Fedeli a Dio malgrado la brutale persecuzione
PER la quarta volta negli ultimi anni, nel paese africano del Malawi innocenti cristiani sono oggetto di brutale persecuzione. Come narrava l’edizione di Svegliatevi! dell’8 maggio 1976, migliaia di testimoni di Geova che nel 1972 erano potuti entrare nel vicino Mozambico dopo che era divampata nel Malawi una violenta persecuzione sono stati rimpatriati con la forza. Ancora una volta è stato inflitto loro un trattamento spaventoso e avvilente.
Ma tutto questo non accade perché tali cristiani commettano qualcosa di illegale. I testimoni di Geova sono conosciuti in tutto il mondo come cittadini molto ossequienti alle leggi. Infatti, Guy Wright scrisse nell’Examiner di San Francisco: “Si potrebbero considerare cittadini modello. Pagano diligentemente le tasse, assistono i malati, fanno guerra all’analfabetismo”. E si riconosce che tra loro non esistono la delinquenza, la corruzione e l’immoralità che dilagano oggi sulla terra.
Ma quando si tratta di questioni politiche, nel Malawi, come altrove, i testimoni di Geova mantengono coerentemente un atteggiamento di neutralità basato sulla Bibbia. Gesù disse dei suoi seguaci: “Non sono parte del mondo come io non sono parte del mondo”. (Giov. 17:14) Pertanto, nel Malawi si sono rifiutati di acquistare la tessera di iscrizione al partito politico rilasciata dal Partito del Congresso del Malawi al potere, tessera che porta l’effigie del presidente a vita del Malawi, il dott. H. Kamuzu Banda, anziano della Chiesa Presbiteriana. Questo rifiuto ha provocato una spaventosa persecuzione, istigata dalle più alte sfere governative.
Hanno resistito
Lo spirito di questi Testimoni del Malawi è stato fonte di grande incoraggiamento sia per loro che per i loro fratelli e le loro sorelle spirituali di altri paesi. Hanno dimostrato al mondo che in questi anni settanta ci sono davvero dei cristiani che mantengono la fede in Dio indipendentemente dalla brutale persecuzione che devono subire.
Questo fu indicato dalle parole di molti Testimoni del Malawi che, intervistati, dichiararono: “Non comprometteremo mai la nostra fede in Dio neppure se saremo minacciati di morte da questi brutali aggressori”.
Un anziano Testimone del Malawi disse in un’intervista: “Sappiamo che Geova deve avere un proposito se permette che ci accadono queste cose. Siamo decisi a cooperare con lui finché il suo proposito non si sia adempiuto”.
L’osservatore fece questo commento: “Tutti i Testimoni, insieme ai figli, diedero l’impressione d’essere spiritualmente molto forti”. L’intervistatore riferì pure che i loro sorveglianti cristiani “mostravano di non avere paura di nulla, ma erano decisi a continuare la loro opera pastorale, a qualunque costo”.
Che testimonianza è la loro fede per il mondo intero! Nel nuovo ordine di Dio, per tutti i secoli avvenire, quando saranno narrati gli atti dei veri cristiani in questo tempo della fine, come si parlerà bene della loro attuale fedele condotta!
Fuga nella Zambia
Di recente, quando le decine di migliaia di testimoni di Geova del Malawi abitanti nel Mozambico furono rimandati con la forza nel Malawi, migliaia d’essi fuggirono nella vicina Zambia. Lì i profughi vissero nel campo di Sinda Misale, nel distretto di Chipata, e le vicine congregazioni dei testimoni di Geova ebbero la possibilità di inviare soccorsi, fra cui cibi e medicinali. Circa 4.800 Testimoni vissero come profughi fin verso la fine di ottobre nel campo situato nell’estrema provincia orientale della Zambia, vicino al confine del Malawi.
Coloro che visitarono il campo rimasero sbalorditi per l’intensa attività che vi si svolgeva. Uno disse: “Da ogni parte si lavorava. Alcuni fratelli delimitavano gli appezzamenti dove gli ultimi arrivati si sarebbero costruiti un riparo, mentre ad altri era già stato assegnato un appezzamento ed erano indaffarati a costruire. La parte del campo dove i lavori erano terminati era linda e pulita”.
Questo osservatore disse pure che molti Testimoni — uomini, donne e fanciulli più grandi — si sparsero nella boscaglia per tagliare pali ed erba con cui costruire questi ripari. Le donne raccoglievano terra nera per ricoprire il pavimento della loro capanna.
Mentre i testimoni di Geova scaricavano i soccorsi, il funzionario incaricato della sorveglianza dei profughi nel campo fu invitato a dire le sue impressioni. Eccole: “Questa gente mi lascia del tutto sbalordito. È così laboriosa e ha bisogno di pochissima sorveglianza. Sono sicuro che se si desse loro un pezzo di terra e gli si dicesse di coltivarlo, potrebbero fare un enorme lavoro”.
Anche nella clinica organizzata nel campo erano evidenti lo strenuo lavoro e la disciplina. Lì, il personale medico dei Testimoni curava i malati in cooperazione con tre inservienti d’ospedale inviati dal governo della Zambia. Si notò che i Testimoni presenti nel campo erano piuttosto forti e attivi, benché per la maggior parte fossero magri essendo rimasti nella boscaglia senza mangiare per molti giorni prima di arrivare a Sinda Misale.
Non fanno compromesso nonostante le sofferenze
Nel campo di Sinda Misale giungevano molte notizie sulle sofferenze subìte sia da Testimoni adulti che dai loro figli per colpa dei dirigenti, dei giovani e dei poliziotti del Partito del Congresso del Malawi.
Per esempio, il 28 settembre 1975, sei Testimoni, uomini e donne, furono portati alla sezione del Partito del Congresso del Malawi di Chimutu, nella zona di Lilongwe. Ordinarono loro di comprare la tessera del partito, ma rifiutarono tutti. Quindi questi Testimoni furono legati con corde e picchiati senza pietà.
Nel villaggio di Mkochi, una Testimone anziana fu picchiata con violenza da alcuni giovani perché non volle comprare la tessera del partito politico. A causa delle percosse perse un dente e fu lasciata per terra priva di sensi.
Un’altra Testimone anziana, del Villaggio di Mambala, riferì che, giunta a casa il 26 agosto dal Mozambico con la figlia incinta, fu invitata dai dirigenti del partito a comprare la tessera politica. Quando le due donne dissero chiaramente che non l’avrebbero presa, furono cacciate dal villaggio. La Testimone anziana e la figlia incinta dormirono fuori del villaggio sotto un albero.
Alcuni giorni dopo arrivò il momento in cui la figlia doveva partorire. La madre chiese agli abitanti del villaggio se le permettevano di condurre la figlia in una casa per darvi alla luce il bambino. Rifiutarono tutti. Il capo del villaggio la schernì dicendo: “Invoca il tuo Dio Geova che ti mandi una scala per portare tua figlia in cielo a partorirvi”.
La giovane diede alla luce il bambino sotto l’albero mentre gli abitanti del villaggio stavano a guardare. Non appena ella ebbe finito di partorire, il capo del villaggio e i suoi cacciarono via la vecchia madre, lasciando la figlia e il neonato sotto l’albero.
I profughi del campo di Sinda Misale narrarono molti episodi simili. Ma da tutte le notizie risultava che i perseguitati si mantenevano saldi. Come riferì un osservatore: “In base alle notizie ricevute fino a quel momento, neppure uno aveva ceduto nonostante i numerosi episodi di spietata persecuzione”.
Perseverano malgrado la prova si protragga
Giunse una notizia di quattro Testimoni scarcerati di recente nel Malawi. Essi, e un altro Testimone, rimasero in prigione un anno e cinque mesi prima d’essere processati nel giugno del 1974. In tutto quel periodo, furono sottoposti a varie forme di tortura per indurli a rinnegare la fede in Dio. Furono percossi con violenza e ripetutamente, e subirono lunghi interrogatori da parte di funzionari. Furono loro chiesti i nomi di altri cristiani, come i sorveglianti che avevano incarichi di responsabilità. Tuttavia, non parlarono e non tradirono i loro fratelli.
Allora i funzionari della prigione ricevettero ordine di lasciare i cinque Testimoni senza mangiare per nove giorni. Furono rinchiusi in una stanza buia, dove per diciannove giorni non poterono vedere né il sole né la luce. Poi furono trasferiti in un’altra cella, una cella molto sudicia. Uno di essi morì in seguito a questi maltrattamenti, ma non fece compromesso. Gli altri quattro dissero di avere pregato Geova con fervore e di avere ricevuto la forza per sopportare questa prova.
In un’occasione i funzionari portarono ai Testimoni nelle celle un po’ di cibo, ma chiesero loro di pregare ad alta voce prima di mangiare. Poiché prima dei pasti i testimoni di Geova ringraziano Dio, essi pregarono. Tuttavia, subito dopo la preghiera furono tutti accusati di ‘amministrare una società illegale’. Tale accusa fu mossa perché colui che disse la preghiera usò le stesse espressioni usate altrove dai testimoni di Geova, incluso il nome di Dio, Geova.
In giugno furono processati e condannati a lavori forzati molto duri. Ma quando i funzionari della prigione videro che questi Testimoni facevano il loro duro lavoro con grande scrupolo affidarono loro altri detenuti. I funzionari della prigione finirono per nutrire grande rispetto per questi Testimoni.
Questi quattro Testimoni ebbero il permesso di parlare della Bibbia con altri detenuti. E il dipartimento delle carceri mise a disposizione del gruppo diciannove Bibbie in lingua Cinyanja. Il funzionario incaricato disse ai Testimoni: “Vogliamo che usiate queste Bibbie per ammaestrare i delinquenti che sono qui in prigione affinché anche loro divengano bravi come voi”. In breve tempo furono iniziati otto studi biblici, uno dei quali con una guardia carceraria!
Infine, ai primi di ottobre del 1975, i quattro Testimoni furono scarcerati. Si recarono nella Zambia, al campo di Sinda Misale, dove raccontarono le loro esperienze. Essi pensavano che in tutte le prove subite la potenza di Geova li aveva fortificati.
Resistono nonostante la persecuzione continui
Alla fine di ottobre, il governo del Malawi dispose che le migliaia di Testimoni che erano nel campo della Zambia fossero rimpatriate nel Malawi. Pertanto, i Testimoni dovettero affrontare ancora una volta le sadiche crudeltà dei membri del Partito del Congresso del Malawi.
Malgrado tutto ciò, i testimoni di Geova del Malawi — uomini, donne e anche bambini — non cedono. Essi hanno deciso di non rinnegare mai quello che sanno essere giusto. Non tradiranno Dio, rinnegando la propria fede in lui.
Nel paese dittatoriale del Malawi si sta oggi scrivendo un altro emozionante capitolo nella storia della fede. Esso ha il suo posto accanto alla storia di molti fedeli dei tempi antichi menzionati nella Bibbia in Ebrei capitolo 11. Ivi leggiamo che uomini come Gedeone, Barac, Sansone, Iefte, Davide, Samuele e altri “mediante la fede sconfissero regni in conflitto, effettuarono giustizia”. Dice pure che “altri uomini furono torturati perché non accettarono la liberazione mediante qualche riscatto”, cioè scendendo a compromessi.
Questo stesso capitolo di Ebrei narra inoltre: “Altri ricevettero la loro prova mediante beffe e flagelli, in realtà, ancora di più, mediante legami e prigioni. Essi furono lapidati, furono provati, furono segati a pezzi, morirono ammazzati con la spada, andarono in giro in pelli di pecore, in pelli di capre, mentre erano nel bisogno, nella tribolazione, maltrattati; e il mondo non era degno di loro”. — Ebr. 11:32-38.
Ebrei capitolo 12, versetto uno, chiama questi fedeli “un così gran nuvolo di testimoni”. Ora il “gran nuvolo di testimoni” include senz’altro quei cristiani del Malawi che mostrano d’avere la stessa fede. Benché alcuni muoiano, e a molti altri siano inflitti selvaggi maltrattamenti, i fedeli cristiani del Malawi hanno deciso di non permettere a Satana il Diavolo e ai suoi strumenti qui sulla terra d’infrangere la loro fede. E sono confortati dalla sicura promessa che, anche se dovessero morire perché mantengono l’integrità verso Dio, possono ‘ottenere una risurrezione migliore’, con la prospettiva della vita eterna. — Ebr. 11:35.
Questi cristiani riconoscono inoltre che, come Geova ha permesso che i suoi servitori fossero perseguitati in passato — per esempio nel caso di Giobbe — così lo permette oggi, finché venga il tempo da Lui fissato per porre fine al mondo di Satana. E benché sembri che il tempo della prova si protragga, come avvenne nel caso di Giobbe, i testimoni di Geova del Malawi confidano che, come accadde a Giobbe, il risultato finale sarà del tutto soddisfacente, e saranno compensati più che largamente di qualsiasi male ricevano ora a causa della brutale persecuzione. — Giob. 1:9-12; 2:3-7; 42:12-17.
Tra breve, saranno eseguiti i giudizi di Dio contro questo satanico sistema di cose. Egli eliminerà dalla terra la malvagità e i malvagi per fare posto ai giusti “nuovi cieli e nuova terra” che ha promessi. (2 Piet. 3:13) I nemici di Dio e gli ostinati oppositori del suo popolo “andranno allo stroncamento eterno, ma i giusti alla vita eterna”. — Matt. 25:44-46.
Quindi, anche se sono spaventosamente perseguitati solo perché hanno fede in Dio, i testimoni di Geova del Malawi hanno la sicura promessa che Dio li ricompenserà dando loro l’opportunità di ottenere la vita eterna nel suo nuovo ordine. Per tale ragione possono rallegrarsi sapendo che la “provata qualità” della loro fede, “di valore assai più grande dell’oro che perisce malgrado sia provato dal fuoco, [può essere] trovata causa di lode e gloria e onore alla rivelazione di Gesù Cristo”. — 1 Piet. 1:6, 7; Sal. 37:10,11, 28, 29.