Riferimenti per Guida per l’adunanza Vita e ministero
2-8 APRILE
TESORI DELLA PAROLA DI DIO | MATTEO 26
“Pasqua ebraica e Commemorazione: analogie e differenze”
(Matteo 26:17-20) Il primo giorno dei Pani Azzimi i discepoli andarono da Gesù a chiedergli: “Dove vuoi che prepariamo la Pasqua, così che tu possa mangiarla?” 18 Lui rispose: “Andate in città dal tal dei tali e ditegli: ‘Il Maestro dice: “La mia ora è vicina; celebrerò la Pasqua con i miei discepoli in casa tua”’”. 19 I discepoli seguirono quindi le istruzioni di Gesù e prepararono la Pasqua. 20 Venuta la sera, Gesù era a tavola con i 12 discepoli.
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Cena pasquale
Durante la cena pasquale non potevano mancare: (1) l’agnello arrostito (all’animale non si doveva rompere nessun osso), (2) pane senza lievito e (3) erbe amare (Eso 12:5, 8; Nu 9:11). Le erbe amare, che secondo la Mishnàh potevano essere lattuga, cicoria, lepidio, indivia e tarassaco, ricordavano agli israeliti quanto fosse stata amara la schiavitù in Egitto. Gesù usò il pane senza lievito come simbolo del suo corpo umano perfetto (Mt 26:26). Inoltre l’apostolo Paolo definì Gesù “il nostro agnello pasquale” (1Co 5:7). Nel I secolo durante la cena pasquale veniva servito anche il vino (4). Gesù utilizzò il vino come simbolo del suo sangue che sarebbe stato versato in sacrificio (Mt 26:27, 28).
(Matteo 26:26) Mentre continuavano a mangiare, Gesù prese un pane e, dopo aver pronunciato una preghiera, lo spezzò e, dandolo ai suoi discepoli, disse: “Prendete, mangiate. Questo rappresenta il mio corpo”.
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rappresenta Il termine greco estìn, letteralmente “è”, qui ha il senso di “significa, simboleggia, sta per, denota”. Che fosse questo ciò che Gesù intendeva era chiaro agli apostoli, visto che in quella occasione il suo corpo perfetto era lì davanti a loro, così come il pane non lievitato che stavano per mangiare. Il pane non poteva quindi essere il suo corpo letterale. È interessante che anche in Mt 12:7 la stessa parola greca è resa “significa” in diverse traduzioni bibliche.
(Matteo 26:27, 28) E, preso un calice, rese grazie a Dio e lo diede loro, dicendo: “Bevetene tutti, 28 perché questo rappresenta il mio ‘sangue del patto’, che dev’essere versato a favore di molti per il perdono dei peccati.
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sangue del patto Il nuovo patto, stipulato tra Geova e i cristiani unti, fu reso operativo con il sacrificio di Gesù (Eb 8:10). Qui Gesù usa la stessa espressione che usò Mosè quando, in qualità di mediatore, inaugurò sul monte Sinai il patto della Legge con Israele (Eso 24:8; Eb 9:19-21). Proprio come il sangue di tori e capri serviva a convalidare il patto della Legge tra Dio e la nazione d’Israele, il sangue di Gesù rese valido il nuovo patto stipulato da Geova con l’Israele spirituale. Questo patto entrò in vigore alla Pentecoste del 33 E.V. (Eb 9:14, 15).
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(Matteo 26:17) Il primo giorno dei Pani Azzimi i discepoli andarono da Gesù a chiedergli: “Dove vuoi che prepariamo la Pasqua, così che tu possa mangiarla?”
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Il primo giorno dei Pani Azzimi La Festa dei Pani Azzimi iniziava il 15 nisan, giorno successivo alla Pasqua (14 nisan), e durava sette giorni. (Vedi App. B15.) Ai tempi di Gesù, comunque, la Pasqua era così strettamente collegata a questa festa che a volte con l’espressione “Festa dei Pani Azzimi” ci si riferiva a tutti gli otto giorni, incluso il 14 nisan (Lu 22:1). In questo contesto l’espressione “il primo [pròtos] giorno” potrebbe essere resa “il giorno prima”. (Confronta Gv 1:15, 30, dove questa parola greca compare con la stessa costruzione nella frase “esisteva prima [pròtos] di me”.) L’originale greco e la tradizione ebraica permettono dunque di concludere che la domanda dei discepoli sia stata posta a Gesù il 13 nisan. Durante la giornata del 13 nisan i discepoli fecero i preparativi per la Pasqua, che fu celebrata dopo che era “venuta la sera”, quindi all’inizio del 14 nisan (Mr 14:16, 17).
(Matteo 26:39) E andando un po’ più avanti si inginocchiò con il viso a terra e pregò: “Padre mio, se è possibile, si allontani da me questo calice. In ogni caso, non come voglio io, ma come vuoi tu”.
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si allontani da me questo calice Nella Bibbia la parola “calice” è usata per indicare metaforicamente la volontà di Dio, ovvero la porzione o la parte da lui riservata a una persona. Senza dubbio Gesù soffriva all’idea che morire con l’accusa di bestemmia e sedizione potesse recare disonore a Dio, perciò fu spinto a pregare che “questo calice” si allontanasse da lui.
9-15 APRILE
TESORI DELLA PAROLA DI DIO | MATTEO 27-28
“‘Andate e fate discepoli’. Perché, dove e come”
(Matteo 28:19) Perciò andate e fate discepoli di persone di tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello spirito santo,
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fate discepoli Il verbo greco mathetèuo può riferirsi all’istruire qualcuno con l’intento di fare un discepolo. (Confronta Mt 13:52, dove il termine è reso “è stato istruito”.) I verbi “battezzare” e “insegnare”, che compaiono nella stessa frase, mostrano cosa implica il comando di fare discepoli.
persone di tutte le nazioni Una traduzione letterale è “tutte le nazioni”, ma il contesto indica che qui il termine “nazioni” si riferisce ai loro abitanti, ecco perché è stato tradotto “persone di tutte le nazioni”. Infatti il versetto prosegue dicendo battezzandole: il pronome -le, inglobato nel verbo, in greco è un pronome che si riferisce a persone, ed è maschile perciò non può riferirsi al termine “nazioni” che è neutro. Il comando di rivolgersi a “persone di tutte le nazioni” era qualcosa di nuovo. Prima del ministero di Gesù, le Scritture stabilivano che coloro che non erano ebrei, i gentili, potevano andare in Israele e unirsi al popolo nel servire Geova (1Re 8:41-43). Ma ora, con questo nuovo comando dato da Gesù, sono i suoi discepoli a dover estendere la predicazione a chi non è ebreo naturale; Gesù sottolinea così la portata mondiale dell’opera di fare discepoli svolta dai cristiani (Mt 10:1, 5-7; Ri 7:9).
(Matteo 28:20) insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla conclusione del sistema di cose”.
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insegnando loro Il verbo greco “insegnare” implica istruire, spiegare, argomentare in modo convincente e offrire prove a sostegno di ciò che si dice. (Vedi approfondimenti a Mt 3:1 e 4:23.) Insegnare a qualcuno a osservare tutte le cose comandate da Gesù dovrebbe essere un processo continuo, che include insegnargli ciò che Gesù ha insegnato, aiutarlo ad applicarne gli insegnamenti e a seguirne l’esempio (Gv 13:17; Ef 4:21; 1Pt 2:21).
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(Matteo 27:51) Allora la cortina del santuario si squarciò in due, da cima a fondo; la terra tremò e le rocce si spaccarono.
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cortina Tenda con bellissime decorazioni che nel tempio separava il Santissimo dal Santo. La tradizione ebraica indica che questo pesante drappo era all’incirca lungo 18 m, largo 9 m e spesso 7 cm. Squarciando in due questa tenda, Geova non solo manifesta la sua ira nei confronti degli assassini di suo Figlio, ma rende noto che è ora possibile accedere ai cieli (Eb 10:19, 20; vedi Glossario).
santuario Il termine greco naòs qui si riferisce all’edificio centrale che include Santo e Santissimo.
(Matteo 28:7) E andate subito a dire ai suoi discepoli che è stato risuscitato dai morti, e vi sta precedendo in Galilea. Lo vedrete là. Ecco, ve l’ho detto”.
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andate subito a dire ai suoi discepoli che è stato risuscitato Le donne a cui si rivolge l’angelo non sono solo le prime tra i discepoli di Gesù a sapere della sua risurrezione, ma sono anche quelle che ricevono il comando di informare gli altri discepoli (Mt 28:2, 5, 7). Secondo la tradizione ebraica non biblica, non era ammesso che una donna testimoniasse in tribunale. L’angelo di Geova, invece, conferisce dignità alle donne affidando loro un entusiasmante compito.
16-22 APRILE
TESORI DELLA PAROLA DI DIO | MARCO 1-2
“I tuoi peccati sono perdonati”
(Marco 2:6-12) Seduti là c’erano alcuni scribi, che ragionavano in cuor loro: 7 “Perché quest’uomo parla così? Sta bestemmiando. Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?” 8 Ma mediante il suo spirito Gesù comprese immediatamente che stavano ragionando fra sé in quel modo, perciò disse loro: “Perché fate questi ragionamenti nel vostro cuore? 9 È più facile dire al paralitico: ‘I tuoi peccati sono perdonati’, oppure: ‘Alzati, prendi la tua barella e cammina’? 10 Ma perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha l’autorità di perdonare i peccati sulla terra” — rivolto al paralitico proseguì — 11 “io ti dico: ‘Alzati, prendi la tua barella e va’ a casa’”. 12 Allora l’uomo si alzò, prese immediatamente la sua barella e se ne andò davanti a tutti, così che tutti erano meravigliati e glorificavano Dio, dicendo: “Non abbiamo mai visto una cosa del genere!”
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È più facile Potrebbe essere più facile dire che si è in grado di perdonare i peccati, dato che non si aggiunge alcuna prova concreta a sostegno di questa affermazione. Dire invece alzati [...] e cammina richiede un miracolo che renda chiaro a tutti che Gesù ha l’autorità di perdonare i peccati. Questo brano e quello di Isa 33:24 collegano la malattia alla nostra condizione di peccatori.
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(Marco 1:11) E dai cieli venne una voce: “Tu sei mio Figlio, il mio amato Figlio. Io ti ho approvato”.
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dai cieli venne una voce Il primo dei tre casi nei Vangeli in cui è scritto che Geova parla direttamente a degli esseri umani (Mr 9:7; Gv 12:28).
Tu sei mio Figlio In qualità di creatura spirituale, Gesù era il Figlio di Dio (Gv 3:16). In qualità di essere umano, dalla nascita Gesù era un “figlio di Dio” come lo era stato Adamo (Lu 1:35; 3:38). Sembra comunque ragionevole concludere che con queste parole Dio non stava semplicemente rivelando l’identità di Gesù. Con tale dichiarazione, accompagnata dal versamento dello spirito santo, Dio stava evidentemente indicando che Gesù era stato generato come suo Figlio spirituale, ‘nato di nuovo’ con la speranza di tornare a vivere in cielo e unto con lo spirito per essere il Re e Sommo Sacerdote che lui aveva scelto. (Gv 3:3-6; 6:51; confronta Lu 1:31-33; Eb 2:17; 5:1, 4-10; 7:1-3.)
Io ti ho approvato O “mi diletto in te”. Lo stesso verbo è usato in Mt 12:18, una citazione di Isa 42:1 che riguarda il promesso Messia, o Cristo. Il versamento dello spirito santo e la dichiarazione di Dio furono una chiara dimostrazione del fatto che Gesù fosse il Messia promesso.
(Marco 2:27, 28) E aggiunse: “Il Sabato è stato fatto per l’uomo, e non l’uomo per il Sabato. 28 Quindi il Figlio dell’uomo è Signore anche del Sabato”.
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Signore [...] del Sabato Gesù applicò questa espressione a sé stesso (Mt 12:8; Lu 6:5), indicando che lui poteva disporre del Sabato per svolgere l’opera che gli era stata affidata dal suo Padre celeste. (Confronta Gv 5:19; 10:37, 38.) Di Sabato Gesù compì alcuni dei suoi più entusiasmanti miracoli, incluso quello di guarire i malati (Lu 13:10-13; Gv 5:5-9; 9:1-14). Questi miracoli prefigurano evidentemente il sollievo che Gesù porterà durante il suo Regno, che sarà come un riposo sabbatico (Eb 10:1).
23-29 APRILE
TESORI DELLA PAROLA DI DIO | MARCO 3-4
“Guarigioni di Sabato”
(Marco 3:5) Dopo averli guardati con indignazione, molto addolorato per l’insensibilità dei loro cuori, disse all’uomo: “Stendi la mano”. Lui la stese, e la sua mano guarì.
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con indignazione, molto addolorato Marco è l’unico a mettere per iscritto la reazione di Gesù di fronte all’insensibilità dei capi religiosi in questa occasione (Mt 12:13; Lu 6:10). La fonte di questa vivida descrizione dei sentimenti di Gesù potrebbe essere stata Pietro, anche lui uomo di grande sensibilità. (Vedi il video Introduzione a Marco.)
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(Marco 3:29) ma chi bestemmia contro lo spirito santo non sarà mai perdonato: è colpevole di peccato eterno”.
nwtsty approfondimenti a Mr 3:29
bestemmia contro lo spirito santo La bestemmia è un’espressione diffamatoria, ingiuriosa e offensiva contro Dio e le cose sacre. Dato che lo spirito santo viene da Dio, opporsi volontariamente allo spirito o negare il suo operato equivale a bestemmiare contro Dio stesso. Come mostrano Mt 12:24, 28 e Mr 3:22, ad esempio, i capi religiosi ebrei videro lo spirito di Dio all’opera quando Gesù compiva i miracoli, ma attribuirono questo potere a Satana il Diavolo.
colpevole di peccato eterno Sembra che si riferisca al peccato intenzionale che ha conseguenze eterne; nessun sacrificio può coprire questo tipo di peccato.
VITA CRISTIANA
(Marco 4:9) E aggiunse: “Chi ha orecchi per ascoltare ascolti”.
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Chi ha orecchi per ascoltare ascolti Con questa esortazione Gesù concluse la parabola del seminatore, ma già prima di iniziare a raccontarla aveva detto: “Ascoltate” (Mr 4:3). Sottolineò così quanto fosse importante per i suoi discepoli seguire attentamente i suoi consigli. Esortazioni simili si trovano anche in Mt 11:15; 13:9, 43; Mr 4:23; Lu 8:8; 14:35; Ri 2:7, 11, 17, 29; 3:6, 13, 22; 13:9.
30 APRILE – 6 MAGGIO
TESORI DELLA PAROLA DI DIO | MARCO 5-6
“Gesù ha il potere di risuscitare i nostri cari che sono morti”
(Marco 5:39-41) Una volta entrato, disse: “Perché piangete e fate tutta questa confusione? La ragazzina non è morta, ma dorme”. 40 Allora si misero a ridere di lui con disprezzo. Ma Gesù, dopo aver mandato tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della ragazzina e i discepoli che erano con lui, ed entrò dove si trovava la ragazzina. 41 E, presa la mano della ragazzina, le disse: “Talità cùmi”, che tradotto significa: “Bambina, ti dico: ‘Alzati!’”
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non è morta, ma dorme Nella Bibbia la morte è spesso paragonata al sonno (Sl 13:3; Gv 11:11-14; At 7:60; 1Co 7:39; 15:51; 1Ts 4:13). Gesù stava per riportare in vita la ragazzina, quindi potrebbe aver fatto questa affermazione per spiegare che, come chi dorme profondamente può essere svegliato, chi è morto può essere riportato in vita. Il potere di Gesù di risuscitare la ragazzina proveniva da suo Padre, colui “che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero” (Ro 4:17).
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(Marco 5:19, 20) Comunque Gesù non glielo permise; gli disse invece: “Va’ a casa dai tuoi parenti, e racconta loro tutte le cose che Geova ha fatto per te e la misericordia che ti ha mostrato”. 20 L’uomo se ne andò e si mise a proclamare nella Decapoli tutte le cose che Gesù aveva fatto per lui, e tutti si meravigliavano.
nwtsty approfondimento a Mr 5:19
racconta loro Di solito Gesù ordinava di non parlare apertamente dei suoi miracoli (Mr 1:44; 3:12; 7:36), ma in questo caso comandò all’uomo di raccontare ai suoi parenti ciò che era successo. Gesù potrebbe averlo fatto perché gli era stato chiesto di andare via dalla regione, perciò non avrebbe potuto dare loro testimonianza di persona; inoltre il racconto dell’uomo sarebbe servito a contrastare i racconti negativi che si sarebbero potuti diffondere riguardo alla perdita dei porci.
(Marco 6:11) E in qualunque luogo non vi ricevano o non vi ascoltino, uscendo da là scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza per loro”.
nwtsty approfondimento a Mr 6:11
scuotete la polvere dai vostri piedi Questo gesto stava a indicare che i discepoli si toglievano di dosso ogni responsabilità per la reazione di quelle persone e per il giudizio di Dio che di conseguenza si sarebbe riversato su di loro. La stessa espressione si trova in Mt 10:14 e Lu 9:5. Marco prosegue dicendo come testimonianza per loro, e Luca “in testimonianza contro di loro”. Paolo e Barnaba seguirono queste istruzioni ad Antiochia di Pisidia (At 13:51). A Corinto Paolo fece qualcosa di simile quando si scosse le vesti e, per spiegarne il senso, disse queste parole: “Il vostro sangue ricada sulla vostra testa. Io ne sono puro” (At 18:6). Questi gesti erano probabilmente già noti ai discepoli: gli ebrei devoti che attraversavano territori stranieri, prima di rientrare nella loro terra, avevano l’abitudine di scuotere i loro sandali per rimuovere la polvere che ritenevano impura. Ma evidentemente Gesù aveva in mente qualcosa di diverso quando diede queste istruzioni ai suoi discepoli.