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  • Primo e Secondo Timoteo (Lezione 64)
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
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  • SECONDO TIMOTEO
La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1958
w58 15/6 pp. 378-381

Primo e Secondo Timoteo (Lezione 64)

LE SCRITTURE ispirate dichiarano esplicitamente che Paolo fu lo scrittore delle due epistole a Timoteo. Se questo non bastasse per ridurre al silenzio i vanagloriosi critici dei tempi moderni i quali pretendono che le lettere non furono scritte da Paolo e che il suo nome all’inizio di ciascuna non è altro che una contraffazione, tutte le antiche versioni e gli antichi cataloghi del cànone delle Scritture Greche contengono le epistole e le attribuiscono a Paolo. Una delle obiezioni sollevate dai cosiddetti “critici” è che queste epistole non hanno alcun riferimento nel racconto della vita di Paolo riportato in Atti. Tuttavia Atti non ebbe lo scopo di narrare per intero la storia della vita di Paolo dopo la sua conversione. Né la fine del libro di Atti racconta la fine della vita di Paolo. Nelle epistole scritte da Roma egli prevede una prossima liberazione. Altri antichi resoconti attendibili indicano che Paolo fu assolto da Nerone e riprese i suoi viaggi come predicatore del vangelo. Vi sono antichi scritti del primo secolo dell’èra cristiana che confermano la credenza che Paolo fece il suo progettato viaggio in Spagna dopo la sua prima assoluzione. Altri antichi scritti parlano della ripresa dei viaggi missionari di Paolo nell’Asia Minore, in Macedonia e in Grecia. Infine, alcune testimonianze non molto lontane dai giorni dell’apostolo indicano che dopo la sua prima prigionia e liberazione egli fu nuovamente arrestato e processato a Roma. Questa seconda volta egli fu condannato e decapitato, verso il 65 o 66 d.C.

Fu durante questi ultimi viaggi che Paolo scrisse la prima epistola a Timoteo. Sembra che la situazione fosse molto simile a quella che riguardava Tito. (Tito 1:5) Risulta che Paolo e Timoteo erano stati insieme ad Efeso, e che Paolo era poi partito per la Macedonia, lasciando Timoteo ad Efeso per occuparsi delle cose relative all’organizzazione della congregazione di Efeso. A questo riguardo si legge in 1 Timoteo 1:3, 4: “Come io t’incoraggiai di stare a Efeso quando ero sul punto di andarmene in Macedonia, così ti esorto ora, affinché comandi a certuni di non insegnare dottrina diversa”. Questa è ritenuta da molti una prova che mentre Paolo era in Macedonia scrisse a Timoteo ad Efeso. La lettera fu scritta durante gli anni 61-64 d.C. In alcuni antichi manoscritti della Bibbia una nota alla fine dichiara che l’epistola fu scritta da Laodicea, ma questa idea sembra essere derivata da una credenza tradizionale basata su prove insufficienti secondo cui l’epistola sarebbe quella menzionata in Colossesi 4:16 come “quella da Laodicea”.

La lettera al giovane Timoteo serve ad istruirlo nell’adempimento dei suoi doveri. Egli deve insegnare solo la sana dottrina; deve evitare le favole e le vane questioni. La legge è buona, se usata legalmente; ma si deve resistere a quelli che, privi d’intendimento, si atteggiano a maestri della legge. Paolo esalta la grazia di Dio raccontando la sua stessa conversione, affermando ch’egli ottenne misericordia perché era stato persecutore per ignoranza. Timoteo è esortato a combattere una buona guerra e ad attenersi fermamente alla fede, ed è messo in guardia contro due reprobi che sono nominati. — 1:1-20.

Nel secondo capitolo Paolo esorta riguardo alla preghiera; egli identifica Cristo Gesù come mediatore fra Dio e gli uomini, e come riscatto per tutte le persone ubbidienti; le donne devono vestire modestamente e cercare di adornarsi di buone opere; la donna non deve usurpare l’autorità dell’uomo, ma deve imparare in silenzio e non si deve permettere che insegni nella congregazione o assemblea. Questo è l’ordine teocratico: Adamo fu formato per primo, e in seguito fu formata la donna; Adamo non fu ingannato, ma la donna sì. La salvezza verrà mediante il parto della “donna” di Dio. Il terzo capitolo è quasi interamente dedicato a considerare i requisiti dei sorveglianti e servitori nella congregazione, oltre alla dovuta condotta delle mogli e dei figli. Il servitore di una congregazione dev’essere sobrio, atto ad insegnare, ospitale, paziente, non cupido né avido né litigioso. Deve inoltre essere saldo nella fede, non una persona convertita di recente, e deve essere in grado di adempiere i requisiti senza biasimo.

Paolo avverte che alcuni si allontaneranno dalla fede e si presteranno al servizio dei demoni, che costoro mentiranno ipocritamente torcendo la verità. Invece di usare tempo ed energia per discutere con questi disturbatori, Timoteo doveva esercitarsi alla devozione, attenendosi alle verità degli insegnamenti di Dio e lavorando diligentemente. Egli non doveva permettere che alcuno lo disprezzasse a causa della sua giovinezza, ma doveva esser d’esempio ai credenti. (4:1-16) Paolo istruisce Timoteo sul modo di fare i rimproveri e gli ammonimenti, e sulle cose riguardanti le vedove. Non doveva accettare alcuna accusa contro gli anziani se non davanti a due o tre testimoni. Quelli che peccano devono essere rimproverati davanti a tutti, perché tutti possano essere edificati. Nell’adempimento dei suoi doveri egli non doveva mostrare parzialità o agire con precipitazione nel fare nomine teocratiche, ed essere così responsabile e partecipe dei peccati di tali persone nominate affrettatamente. — 5:1-25.

Dopo alcuni commenti sui doveri dei servi o schiavi, Paolo considera gli insegnanti corrotti e le loro vane dispute su parole e questioni insignificanti. Timoteo doveva allontanarsi da costoro. La devota dedizione con contentezza è un gran guadagno, e poiché non abbiamo portato nulla in questo mondo e non ne porteremo via nulla, dovremmo esser contenti del necessario per vivere. Le ricchezze sono fonte d’insidiose tentazioni; e l’amore del denaro è la radice del male; quelli che si sviano a causa di tali cose si trafiggono di molti dolori. Ma l’uomo di Dio, come Timoteo, doveva cercare la devota dedizione e dare una buona testimonianza davanti a molti ascoltatori. Questo si doveva fare fino alla manifestazione di colui che è “l’esatta rappresentazione” di Geova Dio il Signore Gesù Cristo, “il Re di quelli che governano da re e il Signore di quelli che governano da signori, l’unico che ha immortalità, che dimora in una luce inaccessibile, che nessun uomo ha visto né può vedere. A lui siano onore e potenza eterna”. Così facendo l’uomo di Dio diverrà ricco di buone opere. — 6:1-21.

SECONDO TIMOTEO

Nell’anno 64 (d.C.) Nerone, a quanto si afferma, incendiò Roma, e in seguito accusò i Cristiani di essere autori della tragedia. Ne seguì una violenta persecuzione contro i Cristiani. Essi diventarono i popolari capri espiatori. Furono gettati in pasto alle belve nell’anfiteatro; furono arsi come torce viventi per illuminare i giochi notturni nei giardini imperiali e nel circo vaticano. Questo era lo stato di cose quando Paolo fu arrestato e condotto a Roma per subire un secondo processo, come si crede generalmente. Ciò avvenne verso il 65 o 66 d.C. Da Roma Paolo scrisse la sua seconda epistola a Timoteo; e fu l’ultima delle sue lettere canoniche. Durante la sua prima prigionia a Roma l’apostolo aveva una certa libertà di movimento, e si aspettava di venire assolto. Questa seconda volta la situazione era molto diversa. A quanto sembra egli era in catene e così strettamente sorvegliato che soltanto con molta difficoltà si poteva arrivare fino a lui; mentre Paolo durante la prima prigionia prevedeva l’assoluzione e liberazione, egli ora si aspettava di terminare il suo corso sulla terra. Era considerato un malfattore, un criminale della peggiore specie. (2 Tim. 1:8, 16-18; 2:9; 4:6-8, 18) Questo rigoroso trattamento palesa il cambiamento dell’attitudine di Nerone verso il Cristianesimo. Si crede che il martirio di Paolo sia avvenuto in Roma verso il 66 d.C. La seconda epistola a Timoteo fu probabilmente scritta prima dell’inverno del 65 o 66.

Paolo ammonisce Timoteo a restar saldo nella fede, a non vergognarsi della testimonianza di Paolo prigioniero. Iddio non ha dato uno spirito di codardia, ma di potenza e d’amore e di sanità di mente. Cristo abolì la morte e mise in luce la vita e l’immortalità, e Paolo soffriva perché aveva predicato queste cose. (1:1-18) Paolo esorta Timoteo a comunicare ad altri le cose che aveva apprese, affinché anch’essi potessero insegnarle ad altri che cercano la verità. Come buon soldato di Cristo egli doveva sopportare le avversità e non immischiarsi negli affari di questa vita. Paolo dice a Timoteo: “Fa tutto il possibile per presentar te stesso approvato a Dio, operaio che non ha di che vergognarsi, maneggiando rettamente la parola della verità. Ma evita i discorsi vuoti che violano ciò che è santo; poiché essi avanzeranno sempre più nell’empietà”. Istruisci con mansuetudine! — 2:1-26.

Egli dà un avvertimento concernente gli ultimi giorni. Quelli saranno tempi difficili; gli uomini saranno simili a bruti; ogni devozione professata sarà soltanto esteriore. Quantunque gli uomini empi diventino sempre peggiori, Paolo esorta Timoteo a camminare secondo le Scritture, che gli erano state insegnate fin da fanciullo. Perché? Perché “tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a rimproverare, a mettere le cose a posto, a disciplinare nella giustizia, affinché l’uomo di Dio sia pienamente capace, del tutto PREPARATO PER OGNI OPERA BUONA”, (3:1-17) “Predica la parola, datti ad essa con urgenza in tempo favorevole e in tempo difficoltoso”, esorta Paolo. Verrà il tempo in cui non sopporteranno la sana dottrina, ma si accumuleranno maestri che solleticheranno i loro orecchi con quello che essi desiderano sentir predicare. Ma Timoteo doveva provare il suo ministero, malgrado le afflizioni. Paolo quindi dichiara che è pronto ad essere offerto nella morte; egli è fiducioso di aver combattuto un buon combattimento e spera che il Signore lo farà risorgere dalla morte insieme ad altri fedeli per la vita spirituale al tempo della Sua manifestazione. Concludendo, Paolo chiede a Timoteo di venire da lui prima dell’inverno, e gli dice che solo Luca era rimasto con lui. Chiede che Timoteo gli porti le pergamene lasciate a Troas. Nomina Alessandro il ramaio dicendo che egli gli fece molto male. Si rallegra poiché il Signore Iddio era con lui quando gli altri fuggivano, ed esprime ancora la fiducia che Geova Dio lo preserverà nel suo regno celeste. — 4:1-22.

[Domande per lo studio]

1. Chi scrisse le epistole a Timoteo? e come si possono confutare le opposte opinioni dei “critici”?

2. Secondo gli antichi scritti che cosa seguì alla prima prigionia di Paolo a Roma?

3. Quando e da dove Paolo probabilmente scrisse Primo Timoteo?

4. Qual è il contenuto di (a) capitoli 1-3? (b) Capitoli 4-6?

5. Quando Paolo scrisse Secondo Timoteo? e qual era la condizione di Paolo e lo sfondo storico di quell’epoca?

6. Qual è il contenuto di (a) capitoli 1, 2? (b) Capitoli 3, 4?

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