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  • Dilemma dell’energia nucleare in Germania
  • Svegliatevi! 1978
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Svegliatevi! 1978
g78 22/7 pp. 9-12

Dilemma dell’energia nucleare in Germania

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” nella Repubblica Federale di Germania

GUERRA NUCLEARE! Chi non inorridisce al solo pensiero? Il rapido crollo delle forze di Hitler nella primavera del 1945 fu forse ciò che impedì alla Germania di divenire tristemente famosa come il primo paese colpito dalla guerra nucleare. Ma ora che sono passati più di 30 anni questo paese è stato investito da qualcosa che i principali giornali e riviste della Germania paragonano a una “guerra atomica” di un’altra specie, una guerra seria, che può avere vaste ripercussioni.

L’unica cosa su cui tutti sono d’accordo è il motivo di questa “guerra”: il pacifico impiego dell’energia nucleare. Quindi è una “guerra atomica pacifica”, se così volete chiamarla. Ma qui finisce l’accordo e cominciano i dissensi. Anzitutto, è consigliabile e necessario costruire centrali nucleari? In tal caso, le norme per la loro costruzione sono abbastanza severe da garantire la sicurezza? Che dire dell’eliminazione delle scorie radioattive? È prudente e opportuno vendere centrali nucleari ad altri paesi? Cosa si può fare per impedire ai terroristi di venire in possesso delle cognizioni tecniche per l’impiego dell’energia nucleare?

L’uomo è riuscito a scindere l’atomo, ma non è stato capace di impedire che queste cognizioni infrangessero l’unità della sua società e dei suoi governi. “L’energia nucleare divide il nostro paese”, avvertì il giornale Die Zeit del 25 febbraio 1977 con un titolo di prima pagina. È possibile che l’atomo si stia vendicando?

Costruire o no?

I fautori delle centrali nucleari sostengono che sono indispensabili ulteriori fonti di energia per garantire alla nazione la massima produzione industriale. Dicono che al presente non esiste nessuna alternativa all’energia nucleare. Pur ammettendo l’esistenza di certi pericoli, ribadiscono che sono state prese le precauzioni necessarie per minimizzare il rischio.

D’altra parte, Horst-Ludwig Riemer, ministro dell’Economia per la Renania Settentrionale-Vestfalia, ha detto: “Non mi stupisco per la prognosi ripetuta di continuo: secondo il calcolo delle probabilità, un guasto in un reattore può verificarsi solo una volta ogni 10.000 anni. Nessuno però può garantirmi che questo non accadrebbe durante il primo anno di funzionamento”. Il Süddeutsche Zeitung ammette: “In linea di massima, se una cosa può accadere un domani, può accadere anche oggi”.

I nomi di tre delle oltre venti centrali nucleari ora in funzione o in fase di costruzione — Wyhl, Grohnde e Brokdorf — sono divenuti quasi sinonimi del movimento di protesta. Descrivendo i violenti scontri avvenuti a Brokdorf tra dimostranti e polizia nel novembre del 1976, l’Hamburger Morgenpost parlò di “azione bellica”. Parlando della “guerra civile a Brokdorf”, la rivista Stern disse: “La guerra atomica si sta combattendo su prati verdi, con armi convenzionali. Le sue radiazioni non uccidono, ma anche le ripercussioni delle più brutali violenze avvenute dalle agitazioni studentesche del 1968 sono velenose, velenose per i politici. Quelli che insistono a seguire la politica delle randellate contro i propri critici, invece di ascoltarli, trasformano lo stato democratico in uno stato poliziesco”.

Coalizioni di cittadini, costituite per fermare l’ulteriore costruzione di centrali nucleari, affermano che esistono alternative meno pericolose per garantire un’ampia riserva di energia. Essi protestano con slogan come “Meglio attivi oggi che radioattivi domani”, o “Energia nucleare certezza di morire”. Sollevano anche il problema di dove depositare senza pericolo le scorie atomiche di queste centrali.

I cittadini di uno stato democratico hanno il diritto di protestare pacificamente. Le autorità dicono di non avere nulla contro le coalizioni di cittadini, ammettendo persino che il governo ha ritenuto opportuno rivedere il suo programma per l’energia e le norme di costruzione tenendo presenti gli argomenti presentati da questi gruppi. Ma elementi estremisti e criminali si sono infiltrati in questi movimenti di cittadini e hanno trasformato in furiosi tumulti quelle che volevano essere pacifiche marce di protesta. Alcuni esponenti di questi gruppi ammettono il pericolo dell’infiltrazione di estremisti, ma non sopportano d’essere classificati insieme a terroristi, estremisti ed elementi criminali. Sostengono di non poter essere ritenuti responsabili se alcuni si servono delle marce di protesta per i loro scopi politici; né si può pretendere che si rinunci al proprio diritto di pacifica protesta per prevenire tali abusi. Affermano inoltre che a volte la polizia reagisce in modo esagerato impiegando tattiche autoritarie.

Eminenti politici non sono d’accordo sul modo di risolvere il problema della protesta. Die Zeit ha pubblicato un articolo sul soggetto, intitolandolo: “Il governo è diviso”. E divisa è anche la magistratura. Mentre un tribunale decise di far cessare la costruzione di un reattore nucleare, meno di un mese dopo un altro tribunale consentì il proseguimento dei lavori in un’altra centrale. In entrambi i casi erano in gioco sostanzialmente gli stessi punti. Quindi resta la domanda: Costruire o no?

Vendere o no?

Nel 1975 la Repubblica Federale di Germania concordò di vendere al Brasile otto reattori nucleari, un impianto per l’arricchimento dell’uranio e un impianto per la rigenerazione del combustibile nucleare. Gli Stati Uniti osteggiarono vivamente la cosa. Nonostante l’opposizione, il governo tedesco proseguì i suoi progetti, che portò a termine nell’aprile del 1977. Ne è risultata tensione fra due potenti membri della NATO, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico. È paradossale che l’impiego dell’energia nucleare in tempo di pace debba minacciare l’unità di un’organizzazione costituita per impedirne il possibile abuso in tempo di guerra!

Per sventare la minaccia terroristica

Un altro elemento da prendere in considerazione è il pericoloso uso dell’energia nucleare che potrebbero fare i terroristi. Negli ultimi anni la Germania è stata teatro di attività terroristiche. Quindi si teme che i terroristi riescano in qualche modo a procurarsi materiale fissile con cui costruire una bomba atomica. Anche se si ammette che questo è difficile, non è affatto impossibile. Fino a che punto potrebbe arrivare il governo nel prendere misure preventive? Sarebbe giustificato anche a ricorrere a metodi illegali e incostituzionali?

Queste sono domande pertinenti, come confermano le notizie pubblicate dalla stampa nel marzo del 1977 in merito a Klaus Traube, uno scienziato nucleare tedesco il cui telefono era stato illegalmente posto sotto controllo dal governo. Si sospettava che avesse legami con i terroristi e per timore che tramite lui questi scoprissero segreti relativi alla tecnologia nucleare, il governo trasgredì le proprie leggi relative alle intercettazioni telefoniche.

Queste rivelazioni diedero inizio a una reazione a catena che portò alla luce un altro fatto inquietante. Il governo ammise che nel 1975 e nel 1976 anche le conversazioni private fra i capi del gruppo terroristico Baader-Meinhof, ora condannati, e i loro legali erano state illegalmente registrate. Temendo che le sue conversazioni venissero registrate, Ulrike Meinhof, suicidatasi nel corso del processo durato due anni, si era a volte rifiutata di parlare coi suoi avvocati, insistendo di comunicare per iscritto. Sebbene questo fatto non avesse nessun legame diretto con il problema nucleare, venne a galla a motivo del timore che i terroristi abusassero delle cognizioni tecniche nucleari. E senz’altro aggravò il “divario della credibilità” tra governo e cittadini, rendendo più difficile l’accordo sul soggetto dell’energia nucleare.

Vittime

In tempo di guerra generalmente migliaia o milioni sono uccisi, feriti e dispersi, e una guerra senza morti sarebbe davvero una piccola guerra. Sebbene alla “guerra atomica pacifica” della Germania non si possa ancora attribuire direttamente alcun decesso, la possibilità di vittime future esiste. A Grohnde, 20.000 avversari dell’energia nucleare e 4.000 poliziotti si scontrarono a colpi di bastone, catene, sbarre di ferro, bottiglie Molotov, gas lacrimogeni e idranti, e circa 300 persone riportarono gravi ferite. Tali scontri potrebbero facilmente causare dei morti. E se a causa di qualche guasto venisse liberato del materiale radioattivo, le vittime potrebbero essere numerose.

In un certo senso, anche il governo è divenuto una vittima. Il crescente attrito ha indebolito i processi democratici all’interno della nazione e le alleanze internazionali all’esterno. Le vittorie legali ottenute dalle coalizioni dei cittadini e la pubblicità ricevuta hanno contribuito molto ad accrescere il potere di tali coalizioni e ad allargarne la base operativa. Per esempio, meno di tre mesi dopo i tumulti scoppiati a Grohnde, fu ordinata una temporanea interruzione nei lavori di costruzione della centrale. È sorto pertanto il timore che le coalizioni dei cittadini divengano così potenti da interferire nel giusto funzionamento del governo. Se ciò accadesse, regnerebbe il caos.

Non è strano che il cittadino medio sia preoccupato! Egli teme la possibile perdita della libertà e il crollo del governo. D’altra parte, si preoccupa della proliferazione nucleare, dell’inquinamento radioattivo e del temibile uso di energia nucleare da parte dei terroristi.

Questo è solo uno dei molti dilemmi che si presentano oggi alla gente in varie parti della terra. Ovviamente, occorrono nuove soluzioni. È l’energia solare una di esse?

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