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  • g71 8/12 pp. 16-20
  • Eco della Guerra dei Trent’anni della Cristianità

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  • Eco della Guerra dei Trent’anni della Cristianità
  • Svegliatevi! 1971
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  • Preludio
  • Periodi boemo e danese
  • Intervento di Gustavo Adolfo
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  • Sempre più politica
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Svegliatevi! 1971
g71 8/12 pp. 16-20

Eco della Guerra dei Trent’anni della Cristianità

PER alcune persone è molto difficile capire come cattolici e protestanti possano combattersi gli uni gli altri in questo ventesimo secolo. Se siete uno che trovate difficile capire una tal cosa date uno sguardo a un po’ di storia per una spiegazione. Per esempio, la Guerra dei Trent’anni che infuriò in Germania nel diciassettesimo secolo (1618-1648) è a questo riguardo molto rivelatrice.

Preludio

Era il 31 ottobre 1517, o 101 anni prima che cominciasse la Guerra dei Trent’anni, quando Martin Lutero inchiodò le sue novantacinque tesi sulla porta della chiesa cattolica di Wittenberg, in Germania. Quella Riforma generò una serie di conflitti che si trascinarono per molti anni. Infine, le questioni politiche sembrarono risolte dal Trattato di Passau nel 1552, e nel 1555 il Trattato di Asburgo fu attinente a quelle religiose. Carlo V, imperatore spagnolo del Sacro Romano Impero e accanito nemico del protestantesimo, non essendo riuscito a cancellare il luteranesimo con la frode e la forza, fu costretto a fare le concessioni rappresentate da questi trattati.

Fra le concessioni ottenute dai principi luterani nel trattato di pace religiosa di Asburgo furono certe libertà religiose: ciascun principe poteva scegliere la religione per il suo proprio paese. Chiunque non fosse d’accordo con la religione del suo principe era libero di trasferirsi in un paese il cui principe aveva la sua stessa religione. Inoltre i luterani divennero membri della corte imperiale di giustizia. Fu proibito il proselitismo e si acconsentì che quando un vescovo o abate cambiava la propria religione la Chiesa Cattolica ritenesse il diritto alla sua proprietà.

Come risultato di questo trattato, in una zona renana, il popolo fu obbligato a cambiare la propria religione quattro volte di seguito o a trasferirsi nel territorio di un altro principe. Un’altra debolezza di questo trattato fu che non si prese nessun provvedimento per i protestanti che non erano luterani, come i calvinisti; un difetto per cui furono da riprovare sia i luterani che i cattolici.

Carlo V, che era stato imperatore dal 1519, si ritirò in un monastero nel 1556, un anno dopo il Trattato di Asburgo, e morì due anni dopo. Dopo di lui vennero parecchi imperatori asburgici che non furono inclini a combattere la propagazione del protestantesimo. Uno di essi sembra che gli fosse perfino abbastanza favorevole.

Ma poi, come dice New Catholic Encyclopedia, Vol. 14, pag. 98, “gli Asburgo d’Austria, incoraggiati dai gesuiti, cappuccini, e dallo zelo spagnolo, promossero una militante politica di conquista e conversione religiosa. . . . Nel 1618, quando gli stati boemi accusarono il governo imperiale d’aver violato i loro diritti sovrani e i loro privilegi [religiosi] espulsero con la forza gli emissari imperiali mediante la defenestrazione di Praga, proclamando così la loro ribellione contro il dominio asburgico”. Accadde questo: I rappresentanti boemi gettarono fuori della finestra i più imperiosi e arroganti emissari dell’imperatore, un modo di esprimere protesta conosciuto come “defenestrazione”. Per quanto cadessero da 18 a 21 metri circa d’altezza, subirono pochissimo danno, giacché sembra che andassero a finire su un mucchio di soffice letame. Ma questo particolare atto accese in Germania fra cattolici e protestanti la Guerra dei Trent’anni.

Periodi boemo e danese

I Boemi sorsero in armi e dapprima ebbero abbastanza successo, sconfiggendo l’esercito imperiale. Si scelsero perfino il loro proprio re, Federico V, mossa sconsiderata che finì disastrosamente. Il re cattolico, Ferdinando II, che essi si eran rifiutati di riconoscere, fu fatto imperatore dal Sacro Romano Impero, e questo gli permise di raccogliere forze che presto soffocarono la ribellione boema. Egli aveva il temperamento proprio per una tale guerra, essendo stato educato dai gesuiti. Per lui la voce di un gesuita o di un monaco era la voce di Dio ed egli dichiarò apertamente che avrebbe piuttosto regnato su un deserto che su un paese di eretici. Come osservò uno storico, quasi riuscì a fare della Germania un deserto ma non riuscì a spazzare via l’‘eresia’. Non perse tempo nell’istituire una politica di “condanne a morte, prigionia e confisca di terreni” mediante cui “sradicò l’opposizione ribelle e indebolì la forza protestante”. — New Catholic Encyclopedia.a

Il periodo boemo durò dal 1618 al 1620. Venne poi Cristiano IV, re di Danimarca, in difesa dei protestanti. Temendo subito sia il dominio religioso che quello politico della casa cattolica degli Asburgo, egli entrò in Germania con i suoi eserciti per opporsi a questa duplice minaccia. Comunque, come anche per i Boemi, le sue vittorie furono di breve durata. Il conte Tilly, l’abile generale a capo degli eserciti della Lega Cattolica (che era stata formata per fare opposizione all’unione Protestante), e il generale Wallenstein, che con i suoi mercenari era stato assoldato da Ferdinando II, riuscirono a infliggere al re Cristiano sconfitte così decisive che egli fu lieto di chiedere la pace e di ritirarsi nel proprio paese. Questo periodo danese della Guerra dei Trent’anni durò dal 1625 al 1629.

Queste vittorie sui protestanti imbaldanzirono Ferdinando II tanto che emanò l’Editto di Restituzione nel 1629. “Quest’ampia soluzione religiosa”, ci dice la summenzionata autorità cattolica, “rappresentò il culmine della reazione cattolica”. Privò i protestanti di tutto ciò che avevano duramente guadagnato nei precedenti ottant’anni. L’orologio della libertà fu riportato indietro con una vendetta, e Ferdinando II lo considerò un importante passo nella sua mèta di ispirazione gesuitica di spazzare via la Riforma. Comunque, questo non fu senza reazione. Alcuni principi protestanti, che finora erano stati indifferenti alla causa protestante, furono destati al vero pericolo che li minacciava.

Intervento di Gustavo Adolfo

Il successivo a sostenere la causa del protestantesimo tedesco in questa guerra che doveva durare trent’anni fu il re svedese Gustavo Adolfo, un genio militare. Egli entrò nel conflitto dopo che era infuriato per dodici anni e vi sarebbe entrato prima se non fosse stato in guerra con i Polacchi. Arrivò nel giugno del 1630 con un piccolo ma ben disciplinato esercito di 15.000 Svedesi. Conforme alle sue convinzioni religiose, si inginocchiò in preghiera appena arrivato sul suolo tedesco e richiese che il suo esercito si dedicasse alla preghiera pubblica per due volte al giorno.

Dapprima egli incontrò pochissima cooperazione, poiché i principi tedeschi lo considerarono con indifferenza, invidia o timore. Ma con la caduta della città di Magdeburgo (che Gustavo avrebbe potuto prevenire se certi principi tedeschi non gli si fossero opposti) egli cominciò a ottenere un po’ più cooperazione. Dapprima Ferdinando II provò per Gustavo solo disprezzo, riferendosi a lui con scherno come al “Re della Neve” che si sarebbe presto sciolto giungendo a climi più caldi, ma in seguito fu costretto a rivedere la propria opinione circa questo “Re della Neve”. Il re svedese, a causa della sua abilità militare e del suo esercito pienamente disciplinato, riportò una vittoria dopo l’altra. In una di queste battaglie fu ucciso il più abile generale dell’imperatore, il conte Tilly.

Ferdinando II aveva precedentemente mandato via il suo generale Wallenstein su istanza dei suoi principi che si erano lamentati del modo in cui i mercenari di Wallenstein devastavano i loro paesi; quei mercenari saccheggiavano i paesi di amici e nemici allo stesso modo. Ma di fronte ai successi di Gustavo, l’imperatore Ferdinando fu costretto a richiamare Wallenstein, che ora impose termini così alti che si disse egli era divenuto il padrone, e l’imperatore il suo servitore. Comunque, per quanto Wallenstein fosse abile, anche lui subì la sconfitta per mano di Gustavo, ma in una battaglia successiva Gustavo perse la vita.

Delitto contro Magdeburgo

Magdeburgo letteralmente significa borgo o città della serva. Era una città di protestanti orgogliosi del loro passato. Ripetute volte avevano respinto gli attacchi delle forze cattoliche; avevano perfino resistito a un assedio di un intero anno durante il regno dell’imperatore cattolico Carlo V. Ora, quasi un secolo dopo, schernirono le richieste dei generali dell’imperatore che invitavano alla resa. Confidavano che Gustavo li avrebbe presto soccorsi. Ma il generale Tilly e Pappenheim irruppero con le loro forze nella città, dopo ch’era stata assediata per un mese, ed essa cadde. Comunque, sembra che le condizioni esistenti entro la città stessa influissero sulla sua caduta.

Circa la caduta di Magdeburgo, lo storico tedesco Friedrich Schiller scrisse: “Qui cominciò una scena di orrori per cui la storia non ha linguaggio, poesia o matita. Né l’innocente infanzia, né l’impotente vecchiaia; né la giovinezza, il sesso, il rango, né la bellezza poterono disarmare la furia dei conquistatori. Le mogli subirono abuso fra le braccia dei loro mariti, le figlie ai piedi dei loro genitori; e il sesso indifeso fu esposto al doppio sacrificio della virtù e della vita. . . . In una sola chiesa cinquantatré donne furon trovate decapitate. I Croati si divertirono gettando i fanciulli nelle fiamme; i Valloni di Pappenheim pugnalando i bambini al seno della madre”.

Quando alcuni ufficiali della Lega Cattolica, colpiti dall’orrore di ciò che avevano visto, rammentarono al generale Tilly che avrebbe potuto ordinare di porre fine a queste atrocità, egli rispose: “Tornate fra un’ora. . . . Vedrò ciò che potrò fare; il soldato deve avere qualche ricompensa per i suoi pericoli e le sue fatiche”. Per sgombrare le strade, più di seimila cadaveri furono gettati nel fiume Elba, e un numero di cadaveri assai maggiore furono consumati dalle fiamme. Il saccheggio e la carneficina furono fermati dalle fiamme, ma solo per breve tempo. Il numero totale di quelli che perirono fu di 30.000 vittime.

Lo storico Trench dice ciò che avvenne nella Guerra dei Trent’anni, che ebbe luogo specialmente nel delitto contro Magdeburgo: “Fu in realtà la più amara ironia di tutte, che questa Guerra, che all’inizio pretendeva d’esser combattuta per i più alti obiettivi religiosi, per la gloria di Dio e per i più alti interessi della sua Chiesa, debba segnalarsi piuttosto a lungo per aver calpestato nella maniera più vergognosa tutte le leggi umane e divine, disonorate con la peggiore e più malvagia furia contro Dio e contro l’uomo, l’immagine di Dio, che non probabilmente qualsiasi guerra vista dalla moderna cristianità”.

Sempre più politica

Gustavo, nel volgere di due anni, dal 1630 al 1632, riuscì a riversare la marea a favore dei protestanti; in seguito la loro non fu più una causa persa. Ma solo perché la Francia cattolica andò in aiuto dei protestanti. Come mai? Perché il cardinale Richelieu, il potere dietro il trono di Francia, determinò di non lasciare che la Casa d’Asburgo dominasse l’Europa. La religione si ritirò or dunque dietro le quinte e si fecero sempre più avanti le considerazioni politiche. Questi anni videro le peggiori fasi della guerra. Entrambe le parti si diedero al saccheggio. La carestia fu così grave che divenne esteso il cannibalismo, i nuovi sepolti eran rubati dalle tombe, le vittime eran portate via dalle forche, fanciulli e prigionieri scomparivano misteriosamente. Per di più, in tutto il paese infuriò la pestilenza. La guerra non solo impoverì grandemente la Germania, ridusse inoltre la popolazione da circa 30 a circa 12 milioni.

Non c’è da meravigliarsi se di tanto in tanto ciascuna parte si stancò del combattimento e mostrò i segni di voler negoziare. Questi negoziati diedero luogo infine al Trattato di Vestfalia. Francia e Svezia, essendo state le più vittoriose, ebbero maggior voce in capitolo nel dettare i termini della pace. La Francia fece in modo da avere certi territori che aveva grandemente desiderati, e gli Svedesi, mentre ebbero alcuni vantaggi territoriali, si preoccuparono principalmente dei benefici religiosi. Innanzi tutto come risultato dei loro sforzi, il trattato concesse la libertà religiosa a sempre più persone che non l’avevano avuta prima. Così ai calvinisti e ad altri protestanti furono concessi gli stessi diritti dei luterani, diritti che andarono anche oltre quelli concessi dal Trattato di Asburgo e che era stato annullato dall’Editto di Restituzione del 1629 di Ferdinando.

La cristianità come sempre non cristiana

Ma è tutto questo solo interessante storia? No, perché influisce sugli avvenimenti attuali. Oggi a Ulster, in Irlanda, ci sono sedicenti cristiani, cattolici e protestanti, che si odiano e si uccidono a vicenda. La rivista Time del 13 luglio 1970 riferì: “Una cappa d’ira gravò la scorsa settimana su Ulster dopo le più accanite battaglie in otto mesi fra cattolici e protestanti. Oltre ai sette morti, almeno 250 persone furono ferite o danneggiate, negozi e locali pubblici furono colpiti da bombe incendiarie e autobus furon rovesciati per fare barricate”. E lo U.S. News & World Report del 26 ottobre 1970 riferì che un primo funzionario di Ulster aveva detto: “Questo paese non è governabile. Nessuno è d’accordo su ciò che si deve fare. Ulster è un paradosso, un piccolo luogo insignificante, ma diabolicamente difficile da governare”. E lì quasi tutti asseriscono d’esser cristiani, cattolici o protestanti!

Anche in tutto il resto del mondo, la cristianità smentisce con i suoi frutti la sua pretesa d’esser cristiana. Estesi delitti e violenza, corruzione politica e avidità organizzata, abuso di droghe e dissolutezza morale sono evidenti in ogni luogo. E in particolare le guerre fra i sedicenti cristiani smentiscono la loro pretesa d’esser seguaci di Gesù Cristo. Gesù disse: “Da questo tutti riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore fra voi”. Chiaramente tutti quelli che combattono con armi carnali non sono seguaci di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. — Giov. 13:34, 35.

[Nota in calce]

a Uno storico dice: “Ventisette principali nobili protestanti furono decapitati a Praga in un solo giorno: migliaia di famiglie furono spogliate di tutta la loro proprietà e messe al bando; le chiese protestanti furono date ai cattolici, i gesuiti presero possesso dell’università e delle scuole . . . La fede protestante fu quasi cancellata da tutto il reame austriaco . . . Si stimò che la proprietà presa da Ferdinando II nella sola Boemia fosse di quaranta milioni di fiorini!” — History of Nations, Germany, Taylor e Fay, pagg. 270, 271.

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