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  • Non è cristiano criticare la religione degli altri?

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Svegliatevi! 1975
g75 8/5 pp. 28-30

Qual è la veduta della Bibbia?

Non è cristiano criticare la religione degli altri?

IL Catholic Review, giornale della diocesi di Baltimora, nel Maryland, pubblicò un articolo su un gruppo religioso americano del quale a quell’epoca la stampa americana si occupava notevolmente.

In risposta il giornale ricevette alcune lettere di protesta. Perché? In un successivo numero il direttore del Catholic Review disse che coloro che si erano lamentati ritenevano “che non abbiamo nessun diritto, in quest’èra di ecumenismo, di pubblicare nulla che qualcuno potrebbe considerare una critica verso un qualsiasi gruppo religioso”. Siete d’accordo?

Molti risponderebbero di “Sì”, dicendo che ‘c’è del buono in tutte le religioni’ o che ‘tutte le religioni conducono a Dio’. Per esempio, Svegliatevi! ha recentemente pubblicato un articolo che esaminava gli insegnamenti buddisti alla luce della Bibbia. Un vescovo buddista ha obiettato, dicendo che questo è un tempo di “comprensione fra le razze, fra le nazioni e fra le religioni”. Sì, molti ritengono che questo sia il tempo d’avere una veduta liberale, ecumenica.

Comunque, non è anche il tempo in cui si incoraggiano e sono necessarie l’onestà e la franchezza? E non dovrebbe questo valere anche nel campo della religione? Alcuni non la pensano così. Il generale dei gesuiti Pedro Arrupe avrebbe dichiarato, secondo un giornale cattolico di Madrid: “Sono rigidamente contrario a qualsiasi critica della Chiesa. . . . È intollerabile che singoli individui o gruppi menzionino pubblicamente qualsiasi difetto, per quanto reale, indipendentemente dalla loro buona volontà”. Ma, commentando tale dichiarazione, The Catholic World disse che il capo dei gesuiti “rispecchiava l’ideale di un’epoca precedente. La Chiesa lo ha superato”. Similmente, uno dei più eminenti teologi europei osservò: “Non dobbiamo approvare e dire amen a tutto ciò che vi è nella Chiesa. La critica, la critica davvero energica, può essere doverosa”. — The Council, Reform and Reunion.

Ma vi è una veduta ancor più importante. Che cosa possiamo dedurre dalla Bibbia, specialmente dal racconto della vita di Cristo, in quanto al fatto che non sia cristiano criticare la religione degli altri?

Alcuni che disapprovano tale critica della religione citano le parole di Gesù: “Non giudicate affinché non siate giudicati”. (Matt. 7:1, versione di S. Garofalo) E Cristo proseguì dicendo ai suoi ascoltatori di non tener conto della ‘pagliuzza che era nell’occhio del loro fratello’ finché non avessero estratto la trave dal loro proprio occhio. (Matt. 7:3-5) Ma che cosa voleva dire?

Il commentario di Jamieson, Fausset e Brown dice: “Il contesto fa capire che qui si condanna la tendenza a considerare sfavorevolmente il carattere e le azioni altrui, ciò che invariabilmente spinge a pronunciare su di loro giudizi avventati, ingiusti e poco amorevoli”. E, confermando che Gesù intendeva un tipo personale di ‘giudizio’, il commentatore Albert Barnes dice che Gesù “si riferisce al giudizio privato . . . e forse primariamente alle abitudini degli scribi e dei Farisei”. Ciascun cristiano dovrebbe applicare il consiglio di Gesù non giudicando frettolosamente le abitudini personali e le preferenze altrui. (Si paragoni Romani 14:1-4, 10). In Matteo 7:1-5 Gesù non proibiva dunque di fare franchi commenti basati sulla Bibbia circa le credenze e le pratiche di un’altra religione. Come possiamo esserne certi? Notate l’esempio stesso di Gesù.

In una occasione Gesù parlò di certi capi religiosi giudei che prestavano più attenzione alle loro tradizioni che a seguire i princìpi della Parola di Dio. Evitò Cristo attentamente di criticare la religione degli altri? Al contrario, disse: “Così avete annullato la Parola di Dio in nome della vostra tradizione. Ipocriti! Bene ha profetato di voi Isaia, dicendo: ‘Questo popolo mi onora con le labbra ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto’”. (Matt. 15:6-9, La Bibbia di Gerusalemme) Come reagite a tali parole di critica? Potrebbero offendere la sensibilità di alcuni. Ma si comportava Gesù in modo “non cristiano”? Ovviamente no.

Forse anche più chiaro è il suo discorso di Matteo capitolo 23. Egli chiamò i capi religiosi “guide cieche”, “stolti e ciechi” e “serpenti, razza di vipere”. (Matt. 23:16, 17, 24, 33, Ge) Dovremmo essere scossi da tali parole? Di nuovo, si comportava Gesù in modo “non cristiano”? Il sacerdote cattolico romano Bruce Vawter dice che “questo discorso è alquanto imbarazzante per la sua lunghezza e per la sua asprezza, ma lo si deve riconoscere sia come racconto storico che come parte del messaggio evangelico”. — The Four Gospels: An Introduction.

Ma chiedetevi: Perché Gesù criticò pubblicamente degli uomini religiosi che asserivano di servire lo stesso Dio che egli predicava? Era cattivo il suo motivo? Niente affatto. Benché fosse di indole mite e benigno, il suo amore per la giustizia e il suo desiderio di aiutare le persone di cuore onesto lo spinsero a criticare quelli che insegnavano o agivano contrariamente alla rivelata volontà di Dio. — Matt. 11:28-30; Ebr. 1:9.

Inoltre, gli schietti commenti di Gesù potevano aiutare le persone. Ad esempio, che dire se imparando a usare una macchina pericolosa, continuaste a fare un grave errore? Non sarebbe profittevole se qualcuno vi correggesse prima che voi o qualcun altro si facesse male o si uccidesse? Perciò, i Giudei che udivano la verace critica di Gesù potevano essere aiutati a ottenere l’approvazione di Dio e la salvezza.

Solo Cristo poteva fare giustamente tali commenti? No, poiché la Bibbia mostra chiaramente che anche i discepoli di Gesù richiamarono l’attenzione sull’errore religioso. Per esempio, leggete l’intrepida denuncia di Stefano contro i capi giudei. (Atti 7:51-54) E notate che l’apostolo Paolo definì “ignoranza” l’adorazione ateniese degli idoli. (Atti 17:29, 30) Inoltre, per amore della verità questi cristiani del primo secolo smascherarono gli allontanamenti dal vero cristianesimo da parte di coloro che professavano d’essere cristiani. — 1 Tim. 1:19, 20; 2 Tim. 2:16-19.

Che dire se foste vissuti allora e i seguaci di Gesù avessero criticato la religione dei vostri amici e parenti? Come ora, sarebbe stato facile offendersi. Tuttavia, non possiamo negare che i commenti dei discepoli — benché fossero commenti critici — erano giusti, e sono inclusi nella Parola di Dio. Come nel caso di Gesù, il motivo che lo spingeva a criticare era buono. I discepoli erano dunque cristiani — non anticristiani — additando l’errore religioso.

Perciò, è oggi non cristiano fare commenti basati sulla Bibbia circa la religione degli altri? La risposta scritturale dev’essere No. È vero che la critica che rivela i difetti negli insegnamenti e nelle pratiche della religione di qualcuno può dapprima sembrare severa. Tuttavia, come si dovrebbe reagire? Non come quelli che si adirarono violentemente per la critica di Stefano. Notate, piuttosto, come reagirono in modo eccellente alcuni Ateniesi che udirono i commenti di Paolo. Essi accettarono la verità biblica e divennero credenti, a loro eterno beneficio. — Si paragoni Atti 17:11, 12.

Anziché essere rigettata come non cristiana, dunque, la critica basata sulla Parola di Dio dovrebbe essere considerata attentamente, perché può recare vero beneficio.

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