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  • g72 8/7 pp. 16-20
  • L’uomo Alessandro Magno

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  • L’uomo Alessandro Magno
  • Svegliatevi! 1972
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  • Tratti manifestati nella prima giovinezza
  • Come re e capo militare
  • In principio di abitudini comparativamente moderate
  • Molto religioso
  • Ulteriore corruzione di personalità
  • Morte di Alessandro
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Svegliatevi! 1972
g72 8/7 pp. 16-20

L’uomo Alessandro Magno

LE IMPRESE di Alessandro Magno influirono enormemente sul mondo antico. Nel volgere di pochi anni assunse il dominio di un’estensione di territorio più grande di quella di qualsiasi governante prima del suo tempo. Ma che specie di persona fu Alessandro Magno?

Una prima fonte di informazioni è il biografo greco Plutarco, che visse più di tre secoli dopo il tempo di Alessandro. I suoi racconti non sono perciò diretti, ma si basano sugli scritti di storici precedenti. Similmente lo storico greco Arriano, del secondo secolo E.V., dovette basare la sua opera su quella di altri. Prendendo queste fonti per ciò che valgono, ecco lo svolgersi del racconto:

Tratti manifestati nella prima giovinezza

Precocemente Alessandro manifestò nella vita ambizione, amore di gloria e interesse per cose che di solito sono di poca importanza per i ragazzini.

Quando era molto giovane, Alessandro in un’occasione, nell’assenza di suo padre Filippo, intrattenne ambasciatori del re di Persia. Le sue domande rivelarono che sin da allora la sua mente operava in senso pratico. Si informò di cose come la “natura della strada che conduceva all’interno dell’Asia, il carattere del loro re, come si comportava con i suoi nemici e quali forze fosse in grado di mettere in campo”.

La gioia di Alessandro per le vittorie di suo padre era limitata. Pensava che le imprese di suo padre avrebbero potuto privarlo dell’opportunità di compiere opere più grandi e celebri. Non s’interessava di ereditare ricchezze e lussi, ma voleva mostrare il suo coraggio e acquistare gloria mediante le sue proprie imprese.

La specie di gloria che Alessandro ricercava era ciò che riteneva degna di re. Perciò gli atleti di professione non gli facevano impressione. Chiestogli se volesse partecipare a una gara nei Giochi Olimpici, Alessandro indicò che vi avrebbe preso parte se avesse dovuto gareggiare coi re.

Alessandro aveva piena fiducia in se stesso e nelle sue capacità. Un sorprendente esempio di ciò riguarda il cavallo Bucefalo. Quando il suo cavallo veniva portato via come completamente inutile e intrattabile, si riferisce che Alessandro dicesse: “Quale eccellente cavallo perdono per mancanza di abilità e coraggio di maneggiarlo!” Udita più volte questa osservazione, Filippo ribatté: “Biasimi quelli che sono più vecchi di te, come se tu sapessi di più e fossi capace di maneggiarlo più di loro?” Alessandro asserì con baldanza che avrebbe potuto maneggiare il cavallo meglio di altri. Se avesse fallito, acconsentì che avrebbe pagato il completo prezzo del cavallo. Ma Alessandro non fallì, così che suo padre esclamò: “Figlio mio, cercati un regno che sia pari o degno di te, poiché la Macedonia è per te troppo piccola”.

In seguito Filippo fece venire Aristotele perché Alessandro ricevesse istruzione da quel famoso filosofo. Oltre a impartire le sue vedute sulla morale e sulla politica, si pensa che Aristotele insegnasse ad Alessandro anche medicina.

Pare che Aristotele fosse primariamente responsabile dell’interesse di Alessandro per il sapere e la lettura. Alessandro continuò a nutrire questo interesse per tutta la vita. Egli metteva sotto il cuscino la sua daga e la copia dell’Iliade di Omero che era stata corretta da Aristotele. Alessandro continuò a leggere opere di storia, drammi e odi. Anche in quanto alla conoscenza cercò di prevalere ed espresse perciò la sua disapprovazione allorché seppe che Aristotele aveva pubblicato cose che erano state oralmente insegnate a lui. Alessandro scrisse: “Non hai fatto bene a pubblicare i tuoi libri di dottrina orale; poiché cosa c’è ora in cui noi prevaliamo sugli altri, se quelle cose nelle quali siamo stati particolarmente istruiti sono accessibili a tutti?”

Già da adolescente Alessandro si distinse in imprese militari. A sedici anni egli, in assenza di suo padre, dominò la Macedonia. Sottopose i ribelli Medi, prese d’assalto la loro principale città, ne cacciò gli abitanti, portò nella città altri popoli e la chiamò poi secondo il suo nome, Alessandropoli.

Come re e capo militare

Dopo l’assassinio di suo padre Filippo, Alessandro, all’età di vent’anni divenne re di Macedonia. Durante il suo regno di meno di tredici anni Alessandro continuò a essere sospinto da uno sfrenato desiderio di gloria. Benché fosse apparentemente un sognatore, egli ebbe la determinazione di trasformare i suoi sogni in realtà. Nonostante grandi ostacoli, perseguì audacemente i suoi piani.

Secondo la sua propria testimonianza (com’è citata dallo storico Arriano), Alessandro ereditò da suo padre solo alcuni calici d’oro e d’argento. Quantunque Filippo fosse in debito di cinquecento talenti, c’erano nel tesoro meno di sessanta talenti. Ciò nondimeno, Alessandro prese a prestito altri ottocento talenti e poi, con un esercito comparativamente piccolo, cominciò una campagna di conquiste. Ed egli ebbe successo, estendendo le sue conquiste fino all’India.

Naturalmente, non si dovrebbe trascurare che Alessandro ebbe il vantaggio di iniziare con un esercito addestrato. Ma richiese da parte sua considerevole abilità. Sorsero situazioni nuove. Dovette affrontare mezzi da guerra del tutto diversi. Si dovettero quindi combattere forze opposte con tattiche differenti ma appropriate.

E, inoltre, fu in gran parte la personalità di Alessandro a far andare avanti l’esercito per un considerevole periodo con difficoltà comparativamente piccole nelle truppe. Egli era in grado di conquistare e mantenere l’affetto dei suoi uomini.

Il suo esercito poteva vedere che egli non si risparmiava mai. Un esempio di ciò è quello del tempo in cui Alessandro e i suoi uomini marciavano attraverso un deserto di sabbia. Sebbene soffrisse per l’intensa sete, egli, in piena vista dei suoi uomini, versò a terra l’acqua che alcuni soldati erano stati in grado di procurargli con molta difficoltà da un basso letto fluviale. Prima di versare a terra l’acqua egli ringraziò debitamente i soldati.

Verso la fine della sua breve vita Alessandro poté dire: “Non c’è parte del mio corpo, almeno sul davanti, che rimanga senza cicatrice; non c’è arma; usata da vicino, o scagliata da lontano, di cui io non porti il segno. Anzi, sono stato ferito dalla spada, da mano a mano; sono stato colpito con frecce, da catapulta, molte volte con pietre e bastoni”.

Anche altre azioni gli fecero acquistare l’affetto e l’ammirazione delle sue truppe. In un’occasione dispose di dare una licenza agli uomini sposatisi di recente, per consentire loro di trascorrere l’inverno con le loro mogli in Macedonia. Nella prima parte del suo regno ebbe la completa fiducia dei suoi amici. Una volta mentre Alessandro era seriamente malato, un medico di nome Filippo fece per lui un forte veleno. Quando stava per darlo ad Alessandro, gli fu consegnata una nota, che comunicava ad Alessandro che il re Dario aveva corrotto Filippo onde lo avvelenasse. Alessandro accettò ciò nondimeno la medicina, porse la nota a Filippo e, mentre Filippo la leggeva, bevve la dose. Non c’era in realtà nulla di nocivo; piuttosto, la prescrizione fece guarire Alessandro.

Dopo le battaglie, Alessandro visitava i feriti esaminava le loro ferite, lodava i soldati per i loro atti di valore e li onorava con un dono secondo le loro imprese. Ogni qualvolta ci fossero spoglie dopo un assedio annullava i debiti dei suoi uomini, non facendo nessuna domanda in quanto ai debiti che avevano contratto. Circa quelli che cadevano in battaglia, Alessandro disponeva che si facessero splendide sepolture. I genitori e i figli dei caduti erano esentati da tutte le tasse e i servizi. Come diversivo, dopo le battaglie Alessandro indiceva giochi e competizioni.

In principio di abitudini comparativamente moderate

A differenza di molti altri governanti, Alessandro considerava “più regale governare se stesso che vincere i suoi nemici”. Si riferisce che l’unica donna con la quale divenisse intimo prima del suo matrimonio fosse Barsine, vedova di Memnone, generale delle truppe persiane. Riguardo al matrimonio di Alessandro con Rossane, il biografo greco Plutarco scrive:

“Fu, in realtà, una storia d’amore, ma nello stesso tempo sembrò che conducesse all’oggetto che aveva a portata di mano. Poiché piacque al popolo vinto vedergli scegliere una moglie di fra loro, e suscitò in loro il più vivo affetto per lui il fatto che, nella sola passione da cui egli, il più moderato degli uomini, fosse sopraffatto, ciò nonostante pazientasse finché non la potesse ottenere in modo legale e onorevole”.

Alessandro rispettò anche il matrimonio di altri. Malgrado la moglie del re Dario fosse sua prigioniera, fece in modo che ella fosse trattata onorevolmente. Di persona Alessandro non la vide e non permise che altri ne menzionassero in sua presenza la bellezza. In modo simile, avendo appreso che due soldati macedoni avevano abusato delle mogli di alcuni stranieri, ordinò che se fossero stati trovati colpevoli venissero giustiziati.

Alessandro considerò l’omosessualità come qualche cosa di molto ignobile. Quando gli fu fatta l’offerta di acquistare due ragazzini per provare piacere sessuale, si infiammò grandemente d’ira e scrisse che il ‘venditore e la sua merce potevano essere distrutti’.

Nel mangiare Alessandro fu di abitudini moderate. Nel bere, comunque, pare che eventualmente si abbandonasse agli eccessi. Parlava a lungo su ogni calice di vino e si vantava delle sue imprese. In tali occasioni gli piaceva anche farsi adulare.

Molto religioso

Come sua madre Olimpia, Alessandro fu molto religioso. Se credesse realmente d’essere un dio c’è da dubitarlo. Plutarco indica che Alessandro semplicemente usava le pretese di divinità come un veicolo per mantenere un senso di superiorità fra altre persone. Comunque, Alessandro era molto attento nell’osservare il rito religioso. Egli sacrificava prima e dopo le battaglie, e consultava i suoi divinatori sul significato di certi presagi. Consultava anche l’oracolo di Amnone in Libia. E a Babilonia adempiva le istruzioni dei Caldei riguardo al sacrificio, particolarmente a Bel.

In vista di questa tendenza e di questo interesse religiosi, può esserci qualche fondamento per ciò che lo storico giudeo Giuseppe Flavio narra circa la venuta di Alessandro a Gerusalemme (quantunque molti pensino altrimenti). Si riferisce che il sommo sacerdote giudeo mostrasse ad Alessandro il libro di Daniele, dove si indica che un Greco avrebbe distrutto l’impero di Persia. Alessandro suppose che egli fosse la persona intesa e, in seguito, concesse ai Giudei tutto ciò che desideravano.

Col passar del tempo, la religiosità di Alessandro pare divenisse quasi un’ossessione. Plutarco scrive:

“Una volta che Alessandro ebbe ceduto ai timori dell’influenza soprannaturale, la sua mente divenne così turbata e si allarmava così facilmente che, se accadeva la minima cosa insolita o straordinaria, pensava che fosse un prodigio o un presagio, e la sua corte si affollava di divinatori e sacerdoti il cui compito era quello di far sacrificio e purificare e preannunciare il futuro”.

Questo è alquanto parallelo alla situazione dei moderni dittatori come Hitler che consultavano gli astrologi prima di agire.

Ulteriore corruzione di personalità

Anche in altre cose Alessandro cambiò in peggio. Dapprima sopportava i commenti sfavorevoli fatti su di lui e cercava di giudicare senza pregiudizio. In seguito, comunque, credeva prontamente a false accuse. Essendo la preservazione della sua gloria e della sua reputazione divenuta la cosa più importante nella sua vita, amministrava la punizione con la massima severità. Portato a credere che Filota fosse implicato in un attentato alla sua vita, Alessandro lo fece giustiziare. In seguito mandò parola in Media e fece mettere a morte anche Parmenione, padre di Filota. Fece questo nonostante che non ci fosse nessuna evidenza che Parmenione fosse implicato nel cercare la morte di Alessandro.

Una delle più oscure azioni di Alessandro fu l’assassinio del suo amico Clito in un accesso d’ira in stato di ebbrezza. Commentando l’avvenimento, Arriano osserva:

“[Alessandro] lì si mostrò schiavo di due vizi, da nessuno dei quali alcun uomo che si rispetti dovrebbe essere sopraffatto, cioè la passione e l’ubriachezza”.

Comunque, Alessandro riconobbe la viltà del suo atto. La maggioranza degli storici antichi (secondo Arriano) affermano che Alessandro si condannasse per esser divenuto l’omicida dei suoi amici. Per tre giorni giacque sul suo letto, senza prendere né cibo né bevanda. Infine i suoi amici lo poterono persuadere a mangiare.

Si riferisce che Anassarco il sofista consolasse Alessandro dicendogli che “ciò che è fatto da un gran re dovrebbe essere ritenuto giusto”. Su ciò Arriano dichiara:

“Io dico che [Anassarco] fece ad Alessandro un torto più grave dell’afflizione che l’assaliva; . . . Poiché si narra che Alessandro perfino desiderò che le persone gli si inchinassero dinanzi fino a terra, per l’idea che suo padre fosse Ammon anziché Filippo, e siccome ora emulava le maniere persiane e mede, sia cambiando i suoi abiti che alterando le disposizioni del suo generale modo di vivere. Si dice che non avesse nessuna mancanza di zelanti adulatori che gli cedessero in ciò”.

Pare dunque evidente che la brama di gloria di Alessandro ne rivelasse alla fine i tratti più indesiderabili.

Morte di Alessandro

A Babilonia, dopo aver combattuto fiere battaglie in India, Alessandro fu colpito dalla febbre. I diari reali riferiscono che, mentre aveva ancora la febbre, fino a tardi la notte bevve due volte con i Medi. La condizione di Alessandro progressivamente peggiorò, sebbene continuasse a offrire gli usuali sacrifici. Infine perse la parola.

I soldati insisterono di vedere Alessandro. In base ai commenti dei diari reali, Arriano scrive:

“Era già senza parola quando sfilò l’esercito; tuttavia li salutò tutti, alzando la testa, sia pure con difficoltà, e facendo loro cenno con gli occhi”.

Circa due giorni dopo, Alessandro morì, avendo vissuto solo trentadue anni e otto mesi. Avvenne proprio come avevano osservato certi saggi indiani:

“O re Alessandro, ciascun uomo possiede solo tanta terra quanta questa su cui stiamo; ed essendo tu un uomo come gli altri, salvo che sei pieno di attività e inflessibile, vaghi su tutta questa terra lontano dalla tua casa, hai turbato te stesso, e hai turbato altri. Ma fra non molto tu morrai, e possederai solo tanta terra quanta basterà per la tua sepoltura”.

Nonostante che Alessandro plaudisse alle parole di quei saggi, non le ascoltò mai. La sua ambizione lo spinse a continuare a conquistare finché la sua vitalità non si esaurì interamente. Nella morte non ebbe nulla più degli altri uomini.

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