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  • Problemi scottanti del passato

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  • Problemi scottanti del passato
  • Svegliatevi! 1977
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  • Un passato di violenza
  • Perché la schiavitù?
  • Finalmente abolita
  • Vedute contrastanti di alcune donne
  • I 200 anni di indipendenza degli Stati Uniti d’America
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Svegliatevi! 1977
g77 22/1 pp. 6-9

Problemi scottanti del passato

SONO sorti gravi problemi quando si è cercato di tradurre in pratica le libertà promesse ed enunciate dalla Dichiarazione di indipendenza e dalla Costituzione. Alcuni di questi problemi sono stati veramente scottanti e, a detta di alcuni storici, hanno lasciato una tragica macchia sulla storia degli Stati Uniti.

Un osservatore afferma che durante il Bicentenario è stata propinata alla maggioranza degli Americani una versione lusinghiera della storia della loro nazione. Egli ha fatto rilevare: “Solo che ci sono anche altre verità”. Un’onesta valutazione di duecento anni di storia deve includere tali verità.

Una di esse riguarda le libertà proclamate il 4 luglio 1776. La Dichiarazione di indipendenza diceva che “tutti gli uomini sono stati creati uguali; sono stati dotati dal Creatore di certi diritti inalienabili; fra questi ci sono vita, libertà e ricerca della felicità”. La Costituzione garantiva le libertà fondamentali di parola, di assemblea, di stampa e di religione. Anche il 4º Emendamento diceva: “Il diritto dell’individuo all’inviolabilità della persona, del domicilio, della corrispondenza e dei beni, contro irragionevoli perquisizioni e confische, non sarà violato”.

Questi sono princìpi nobili. E molti han potuto goderne in larga misura. Ma gli storici spiegano che non è stato così per tutti.

Un passato di violenza

Per esempio, quando gli Europei stabilirono colonie in quelli che sarebbero divenuti gli Stati Uniti, quasi tutti questi elevati princìpi furono violati. I coloni europei esigevano il rispetto di quegli ideali che però furono negati a coloro che si trovavano già nel paese da molto tempo.

Il ‘diritto dell’individuo all’inviolabilità della persona e del domicilio, e a non essere oggetto di perquisizioni e confische’, non era esteso agli Indiani che erano stati per secoli nel paese prima dell’arrivo dei coloni. La storia mostra che le popolazioni indiane furono in massima parte annientate. Terre e case furono loro portate via. Le tribù decimate furono costrette a raggrupparsi in riserve. E solo nel 1948 fu riconosciuto agli Indiani il diritto di voto in tutti gli stati.

È vero che gli Indiani erano considerati ‘selvaggi’. Si erano veramente fatti guerra tra loro, e spesso una tribù aveva vinto l’altra. E opposero una fiera resistenza ai bianchi. Ma forse si può chiedere: Se durante la guerra civile combattuta dal 1861 al 1865 una potenza straniera avesse considerato ‘selvaggia’ la ‘guerra intertribale’ fra Nord e Sud e avesse invaso gli Stati Uniti per ‘civilizzare’ il paese, gli Americani non avrebbero forse resistito con tutte le loro forze e altrettanto selvaggiamente?

Oggi, alcuni portavoce indiani sono ancora pieni di risentimento. Vernon Bellecourt, un leader del Movimento degli Indiani d’America, sostiene che ‘gli Americani dovrebbero considerare i 200 anni del loro Governo come 200 anni di inganno e vergogna’. Egli ha dichiarato che gli Indiani d’America non dovrebbero celebrare il Bicentenario perché ‘non abbiamo nulla da celebrare . . . da quando i coloni bianchi strapparono agli Americani nativi i diritti sovrani e le terre’.

Alcune autorità ritengono che il passato violento degli Americani influisca sul presente. Il Post di Denver riferiva: “Sembra che il fatto più grave riguardi la natura della società americana. Dal giorno dei pionieri c’è stata indubbiamente molta violenza. La ‘guerra’ secolare contro gli Indiani d’America ebbe un effetto spaventoso. Gli Europei invasero il paese di un altro popolo e il più delle volte se ne impossessarono con la forza delle armi, distruggendo altre società. Questi elementi di violenza persisterono”.

È stato scritto un altro capitolo nella storia americana che ha lasciato dolorose tracce. Riguarda l’istituzione della schiavitù.

Perché la schiavitù?

Quando i primi coloni portarono via le terre agli Indiani, si trovarono in possesso di vaste zone ricche di risorse. Nelle colonie del Sud, il clima e il suolo erano l’ideale per la coltivazione del tabacco, del riso, della canna da zucchero e del cotone.

Ma chi avrebbe fatto tutto il lavoro in queste immense terre? La popolazione relativamente piccola degli Europei non bastava. E il tipo di lavoro non era neppure molto piacevole. Quale soluzione fu adottata? Gli schiavi negri, strappati con la forza dall’Africa.

Molti si sono chiesti: Come si poté tollerare la schiavitù in una nazione fondata sui princìpi secondo cui “tutti gli uomini sono stati creati uguali” e tutti hanno i “diritti inalienabili” di “vita, libertà e ricerca della felicità” e la libertà da “irragionevoli perquisizioni e confische”? Una delle ingiustizie menzionate nella Dichiarazione di indipendenza era quella perpetrata dagli Inglesi: ‘Fare prigionieri i cittadini e costringerli a servire il Re’. Tuttavia, proprio coloro che scrissero tali nobili parole tollerarono che i negri fossero fatti prigionieri e resi schiavi con la forza.

Il problema dimostra come sono profondamente radicati in tutti gli uomini i desideri egoistici. E uno di questi desideri è quello di guadagnare molto denaro, anche a spese di altri. Nel passato dell’America, questo desiderio fu spesso più forte dei nobili princìpi, come accade di frequente anche oggi.

Naturalmente la schiavitù non ebbe inizio nel 1776. I primi schiavi negri erano arrivati a Jamestown circa 150 anni prima. Ma alla vigilia della Dichiarazione di indipendenza nel 1776, su una popolazione di 2.600.000 abitanti vi erano circa 500.000 negri. Più del 90 per cento dei negri abitava nel Sud.

Thomas Jefferson, che preparò l’abbozzo della Dichiarazione di indipendenza, aveva condannato la schiavitù quando era un giovane avvocato. Ma aveva anch’egli degli schiavi. A questo proposito, la rivista Ebony dice: “Che egli potesse far questo mentre traeva profitto dalla schiavitù era tipico dei brillanti giovani rivoluzionari dell’epoca”. Alcune fonti dicono che Jefferson aveva più di 200 schiavi a Monticello, la tenuta di migliaia di acri che possedeva in Virginia.

Patrick Henry, pur definendo ripugnante la schiavitù, disse ciò nondimeno: “Sono proprietario di schiavi che io stesso ho acquistati!” La sua frase successiva ne indica il perché: “Seguo la corrente, perché qui la vita è scomoda senza di loro”.

Due anni dopo, Patrick Henry pronunciò il suo famoso discorso nel quale dichiarò riguardo alla futura rottura con gli Inglesi: “Datemi la libertà o datemi la morte!” Non c’è dubbio che molti schiavi negri nutrivano sentimenti simili.

Finalmente abolita

Il fermento a causa della schiavitù aumentava. Molti comprendevano che era fondamentalmente ingiusta in una nazione che asseriva di sostenere la causa della libertà.

Per molti Americani, che si dichiaravano seguaci di Gesù Cristo, era difficile capire come la schiavitù perpetua dei propri simili potesse andare d’accordo con la famosa “regola aurea” di Gesù, che diceva: “Tutte le cose dunque che volete che gli uomini vi facciano, anche voi dovete similmente farle loro”. — Matt. 7:12.

Al tempo della guerra civile, iniziata nel 1861, gli Stati Uniti comprendevano trentaquattro stati. Di questi, quindici erano schiavisti. Undici di essi si separarono per formare gli Stati confederati del Sud; quattro stati schiavisti si unirono al Nord.

Nel 1863 il presidente Abraham Lincoln emanò il suo Proclama di emancipazione. Esso dichiarava che gli schiavi negli Stati confederati erano considerati liberi. Ma solo nel 1865, quando fu ratificato il 13º Emendamento della Costituzione, la schiavitù venne interamente abolita per legge in tutti gli stati.

Nel 1870 il 15º Emendamento concesse ai negri il diritto di voto. Ma tale diritto ebbe poco significato per molti. Ad esempio, in alcuni stati era richiesto il testatico. Questo era una tassa che si doveva pagare prima di votare. Naturalmente, i negri poveri, e anche i bianchi poveri, spesso non potevano permettersi di pagarla. Solo quando nel 1964 fu adottato il 24º Emendamento, fu vietato il testatico in occasione delle elezioni nazionali. E nel 1966 la Corte Suprema rese illegale questa tassa per qualsiasi elezione.

In molti stati, inoltre, il diritto di voto era concesso solo a chi superava un esame dimostrando di saper leggere e scrivere. Molti negri, e anche bianchi, non erano in grado di superare tale esame. Solo nel 1970 il governo proibì che per votare fossero richiesti tali esami.

Le ingiustizie commesse in oltre 350 anni di schiavitù hanno lasciato una macchia profonda sulla storia americana. Il paese non si è ancora ripreso dalle conseguenze.

Vedute contrastanti di alcune donne

Alcune donne affermano che le libertà proclamate quando nacque la nazione furono negate loro per molto tempo in alcuni luoghi. Queste donne additano il fatto che per quasi un secolo e mezzo le donne non ebbero il diritto di voto.

Sostengono che se, come dichiarò Lincoln, la nazione doveva avere un “governo del popolo, dal popolo, per il popolo”, allora tale forma di regime democratico doveva accordare alle donne il permesso di votare. Negandoglielo, si privava metà della popolazione, “il popolo”, di un diritto sottinteso dai padri fondatori. Infine il governo acconsentì e nel 1920 concesse alle donne il diritto di voto.

Per di più, alcune donne dicono che in genere i datori di lavoro non riservano loro la stessa considerazione e lo stesso trattamento riservati agli uomini, né esse percepiscono la stessa paga per lo stesso lavoro, neppure quando sono l’unico sostegno della famiglia. Una donna affermò che spesso le donne sono “le ultime a essere assunte e le prime a essere licenziate”.

Ovviamente, non tutte le donne americane condividono questi sentimenti. La maggioranza, però, apprezza le migliori condizioni di lavoro ottenute con le leggi emanate per proteggere la donna dagli abusi e dalle ingiustizie nel lavoro.

Pertanto, negli scorsi duecento anni la via della libertà non ha seguito un corso uniforme. Alcuni han potuto godere di molta libertà, ed essi l’hanno apprezzata e ne hanno fatto tesoro. Altri sono stati innegabilmente oppressi in vario grado. E sebbene da allora molte delle precedenti ingiustizie siano state corrette, i cattivi frutti pesano ancora sulla nazione.

[Immagine a pagina 7]

I primi Europei barattarono pacificamente le loro mercanzie con quello che desideravano. Ma le loro crescenti richieste furono presto sostenute con la forza

[Immagine a pagina 8]

I nobili princìpi di uguaglianza e libertà non si applicavano agli schiavi

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