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  • g75 8/12 pp. 12-14
  • Incentivo del profitto: Insidioso nemico del mondo affamato

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  • Incentivo del profitto: Insidioso nemico del mondo affamato
  • Svegliatevi! 1975
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Svegliatevi! 1975
g75 8/12 pp. 12-14

Incentivo del profitto: Insidioso nemico del mondo affamato

LE ESPORTAZIONI degli Stati Uniti spiegano quale uso si è fatto nel 1973 della raccolta di un acro su cinque del paese. Se quel vasto mercato di esportazioni si chiude o subisce restrizioni troppo rigide, negli U.S.A. i prodotti agricoli si accumuleranno e questo darà luogo all’abbassamento dei prezzi. Quindi che cosa accadrà?

L’agricoltore potrà produrre di proposito meno viveri. Continuando a riversare viveri nel mercato i prezzi si abbasserebbero ancora di più.

Perciò, non è sorprendente che quando il periodico Farm Chemicals chiese al segretario dell’agricoltura degli U.S.A. Earl Butz che accadrebbe se i prezzi agricoli diminuissero, rispose: “Diminuirà anche la produzione agricola”. Sì, gli agricoltori hanno concluso, dice un osservatore dell’Iowa, che ‘il gioco si chiama profitto’.

D’altra parte, lo stesso incentivo del profitto ha generato euforia fra molti agricoltori. Finché gli avvenimenti di un paio d’anni fa non scossero il tranquillo quadro di molti agricoltori, essi credevano che non ci sarebbe stata fine del denaro che avrebbero potuto fare. Ma alcuni che avevano investito sempre più denaro col desiderio di fare grossi profitti sono ora sopraffatti dai debiti.

L’incentivo del profitto ha anche spinto molti agricoltori a opporsi alle riserve alimentari del mondo. Se non siete agricoltori, l’idea di mettere da parte un ampio deposito di grano negli anni di abbondanza per fornirlo in quelli di carestia vi sembra probabilmente ragionevole. La Bibbia narra come ciò si fece nell’antico Egitto ai giorni di Giuseppe, fatto notato da qualsiasi sostenitore delle riserve alimentari del mondo. — Si veda Genesi, capitoli 41–47.

Ma, a molti agricoltori americani, questa non sembra un’idea buona. Perché? Una risposta viene da un ex assistente del Segretario dell’Agricoltura degli U.S.A., che disse agli agricoltori come avrebbero dovuto rifornire e sostenere qualsiasi riserva alimentare del mondo. La necessità di esportazione quindi si ridurrebbe, e una delle principali basi delle entrate degli agricoltori sfuggirebbe loro di mano. Il Farm Journal chiese agli esperti se la riserva si sarebbe potuta costituire senza influire avversamente sui prezzi degli agricoltori. La risposta fu un chiaro “No!”

L’incentivo del profitto potrebbe dunque dar luogo a risultati disastrosi in tutto il mondo.

Il mediatore fa profitto?

Se l’agricoltore non diventa ricco con l’aumento dei prezzi, chi lo diventa? Molti agricoltori e consumatori additano “Il Mediatore”. Chi è egli?

Il termine viene usato per descrivere chiunque prenda parte al quadro dell’alimentazione dal tempo in cui i viveri lasciano l’agricoltore finché voi li acquistate nel negozio di generi alimentari. Gli agricoltori dicono che la colpa dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari è di addetti alla confezione, spedizionieri, dirigenti di supermercati e altri. Tuttavia ciascuno di questi gruppi asserisce che essi, come l’agricoltore, sono vittime dell’inflazione e che devono aumentare i prezzi poiché i loro propri costi aumentano. Tutto ciò che vogliono, essi dicono, è un onesto profitto per sostenersi e rimanere nella loro attività. In altre parole, fanno semplicemente parte del sistema.

Gli agricoltori danno inoltre la colpa dell’aumento dei prezzi agli speculatori di mercato e alle grandi ditte di generi alimentari di prima necessità. Quale validità hanno tali accuse?

Quando un agricoltore deve vendere qualche importante prodotto alimentare di prima necessità, come il grano, di solito non lo vende direttamente al panettiere o a qualcun altro che in effetti ne farà uso. Piuttosto, lo porta a un locale ammasso del grano dove viene comprato e almeno temporaneamente tenuto in deposito. Il prezzo d’ammasso che viene pagato all’agricoltore è determinato dal ‘mercato dell’ammasso’.

L’Associazione dei Commercianti tiene conto della quantità di grano (e degli altri generi di prima necessità) che sono consegnati all’ammasso in tutto il paese, facendo sapere ai probabili compratori ciò che è in vendita. Quindi accetta le ordinazioni dai compratori. La provvista disponibile nei silos dislocati negli U.S.A. è valutata in contrasto con la richiesta di fornitura dei compratori, e questo determina il prezzo che l’agricoltore riceve in pagamento per il suo grano.

Gli speculatori comprano i generi di prima necessità a un certo prezzo, in modo molto simile a come qualcuno potrebbe acquistare azioni al mercato azionario. Lo speculatore in effetti non compra il grano; non ha nessuna intenzione di farselo consegnare, ma semplicemente attende che nel mercato il suo prezzo salga. Quindi vende e realizza un profitto. Questi uomini, sostengono gli agricoltori, nonostante che non abbiano nessuna diretta relazione con la produzione alimentare, sono quelli che maggiormente contribuiscono all’aumento dei costi dei generi alimentari.

Ma gli speculatori rammentano agli agricoltori che essi pure fanno semplicemente parte del sistema, essendo interessati solo a un onesto profitto. Essi corrono un grave rischio ogni volta che investono. I prezzi non sempre salgono, essi indicano, e quando scendono, gli speculatori possono subire perdite disastrose.

In ogni caso, dice lo speculatore, qualcuno deve possedere il grano dopo che ha lasciato le mani dell’agricoltore e prima che giunga in quelle dell’effettivo consumatore. Se lo speculatore non rischiasse il suo denaro per pagare il quantitativo di grano che si mette in “deposito”, allora, egli nota, qualcun altro dovrebbe farlo; così a qualcuno si dovrebbe pagare ciò che lo speculatore ottiene.

E che dire delle grandi società cerealicole? Manipolano esse il mercato, cioè cospirano insieme per fare enormi profitti? Naturalmente, c’è sempre la possibilità che qualcuno controlli in qualche modo il mercato a suo profitto. Come l’agricoltore e tutti gli altri “mediatori”, anche le società cerealicole asseriscono di voler fare solo un onesto profitto. Ed è per questa ragione che vendono la maggior parte del grano che si esporta dagli U.S.A. alle nazioni “ricche”, non a quelle “povere”! Quelle povere non se lo possono permettere.

L’enorme sistema agricolo americano basato sul profitto, mentre in parte ha successo, non può continuare a operare a tempo indefinito. È come un cucciolo che rincorre la propria coda. Siccome lungo il percorso tutti hanno il desiderio, e per necessità il bisogno, di far denaro secondo l’attuale sistema economico, i generi alimentari non raggiungono quelli che non si possono permettere di acquistarli o di farli acquistare da qualcuno per loro.

Il Globe-Democrat di St. Louis perciò conclude: “Il quadro dei generi alimentari include gli agricoltori da una parte, i compratori di derrate dall’altra e uno sbalorditivo gruppo di mediatori che stanno nel mezzo. Additare un mascalzone, se ce n’è uno, è quasi impossibile”.

“Metti tutte queste cose insieme e che cosa ne risulta?” chiede la rivista Harper’s. La sua risposta: “La prescrizione di un sistema sull’orlo del collasso”.

Ovviamente, è necessario qualche sistema migliore. Quale?

Speranza per gli affamati

Non sarebbe un sistema basato sull’altruismo, sul vero amore e sulla considerazione per altri, migliore del sistema attuale basato sull’incentivo del profitto? Ma chi può stabilire e mettere in funzione un tale nuovo sistema?

Il Creatore della terra e del genere umano può farlo. La Bibbia rivela che è suo proposito farlo. Il governo del Regno per cui Gesù Cristo insegnò ai suoi seguaci a pregare farà in modo che presto sia istituito un nuovo sistema terrestre giusto. (Matt. 6:9, 10; 2 Piet. 3:13) La Bibbia promette che in quel tempo “la terra stessa darà per certo il suo prodotto; Dio, il nostro Dio, ci benedirà”. (Sal. 67:6) La terra sarà un paradiso.

Perché non lasciare che i testimoni di Geova vi spieghino con la Bibbia che cosa significherà infine per l’intera terra il dominio del regno di Dio? Li potete interpellare scrivendo agli editori di questa rivista.

Ma sotto l’attuale sistema di cose, che dire dell’agricoltura? Molti agricoltori non vogliono smettere di fare il lavoro agricolo. Comprendono che la vita che hanno scelta offre molti ottimi benefici. Un agricoltore del Wisconsin nota: “C’è la soddisfazione di avere la tua propria occupazione. È una gioia lavorare con gli animali e vederli crescere, seguendone i vari scherzosi stadi di vita. È anche una gioia veder crescere il grano e il fieno e farne ogni anno la raccolta. L’agricoltore può fare il suo proprio programma di lavoro ed essere con la sua famiglia molte volte al giorno. Così nell’agricoltura c’è anche una parte piacevole. Molti agricoltori pensano che la loro occupazione li avvicini a Dio”.

Essi amano il lavoro dei campi. Ma detestano l’oppressivo sistema mondiale che fa lavorare notte e giorno uomini onesti — agricoltori, addetti alla confezione, rivenditori, spedizionieri, distributori — fa dare loro un compenso minimo per le loro fatiche e poi non fa mai giungere i viveri alle persone che ne hanno realmente bisogno. Con vero fervore, tali persone pregano Dio perché adempia la sua promessa: “Venga il tuo regno. Si compia la tua volontà, come in cielo, anche sulla terra”. — Matt. 6:9, 10.

[Immagine a pagina 13]

L’incentivo del profitto spinge la maggioranza degli agricoltori e delle società cerealicole ad opporsi a ogni forma di riserva alimentare del mondo

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