Paolo fa notare ai Galati la purezza del vangelo che predicò loro, che non lo ricevette dall’uomo, ma gli fu insegnato dalla rivelazione di Gesù Cristo. Ricorda loro la devozione che ebbe un tempo per il giudaismo e per le tradizioni e la sua persecuzione dei veri Cristiani; ma quando il vangelo gli è rivelato e viene nominato da Cristo “apostolo dei Gentili” egli accetta questa ordinazione divina, non si consiglia con gli altri apostoli a Gerusalemme o con qualsiasi altro uomo, ma predica in Arabia e a Damasco prima di andare a Gerusalemme. Poi evangelizzò in Siria e in Cilicia. Egli abbandonò completamente il giudaismo con i suoi riti. — 1:1-24.
Il secondo capitolo narra il viaggio a Gerusalemme con Barnaba e Tito. L’enumerazione delle potenti opere di Dio compiute fra i Gentili mediante l’apostolato di Paolo convinse il corpo governante di Gerusalemme della sua ordinazione divina quale apostolo dei Gentili. Paolo non cercò di piacere agli uomini, non ebbe timore degli uomini, e resistette perfino a Pietro in un’occasione in cui quest’ultimo sembrava accondiscendere ai pregiudizi del giudaismo. Egli attacca quindi vigorosamente la favola che l’uomo possa essere giustificato dalle opere della legge. Se ciò fosse vero, non vi sarebbe stato bisogno che Cristo Gesù morisse come riscatto. Ma la giustificazione per la vita non viene dalla legge, bensì dalla fede in Cristo Gesù; quelli che sono in Cristo non devono tornare alla legge e alle sue opere morte e in tal modo annullare la grazia di Dio fatta pervenire alle creature mediante Cristo.
Paolo si slancia quindi in una franca trattazione della giustificazione. Questa viene mediante la fede, non mediante la legge. Abrahamo fu considerato giusto per la sua fede. Questo avvenne prima che fosse data la legge. Quando venne la legge agì come una maledizione poiché mostrò agli Israeliti che erano peccatori e meritevoli di morte. Cristo li riscattò da quella maledizione adempiendo la legge e quindi ponendovi fine, e aprì per loro le più ampie opportunità di benedizione mediante la Progenie promessa ad Abrahamo il quale, per la sua fede in quella Progenie, fu considerato giusto. La legge data sul Sinai 430 anni dopo la promessa abrahamica non annullò la promessa; la legge doveva servire come pedagogo per condurre gli Israeliti al Messia Cristo, e fece proprio questo per un rimanente dell’Israele carnale. Ma ora che Cristo è venuto la legge è compiuta e sia i Giudei che i Gentili sono sotto la promessa. (3:1-29) Mediante Cristo i Galati ricevettero lo spirito che li generava come figli di Dio; non dovevano tornare alle opere morte della legge scaduta. Egli rafforza il suo argomento con l’allegoria di Sara, moglie libera di Abrahamo, e della schiava Agar, e l’essenza di ciò è che i Cristiani sono figli della libera (la Gerusalemme di sopra) mediante la promessa, e non figli di schiavitù sotto la legge. — 4:1-31.
L’apostolo quindi esclama: “Per tale libertà Cristo ci ha liberati. State dunque saldi, e non vi lasciate confinare di nuovo sotto un giogo di schiavitù [la legge]”. (5:1) Se siete circoncisi siete debitori verso tutta la legge; avete rinunciato alla grazia, così sostiene Paolo. Egli quindi esorta i Galati a camminare nello spirito e a portare frutti dello spirito, e ad evitare di camminare nella carne portando i frutti che causano la morte. (5:2-26) Nell’ultimo capitolo Paolo esorta i Galati ad aiutarsi a vicenda con spirito d’amore; nondimeno, nell’opera e nell’integrità ciascuno porti il proprio peso e alla fine mieterà quello che avrà seminato. Seminate per lo spirito, e tenete presente che quelli che esigono la circoncisione e l’osservanza della legge cercano solo di far bella mostra di sé nella carne.
EFESINI
Questa lettera non fu scritta da qualche Cristiano dopo i giorni di Paolo, come asseriscono i religionisti moderni. Essi dicono che il suo autore tentò di riassumere tutte le epistole dell’apostolo Paolo e ne fece un commentario in questa epistola agli Efesini con molto ardore. Ma il Papiro N. 2 di Chester Beatty, scritto all’inizio del terzo secolo, contiene 86 fogli di un codice delle epistole di Paolo, e fra esse si trova l’epistola agli Efesini. Quindi il fatto che fu compresa nel codice delle sue lettere dimostra che l’epistola fu scritta dall’apostolo Paolo stesso. Il versetto iniziale identifica Paolo come scrittore, così pure 3:1. Efesini 4:1 e 6:20 indicano indirettamente Paolo come autore, e soprattutto fissano per noi il luogo e il tempo in cui fu scritta: Roma, quando Paolo vi si trovava prigioniero, verso gli anni 59-61 d.C. La lettera fu probabilmente scritta verso la fine di questo periodo. Alcuni non vogliono accettare Efesini come composizione di Paolo dato che rassomiglia moltissimo alla lettera ai Colossesi, e dicono che egli non avrebbe potuto scrivere due lettere così simili. Ma sembra molto probabile che le epistole agli Efesini e ai Colossesi, insieme a quella a Filemone, fossero scritte press’a poco nello stesso tempo e consegnate insieme da Tichico, accompagnato da Onesimo. (Efes. 6:21, 22; Col. 4:7-9; Filem. 10-12) Perciò queste due lettere potevano ragionevolmente rassomigliarsi.
Dopo l’introduzione di saluto, Paolo accenna alla benignità di Dio nell’adottarli come figli mediante Cristo e nel conceder loro lo spirito santo come conferma o garanzia o primizia della loro eredità celeste. Gli occhi del loro intendimento si sono aperti per scorgere i loro privilegi di regnare con Cristo, il quale è stato innalzato al disopra di tutti tranne Geova stesso. Egli, Cristo Gesù, è inoltre il capo della chiesa, i membri del suo corpo. (1:1-23) La grazia di Dio verso i Gentili è specialmente magnificata. Essi erano in passato lontani, alienati da Dio, separati dalla nazione eletta di Dio a causa del patto della legge; ma ora Cristo Gesù ha abolito questa divisione e mediante la grazia Giudei e Gentili possono avvicinarsi a Dio. Essi divengono uno in Cristo, ben collegati insieme come un tempio santo a Geova. (2:1-22) Paolo riepiloga brevemente il suo apostolato verso i Gentili, e mostra che queste verità del Regno svelano il mistero che era stato nascosto fin dal principio del mondo. — 3:1-21.
Un’energica esortazione a serbarsi uniti richiama successivamente l’attenzione. Esiste un’incontrastata ragione d’unità: un solo corpo, un solo spirito, una sola speranza, un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio. Per la crescita e la maturità spirituale furono provveduti apostoli, profeti, evangelisti, insegnanti ed altri per l’opera organizzativa affinché ogni cosa fosse compiuta efficacemente e nell’unità di un solo corpo. Paolo esorta alla santità e all’amore, incoraggia ad evitare condotta e discorsi impuri, e consiglia che si riscatti il tempo per servire Dio. I doveri delle mogli e dei mariti, dei figli e dei genitori, e dei servi e dei padroni sono riassunti. Particolarmente vigorosa è l’esortazione di Paolo a fortificarsi nel Signore e rivestire la completa armatura di Dio, mettendo in risalto che il combattimento è contro “le forze spirituali malvage dei luoghi celesti”. Quanto a Paolo stesso, la sua preghiera è di poter sempre annunciare con franchezza il vangelo, anche se è “un ambasciatore in catene”. — 4:1–6:24.
[Domande per lo studio]
1. Perché Paolo fu spronato a scrivere ai Galati?
2. Quale territorio comprenderebbe il termine “chiese della Galazia”?
3. Quale evidenza indica il tempo e il luogo in cui fu scritta la lettera?
4. Che cosa ci riferisce (a) il capitolo 1? (b) Capitolo 2? (c) Capitoli 3, 4? (d) Capitoli 5, 6?
5. Che cosa stabilisce che la lettera agli Efesini fu scritta da Paolo?
6. Quando e dove fu scritta la lettera?
7. Qual è il contenuto di (a) capitoli 1-3? (b) Capitoli 4-6?