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  • Due risoluzioni delle N.U. rigirate in modo sorprendente

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  • Due risoluzioni delle N.U. rigirate in modo sorprendente
  • Svegliatevi! 1977
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Svegliatevi! 1977
g77 8/4 pp. 4-6

Due risoluzioni delle N.U. rigirate in modo sorprendente

LE FORZE che desiderano alterare la dichiarazione sulla libertà religiosa si misero all’opera già dal titolo. Esso fu modificato in modo che potesse interpretarsi in due modi. Vediamo come.

Quando l’Assemblea Generale chiese in origine una “Dichiarazione sull’eliminazione di ogni forma di intolleranza religiosa”, lo scopo era di proteggere le convinzioni personali dall’intolleranza di funzionari e altri. Ma il titolo attuale è diverso. Esso chiede l’“Eliminazione di ogni forma di intolleranza basata sulla religione o sul credo”.2a Come potete vedere, questo si potrebbe interpretare nel senso che sia ‘la religione o il credo’ a causare l’“intolleranza” da ‘eliminare’!

Considerate un altro esempio. Il terzo paragrafo del preambolo è stato accomodato per fargli dire che una ragione per agire contro l’intolleranza è che

“l’inosservanza e la violazione dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, in particolare del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione o di credenza, hanno causato, direttamente o indirettamente, guerre e grandi sofferenze all’umanità, specie quando ESSE servono come strumento di ingerenza straniera negli affari interni di altri Stati e suscitano odio fra popoli e nazioni”.3 (Maiuscole e carattere corsivo sono aggiunti).

Se non capite bene chi si intenda con “ESSE”, cioè cosa sia a causare “guerre e grandi sofferenze . . . ingerenza straniera . . . e . . . odio”, la vostra confusione è proprio quello che i diplomatici volevano! Chi lo desidera può interpretare il controverso “ESSE” riferendolo all’“inosservanza e [alla] violazione dei diritti dell’uomo”; ma anche chi vuole interpretare “ESSE” come se si riferisse alla “religione o [alla] credenza” è libero di farlo.

Le manovre diplomatiche per adottare queste espressioni ambigue furono quasi comiche. Una nazione europea chiese cosa intendessero dire con “esse”. Rispondendo, un delegato africano ‘suggerì di non spiegarne le interpretazioni prima del voto’. Poi un delegato di una repubblica sovietica raccomandò al gruppo di ‘adottare il compromesso e interpretarlo più tardi’, non indicando ‘ciò che intendevano dire con “esse”’. Egli disse che ‘la definizione era una cosa che ciascuno stato’ doveva interpretare. Ci credereste? Il compromesso fu adottato!

Durante l’ultima sessione (1976) vennero considerati solo altri due paragrafi. Il quinto paragrafo fu formulato similmente in modo da prestarsi a due interpretazioni e venne adottato. Ma sorsero molte controversie sul nono e ultimo paragrafo del preambolo. Alla fine, dice il registro delle N.U., “il Gruppo di lavoro non ufficiale non fu in grado di adottare un testo”.4

Pur tuttavia, l’ultimo di numerosi paragrafi proposti, sui quali si era giunti a un compromesso, si espresse duramente sulla religione. Esso dichiara che “non si deve abusare della libertà di religione e di credo come mezzo per promuovere qualsiasi ideologia o pratica contraria” agli obiettivi della “pace mondiale, della giustizia sociale, dell’amicizia fra i popoli e gli Stati”.5 (Il carattere corsivo è aggiunto).

In altre parole, se un paese decidesse di dichiarare che ‘si abusa’ della libertà di religione in modo da minacciare la “pace mondiale”, esso potrebbe fare ricorso a questo paragrafo per imporre restrizioni su quella libertà religiosa.

Nel frattempo, la Commissione per i Diritti dell’Uomo adottò anche un’altra risoluzione avente implicazioni simili per la libertà religiosa e per altri diritti: la risoluzione sul “diritto alla vita”.

Supremo diritto alla vita?

Questa risoluzione è formulata con attenzione per apparire innocua. “Pace e sicurezza”, ad esempio, sono menzionate ben otto volte tra espressioni come quelle del primo paragrafo effettivo: “Tutti hanno il diritto di vivere in condizioni di pace e sicurezza internazionale e di godere pienamente dei diritti economici, sociali e culturali e dei diritti civili e politici”.

Tuttavia, proprio il paragrafo successivo contiene quella che può apparire una clausola insignificante. Essa dichiara che la Commissione per i Diritti dell’Uomo è convinta che “l’assoluto rispetto per i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo, e il promuoverli, richiedono l’esistenza della pace e della sicurezza internazionali”.6 (Il carattere corsivo è aggiunto).

Ma che dire del rispetto per i diritti dell’uomo quando pace e sicurezza non esistono? Un delegato dell’America Latina fece questa domanda e disse di sperare “che i regimi dispotici non invochino il testo di questo paragrafo per continuare a violare i diritti e le libertà fondamentali dell’uomo col pretesto che nel mondo pace e sicurezza internazionali non esistono”.

Il delegato francese nutriva timori simili. Se la pace, disse, “esistesse in ogni parte del mondo, recherebbe necessariamente il rispetto per i diritti dell’uomo in ogni regione . . . Distruggerebbe automaticamente i regimi dispotici . . . Porrebbe fine automaticamente alla discriminazione . . .?”7

Quindi, apparentemente la risoluzione mette il “diritto di vivere” ‘nella pace e nella sicurezza’ al di sopra di ogni altro diritto umano (inclusa la libertà religiosa), anche se ciò richiedesse l’esclusione di questi altri diritti. In modo significativo, il delegato di un regime che limita sistematicamente i diritti dell’uomo disse che la sua delegazione aveva “votato per lo schema della risoluzione . . . considerando che rispecchiava alla perfezione il suo punto di vista”.8

Al ritorno da Ginevra, il rappresentante americano fece la seguente osservazione su questi recenti provvedimenti delle N.U.:

“Queste cose non sono affatto insolite. Sono tipiche. . . . Capitano ogni volta che ci sono convegni internazionali. Stanno succedendo ovunque più in fretta e con più intensità. Costituiscono uno schema implacabile”.

Tutto ciò contiene un messaggio per il futuro della religione? C’è davvero “uno schema implacabile”? Oppure queste risoluzioni sono semplici e vuote dichiarazioni politiche, senza vera forza? Come abbiamo già detto, solo il tempo lo rivelerà.

Tuttavia, i dibattiti della Commissione per i Diritti dell’Uomo rivelano alcuni sentimenti profondamente radicati nei confronti della religione che vale la pena di considerare. Anche gli avvenimenti attuali espongono le chiese a una critica sempre più pungente, anche da parte dell’Occidente democratico. Il prossimo articolo considererà questa tendenza e ciò che essa significa per l’avvenire della religione.

[Nota in calce]

a I riferimenti sono a pagina 10.

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