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  • Cose a cui badare quando si fa visita ai malati

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  • Cose a cui badare quando si fa visita ai malati
  • Svegliatevi! 1977
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Svegliatevi! 1977
g77 22/12 pp. 24-26

Cose a cui badare quando si fa visita ai malati

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Canada

IN SEGUITO a un grave attacco cardiaco, un testimone di Geova era ricoverato in ospedale. Era molto conosciuto, amato e apprezzato da tutte le congregazioni della zona. Centinaia di amici erano ansiosi di fargli visita. Ma per guarire aveva bisogno di riposo e tranquillità. Parlando della cosa, la moglie preoccupata si confidò col medico: “In questi momenti i testimoni di Geova hanno un problema particolare, perché abbiamo tanti, tanti amici affezionati”. Ella spiegò: “In effetti siamo membri di una famiglia mondiale in cui ognuno si interessa veramente e personalmente degli altri”.

Questo sincero affetto è spesso commentato dal personale ospedaliero e dagli altri pazienti. Tipico è il caso di una donna che dovette andare a operarsi nell’ospedale di una città lontana. La locale congregazione dei Testimoni di Geova fu informata della sua venuta. Sebbene in quella città non fosse molto conosciuta, ella narra: “Attendevo con impazienza le ore di visita, chiedendomi chi sarebbe venuto; e non fui mai delusa. Due e qualche volta fino a sei fratelli e sorelle venivano a rallegrarmi la giornata. Altri ricoverati dicevano: ‘Lei è ben conosciuta! Riceve molte visite!’” Queste brevi visite furono molto utili per aprire la mente di pazienti che in precedenza si erano rifiutati di ascoltare i Testimoni di Geova.

Se si considerano tali felici risultati, ci sono precauzioni da prendere nel fare tali visite? Sì. Forse i visitatori sono troppi o le visite troppo lunghe. Alcuni malati preferiscono la solitudine. Altri hanno un certo ritegno e si sentono nell’imbarazzo di fronte ai visitatori a causa di temporanei problemi fisici o delle cure cui sono sottoposti. Qualche volta le visite sono fatte troppo presto dopo una grave malattia od operazione.

Nei primi due o tre giorni dopo un’operazione di solito è meglio che solo i familiari visitino il malato. La loro presenza accanto al letto può essere rassicurante senza che ci sia bisogno di parlare. Le infermiere apprezzano spesso le piccole attenzioni mostrate dai familiari, come aiutare il paziente a bere o anche a mangiare.

Di solito, i familiari del paziente o gli amici molto intimi potranno dire agli altri quando sono gradite ulteriori visite. Ci vuole ugualmente discernimento. La conversazione entusiastica di un visitatore esuberante può stancare il paziente. Anche ascoltare e concentrarsi può richiedere uno sforzo eccessivo nei primi stadi della convalescenza.

Nella maggioranza degli ospedali sono stabilite precise ore di visita e c’è un limite al numero di visitatori che possono entrare nella stanza del paziente. Sebbene questo possa sembrare ai visitatori un provvedimento restrittivo, giova al paziente che il regolamento sia osservato. Dieci o dodici visitatori che si affollano attorno al letto possono affaticare notevolmente un paziente ancora debole per una grave operazione o una seria malattia.

Quando il paziente non è in grado di sedersi sul letto o su una sedia, si stanca se i visitatori si mettono da ambo le parti del letto. Mentre conversano, egli deve continuamente girare la testa sul cuscino da una parte all’altra. Sarebbe molto più riposante se stesse girato solo da una parte, senza dover muovere la testa e gli occhi come se seguisse una partita di tennis.

Avendo a cuore il benessere del paziente, chi ha mal di gola, il raffreddore o un altro sintomo di infezione eviterà di andarlo a trovare. Pure per motivi igienici, oltre che per il benessere del paziente, il personale ospedaliero non vede di buon occhio i visitatori che si siedono sull’orlo del letto. Se le sedie non bastano per tutti i visitatori, l’amorevole considerazione per il paziente spingerà il visitatore a rimanere in piedi.

Bisogna usare accortezza anche riguardo alla durata della visita. Su questo influiranno senz’altro la relazione che c’è fra il visitatore e il paziente e la condizione fisica di quest’ultimo. Una conversazione di dieci minuti, tranquilla e piacevole, può essere molto edificante per il paziente. Tuttavia, se la conversazione dura mezz’ora o più, lo può anche stancare e causargli perfino una ricaduta.

Conversazioni incoraggianti

Chi è sano e forte esita a volte a visitare i malati. Forse si sente in imbarazzo e non sa cosa dire. D’altra parte, chi è stato spesso malato e ha subìto qualche grave operazione può essere portato a raccontare tali cose nei minimi particolari. Questo, però, può essere deprimente. Quindi bisogna fare veramente uno sforzo per essere incoraggianti.

Ai Testimoni di Geova gli argomenti di conversazione incoraggianti non mancano mai. Particolari relativi alla congregazione, appropriati pensieri scritturali, esperienze avute nel dichiarare la “buona notizia” e tante altre cose edificanti possono essere menzionate al paziente. (Matt. 24:14) L’età e le circostanze del malato, naturalmente, determineranno l’andamento della conversazione. Se egli è scoraggiato a causa dell’inattività e della debolezza, il visitatore può rammentargli che gli altri pregano per lui, che le sue stesse preghiere per la congregazione sono preziose e che la sua forza d’animo e la sua pazienza durante la malattia sono una prova di forte fede e speranza. Anche i giovani a volte si ammalano e devono farsi operare. Di solito è questione di tempo e guariranno. Quindi può essere molto incoraggiante parlare del futuro. Ovviamente bisogna pure tener conto dei sentimenti e delle idee degli altri ricoverati che sono nella stessa stanza, per non dire cose che li mettano in imbarazzo o li turbino.

Le visite ai malati non fanno bene solo al paziente. I giovani, mentre recano vero piacere a un amico anziano o malato, possono essere aiutati a divenire comprensivi e compassionevoli. Con il suo ottimo esempio di perseveranza il paziente potrebbe incoraggiare i visitatori che non hanno avuto la stessa penosa esperienza. Per esempio, l’allegria di una donna anziana e cieca, paralizzata dall’artrite, aveva sempre questo effetto su coloro che andavano a trovarla.

Doni

Qualche volta un visitatore vorrà portare un piccolo dono come segno di affetto e sollecitudine. In molte parti della terra fiori o piante in vaso servono bene allo scopo. Spesso, però, lo spazio accanto al letto è limitato. Il forte profumo di certe varietà di fiori può dar fastidio al malato. Per chi soffre di allergia, un dono floreale può aggravare il disturbo. Si può sempre chiedere un suggerimento ai familiari e farsi guidare dalle loro indicazioni. Un libro che tratti l’hobby o un soggetto di particolare interesse per il paziente, come fotografia, scultura in legno o giardinaggio, può essere assai gradito. La cosa importante, comunque, non è il dono. Il fatto d’avere compiuto uno sforzo per fare una breve visita è in se stesso molto confortante.

Visite ai malati nella loro casa

Una cosa da non trascurare è di visitare i malati nella loro casa. Essi hanno bisogno d’incoraggiamento quanto chi è ricoverato in ospedale. L’intera famiglia deve portare il peso della malattia. Quindi, oltre ad aiutare moralmente una sola persona, il visitatore premuroso può pensare a come assistere la famiglia. Pensate quanto una madre malata apprezzerebbe chi le desse una mano nelle faccende domestiche! La famiglia ricorderà a lungo le piccole cortesie che le vengono usate nei momenti difficili. Comunque, forse sarebbe bene fare prima una telefonata. Ci si potrebbe accordare sull’ora adatta per la visita. D’altra parte, se, perché la malattia è contagiosa o per un’altra ragione, è meglio non far visita, un bigliettino allegro inviato per posta, o anche qualche parola per telefono che mostri il vostro interessamento, potrebbe dar sollievo al paziente.

Coloro che sono stati malati e hanno ricevuto l’amorevole incoraggiamento degli amici e dei fratelli spirituali esprimono spesso gratitudine per la grande famiglia di cui fanno parte. Quindi, in realtà il problema d’avere tanti, tanti amici e visitatori può essere un problema piacevole, a cui si può trovare una buona soluzione usando accortezza. In particolare, si tratta di cercar di imitare Geova, l’Iddio “molto tenero in affetto e misericordioso”. — Giac. 5:11.

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