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  • Come considerate il peccato?

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  • Come considerate il peccato?
  • La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
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  • In Occidente il concetto di peccato va scomparendo
  • Un mondo senza peccato: è possibile?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
  • Il rimedio divino contro il peccato
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1960
  • Peccato
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Chi può dire d’esser senza peccato?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1961
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La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1992
w92 1/11 pp. 3-4

Come considerate il peccato?

“PERCHÉ quando prega continua a chiedere perdono per i nostri peccati?”, disse in tono risentito una casalinga che studiava la Bibbia con una testimone di Geova. “Sembra quasi che io sia una delinquente”. Come questa donna, oggi molti non si rendono conto di peccare a meno che non commettano qualche crimine.

Questo accade in particolar modo in Oriente, dove la gente, per tradizione, non ha affatto il concetto di peccato ereditato, tipico delle religioni giudeo-cristiane. (Genesi 3:1-5, 16-19; Romani 5:12) Per gli scintoisti, ad esempio, il peccato non è che impurità che può essere facilmente eliminata da un sacerdote che agita una bacchetta, all’estremità della quale sono attaccati pezzetti di carta o di lino. Questo procedimento non richiede nessun pentimento per ciò che si è commesso. Perché? “Non solo le azioni malvage, ma anche le calamità naturali incontrollabili furono definite tsumi [peccato]”, spiega un’enciclopedia giapponese. (Kodansha Encyclopedia of Japan) I disastri naturali, tsumi non attribuibili all’uomo, erano considerati peccati che si potevano eliminare con riti di purificazione.

Questo portò a credere che qualunque peccato, anche azioni malvage deliberate (salvo gli atti criminosi puniti dalla legge), potesse essere cancellato da riti di purificazione. In un articolo intitolato “Rito di purificazione politica in Giappone”, il New York Times accennava a questo tipo di mentalità, spiegando che i politici giapponesi implicati in scandali si considerano “purificati” quando vengono rieletti. Perciò in effetti non si emendano e scandali analoghi possono verificarsi di nuovo.

I buddisti che credono nel samsara, o rinascita, e nella dottrina del karma hanno un concetto diverso. “Secondo la dottrina del karman”, spiega la New Encyclopædia Britannica, “la buona condotta produce un risultato piacevole e felice e genera una tendenza a compiere altre azioni buone, mentre la cattiva condotta produce un risultato cattivo e genera una tendenza a ripetere azioni cattive”. In altre parole, la condotta peccaminosa produce frutti cattivi. L’insegnamento del karma è legato a quello della rinascita, dato che si ritiene che alcuni karma portino frutto in vite future molto lontane da quella in cui l’azione fu commessa.

Che effetto ha questo insegnamento su chi ci crede? Una donna buddista che credeva sinceramente nel karma disse: “Pensavo non avesse senso soffrire per qualcosa con cui ero nata ma di cui non sapevo nulla. Dovevo accettarlo come mio destino. Recitare sutra e fare notevoli sforzi per vivere in modo retto non risolvevano i miei problemi. Sviluppai un brutto temperamento: ero sempre di malumore e mi lamentavo in continuazione”. La dottrina buddista sui risultati della cattiva condotta la faceva sentire inutile.

Il confucianesimo, altra religione orientale, insegna un modo diverso di affrontare il male che c’è nell’uomo. Secondo Hsün-tzu, uno dei tre grandi filosofi confuciani, la natura umana è malvagia e incline all’egoismo. Per mantenere l’ordine sociale fra uomini con inclinazioni peccaminose, egli sostenne l’importanza del li, che significa condotta appropriata, cortesia e l’ordine delle cose. Meng-tzu, altro filosofo confuciano, pur avendo un concetto opposto della natura umana, riconobbe l’esistenza dei mali sociali e, confidando nella bontà della natura umana, pensò che la soluzione fosse migliorare se stessi. In entrambi i casi i filosofi confuciani sottolinearono l’importanza dell’istruzione e dell’educazione per combattere il peccato nel mondo. Benché i loro insegnamenti concordino sulla necessità del li, il loro concetto del peccato e del male è molto vago. — Confronta Salmo 14:3; 51:5.

In Occidente il concetto di peccato va scomparendo

In Occidente ci sono opinioni tradizionali ben precise sul peccato e la maggioranza delle persone conviene che il peccato esiste e va evitato. Tuttavia l’atteggiamento occidentale nei confronti del peccato sta mutando. Molti mettono da parte ogni concetto di peccato, etichettando la voce della coscienza come “sensi di colpa” da evitare. Più di 40 anni fa, papa Pio XII lamentò: “Il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato”. Secondo un sondaggio pubblicato nel settimanale cattolico Le Pèlerin, in Francia, dove la maggioranza delle persone si dichiara cattolica, un sorprendente 90 per cento della popolazione non crede più nel peccato.

Perciò sia in Oriente che in Occidente sembra che la maggioranza viva tranquilla e soddisfatta e che l’idea del peccato non la turbi affatto. Ma significa questo che il peccato non esista? Possiamo ignorarlo senza conseguenze? Il peccato scomparirà mai?

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