“Crogiolo” di molte culture
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Australia
SIETE mai stati in Australia? Se no, forse avete sentito parlare dei caldi e aridi deserti di questo continente, oltre che delle vaste estensioni di boscaglia. Vi fa questo pensare che l’Australia sia un paese popolato principalmente di forti e avventurosi colonizzatori?
È vero che in questo continente ci sono immense zone desertiche. Benché l’Australia sia grande pressappoco quanto gli Stati Uniti continentali, la popolazione dell’Australia è meno del 7 per cento di quella degli Stati Uniti. Nondimeno, la popolazione australiana è concentrata soprattutto nelle città. Più di metà dei 13.000.000 di abitanti di questa nazione vive nelle città.
E non si tratta di città primitive o di “frontiera”. Al contrario, in alcune troverete grattacieli, ingorghi stradali e pedoni indaffarati proprio come a New York, Londra o in qualsiasi altra grande città del mondo. Ci sono numerosi alberghi e motel per i turisti. I ristoranti sono in grado di soddisfare i gusti di persone di quasi tutte le nazionalità.
Un fatto insolito nella società australiana è il suo rapido sviluppo negli ultimi anni. Dal 1945, la popolazione è aumentata di quasi sei milioni. Da dov’è venuta tutta questa gente? L’amministratore di una città dell’ovest dove ci sono miniere di ferro ha detto degli abitanti: “Per la maggior parte non sono nati in Australia, come me, che vivo da 17 anni in questo paese ma sono nato in Germania. Siamo un crogiolo e questo è bene”. L’immigrazione nel dopoguerra ha fatto aumentare del 40 per cento circa la popolazione di questo continente.
Perché la popolazione australiana è in così gran parte frutto dell’immigrazione? Sarà interessante dare un breve sguardo ad alcuni degli aspetti storici più notevoli.
I primi immigranti
Gli abitanti originali dell’Australia vennero evidentemente dall’Asia passando per l’arcipelago indonesiano. Oggi i loro discendenti son detti “aborigeni”, dall’espressione latina ab origine, che significa “dal principio”. Gli aborigeni sono rimasti essenzialmente un popolo nomade: costruiscono solo alloggi temporanei e non coltivano messi.
Ma non vi fate ingannare dal tipo di vita primitiva scelto da molti di questi Australiani nativi. Non è indice di mancanza di intelligenza. Infatti, l’amministratore di una colonia di aborigeni osservò: “Semplicemente non la pensano come noi”. Indicando che gli aborigeni hanno una mente acuta, l’Encyclopædia Britannica (edizione del 1976) osserva che ci sono approssimativamente 260 lingue australiane aborigene. “Ogni tribù parla come minimo un dialetto diverso, ma in molte zone sono comuni il bilinguismo e il multilinguismo. . . . Le lingue australiane hanno in genere una grammatica molto complessa”.
Nel sedicesimo e nel diciassettesimo secolo E.V., quando l’Australia era poco popolata, esploratori portoghesi, spagnoli, olandesi e inglesi scoprirono parti del continente e tracciarono la carta delle sue coste. Tuttavia, non fecero nessun tentativo di stabilirvisi. Nel 1770 il capitano James Cook rivendicò per l’Inghilterra le parti orientali dell’Australia.
Poco dopo cominciò l’immigrazione, ma in modo molto insolito. Come mai? Nella prima parte del diciottesimo secolo l’Inghilterra soleva inviare i prigionieri nelle sue tredici colonie americane. La perdita di quelle colonie nel 1776 spinse l’Inghilterra a cercare un altro paese che fosse adatto per stabilirvi una colonia penale. La prima di tali colonie fu stabilita nel 1788 a Sydney, nel Nuovo Galles del Sud, nell’Australia sudorientale. I delinquenti condannati trasportati dall’Inghilterra in Australia furono i primi “immigranti”. Scontate le loro condanne, molti di essi rimasero in Australia.
Il richiamo delle risorse naturali
Per quanto riguarda le persone libere, in quei primi giorni erano poche quelle che si stabilivano in Australia. Anzi, a quel tempo le persone che avessero voluto stabilirvisi venivano scoraggiate. Ma accadde qualcosa che cambiò tutto. Che cosa?
A metà del 1800 fu scoperto l’oro in Australia. Da un giorno all’altro questo divenne un richiamo per gli avventurieri d’ogni parte del mondo. Tedeschi, Ungheresi, Scandinavi, Polacchi, Americani e Cinesi accorsero nei campi auriferi. Ciò fece cessare bruscamente il trasporto dei condannati.
Oltre all’oro, l’Australia rivelò d’avere riserve di altri metalli utili, fra cui nichel, rame, alluminio, zinco e ferro. Di recente, uno che lavora in una miniera di ferro dell’Australia occidentale ha dichiarato: “Questo particolare giacimento è tra i più ricchi del mondo. È lungo sei chilometri e mezzo, largo 1.200 metri e profondo 150 metri. E quando si esaurirà, ce ne sono altri”. Infatti, recenti ricerche hanno rivelato l’esistenza in Australia di vaste riserve intatte di metalli utili.
Ma nonostante le risorse naturali, alla fine della seconda guerra mondiale la popolazione australiana era di sole 7.491.000 unità, il che vuol dire circa una persona per chilometro quadrato. C’era una grave penuria di alloggi, scuole e ospedali. La produzione di carbone e acciaio era diminuita; così anche l’efficienza dei trasporti. Era comune che intere città rimanessero senza elettricità. C’era grande necessità di manodopera. Come si potevano risolvere questi problemi?
Il “crogiolo” prende forma
Nel 1945 il governo prese provvedimenti per un’immigrazione pianificata. Era un tempo favorevole per una simile impresa, poiché nell’Europa devastata dalla guerra molti erano ansiosi d’accettare le prospettive di una nuova vita in Australia.
Il primo sparuto gruppo di immigranti dopo la seconda guerra mondiale s’ingrossò rapidamente. Si calcola che da quel conflitto mondiale più di 3.000.000 di persone siano emigrate in Australia. Fra loro c’erano Italiani, Greci, Olandesi, Tedeschi della Germania Occidentale, Iugoslavi, Polacchi, Austriaci e, più recentemente, Sudamericani. Circa il 65 per cento dei nuovi arrivati ricevettero aiuti finanziari dal governo australiano. Molti andarono ad abitare in ostelli provveduti dal governo. In seguito a questo massiccio programma d’immigrazione, dal 1945 la popolazione australiana è quasi raddoppiata.
Ma era prudente mettere insieme tante persone così diverse? Dapprima, i critici dichiararono che il programma d’immigrazione sarebbe finito in modo disastroso. Rammentavano che in precedenza erano sorti profondi risentimenti fra i cercatori d’oro bianchi e quelli cinesi. Inoltre, l’importazione di manodopera poco costosa per le piantagioni di canna da zucchero nelle zone tropicali del nord aveva causato rancori repressi contro gli immigranti di qualsiasi nazionalità non anglosassone. L’immigrazione pianificata avrebbe fatto inasprire ed esplodere con violenza i vecchi antagonismi?
Dapprima, le ondate di immigranti con le loro strane lingue e culture, le loro diverse abitudini di lavoro, di vita e di alimentazione causarono in effetti qualche risentimento. Oltre a queste peculiarità, i “nuovi Australiani” (come vennero chiamati gli immigrati) lavoravano a volte con più rapidità. Questo causò risentimento in alcuni “vecchi” lavoratori australiani, che forse temevano di perdere l’impiego. “Ci chiamano stranieri, questi Australiani”, osservò un contadino portoghese stabilitosi a Carnarvon nella punta più occidentale dell’Australia. “Gli Australiani non hanno simpatia per noi perché ci diamo troppo da fare per coltivare ortaggi: pomodori, peperoni verdi, tutto. Ci sappiamo fare. Ci piace lavorare. Questa mattina ho spedito 1.100 cassette di pomodori”.
Oltre a queste difficoltà, alcuni immigrati avevano problemi di natura psicologica. Molti avevano dovuto fare un notevole cambiamento nella loro vita. Parecchi soffrivano di nostalgia. Inoltre, i figli imparavano l’inglese più in fretta dei genitori. I ragazzi dovevano fare da interpreti e assumersi altre responsabilità familiari per conto dei genitori che non parlavano l’inglese. I figli erano divisi tra la severa autorità dei genitori cresciuti nel sud dell’Europa e le libere usanze della società australiana.
Vantaggi di molte culture
Nel complesso, però, non sorse nessuna difficoltà veramente seria. I lavoratori di diverse nazionalità si accorsero di poter imparare gli uni dagli altri. Anzi, l’industria non avrebbe potuto avere lo sviluppo che ebbe senza gli immigrati. Ora nelle case australiane, come pure nelle strade, si sentono parlare non solo l’inglese, ma varie altre lingue.
Nei negozi è comune vedere cartelli indicanti il numero di lingue parlate dal personale. Il giornale di un’acciaieria di Wollongong, nel Nuovo Galles del Sud, ha sezioni in quattro diverse lingue. In tal modo vengono soddisfatti i bisogni di circa 20.000 dipendenti, quasi metà dei quali sono emigrati da una quarantina di diverse nazioni.
Gli anziani di vari gruppi etnici si sforzano di mantenere separate le loro culture, ciò che rende più pittoresca e varia la scena australiana. Vi sono cittadine italiane di coltivatori della canna da zucchero, villaggi di pescatori greci e vigne tedesche. Qui nel “paese agli antipodi” c’è anche un tempio cinese. La sua architettura è così eccezionale da meritare la protezione del governo concessa agli edifici storici.
I Testimoni di Geova sono lieti di far conoscere la Bibbia al prossimo in questo “crogiolo” di molte culture. In molte zone, quando predicano devono portare con sé letteratura biblica in parecchie lingue. Ci sono venti grandi congregazioni che si occupano delle necessità di persone di lingua greca, italiana, spagnola, slava e araba. Si tengono regolari adunanze anche in ungherese, portoghese e siriano. Udendo la verità della Bibbia nella lingua materna, migliaia di immigrati hanno fatto grandi cambiamenti nella loro vita mettendola in armonia con i princìpi scritturali.
La popolazione australiana costituisce una società molto varia e complessa. Tuttavia, quando un Australiano porge la mano a un visitatore con un sincero “Come stai, amico?”, il nuovo venuto riceve un’impressione di cordiale semplicità. Non volete venire presto a trovarci?