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  • ‘Non è realmente un caso speciale’

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  • ‘Non è realmente un caso speciale’
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Svegliatevi! 1973
g73 8/5 pp. 30-31

‘Non è realmente un caso speciale’

Col titolo “Chirurgia vascolare fra i Testimoni di Geova”, il Journal of the American Medical Association del 10 agosto 1970 pubblicò un interessante articolo. Era stato preparato da un’équipe di chirurghi di Houston, nel Texas, équipe di cui faceva parte il cardiochirurgo dott. Denton A. Cooley.

Il servizio parlava dei risultati di venti operazioni eseguite per malattie vascolari congenite o acquisite. Fra l’altro affermava: “I pazienti che appartengono alla setta religiosa dei Testimoni di Geova rifiutano di sottoporsi a qualsiasi intervento chirurgico in cui sia richiesta la trasfusione di sangue, perché essa è proibita dalla loro interpretazione letterale di passi biblici come Atti 1[5]:20, 29, che comanda a quelli che credono in Dio ‘di astenersi dal . . . sangue’. La messa a punto di una [moderna] tecnica . . . ha permesso di sottoporre tali pazienti a operazioni a cuore aperto senza sfidare le loro convinzioni religiose; e dal 1964, si hanno ampie notizie di operazioni a cuore aperto eseguite sui Testimoni di Geova. Esistono, comunque, relativamente poche informazioni su altri interventi eseguiti su appartenenti a questa fede. . . . In questo giornale riferiamo la nostra esperienza avuta con i Testimoni di Geova che hanno subìto interventi vascolari senza uso di sangue”.

“I risultati di questa serie di importanti interventi vascolari eseguiti su Testimoni di Geova sono favorevoli rispetto ai risultati ottenuti con altri pazienti sui quali sono state eseguite operazioni simili . . . La sostituzione dell’immediata perdita di sangue con il 5 per cento di destrosio in una soluzione di lattato di Ringer e la somministrazione dello stesso liquido nei primi periodi postoperatori furono sufficienti per mantenere stabile la circolazione. È preferibile la soluzione di lattato di Ringer”.

L’età dei pazienti andava dai diciassette mesi ai settantasei anni. Dei venti operati, diciotto guarirono e tornarono a casa dopo una permanenza media di una settimana in ospedale. Un paziente, di settantaquattro anni, morì in seguito a complicazioni insorte il terzo giorno dopo l’operazione e uno di cinquantadue anni morì in seguito nel corso di una successiva operazione a cuore aperto. Ma “nessuna complicazione poté attribuirsi alla non reintegrata perdita di sangue dopo l’intervento vascolare”.

“Giacché è nostra regola”, proseguivano gli autori, “evitare l’impiego di trasfusioni di sangue in ogni operazione tutte le volte che è possibile, il paziente che è Testimone di Geova non rappresenta realmente un caso speciale; e possiamo soddisfare le sue richieste senza eccessiva preoccupazione. Abbiamo riscontrato che la trasfusione di sangue non deve necessariamente accompagnare gli interventi vascolari, ma ha in effetti certi svantaggi come il rischio dell’epatite”.

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