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  • Volevo fare il giocatore professionista di golf
  • Svegliatevi! 1971
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  • Attuata la mia decisione
  • Necessario un più forte incentivo
  • Lotta interiore
  • La svolta decisiva
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Altro
Svegliatevi! 1971
g71 8/6 pp. 9-12

Volevo fare il giocatore professionista di golf

Narrato al corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone

AVEVO vent’anni, quando giocai a golf per la prima volta. Ero andato al percorso di un campo di golf con mio fratello maggiore solo per divertirmi. E ricordo ancora il primo tentativo che feci per colpire la palla. Girò magnificamente a destra. Benché mi sforzassi in ogni modo, conservava la stessa tendenza, girava a destra. La chiamano “palla con effetto a destra”, mentre se tende ad andare nell’altra direzione si chiama “palla agganciata sulla sinistra”.

Subito dopo, ebbi l’occasione di vedere alla televisione una partita di golf tra professionisti. Lì compresi per la prima volta che la gente si guadagnava da vivere con questo gioco, che esiste il golf dei professionisti. Decisi lì per lì che questa sarebbe stata la mia meta, che sarei divenuto giocatore professionista di golf. Per la mia giovane mente non poteva esserci nulla di più meraviglioso che fare di questo magnifico sport la mia professione.

Papà voleva che frequentassi l’università e mi laureassi e vivessi una vita normale, pur continuando a giocare a golf come passatempo. Ma no, ero deciso. Malgrado le sue proteste, ero intenzionato a entrare nel mondo dei giocatori professionisti di golf. I miei genitori avevano ragione di preoccuparsi su come un semplice ventenne potesse guadagnarsi da vivere giocando a golf. Ovviamente, io avevo una veduta più rosea.

Attuata la mia decisione

Il primo passo fu di trovare lavoro per circa quattrocento lire al giorno in un campo di pratica del golf, alla condizione che sarei stato libero di esercitarmi nelle ore di lavoro quando non ci fossero stati clienti intorno. Ma il fatto è che lì intorno c’era sempre qualcuno esperto, e io esitavo a esercitarmi di fronte a loro. Per cui mi esercitavo dopo che il campo era chiuso per quel giorno, usando la luce di un sovrastante ponte. Giacché non avevo istruttore, comprai libri sul golf e ne studiai e seguii le lezioni. Ero entusiasta d’avere in mano quasi continuamente un bastone da golf. E poi c’era il semplice piacere di colpire la palla!

Passarono due, tre, sì, quattro anni, e, come dice un proverbio giapponese: “Ero con il golf dalla mattina alla sera”. Facevo buon progresso, ma per conseguire la meta di diventare golfista di professione ci voleva più di quanto avessi mai immaginato. C’erano ostacoli sia per la mente che per la capacità. Il golf è stato spesso paragonato alla vita: una partita include felicità, angoscia, avventura, frustrazione, perseveranza e tensione. Per avere successo ci vuole un forte incentivo, e io non l’avevo. E questo si rivelò particolarmente nell’arte del “putting” (colpi dati alla palla per farla andare in buca) sul “green” (piazza d’arrivo dove si trova la buca).

Ecco un esempio. In una “long hole” (“par” 5) del mio secondo colpo la palla si fermò a quaranta centimetri dalla buca. Provai grande gioia, poiché con un “putt” avrei potuto fare un “eagle” (che si consegue imbucando la palla con due colpi sotto il “par” in una buca di “par” 5). A causa della pendenza del “green” feci un “soft touch”, ma la palla mancò la buca e si fermò a circa un metro di distanza. Solo chi gioca a golf può capire la mia frustrazione e la mia ira. Il mio successivo tiro fallì. Pensare che avevo potuto colpire due volte la palla con accuratezza per quasi 500 metri e poi fallire così miseramente in tre tentativi per un “putt” di quaranta centimetri! Mentre andavo verso la successiva piazzola di partenza che cosa pensate che facessi? Colpii un albero con il mio bastone come se lui avesse fatto qualche cosa di male.

Necessario un più forte incentivo

“Devi essere più audace, cioè devi avere un incentivo più forte”, mi consigliò un esperto. “Devi avere maggior desiderio di fama, posizione, denaro. Impara a conoscere meglio questo mondo. Diventa adulto gustando sia l’amaro che il dolce”, continuò. Inoltre, mi incoraggiò a scommettere sul mio proprio gioco per acquistare lo “spirito di vincere”.

Ora cominciavo a comprendere che per conseguire la mia meta e divenire golfista di professione dovevo fare un drastico cambiamento nel mio modo di pensare. È vero che gli anni trascorsi a divenire esperto erano stati anni di gioia, ma ora per competere come “professionista” dovevo avere una veduta egoistica e raggiungere la mia meta a spese di altri. Se questo era quello che occorreva per divenire “professionista”, allora dovevo farlo. Avrei scommesso sui miei avversari, avrei fatto denaro, mi sarei fatto un nome. Cominciai a pensare che questo era giusto, naturale. Perché mostrare comprensione per un avversario? Ero deciso a ottenere fama, posizione e denaro.

È sorprendente, non è vero, come l’ambiente, le compagnie, influiscono sul pensiero e producono cambiamenti? Sarei diventato come quei giocatori professionisti. Inoltre, dovevo pensare alla vecchiaia. Ora, durante la gioventù, era il momento di costruire un sicuro avvenire, pensavo. Come un cancro, l’idea di fare denaro permeò ogni aspetto della mia vita. Il golf non era più un piacere; era semplicemente un mezzo per raggiungere un fine.

Lotta interiore

Ora accadde una cosa strana. Nel maggio del 1967 venne a casa nostra una signora. Di solito a quell’ora del giorno ero ancora di sopra, ma quel giorno stavo leggendo il giornale. Sentendo parte della conversazione fra mia madre e la visitatrice, andai alla porta e feci la sua conoscenza. Non mi sarei mai immaginato che ciò avesse un così profondo effetto sulla mia vita. Era una testimone di Geova.

Tre giorni dopo la signora tornò e io fui favorevole alla sua offerta di tenere uno studio biblico in casa nostra. Perché, dal momento che ero così vicino a raggiungere la mia meta? Quando avevo cominciato a giocare a golf provavo realmente gioia, ma ora che ero divenuto abile nel gioco il mio cuore era vuoto. Le mie aspirazioni sembravano vane. Non potevo capire questa lotta interna, ma ora volevo un drastico cambiamento nel mio modo di vivere. Così colsi questa opportunità di imparare intorno alla Bibbia.

La prima rivista Svegliatevi! che lessi (numero dell’8 aprile 1967 in giapponese) trattava il soggetto “Perché Dio permette la malvagità?” Fino a quel momento non avevo neppure pensato all’esistenza di Dio, ma l’articolo spiegava che Dio aveva creato l’uomo con il libero arbitrio. Appresi pure che Adamo era stato creato nel 4026 a.E.V. Questo mi colpì realmente. Perché? Perché a metà degli anni settanta l’uomo sarà stato sulla terra per un periodo di 6.000 anni, e un culmine nella storia dell’uomo è alla soglia! Ma, soprattutto, fui colpito dalle regolari visite dei Testimoni a casa mia, fatte tutte senza alcun egoistico motivo.

Decisi di studiare regolarmente e radunarmi con loro alle adunanze ogni volta che potevo. Lo studio biblico divenne gradualmente sempre più interessante. La profezia di Daniele e il suo adempimento erano realmente avvincenti. Imparavo davvero qualche cosa intorno alla Grande Causa Prima, Geova, ma devo ammettere che era ancora semplice conoscenza mentale. Non mi aveva ancora spinto a fare qualche cosa di importante nella mia vita.

La svolta decisiva

Nel quinto mese che studiavo la Bibbia, giunse il momento dell’esame per divenire giocatore professionista di golf. Questa era la meta che mi ero prefisso in tutti i miei mesi di esercizio. Non dimenticherò mai il primo giro. Nella seconda metà si deve uguagliare il “par”. Dall’undicesima alla quindicesima buca uguagliai il “par”, ma nella sedicesima con un “putt” a effetto destro di un metro la mancai per un “bogey” un colpo in più del “par”. Per qualche misteriosa ragione conservai la calma. Poi dovevo giocare la diciassettesima buca. Il mio secondo colpo finì nel mezzo del “green”, ma la buca era all’estremità di un pendio. Anche a questa distanza mi riesce difficile capire come potessi essere così audace da colpire la palla nel modo in cui la colpii. Eseguì uno stupendo giro finendo nella buca. Un “birdie”, un colpo in meno del “par”! Quindi alla diciottesima buca uguagliai il “par” e superai l’esame per diventare golfista di professione.

Che gioia! Quando arrivai a casa per comunicare il mio successo, papà batté le mani per la contentezza. Gli si riempirono gli occhi di lagrime. Si era sempre preoccupato per il nostro futuro, ma ora questo suo figlio aveva avuto successo nel golf. Famiglia, parenti, amici, vennero tutti a congratularsi con me. Sembrò che la mia felicità avesse raggiunto il colmo.

Ma a questo punto i miei studi biblici cominciavano infine a penetrare nel mio cuore, sfidando il mio modo di vivere. Cominciai a rendermi conto che la strada tracciata da Geova perché l’uomo la seguisse era esattamente il contrario di quella che io cercavo di seguire. La Parola di Dio ci consiglia d’essere soddisfatti del ‘nutrimento e di che coprirci’ e che “l’amore del denaro è la radice di ogni sorta di cose dannose”. (1 Tim. 6:6-10) La Bibbia ci dice di servire Dio, ma io cercavo la fama, cercavo d’essere rispettato dalla gente.

La Bibbia diceva che non dobbiamo essere come le persone di questo mondo, e non facevo io proprio il contrario? Il mondo dei golfisti di professione era pieno di scommesse e competizione. Un colpo mancato significava ira; l’insuccesso di un avversario recava sollievo e gioia. Non è questo un modo ignobile di considerare le cose? La strada su cui camminavo era proprio contraria a Dio e alla Bibbia come l’evoluzione è contraria alla creazione.

Non poteva esserci compromesso. Dovevo scegliere una condotta e rigettare l’altra. Ma, rinunciare al golf da professionista? Come avrei mai potuto rinunciarvi? E la verità di Dio? Non potevo rinunciare neppure a quella. Ma la via di Dio offriva la ricompensa della vita eterna, e io volevo la vita. In paragone con la preziosa Parola di Dio, il golf da professionista non doveva essere un problema. Ma a questo punto il golf da professionista era solo per metà uscito dal mio cuore. Decisi di ridurre il tempo e gli sforzi che dedicavo al golf per aumentare il tempo e gli sforzi che dedicavo allo studio della Bibbia.

Da quel momento in poi, sembrò che la mia veduta continuasse a cambiare di giorno in giorno, di settimana in settimana. Parve che lo spirito di Geova, risultato del mio accresciuto studio, mi guidasse nella situazione. Benché il golf mi piacesse ancora, non era più un modo di vivere per me. L’associazione con i Testimoni a un’assemblea di circoscrizione nel marzo del 1968 produsse in me un effetto che non so descrivere a parole. Ma fu così forte che dalla sala dell’assemblea telefonai al circolo di golf e annunciai che abbandonavo il golf da professionista. Il mese dopo cercai un nuovo impiego e potei ora assistere a tutte le adunanze dei Testimoni. A queste adunanze si può realmente rafforzare la fede e provare molta gioia e contentezza. Avrei dovuto cominciare prima.

Naturalmente, abbandonare il golf da professionista parve, per qualche ragione, non più facile di quanto era stato cominciare, per mia esperienza. Papà si oppose di nuovo, e aveva buona ragione d’essere turbato. Avevo lasciato l’università nonostante le sue obiezioni, e ora a sei mesi da quando ero divenuto giocatore professionista di golf, abbandonavo pure quello. Che delusione dovette essere per lui. Aveva cercato d’essere un buon padre, lo devo ammettere. Ma ora gli causo di nuovo preoccupazione e angoscia. Ciò che mi permette di andare avanti è la speranza che questa situazione sia solo temporanea, poiché prego che mediante la mia fedeltà a Dio e alla sua preziosa verità anche i miei genitori possano ancora imparare la via della vita e avere gioia eterna insieme a me.

Proprio ora ho il privilegio d’essere ministro in servizio continuo, come testimone di Geova, e dedico almeno 150 ore al mese al ministero, cercando di condividere con altri le ricche e soddisfacenti verità della Bibbia e il suo messaggio di speranza per tutti i popoli. Negli scorsi due anni sono stato libero dal sentimento di frustrazione che spesso mi assaliva quando ero golfista di professione. Ho imparato che non c’è maggiore soddisfazione o gioia per l’uomo, fatto a immagine di Dio, che quella di usare la sua vita in armonia con la volontà di Dio. Vorrei che più uomini e donne e giovani apprezzassero questa verità!

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