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  • ‘Felici son quelli che fanno cordoglio’

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  • ‘Felici son quelli che fanno cordoglio’
  • Svegliatevi! 1971
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Svegliatevi! 1971
g71 8/12 pp. 27-29

“La tua parola è verità”

‘Felici son quelli che fanno cordoglio’

NON è contraddittorio dire che quelli che fanno cordoglio possano nello stesso tempo esser felici? Non necessariamente. Quando Gesù fece questa dichiarazione apparentemente contraddittoria nel suo Sermone del Monte, evidentemente non pensava al più comune significato della parola “felice”. È chiaro che volle dire qualche cosa di più dell’allegria a cuor leggero. — Matt. 5:4.

La parola greca per “felice” in questo versetto, makaʹrios, era dai Greci applicata alla beatitudine suprema, alla beatitudine che si supponeva godessero gli dèi. In vista del modo in cui la parola è da Gesù usata nel suo Sermone del Monte, e in tutte le Scritture Greche Cristiane, un significato più ampio di makaʹrios sarebbe ‘felicità dovuta all’esser favorito da Dio’.

Chi sono, dunque, quei ‘favoriti da Dio’ perché fanno cordoglio? Semplicemente chiunque sia triste? No, poiché la parola greca per “cordoglio”, pentheʹo, significa profondo cordoglio, un senso d’essere affranto. L’apostolo Paolo usò questa parola quando censurò la congregazione corinzia perché non si era profondamente compunta di viva afflizione per la grave immoralità che esisteva in mezzo a loro: “E siete voi gonfi, e non fate piuttosto cordoglio?” (1 Cor. 5:2) Con tono simile il discepolo Giacomo censurò certuni del suo giorno: “Purificate le vostre mani, o peccatori, e purificate i vostri cuori, o indecisi. Siate nella miseria e fate cordoglio e piangete”. — Giac. 4:8-10.

Che Gesù volesse esprimere un profondo senso di cordoglio è mostrato dal racconto parallelo di Luca: “Felici voi che ora piangete, perché riderete”. (Luca 6:21) “Piangete” traduce qui la parola greca klaiʹo, che “si usa per qualsiasi alta espressione di cordoglio, specialmente per i morti”. (An Expository Dictionary of New Testament Words, W. E. Vine) Non c’è dubbio che un profondo cordoglio, un forte pianto, è ciò che Gesù volle dire in questa seconda beatitudine (felicità) menzionata nel suo Sermone del Monte.

Ma sono tutte le persone, che per una qualsiasi ragione sono profondamente commosse di dolore, rese “felici” o favorite da Dio? Evidentemente no, poiché Gesù disse che questi che facevano cordoglio sarebbero stati confortati, eppure non tutti quelli che sono affranti con uno spirito di afflizione ricevono conforto. Ci rientra il motivo del cuore. Per esempio, ci fu Esaù, fratello di Giacobbe, che, siccome non apprezzò le cose sacre, “in cambio di un pasto cedette i suoi diritti di primogenito”. In seguito si pentì dello scambio e fece profondo cordoglio per la sua perdita, ma inutilmente. — Ebr. 12:15-17.

In modo simile Giuda, l’apostolo infedele, provò rimorso dopo aver tradito Gesù, ma finì col suicidarsi. Nemmeno ci sarà conforto per i ricchi che faranno cordoglio alla caduta di Babilonia la Grande, l’impero mondiale della falsa religione. Essi pure periranno. — Matt. 27:3-5; Giov. 12:6; Riv. 18:7, 8, 11, 15, 19; 19:19-21.

A chi si applicano dunque le parole di Gesù? Esse hanno una prima e diretta applicazione a quei suoi seguaci che erediteranno il celeste regno di Dio. È a questi che “appartiene il regno dei cieli”, saranno questi a esser chiamati “figli di Dio” ed essi in effetti “vedranno Dio”. — Matt. 5:3, 9, 8.

I discepoli di Gesù fecero profondo cordoglio quando il loro Signore fu messo a morte su un palo di tortura. Ma furono in seguito confortati quando apparve loro dopo la sua risurrezione. (Luca, capitolo 24) L’apostolo Pietro fece profondo cordoglio per aver rinnegato il suo Signore tre volte. (Matt. 26:75) Comunque, siccome mostrò santo cordoglio fu confortato e gli fu data una triplice commissione di pascere le pecore e gli agnelli di Gesù, ed ebbe il privilegio di prendere la direttiva nella predicazione della buona notizia del Regno sia ai Giudei che ai Gentili. — Giov. 21:15-17; Atti 2:14-41; 10:34-48.

Le parole di Gesù, ‘felici sono quelli che fanno cordoglio, che piangono’, ebbero una speciale applicazione agli unti cristiani dei tempi moderni che fecero cordoglio a causa della loro desolata condizione per gli attacchi del nemico. Il profeta Isaia aveva predetto che l’Unto di Geova, primariamente Gesù Cristo, avrebbe confortato “tutti quelli che fanno lutto; ad assegnare a quelli che fanno lutto su Sion, a dar loro . . . olio d’esultanza invece di lutto, manto di lode invece di spirito abbattuto”. Questi sono anche quelli dei quali fu scritto: “Quando Geova ricondusse i prigionieri di Sion, . . . la nostra bocca fu piena di riso”. Sì, la loro sorte furono conforto e riso. — Isa. 61:1-3; Sal. 126:1, 2.

Comunque, le parole “felici quelli che fanno cordoglio”, “felici voi che ora piangete”, affermano inoltre un principio che si applica anche ad altri. Il profeta Ezechiele ebbe una visione di alcuni che ‘sospiravano e gemevano per tutte le cose detestabili che si facevano in mezzo alla’ loro città di Gerusalemme. Essi a loro volta furono grandemente favoriti mediante la preservazione divina quando i giustizieri di Dio attraversarono quella città uccidendo tutti quelli che non erano stati identificati con coloro che facevano cordoglio. — Ezec. 9:1-7.

Questi che facevano cordoglio e piangevano trovano la loro controparte nel nostro giorno, poiché la cristianità asserisce d’essere la ‘città’ di Dio, come lo fu pure Gerusalemme. In modo simile a quell’antica città, la cristianità è piena di cose detestabili: falsa religione, immoralità sessuale e d’altro genere e violenza. Quelli che hanno la giusta condizione di cuore non sono indifferenti a questa situazione; fanno profondo cordoglio per queste cose. Questi son quelli che oggi pure ricevono il favore di Dio e sono confortati.

Con quale mezzo? Col mezzo della predicazione della buona notizia del regno di Geova Dio. Questo messaggio, essendo portato a tali uomini che fanno cordoglio dai cristiani testimoni di Geova, annuncia loro il proposito divino di sradicare dalla terra tutti quelli che praticano la malvagità. (Prov. 2:21, 22) Annuncia loro che presto si adempirà la preghiera dei cristiani: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. Di sicuro per loro questo è un grande conforto. E per di più questa buona notizia annuncia anche la risurrezione avvenire di tutti quelli che sono nelle tombe commemorative. Sì, ci sarà una riunione di quelli che sono stati separati dalla morte. — Matt. 6:9, 10; Giov. 5:28, 29.

Inoltre di grande conforto a questi che fanno cordoglio è la buona notizia che sotto il regno di Dio nulla farà danno né distruggerà, poiché la conoscenza di Geova coprirà la terra come le acque coprono i medesimi mari. (Isa. 11:9) Per giunta, applicando al genere umano i benefici del sacrificio di riscatto di Gesù, Dio “asciugherà ogni lagrima dai loro occhi, e la morte non sarà più, né vi sarà più cordoglio né grido né pena”. — Riv. 21:4.

Di sicuro con questo più profondo intendimento di ciò che Gesù diceva, è rimosso ogni dubbio di contraddizione. Veramente felici, in senso più grande e più ampio, sono quelli che fanno cordoglio, i quali con la giusta condizione di cuore verso Geova Dio sono profondamente afflitti, poiché godono il favore di Dio e sono confortati.

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