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  • Atrocità contro i cristiani nel Malawi
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Svegliatevi! 1976
g76 8/5 pp. 3-4

Atrocità contro i cristiani nel Malawi

NEL Malawi, paese dell’Africa Orientale, si sta scrivendo un altro capitolo di efferate barbarie commesse contro un’indifesa minoranza. Sono fatti che rivelano uno spirito bestiale, uno spirito di insensibilità secondo ogni criterio di decoro o di compassione umana. È davvero una triste storia di come gli uomini possono trattare i loro simili, quelli della loro stessa razza e nazione. Sono fatti che dovrebbero scuotere profondamente tutti coloro che amano la giustizia e l’equità, sì, che desiderano che tutti godano la libertà, di qualunque razza, colore o religione siano.

Oggi, se una persona sola è fatta prigioniera da terroristi, l’avvenimento riceve ampia pubblicità. Si seguono con interesse gli sforzi di liberare l’ostaggio. Ma nel Malawi, dal settembre 1975, decine di migliaia di testimoni di Geova nativi del paese sono stati assoggettati a un dominio di terrore. Tre anni fa fuggirono nel Mozambico e nella Zambia per sottrarsi al regno del terrore nel Malawi. Ora sono stati costretti a tornarvi. Nel loro paese d’origine sono divenuti il bersaglio di insulti, violenza fisica e ogni sorta di affronto. Sono stati derubati dei loro pochi beni e privati dei mezzi di sussistenza, per sé e per i loro figli.

Gli organi che tutelano la legge non danno loro nessun aiuto. Non c’è una sola persona fra tutte le autorità del Malawi a cui possano rivolgersi per chiedere protezione, con la speranza di riceverla, contro i perversi assalitori che picchiano, derubano e violentano a piacere. Sono prigionieri nel proprio paese, nel paese dove sono nati e cresciuti. Le frontiere sono divenute per loro come le mura di una grande prigione. Non si può fare a meno di notare la somiglianza con le condizioni prevalenti nella Germania nazista, dove migliaia di testimoni di Geova furono imprigionati e morirono. E ora questa somiglianza è più evidente poiché il Malawi ha cominciato a stabilire campi di concentramento per i testimoni di Geova. È anche arrivato incredibilmente al punto di strappare dai padri e dalle madri cristiani i loro figli, perfino i neonati.

E perché tutto questo? Sono forse elementi pericolosi per il paese, elementi sovversivi, sediziosi, che cospirano per fare una rivoluzione? Esattamente il contrario. Sono innegabilmente tra i cittadini più pacifici, laboriosi e osservanti della legge che ci siano in tutto il paese. La brutalità e gli affronti di cui sono oggetto hanno una sola e unica ragione. Si tratta del fatto che sono apolitici. Questo perché essi credono coscienziosamente alla Bibbia e agli insegnamenti di Cristo Gesù, il quale disse che i suoi seguaci non erano “parte del mondo”. (Giov. 15:17-19) E quindi, per motivi di coscienza, non possono acquistare la tessera che li dichiarerebbe iscritti al partito politico al potere nel Malawi, il Partito del Congresso del Malawi. Per questo motivo, sono trattati come se meritassero meno riguardo di quello che gli uomini mostrano normalmente agli animali.

È una ‘cosa da poco’, dirà qualcuno. ‘Perché non comprare tale tessera per evitare guai?’ Sarebbe senz’altro la cosa più facile. E se si trattasse solo di pagare una tassa o di pagare per avere un documento di identità o certificato (come quello che i testimoni di Geova in molti paesi prendono dietro pagamento e portano con sé in ubbidienza alla legge del loro rispettivo paese), non avrebbero assolutamente nulla in contrario. Ma nel caso in questione la cosa tocca il nocciolo stesso della loro fede e della loro posizione di cristiani. Cristo Gesù disse al governatore romano Ponzio Pilato: “Il mio regno non fa parte di questo mondo. Se il mio regno facesse parte di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto”. (Giov. 18:36) Se i testimoni di Geova si iscrivessero ai partiti politici di questo mondo, negherebbero apertamente ciò che affermano di credere e di sostenere. Benché non desiderino assolutamente soffrire, essi accetteranno i maltrattamenti o anche la morte piuttosto che essere infedeli a Dio e a suo Figlio.

Questi erano i sentimenti dei cristiani nei primi secoli. Potete leggere nei libri di storia degli sforzi compiuti dalle autorità romane per indurre i primi cristiani a sacrificare al “genio” dell’imperatore, anche con un piccolo gesto come mettere un pizzico d’incenso sull’altare quale sacrificio. Dei cristiani condotti nelle arene romane a morire, un libro di storia dice: “Pochissimi cristiani abiurarono, sebbene generalmente nell’arena si tenesse per loro convenienza un altare con un fuoco che vi ardeva sopra. Tutto quello che un prigioniero doveva fare era spargere sulle fiamme un pizzico d’incenso e gli veniva dato un Certificato di Sacrificio ed era messo in libertà. . . . Tuttavia, quasi nessun cristiano si valse dell’opportunità di sfuggire”. — Those About to Die, Daniel P. Mannix, pp. 135, 137.

Chiediti: Qual è la prova maggiore che si è buoni cittadini: acquistare la tessera di un partito politico e portarla con sé — qualcosa che qualsiasi criminale o anche un traditore potrebbe fare e farebbe — o ubbidire alle leggi del paese e dar prova d’essere persone laboriose, brave, oneste e rispettose, che amano il prossimo come se stesse? Anche le autorità dei Malawi devono riconoscere che è ridicolo considerare il possesso di una tessera politica la più importante prova che si è buoni cittadini. Altrimenti non negherebbero spesso che il problema sia questo, né negherebbero che qualcuno cerchi in effetti di costringere le persone ad acquistare tale tessera.

Ma i fatti parlano da sé, e si tratta di fatti brutali, disgustosi, nauseanti. Considerate in breve ciò che han dovuto sopportare i testimoni di Geova nel Malawi nello scorso decennio e fino a questo giorno.

[Immagine a pagina 4]

1975

KWACHA!

DR. H. KAMUZU BANDA

(KHADI LA UMEMBALA).

MALAWI CONGRESS PARTY.

Chopereka 22t.

TESSERA DI ISCRIZIONE AL PARTITO

(Qui sotto c’è la traduzione delle espressioni in cinyanja).

Kwacha! = È l’alba, cioè: Si è ottenuta la libertà.

Khadi la Umembala = Tessera di iscrizione.

Chopereka 22t = Quota: 22 tambalas [L. 170].

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