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  • g78 8/1 pp. 17-21
  • Eravate a Chichi in dicembre?

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Svegliatevi! 1978
g78 8/1 pp. 17-21

Eravate a Chichi in dicembre?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nel Guatemala

NON sarebbe stato facile incontrarvi a Chichicastenango se eravate lì dal 17 al 21 dicembre. Questa è un’eccezionale città indiana che si trova sui monti del Guatemala. C’erano talmente tanti visitatori ad assistere alle singolari festività religiose che era impossibile vedere tutti. E ciò che avvenne in chiesa e nelle vicinanze fu così insolito, sì, anche sconcertante, che la mia attenzione si accentrò soprattutto su quello.

Indipendentemente dalle vostre credenze religiose, se riflettete su quanto avviene a Chichicastenango, penso comprenderete perché è stato detto che in questo luogo paganesimo e cristianità si fondono.

Sebbene a volte sia abbreviato in “Chichi”, il nome intero è Chichicastenango, che significa “Città delle ortiche”. Divenne il centro culturale degli Indiani Quiché (discendenti degli antichi Maya) nel 1524, dopo che il conquistatore spagnolo Pedro de Alvarado bruciò la fortezza di Utatlán, situata diciotto chilometri più a nord.

A Chichicastenango, dopo quattro secoli, troviamo che i Quiché seguono ancora le tradizioni dei loro antenati indiani. Hanno mantenuto intatto l’orgoglio della razza, parlano il proprio dialetto e, benché chiamati cristiani, praticano riti religiosi che rivelano radici pagane. Questa fusione religiosa, evidente nella chiesa cattolica di San Tommaso, che ha 435 anni, è ciò che attira e affascina molti. Forse voi, come me, vi chiedete quale parte dei riti sia dedicata agli antichi dèi maya e dove cominci il cattolicesimo, qualcosa che turba molti turisti cattolici.

La prima volta che visitai Chichicastenango fu vent’anni fa. In base a ciò che ho visto e a ciò che ho letto in libri di archeologia e storia, devo convenire con Sir Eric Thompson, conoscitore dei Maya. Egli scrisse: “È interessante pensare che i Maya . . . accettarono il cristianesimo, ma non in sostituzione dei loro antichi dèi. Invece, amalgamarono tranquillamente a piacere le due religioni. Gli dèi maya e i santi cristiani furono saldamente uniti in un pantheon che funziona a meraviglia”. Egli concluse che “pochissimi Maya potrebbero dirvi quali sono gli elementi cristiani e quali quelli pagani nella loro religione”.

Processioni: di quale religione?

Il turista potrebbe udire parte delle attività religiose ancor prima di vederle. Questo fu ciò che accadde a me. Mentre percorrevo le strette strade di ciottoli che portano alla piazza, udii un suono lugubre e acuto, accompagnato dal ritmico rullare di un piccolo tamburo. Girato l’angolo, mi trovai davanti a un gruppo di persone dal viso triste che indossavano abiti indiani dai vivaci colori. Era una delle quattordici cofradías (confraternite religiose) che trasportavano la loro immagine da depositare in chiesa.

Ciascuna confraternita è dedicata a un santo diverso, e il principale è San Tommaso. I rappresentanti nominati delle confraternite si riconoscono dal turbante. Questi capi hanno il privilegio di portare l’icona d’argento appartenente alla confraternita. L’icona è alta una trentina di centimetri, ha la forma di un sole raggiante, con una piccola croce in cima. Rappresenta la fusione tra l’adorazione pagana del sole e il cattolicesimo.

Giunti nella piazza, la vostra attenzione è subito richiamata dalla bianca chiesa di “Santo Tomás”. Davanti ad essa c’è la plaza o luogo di mercato, pulsante di vita. E non si può fare a meno di notare quello che succede sui gradini della chiesa.

Suppliche agli dèi

Sui gradini di questa chiesa cattolica, i Quiché danno inizio ai loro riti religiosi. Sul primo gradino c’è un altare su cui bruciano il pom, o incenso. Dall’altare salgono lentamente, un gradino alla volta, agitando gli incensieri. Giunti in cima si fermano sull’ultimo gradino, piegati su un solo ginocchio, e continuano a pregare, gesticolando con le mani, come se conversassero con un intimo amico. Credono che il fumo dell’incenso, salendo, porti le preghiere ai loro antenati e, per mezzo di essi, agli dèi. Gli adoratori lasciano l’incenso alla porta della chiesa e scompaiono all’interno.

Dato che la porta principale è affollata dagli Indios, entriamo da quella laterale, come fa la maggioranza dei turisti. Anche se siete già stati in altre chiese, probabilmente resterete meravigliati entrando in questa. È così buio che gli occhi impiegano un po’ ad abituarsi. Le pareti e il soffitto, oscurati da secoli di fumo, accrescono l’effetto irreale. E capite subito da dove viene il fumo.

Al centro della chiesa vi sono alcune piattaforme di legno con delle candele accese. Fra le candele sono sparsi a profusione petali di rosa, bianchi e rossi: i bianchi rappresentano i morti, i rossi rappresentano i vivi. L’uomo più vecchio della famiglia si inginocchia a pregare presso le piattaforme. Se la donna non è accompagnata da un uomo, sarà lei a pregare. In certi casi, viene assunto un sacerdote o mago per fungere da intermediario e supplicare gli dèi.

Alla tremolante luce delle candele potete vedere l’intensità, l’espressione facciale e i gesti con cui ciascuna persona prega. Non sentiamo parlare spagnolo, solo dialetto quiché. Quale dio o quali dèi invocano in questa chiesa cattolica?

“Padre nostro che sei nei cieli”, dice il patriarca di una famigliola dando inizio alla sua preghiera, “chiediamo ora la tua guida in nome di San Tommaso. Ascoltami, San Tommaso, oggi che è il tuo giorno e stai per uscire in processione. Aiutateci anche voi, San Giuseppe, San Sebastiano, Pascual Abaj, dio dell’aria e del cielo, dio dei colli e delle valli. O Gesù, proteggici dagli spiriti maligni che vorrebbero gettare l’incantesimo su di noi. Ti chiediamo di darci legumi e granturco, abiti e salute. Abbiamo bisogno anche di una casa e di soldi e ricchezza. Abbiamo bisogno di polli, mucche, pecore e gatti. San Tommaso e gli altri apostoli, proteggete i nostri animali. Non lasciateli ammalare. E proteggeteci dalle autorità civili. Possano il sindaco, la polizia e i tribunali non darci fastidio ingiustamente”.

Spesso il numero degli dèi pagani supera quello dei santi cattolici. Perché i Quiché, che si professano cattolici, si rivolgono a tutti questi dèi? Gli antichi Maya pagani adoravano gli antenati, oltre che il sole, la luna e altri corpi celesti. Davano importanza agli dèi della pioggia e al dio della terra. Ma cosa accadde quando gli Spagnoli portarono loro il cattolicesimo? Sir Eric Thompson spiega: “Essi [i Maya] hanno introdotto elementi maya nel cristianesimo, fondendolo con le concezioni dei nativi”. Ed è sconcertante che, sebbene la Chiesa abbia per secoli esercitato forte influenza in questa comunità, la maggior parte dei fedeli indios siano ancora tanto pagani quanto cattolici.

Santuario pagano

Ma chi è Pascual Abaj, menzionato nella preghiera? È il più importante dio locale di Chichicastenango. Davanti alla sua immagine primitiva posta in cima a un vicino colle si celebrano riti. A quell’antico idolo di pietra nera la gente offre petali di rosa, incenso, candele e ogni tanto sacrifici di polli decapitati, grondanti di sangue. I sacerdoti nativi lo ornano con rami di pino e fiori. Eccolo là, alto quasi un metro, senza corpo, solo una testa allungata, somigliante all’antico dio del granturco.

E che dire delle piccole croci tutt’intorno a Pascual Abaj? Cosa c’entrano in tutto questo? Non hanno niente a che fare con Cristo Gesù. Quando arrivarono gli Spagnoli, i Maya avevano già la croce. I suoi quattro bracci simboleggiano molte cose: I quattro dèi situati agli angoli del mondo che reggono il cielo, le quattro direzioni da cui vengono i venti e le piogge, e quattro dèi tribali.

Pertanto, nella chiesa di San Tommaso, Pascual Abaj, il dio del sole, il dio della terra, Gesù e tutti gli altri sono menzionati insieme nelle preghiere dei Quiché.

Le domande dei turisti

Cosa pensano di questa fusione religiosa le migliaia di turisti che ogni anno visitano questa chiesa? Alcuni fanno domande a un sacerdote o a qualcun altro in merito alle usanze non cristiane. In risposta, si sentiranno dire che la Chiesa permette agli adulti di seguire le loro usanze pagane purché i figli vadano a scuola e ricevano l’istruzione cattolica. Così, dicono, la prossima generazione sarà diversa. Ma quante ‘prossime generazioni’ ci sono state nei quattrocento anni da che gli Spagnoli andarono al potere?

Altri visitatori interrogano le guide turistiche, che in certi casi danno questa spiegazione: “Gli Indios pregano sia i santi della Chiesa che i loro antichi dèi perché non sanno bene quali sono quelli veri. Non hanno rinunciato al loro dio di pietra sul colle. Vanno a pregare davanti a Pascual Abaj e dicono all’idolo: ‘Sono già stato in chiesa e ho già chiesto molte cose ai santi. Ora sono qui per chiederle a te. Forse quello che non faranno loro per me, lo farai tu’”.

Ascoltate un sacerdote quiché che prega per la sua cliente, una donna: “O San Tommaso, sono qui a chiederti di proteggere Macario. Sua moglie ha portato questo sacrificio”. (Alza un pugno di candele, gesticola nelle quattro direzioni e tocca con le candele la testa della donna, ed ella le bacia). “Ora queste candele sono sante, poiché tu, San Tommaso, le hai benedette. Fa che non accada nulla di male a Macario, il marito di questa donna. È in viaggio d’affari a Guatemala. Non è cattivo, quindi non permettere che lo derubino. Risparmialo dagli incidenti. Se qualche brujo [stregone] ha gettato un incantesimo o una maledizione su di lui, l’annullerai, Pascual Abaj? Riporta a casa Macario sano e salvo”. (Egli versa quindi del rum attorno alle candele che ha accese). “Questo è per te, San Tommaso. Oggi ne avrai bisogno. Questo è il giorno in cui andrai in processione per la città e ti darà forza”.

Per caso fu udita una guida che, per giustificare il fatto che la Chiesa tollera l’uso del rum, diceva: “Il rum contiene alcool per purificare lo spazio del suo sacrificio sulla piattaforma che serve da altare”. Più accurato è il commento di un archeologo: “Spesso viene versata sui petali una bevanda alcolica. Neppure gli Indios sono certi del significato di ciò ma nei riti pagani precolombiani il bere faceva parte della cerimonia”. I molti celebranti ebbri sono un’indicazione del fatto che il bere fa ancora parte della loro adorazione!

Il giorno di San Tommaso

Il 21 dicembre è il giorno di San Tommaso. A Chichicastenango la giornata cominciò con le funzioni della cristianità. Le piattaforme erano state tolte dalla navata laterale della chiesa e quattro sacerdoti officiavano la messa. In fondo alla chiesa, da ambo i lati, vi erano immagini di santi. Un gruppo di capi entrò con le icone, fra cui quella di Tzicolaj, il famoso cavaliere del cavallino di legno. Ma l’attenzione era rivolta a tre immagini vistosamente ornate, quelle di San Tommaso, San Giuseppe e San Sebastiano.

Ma perché le immagini sono sormontate da un’elaborata decorazione consistente di enormi mezzelune, simili ad aureole, e ornate con molte piume colorate, frutti di plastica e specchi scintillanti? “Per rappresentare il Sole, il cuore del Cielo”, dice un’opera di consultazione. È chiaro che per i Quiché i santi cattolici dinanzi ai quali si inchinano e accendono candele sono in realtà i loro vecchi idoli o dèi mitologici a cui sono stati dati nuovi nomi.

Al termine della messa il sacerdote chiese a San Tommaso di benedire i fedeli, che quindi uscirono cantando “Gloria, gloria, Alleluia”. I riti cattolici cessarono bruscamente e per tutto il resto del giorno il paganesimo regnò supremo.

I capi delle cofradías mossero rapidamente verso il centro della navata centrale, inginocchiandosi con la faccia rivolta verso l’altare della chiesa. Tuttavia, il capo che portava Tzicolaj si fermò davanti a loro, girando la schiena all’altare. Chi può dire se rendevano omaggio all’altare dove si officia la messa cattolica o a Tzicolaj?

Quindi le immagini furono sollevate e l’esodo cominciò. Uscendo dalla porta principale, la processione mosse giù per i gradini. I capi si fermarono davanti a San Tommaso, trasportando le loro icone e Tzicolaj. Si aprirono un varco nella piazza gremita dalla folla. Scoppiò il finimondo allorché cominciò il lancio ininterrotto di razzi esplosivi, mentre i petardi accrescevano il frastuono. Infine, la processione tornò verso la chiesa e i tre santi furono posati in cima ai gradini, girati verso la piazza. Lì fu reso loro omaggio per tutto il pomeriggio, fra danze, sbevazzamenti e musica.

Troppo paganesimo

Vi meraviglia apprendere che gli abitanti di Chichicastenango sanno pochissimo sull’origine della loro religione? Proprio così. Tuttavia i seguaci di molte religioni sono altrettanto poco informati sulle dottrine e sulle pratiche della loro fede “cristiana”, perché è stato mischiato molto paganesimo all’insegnamento di Cristo Gesù.

Si preoccupa la Chiesa degli elementi pagani presenti nell’adorazione dei Quiché? Questo argomento fu menzionato in una conversazione con un sacerdote spagnolo, residente a Chichicastenango da cinque anni, che osservò le celebrazioni per la maggior parte della giornata. Quando gli fu chiesto che cosa rappresentasse Tzicolaj, rispose: “Non lo so”. Poi aggiunse: “Per i Quiché, Tzicolaj è probabilmente un simbolo della fusione di due religioni”. Infine, espresse il suo rammarico: “Gli Indios hanno pochissima religione [cattolicesimo] nel cuore e moltissime tradizioni relative agli antichi dèi maya”.

Ripensando alla mia visita a Chichicastenango in dicembre, capisco perché molti turisti portano con sé impressioni durevoli, ma alquanto sconcertanti. Certo, questi riti non rispecchiano accuratamente l’adorazione del vero Dio che dev’essere praticata “con spirito e verità”, adorazione di cui Gesù parlò e che incoraggiò a seguire. — Giov. 4:24.

[Immagine a pagina 18]

Altare dell’incenso sui gradini della chiesa

[Immagine a pagina 19]

Culto degli Indios sul pavimento della chiesa

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