La legge danese è in conflitto con la libertà di coscienza?
Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Danimarca
LA LEGGE danese è forse in conflitto con un principio di libertà riconosciuto a livello internazionale? Sembra di sì, a giudicare dalla decisione emanata qualche mese fa dalla Corte Suprema di Danimarca.
Il principio è incluso nella Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici, sottoscritta dalla Danimarca nel 1971. Secondo questo principio non si può essere puniti più di una volta per un’unica infrazione di una legge.
Tuttavia, la Corte Suprema della Danimarca ha deciso che si può essere condannati due volte per la stessa infrazione. La decisione riguarda coloro che fanno obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio o al servizio alternativo.
Il caso
Tutto era cominciato in un tribunale inferiore. Riguardava il caso di un giovane ingegnere, testimone di Geova. A motivo della sua forte fede nelle leggi di Dio, espresse la sua obiezione di coscienza al servizio militare o alternativo.
La corte condannò il giovane alla prigione. Scontata la condanna, fu richiamato per il servizio obbligatorio. Egli riaffermò la sua posizione basata sulla sua coscienziosa fede nelle leggi di Dio e rifiutò di farsi arruolare. La corte lo condannò di nuovo alla prigione, questa volta per un periodo più lungo, otto mesi.
Tuttavia, contro questa sentenza si presentò appello alla Corte Superiore, adducendo il motivo che non si può essere condannati due volte per la stessa infrazione. La corte evitò di prendere una qualsiasi posizione riguardo al principio controverso. Ma ridusse la condanna a tre mesi di prigione.
Allora si ricorse in appello alla più alta corte della Danimarca, la Corte Suprema, per la ragione che il giudizio doveva essere dichiarato nullo in quanto sarebbe dovuta bastare la prima condanna. La seconda condanna viola il principio sottoscritto dalla Danimarca con la firma della Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici.
Cos’hanno fatto altri paesi
Nella difesa del giovane davanti alla Corte Suprema, fu fatto notare che vari paesi hanno cambiato opinione a questo riguardo. Anni fa, molti paesi infliggevano agli obiettori di coscienza testimoni di Geova forti condanne alla prigione.
A volte, la sentenza era tale che i Testimoni erano richiamati e condannati di nuovo alla prigione. Questo si ripeteva più volte. Molti scontarono così da 10 a 20 anni di prigione per questo.
Ma a poco a poco, in altri paesi, particolarmente nel mondo occidentale, molte autorità provarono una crescente avversione per tali pesanti condanne. Comprendevano che era irragionevole mandare in prigione dei giovani il cui unico conflitto con la legge era determinato da motivi di fede e di coscienza.
Quindi, da allora molti paesi hanno modificato la pena per gli obiettori di coscienza. Per esempio, nei Paesi Bassi, le autorità preferiscono non condannare gli obiettori di coscienza che sono testimoni di Geova dedicati. In Svezia, le autorità fanno un’indagine separata nel caso di ciascun obiettore di coscienza che è Testimone. In base all’indagine il governo decide di non chiamare per il momento quel Testimone. Questa procedura viene seguita da 11 anni, e dopo una recente indagine è stata fatta la proposta che i testimoni di Geova siano esentati da future chiamate.
Furono pure menzionati i provvedimenti della Corte Costituzionale della Repubblica Federale di Germania. Parecchi anni fa essa emanò una decisione grazie alla quale i testimoni di Geova non potevano essere condannati più di una volta. Questa decisione si basa sul principio ne bis in idem, che significa “non due volte sullo stesso” caso. In base a questo principio non si può essere processati e puniti più di una volta per la stessa infrazione.
Anche la Grecia ha recentemente modificato la pena inflitta agli obiettori di coscienza, e la legge ora vigente, secondo cui gli obiettori di coscienza che rifiutano di prestare servizio nell’esercito per le loro credenze religiose sono passibili di condanna alla prigione, stabilisce pure che, una volta scarcerati, devono essere esentati da tale servizio o addestramento.
Pertanto, l’avvocato difensore chiese alla Corte Suprema della Danimarca: “Com’è possibile che in base a questo principio i testimoni di Geova siano messi in libertà in Germania, ma non in Danimarca?”
Legge formulata in modo inadeguato
Fu espressa alla corte l’idea che forse i membri del parlamento danese non sapevano che questo principio legale, in base a cui non si può essere processati e puniti più di una volta per la stessa infrazione, era incluso nella Convenzione Internazionale firmata dalla Danimarca. Se ne fossero stati consapevoli, allora probabilmente nel 1975 non si sarebbe apportato un cambiamento nella legge militare che consente ripetute condanne. La legge sarebbe stata formulata in un altro modo così da incorporare l’ottimo principio incluso nella Convenzione Internazionale.
Questo cambiamento nella legge militare danese potrebbe ora consentire ripetute condanne degli obiettori di coscienza. Ma, a motivo della convenzione, non si dovrebbe interpretare così, disse alla corte l’avvocato difensore.
Egli chiese pure se il ministro degli Interni (che chiamava alle armi due volte gli obiettori di coscienza) e il ministro della Giustizia (che li accusava due volte) non avessero la responsabilità di accertarsi che la legge non venisse interpretata erroneamente.
Rispetto per i diritti umani
Alla corte fu menzionato il fatto che da varie nazioni è giunta la richiesta di rispettare i diritti dell’uomo. Questa è diventata una questione d’importanza mondiale. In considerazione di ciò, un paese come la Danimarca non dovrebbe seguire i princìpi che salvaguardano i diritti dell’uomo quando si tratta degli obiettori di coscienza, come fanno Svezia, Paesi Bassi e Repubblica Federale di Germania?
Fu fatto notare che la questione dei diritti dell’uomo include i maltrattamenti subiti dai testimoni di Geova. Per esempio, in un parere espresso davanti alla corte, il prof. Erik Siesby dell’Università di Copenaghen osservò: “Il trattamento degli obiettori, specialmente di coloro che, come i testimoni di Geova, fanno obiezione al servizio militare per motivi di coscienza, è proprio ora oggetto di studio e di dibattiti internazionali”.
Il prof. Siesby disse che la causa dibattuta dinanzi alla Corte Suprema danese “attirerà l’attenzione internazionale, e la decisione diverrà una significativa base interpretativa, in relazione, fra l’altro, alla Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici”.
Sì, altre nazioni vedranno come la Danimarca risolve i casi di questi obiettori di coscienza. E anche quei paesi che hanno firmato la convenzione per i diritti civili e politici potrebbero considerare la decisione della Danimarca come un precedente, pessimo a dire il vero, in base al quale decidere i casi dei loro obiettori di coscienza.
Perché punirli due volte?
Ma perché in Danimarca i testimoni di Geova sono puniti due volte per la stessa infrazione?
L’avvocato difensore dei testimoni di Geova espresse alcuni pensieri in merito dinanzi alla Corte Suprema. Egli disse: “Le ripetute condanne inflitte agli obiettori di coscienza, che agiscono in base a convinzioni religiose, si possono spiegare razionalmente come un dubbio espresso dalle autorità sulla forza, la serietà e la tenacia di tali convinzioni religiose. Richiamando alle armi un testimone di Geova che ha già scontato la sua condanna per l’obiezione al servizio militare, e minacciandolo di una nuova condanna, si esprime la speranza che la condanna scontata gli abbia fatto cambiare idea, o che la rinnovata minaccia di punizione lo induca a rinnegare le sue convinzioni o ad agire in contrasto con esse”.
Tuttavia, fu detto alla corte che i testimoni di Geova non rinnegano le proprie convinzioni basate sulle leggi di Dio. Per esempio, mentre scontava la prima condanna l’accusato in questione scrisse una lettera al suo consiglio di leva. La sua lettera fu letta ad alta voce alla corte. Egli diceva: “Non cambierò la mia posizione neppure se mi condannerete a parecchie centinaia d’anni di prigione”.
Un altro aspetto negativo delle condanne ripetute è che interferiscono nella vita di un individuo più di un’unica sentenza. Scontata una singola condanna, l’individuo può riprendere la sua vita normale. Ma ripetute condanne lo lasciano in un continuo stato di incertezza, sconvolgendogli la vita.
Pertanto, l’avvocato olandese Hein Van Wijk, considerato la persona che meglio conosce il trattamento legale degli obiettori di coscienza in Europa, fece un paragone molto calzante quando disse che condannare ripetutamente gli obiettori di coscienza è come imitare un gatto che gioca col topo.
Emanata la decisione
Gli appelli e i ragionamenti furono vani. La Corte Suprema della Danimarca emise la sua decisione a conferma dei giudizi delle corti inferiori. La condanna sarebbe rimasta.
La corte aggiunse pure che la condanna alla prigione doveva essere cambiata da tre a otto mesi, com’era prima! E l’accusato fu condannato a pagare tutte le spese del processo.
Questa decisione della Corte Suprema della Danimarca mostra dunque che la legge danese viola i princìpi della Convenzione Internazionale per i Diritti Civili e Politici? Va questa decisione anche contro le norme del vivere civile? Gli osservatori imparziali ammetteranno che è così.
[Testo in evidenza a pagina 10]
“Allora si ricorse in appello alla più alta corte della Danimarca, la Corte Suprema, per la ragione che il giudizio doveva essere dichiarato nullo in quanto sarebbe dovuta bastare la prima condanna”.
[Testo in evidenza a pagina 11]
“Il trattamento degli obiettori, specialmente di coloro che, come i testimoni di Geova, fanno obiezione al servizio militare per motivi di coscienza, è proprio ora oggetto di studio e di dibattiti internazionali”. — Prof. Erik Siesby, Università di Copenaghen
[Testo in evidenza a pagina 11]
“La sua lettera fu letta ad alta voce alla corte. Egli diceva: ‘Non cambierò la mia posizione neppure se mi condannerete a parecchie centinaia d’anni di prigione’”.