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  • g76 22/8 pp. 24-26
  • Sono un puntaspilli ambulante

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  • Sono un puntaspilli ambulante
  • Svegliatevi! 1976
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • Primo: Lezione di anatomia
  • Una parola sugli aculei
  • Vitto e alloggio
  • Il ciclo vitale
  • Sono un tipo pacifico
  • Pronto per combattere
  • Gli aculei dell’istrice
    Svegliatevi! 1988
  • Domande dai lettori (1)
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1972
  • Porcospino
    Ausiliario per capire la Bibbia
  • Porcospino
    Perspicacia nello studio delle Scritture, volume 2
Altro
Svegliatevi! 1976
g76 22/8 pp. 24-26

Sono un puntaspilli ambulante

PERMETTETE che mi presenti. Sono un puntaspilli ambulante della creazione. Probabilmente avete sentito parlare di Marco Polo, viaggiatore del tredicesimo secolo. Durante il suo viaggio nell’Asia meridionale, Marco incontrò alcuni di noi, ed ecco ciò che disse: “Qui ci sono i porcospini che, quando i cacciatori sguinzagliano contro di loro i cani, si appallottolano e con grande furia lanciano gli aculei o spini che ricoprono la loro pelle, ferendo sia cani che uomini”.

Cinque secoli dopo molti erano ancora di questa opinione. Nel 1744, un certo Churchill disse di noi: ‘Se sono molestati, contraendosi possono lanciare i loro aculei con una forza tale da uccidere uomini o animali’.

Credete veramente che faremmo una tal cosa? Possiamo lanciare i nostri aculei? In effetti, quanto sapete di noi?

Primo: Lezione di anatomia

Tanto per cominciare, lasciatemi dire che siamo mammiferi detti roditori. In parole semplici questo vuol dire che rosicchiamo. Abbiamo gli incisivi adatti proprio allo scopo.

Voi uomini ci avete classificati in porcospini del Vecchio Mondo e porcospini del Nuovo Mondo. I miei parenti del Vecchio Mondo abitano nell’Europa sudorientale, in Africa e nell’Asia meridionale. La maggioranza di essi è lunga circa un metro, se si include la coda. Alcuni peseranno una trentina di chili. Son chiamati porcospini con la cresta, perché hanno una cresta di lunghe setole sulla testa, sul collo e sul dorso.

I porcospini del Nuovo Mondo, come me, vivono nell’America del Nord e del Sud. Sono nordamericano (o canadese, se preferite), misuro circa un metro, coda inclusa, e peso sui nove chili. Alcuni miei parenti del Nuovo Mondo pesano fino a diciotto chili. Siamo chiamati anche porcospini arborei perché trascorriamo la maggior parte della vita sugli alberi. Le nostre zampe anteriori sono munite di artigli che si prestano proprio per salire sugli alberi.

Forse devo dirvi di che colore sono. Il mio pelame è marrone scuro. E i miei temibili aculei? Sono di color bianco giallastro. Ho sentito dire che un’illustrazione vale più di mille parole. Per vostro beneficio è qui riprodotto il mio ritratto fatto da un famoso artista.

Una parola sugli aculei

In origine, il nome “porcospino” significava “maiale con gli spini”. Naturalmente, non siamo maiali. Ma come sapete abbiamo spini o aculei. Abbiamo migliaia di aculei sulla coda, sul dorso e sui fianchi. In effetti, gli aculei sono setole che sono cresciute insieme e si sono fuse. Alcuni dei miei aculei sono lunghi 5-7 centimetri e sono molto acuminati. È un bene, per me, perché me ne servo per difendermi.

Alcuni di noi hanno aculei uncinati, cioè con la punta girata all’indietro. Una volta penetrati nella carne dell’assalitore, gli aculei si gonfiano, facendo uscire gli uncini. È pressoché impossibile tirar fuori quei dolorosi spini perché gli uncini si piantano nella carne dell’assalitore. Inoltre, a motivo della forma di questi uncini, più la vittima si dibatte più a fondo essi penetrano.

Vitto e alloggio

Dove viviamo e che cosa mangiamo? I nostri gusti variano. Essendo nordamericano, vivo sugli alberi, benché alcuni miei parenti eleggano volentieri a loro dimora le rocce o buche nel suolo. I miei cugini del Vecchio Mondo non salgono sugli alberi. Vivranno in parecchi in un’unica tana sottoterra che ha forse sei ingressi.

Non mi piace troppo viaggiare. Quindi me ne starò per un’intera stagione attorno a tre o quattro alberi. Mi sistemo comodamente su un albero e mastico la corteccia.

Siamo arrivati al soggetto del cibo. Il mio parente, il porcospino con la cresta del Vecchio Mondo, esce di notte (e qualche volta di giorno) per mangiare corteccia, radici e frutti caduti a terra. Devo ammettere che può anche rovinare le messi, facendo scorpacciate di deliziosi bocconcini come le patate dolci.

In primavera, i porcospini arborei canadesi, come me, si nutrono delle infiorescenze dei pioppi e di altri alberi. Più avanti, vanno benissimo le foglie di tremolo o di altri alberi. Ci accontentiamo di varie piante, ma d’inverno il nostro menù è essenzialmente a base di corteccia.

È preferibilmente di notte che faccio le mie spedizioni in cerca di cibo. E compaio nei luoghi più impensati. Forse avete una capanna nei boschi e avete lasciato un po’ di burro salato in giro, in un punto dove posso arrivare. Ne sono ghiotto e farò piazza pulita. Può anche darsi che vi rovesci la saliera, spandendone il delizioso contenuto. Oh, che gioia! Il sale mi piace moltissimo. Infatti, si sa che rosicchio perfino i manici delle scuri per le tracce di sudore salato che vi sono!

Durante i nostri pasti notturni, udrete alcuni rumori insoliti. Alcuni miei parenti hanno cercato di rosicchiare bottiglie di vetro. E, che lo crediate o no, hanno anche mangiato candelotti di dinamite! Immagino che questo possa causare una bella indigestione.

Il ciclo vitale

In qualche modo, nonostante l’alimentazione a volte discutibile, riusciamo a sopravvivere. Posso vivere da sei a dieci anni. In cattività, alcuni porcospini con la cresta sono arrivati a vent’anni. E noi puntaspilli ambulanti esistiamo da lungo tempo. Infatti, siamo menzionati nel libro più antico della terra, la Bibbia. Essa prediceva che i porcospini avrebbero preso possesso delle città desolate di Babilonia, Edom e Ninive. E un esploratore delle rovine di Babilonia vi trovò “aculei di porcospini in quantità”. — Isa. 14:23; 34:11; Sof. 2:14.

Non siamo particolarmente prolifici. Per quanto riguarda i porcospini del Nuovo Mondo, le nostre femmine hanno di solito solo un piccolo all’anno, in primavera. I porcospini con la cresta del Vecchio Mondo ne hanno due o tre. E, che lo crediate o no, i nostri piccoli nascono con gli aculei. L’idea vi spaventa? In principio quegli spini sono soffici. Per quanto riguarda i porcospini con la cresta, si induriscono nel giro di dieci giorni.

Quando viene alla luce, il porcospino del Vecchio Mondo misura spesso ventotto centimetri. Ed è più grande del piccolo dell’orso bruno appena nato. Immaginate una femmina di settantacinque centimetri che ha un piccolo setoloso così grosso! In proporzione alla nostra grandezza, noi siamo i mammiferi che hanno i piccoli più sviluppati! Se i piccoli dell’uomo fossero comparativamente così grandi, alla nascita peserebbero una quarantina di chili!

Sono un tipo pacifico

Alcuni pensano che i porcospini siano aggressivi, bellicosi o combattivi, sempre pronti ad attaccar briga. Ma non è vero. Guardatemi. Mi muovo così pacificamente, e di solito parlo da solo con squittii e grugniti, e contemporaneamente annuso. Parlando di annusare, il mio naso è sensibilissimo. Sebbene abbiamo un’armatura formidabile, alcuni di noi sono stati uccisi con un colpo su questa tenera parte del corpo.

Quando non me ne vado a zonzo tranquillamente, mi troverete su un albero, a riposarmi. Sono proprio il ritratto della tranquillità. Chi penserebbe mai ch’io sia pericoloso e aggressivo? Certo, tutto a un tratto posso lanciare un grido. Anzi, posso rimanermene lì seduto a lamentarmi per un’ora. Voi uomini non siete riusciti a indovinare il perché, e io credo che me ne starò zitto, lasciando per il momento la cosa avvolta nel mistero.

Pronto per combattere

Se però sono sul terreno e mi si avvicina un gatto selvatico o un altro assalitore, sono ben preparato a tenergli testa. Infilerò la testa e il mio naso delicato sotto un ceppo. Poi, assumendo una posizione ferma con le zampe avvicinate, mi assicuro d’avere il ventre protetto. Quindi, faccio tintinnare gli aculei della coda. È un avvertimento, e somiglia moltissimo al segnale di pericolo dato dal serpente a sonagli.

Ora che gli aculei sono dritti sembro grosso il doppio. È ora che la mia coda entri in azione, muovendosi furiosamente avanti e indietro. A questo punto, fate attenzione!

Se il mio assalitore è abbastanza sciocco da insistere, tirerò fuori il naso dal nascondiglio e lo nasconderò meglio che posso sotto di me. Poi, agitando con violenza la coda, mi lancio all’indietro nel combattimento. So che non lo potete chiamare attacco frontale, ma è senz’altro molto efficace. Se l’eventuale seccatore ha solo un po’ di buon senso, mi darà tutto il tempo di cui ho bisogno per arrampicarmi su un albero.

Se il gatto selvatico è stupido, possono volerci una ventina di aculei per allontanarlo. Tuttavia, ne ho in abbondanza — circa 30.000 — e nel giro di qualche mese quelli perduti in battaglia vengono sostituiti. Alcuni animali muoiono perché uno dei nostri spini acuminati penetra in profondità e perfora un organo vitale. Ogni tanto, capita che un aculeo si infila nella mascella dell’aggressore, chiudendogliela. Non potendo mangiare, lo sfortunato muore infine di fame. E poi i germi che si trovano sui nostri aculei possono causare infezioni mortali.

Anche leoni e orsi di montagna sono stati uccisi dai nostri aculei. Ma nessuno ha nulla da temere se mantiene le distanze. Nonostante le osservazioni di Marco Polo, non lanciamo gli aculei. Naturalmente, se mi spaventate e la mia coda comincia ad agitarsi, può colpire qualcosa e qualche spino può cadere. Ma state tranquilli, da lontano non lancio gli aculei contro nessuno.

Ogni tanto una martora — animale affine alla donnola — riesce a capovolgerci e affonda i denti nel nostro ventre indifeso. Oppure quel “mostro” si nasconderà nella neve e ci infliggerà dal di sotto una ferita mortale. In genere, però, ne usciamo vincitori.

Ogni tanto, noi porcospini nordamericani finiamo sulla tavola da pranzo. Ma la maggioranza non ci trova di sapore gradevole o forse pensa che non valga la pena di faticare tanto per avere la carne di un animale così fortificato.

Vi ho raccontato la mia storia. Forse un giorno ci rivedremo. In tal caso, è meglio che mi ammiriate da lontano. Anche se mi chiamate puntaspilli, non sono del tipo normale. Per quanto vi riguarda, i miei “spilli” hanno tutti la punta rivolta nella direzione sbagliata.

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