Protesterà il Consiglio ecumenico delle Chiese?
IN TUTTO il mondo si ha notizia della spaventosa persecuzione di cui sono vittime i testimoni di Geova nel paese africano del Malawi, e qua e là si leva un grido di protesta tramite i mezzi di comunicazione delle notizie.
Per esempio, lo Star di Washington (Distretto di Columbia) dell’8 novembre 1975 pubblicò un articolo intitolato “Il WCC [Consiglio ecumenico delle Chiese] sarà all’altezza di questa sfida?” William F. Willoughby, redattore dello Star ha dichiarato che “c’è crescente preoccupazione per la sorte dei 34.000 Testimoni di Geova che nel 1972 si sottrassero alla persecuzione nel Malawi fuggendo nei vicini Zambia e Mozambico, ma che ora sono rimpatriati con la forza”. L’articolo proseguiva, narrando con dovizia di particolari alcune delle nefande atrocità perpetrate contro questi innocui Testimoni dai “giovani pionieri, un gruppo politico giovanile del partito al potere del presidente H. Kamuzu Banda, [che] ha messo in atto i decreti con un piacere selvaggio”.
Questa minoranza perseguitata a chi può dunque chiedere aiuto? “Poiché le Nazioni Unite non fanno valere le garanzie della libertà religiosa che le nazioni membri dovrebbero garantire al loro popolo, evidentemente questi bersagli dell’oppressione possono attendersi ben poco aiuto da quella direzione”, deplora il sig. Willoughby.
“Ma il Consiglio ecumenico delle Chiese”, egli spiega, “dovrà presto tenere un’importante sessione plenaria a Nairobi [Kenya]. In passato esso ha pronunciato parole forti contro l’oppressione delle potenze colonialiste bianche in Africa che sfruttavano la popolazione negra. Ha rischiato la sua reputazione di organizzazione religiosa fornendo fondi e provviste ai gruppi che combattevano per la libertà. Parrebbe che tale organo, preoccupato — e con ragione — della libertà degli oppressi, sia nella posizione più adatta per parlare al presidente Banda, un fedele anziano della Chiesa Presbiteriana dell’Africa Centrale nel Malawi, perché conceda un po’ di quella stessa libertà ai negri del Malawi della sua stessa razza”.
Il sig. Willoughby chiede quindi: “Il WCC sarà all’altezza della situazione, grave ma opportuna? Se no” egli conclude, “qualsiasi altra dichiarazione faccia contro l’oppressione — religiosa, razziale e d’altro genere — sarà tutt’altro che convincente”.