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  • I vostri cari sono in purgatorio?

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  • I vostri cari sono in purgatorio?
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Svegliatevi! 1974
g74 22/11 pp. 28-30

Qual è la veduta della Bibbia?

I vostri cari sono in purgatorio?

QUASI tutti hanno perduto qualche persona cara. Probabilmente anche voi avete avuto questa spiacevole esperienza. In tal caso, vi siete sicuramente fatti domande sulla condizione dei morti e se c’è alcuna speranza di rivederli vivi.

Se siete cattolici romani probabilmente vi è stato insegnato che molti morti sono ora in “purgatorio”. The Catholic Encyclopedia for School and Home (1965) definisce il purgatorio “un luogo o stato in cui alcune anime sono ritenute per qualche tempo dopo la morte prima di entrare in cielo. . . . [È] uno stato di temporanea punizione per quelli che, morendo in grazia di Dio, non sono ancora interamente liberi da peccati veniali o non hanno ancora pienamente scontato i peccati del passato che sono stati perdonati”. È detto che chi è in purgatorio è sicuro di andare infine in cielo.

Le autorità cattoliche dicono di solito che la punizione in purgatorio è duplice: la pena del danno e la pena del senso. Per “pena del danno” vogliono dire che le anime del purgatorio soffrono perché sono separate da Dio, non potendo vederlo direttamente. In quanto alla “pena del senso”, la New Catholic Encyclopedia spiega: “Nella Chiesa Latina si è sostenuto in genere che questa pena è inflitta mediante fuoco reale”.

La Chiesa Cattolica Romana sostiene, secondo un decreto del suo Concilio di Firenze (1438-1445 E.V.), che quelli che sono in purgatorio “si avvalgono dei suffragi dei fedeli viventi, cioè: il sacrificio della Messa, preghiere, elemosine e altre opere di pietà”. Molti sinceri cattolici hanno speso ingenti somme di denaro per provvedere tali “suffragi” a quelli che pensavano fossero in purgatorio.

I vostri cari morti soffrono in purgatorio? Esaminiamo la cosa alla luce di traduzioni cattoliche della Bibbia e della recente erudizione cattolica.

Molti scrittori cattolici hanno insistito che la dottrina del purgatorio, benché non direttamente menzionata, sia almeno sottintesa nella Bibbia. Il principale brano che citano è II Maccabei 12:38-46, dov’è narrato che Giuda Maccabeo mandò argento a Gerusalemme per provvedere sacrifici ai soldati giudei i quali erano caduti vittime dell’idolatria ed errano morti in battaglia. Il versetto 46 termina, dicendo: “Egli fece compiere un sacrificio espiatorio per i morti, affinché fossero assolti dal peccato”. — Versione a cura di mons. S. Garofalo.

Comunque, i libri di Maccabei sono fra gli “apocrifi” e non furono mai inclusi nel canone delle ispirate Scritture dai Giudei, ai quali furono “affidati gli oracoli di Dio”. (Rom. 3:2, Ga) E il versetto 43 mostra che Giuda era ispirato non dall’idea del purgatorio, ma “dal pensiero della risurrezione”. Comprendendo ciò, i traduttori della New American Bible (che sono membri dell’Associazione Biblica Cattolica d’America) ammettono in una nota in calce che la credenza di Giuda “non era affatto uguale alla dottrina cattolica del purgatorio”. La New Catholic Encyclopedia (1967) ammette: “In ultima analisi, la dottrina cattolica del purgatorio si basa sulla tradizione, non sulle Sacre Scritture”.

È questa tradizione in armonia con la scritta parola di Dio? L’idea del purgatorio prende per scontato che l’uomo abbia un’anima immortale distinta dal corpo e che continui la sua esistenza dopo la morte del corpo. Lo insegna la Bibbia?

Stanley B. Marrow, sacerdote gesuita cattolico romano e studioso della Bibbia, scrive: “La nozione dell’anima che sopravvive alla morte non si discerne facilmente nella Bibbia. Il concetto dell’anima umana stessa non è lo stesso nel V[ecchio] T[estamento] che nella filosofia greca e moderna”. La New Catholic Encyclopedia spiega che “solo con Origene [c. 184—c. 253 E.V.] in Oriente e Sant’Agostino [354-430 E.V.] in Occidente fu stabilito che l’anima era una sostanza spirituale e si formò un concetto filosofico sulla sua natura”. La stessa opera di consultazione ci dice che Tommaso d’Aquino [c. 1225-1274 E.V.] elaborò ulteriormente la dottrina cattolica romana dell’anima umana, servendosi della “formula aristotelica”. La veduta cattolica dell’anima, dunque, deriva essenzialmente dalla filosofia greca, non dalla Parola di Dio.

Che cosa insegnano le Scritture dell’anima umana? Che cosa le accade alla morte? Stanley Marrow commenta: “Nel V[ecchio] T[estamento] l’anima significa non una parte dell’uomo, ma tutto l’uomo, l’uomo come essere vivente. Similmente, nel N[uovo] T[estamento] significa la vita umana: la vita di un soggetto individuale e cosciente”.

Naturalmente, se l’anima significa “non una parte dell’uomo, ma tutto l’uomo”, è chiaro che quando l’uomo muore l’anima muore. Pertanto in Ezechiele 18:4 la versione cattolica della Bibbia annotata da G. Ricciotti dichiara: “L’anima che avrà peccato, quella morirà”. Sono i morti consci di alcuna cosa? Possono provare le pene che si dice si provino in purgatorio? Ecclesiaste 9:5, 10 risponde: “I morti non sanno più nulla. . . . non ci sarà più attività, né pensiero, né conoscenza, né sapienza giù nello Sceol [comune tomba del genere umano], dove stai per andare”. (Versione tradotta da F. Nardoni) Com’è confortante per i vivi ancora sulla terra sapere che i loro cari morti non soffrono in alcun modo!

Ma oltre a questo, la Bibbia offre la speranza della risurrezione dei morti. (Giov. 5:28; Atti 24:15) Questo non vuol dire semplicemente una “risurrezione del corpo”, per riunirsi con un’immateriale anima immortale, poiché, come abbiamo visto, la Bibbia non divide l’uomo in quel modo. Commentando il vero significato della risurrezione, la New Catholic Encyclopedia dice:

“La nozione biblica della risurrezione non è in alcun modo paragonabile all’idea greca dell’immortalità. . . . Nella struttura biblica delle idee, tutta la persona cade nel potere della morte; e, se c’è qualche possibilità di liberazione dal suo potere, la formulazione di tale possibilità dev’essere non in termini di immortalità naturale dell’anima ma nell’affermazione di una credenza in una soprannaturale liberazione di tutta la persona dall’implacabile dominio della morte”. [Il corsivo è nostro]

A quale luogo saranno risuscitati i morti? Un numero limitato, “144.000, i quali sono stati riscattati dalla terra”, parteciperanno alla “prima risurrezione”, che vorrà dire andare in cielo, dove “saranno sacerdoti di Dio e del Cristo, e regneranno con lui quei mille anni”. (Apocalisse [Rivelazione] 14:3; 20:5, 6, Ga) Comunque, la maggioranza dei morti umani tornerà in vita proprio qui sulla terra con l’opportunità di continuare a vivere per sempre in un paradiso restaurato su tutta la terra. — Riv. 20:11-13; Sal. 37:11, 29; Luca 23:43; Riv. 21:3, 4; 1 Cor. 15:50.

No, i vostri cari morti non soffrono in purgatorio, ma sono inconsci, in attesa della risurrezione. Questa speranza è resa tanto più meravigliosa in quanto la cronologia e la profezia biblica indicano che il regno millenario di Cristo, durante il quale miliardi di morti umani torneranno alla vita sulla terra, comincerà entro questa generazione. — Matt. 24:3-14, 34; Riv. 6:1-8.

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