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  • L’inflazione stringe la sua morsa

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  • L’inflazione stringe la sua morsa
  • Svegliatevi! 1980
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  • I lavoratori il cui salario aumenta di pari passo con l’inflazione sono danneggiati in due modi
  • La gente si indebita sempre di più
  • Perché oggi c’è un’inflazione così forte?
  • Alcuni economisti si chiedono se non sia già troppo tardi per porre rimedio all’inflazione
  • Dove va il vostro denaro?
    Svegliatevi! 1974
  • Che cosa sta accadendo ai prezzi?
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  • Fronteggiate saggiamente la crisi inflazionistica
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  • Si può contare sul denaro?
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Svegliatevi! 1980
g80 8/6 pp. 6-9

L’inflazione stringe la sua morsa

“DOBBIAMO riconoscere che siamo in guerra . . . con l’inflazione”, dichiarava la rivista Business Week. E aggiungeva: “E la stiamo perdendo”.

La “guerra” contro l’inflazione si sta perdendo nel senso che, indipendentemente dalle misure prese finora, essa ha rafforzato la sua presa sull’economia mondiale.

Pertanto si è persa la fiducia nel denaro, cioè nella moneta cartacea. Lo si vede dal prezzo dell’oro. Nella storia, l’oro è stato la “moneta” cui ricorrere come ultima risorsa, di grande valore in tempi difficili. Esso è dunque una specie di “barometro” delle condizioni economiche. Meno di dieci anni fa il prezzo dell’oro era di 35 dollari (americani) l’oncia. Ma nel 1979 ha superato i 444 dollari l’oncia! Questo vuol dire che la fiducia nella moneta cartacea è stata in gran parte perduta, ed è un’indicazione di come è diventata selvaggia l’inflazione.

Durante tutto il XIX secolo i prezzi furono relativamente stabili. Ma dopo la prima guerra mondiale divennero più fluttuanti. Poi, dopo la seconda guerra mondiale, l’inflazione è entrata a far parte della vita quotidiana. In anni recenti è stata più marcata che mai, così che sussiste anche nei periodi di recessione.

In un mese del 1979 si registrò negli Stati Uniti un’inflazione del 12 per cento rispetto all’anno prima, del 15 per cento in Giappone, del 18 per cento in Inghilterra e di oltre il 10 per cento in Francia. La Repubblica Federale di Germania, che vanta una delle economie più stabili, registrò quel mese un salto del 10 per cento.

Le Filippine comunicano che dal 1966 il prezzo di cibo, vestiario e carburante è più che quadruplicato. In Giappone il prezzo del riso, elemento principale dell’alimentazione, è aumentato di oltre il 500 per cento in due decenni. Il Brasile ammette che nel 1979 l’inflazione è stata del 40 per cento circa, come nel 1978. La rivista brasiliana Administracão e Servicos osservava che “68 milioni di brasiliani non possono neppure pensare di comprare un semplice ferro da stiro elettrico”, dovendo spendere il denaro per le cose necessarie.

In alcuni paesi africani il tasso d’inflazione ha superato il 100 per cento in un solo anno. Israele andò vicino a questa cifra l’anno scorso, e da quando la nazione nacque oltre 30 anni fa l’indice dei prezzi al consumatore è salito di oltre il 5.000 per cento!

I lavoratori il cui salario aumenta di pari passo con l’inflazione sono danneggiati in due modi

La situazione esistente negli Stati Uniti dimostra cosa può accadere nel corso degli anni a causa dell’inflazione. Il dollaro che nel 1898 valeva 100 cent ora vale solo 12 cent.

Ma non sono aumentati anche i salari? Sì. E per molti lavoratori gli aumenti di salario hanno superato il tasso d’inflazione, per cui il loro tenore di vita è migliorato.

Questo, tuttavia, non è avvenuto nel caso di molti altri lavoratori. Negli Stati Uniti, per esempio, per circa metà dei lavoratori l’inflazione aumenta più rapidamente del reddito, per cui il loro tenore di vita è più basso.

Inoltre, molta gente povera e gente a reddito fisso è rimasta molto più indietro. Notatene solo un esempio, quello di un insegnante di New York in pensione, che ha detto:

“La pensione annuale che mi passa il Comune è al presente di 4.439 dollari [sotto il livello di povertà negli Stati Uniti]. Siamo certi che non rimarrete sorpresi se vi diciamo che è difficile andare avanti nonostante i nostri eroici sforzi di fare economia.

“Non abbiamo la macchina. La casa non è nostra. Stiamo nello stesso appartamentino in affitto in cui abitiamo da oltre 35 anni. Non facciamo vacanze. Non viaggiamo. Non mangiamo fuori. Facciamo acquisti sempre e soltanto nelle liquidazioni, e solo per le cose strettamente necessarie.

“Non fumiamo. Non beviamo alcolici, neppure una birra ogni tanto. Non andiamo a teatro e neanche a vedere un film in un cinema del quartiere da quando sono andato in pensione più di 21 anni fa.

“Non riceviamo gente. Non spendiamo soldi in doni per amici o parenti. Ci accontentiamo di una cartolina di auguri ogni tanto nelle occasioni importanti. Non compriamo più il quotidiano regolarmente.

“Mia moglie e io siamo entrambi sui settantacinque anni. Nessuno dei due sta bene o è in grado di lavorare”.

Anche i lavoratori il cui salario aumenta di pari passo con l’inflazione sono danneggiati. Perché? Perché l’inflazione incide in due modi. Non solo i prezzi in aumento riducono il valore del denaro duramente guadagnato, ma i corrispondenti aumenti di salario mettono i lavoratori in categorie a reddito più elevato, aumentando il loro imponibile ai fini delle tasse. Ne risulta una perdita netta del potere d’acquisto.

L’inflazione inoltre colpisce quelle persone parsimoniose che mettono il denaro nelle casse di risparmio. In un paese, l’interesse pagato dalle banche era solo la metà circa del tasso d’inflazione. Così alla fine dell’anno, il conto in banca, incluso l’interesse, valeva meno che al principio dell’anno. A peggiorare la cosa, l’interesse era soggetto a imposta.

La stretta monetaria ha provocato un enorme aumento dei debiti personali d’ogni specie. Una ragione è che la gente non vuole sforzarsi di risparmiare prima di acquistare le cose che desidera. Così per ottenerle si indebita.

La gente si indebita sempre di più

Ma una causa sempre più estesa di questo debito è che, per l’inesorabile avanzare dell’inflazione, più persone prendono denaro a prestito solo per continuare a permettersi ciò che hanno già. E l’Americana Annual del 1979 faceva pure rilevare: “Chi un tempo chiedeva prestiti di rado, e solo per i grossi acquisti, ha riscontrato che a volte con il denaro preso a prestito paga invece le cose necessarie”.

Ci sono poi alcuni che non vedono nessun futuro e così adottano la filosofia di ‘mangiare, bere e divertirsi’, cercando di godere il più possibile prima che sia troppo tardi. Una di queste persone ha detto: “Mi sembra d’essere nel giorno del giudizio”. Altri ottengono forti prestiti senza avere nessuna intenzione di restituirli, il che equivale a furto.

U.S. News & World Report ha definito questa tendenza “un’onda di maremoto” che “sta seminando un nuovo panico fra gli economisti”. Esso diceva pure: “Mai si è fatto tanto affidamento sui prestiti”. Una grave crisi economica farebbe fallire milioni di persone.

Perché oggi c’è un’inflazione così forte?

Cos’è che causa il tipo di inflazione così dilagante oggi nel mondo? Gli esperti non sono d’accordo su ogni aspetto del problema. Ma sono d’accordo quasi tutti che uno dei motivi principali è il fatto che si spende più di quanto si guadagna e che si fanno debiti per sostenere queste spese. Il Times di Londra riferiva: “Cos’è l’inflazione, dopo tutto? . . . È la parola con cui l’economista definisce il consumo eccessivo; il vivere oltre le proprie possibilità; il prendere dal piatto più di quello che ci si mette”.

Quando il governo spende più denaro di quello che ricava dalle tasse, deve “creare” denaro per colmare il deficit. La rivista Harper’s diceva: “Il debito derivante dalle spese governative che non si pagano con le tasse viene coperto creando nuovi dollari”. Anche The Wall Street Journal faceva notare quanto segue:

“La spinta ascensionale sui prezzi è stata esercitata soprattutto . . . dall’inflazione in senso letterale. È causata cioè da un’enorme espansione della quantità di moneta in anni di eccessivi deficit nazionali finanziati con la creazione di moneta e credito”.

Ne è un esempio il debito nazionale degli Stati Uniti. Negli ultimi 18 anni il governo è stato in deficit per 17 anni. Mentre ci sono voluti 167 anni perché il debito raggiungesse i primi 100 miliardi di dollari, ora esso aumenta di altrettanto ogni anno! Si prevede che il totale superi presto il trilione di dollari. E ora l’interesse su questo debito ammonta a circa 60 miliardi di dollari all’anno, la terza voce nel bilancio governativo. Tutto questo vuol dire che più denaro rincorre beni e servizi, facendo salire i prezzi, come a un’asta.

A peggiorare la situazione c’è il problema del petrolio. Solo un piccolo numero di nazioni producono più petrolio di quello che consumano. Queste nazioni si sono unite nell’OPEC, l’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio. Esse hanno più che decuplicato il prezzo del petrolio rispetto a un decennio fa. Dato che tante cose — benzina, nafta da riscaldamento, plastica, prodotti chimici e altri — si ricavano dal petrolio, i prezzi aumentano di conseguenza.

A motivo di questi fattori, ora alcune nazioni sono così fortemente indebitate che si mantengono economicamente a galla solo con massicce infusioni di credito. Alcuni di questi paesi con le proprie risorse non possono neppure pagare l’interesse sul debito, tanto meno il debito stesso.

Come si può porre rimedio all’inflazione? Vari economisti si chiedono se non sia già troppo tardi per porvi rimedio. Paragonano la situazione a quella dell’eroinomane che si è spinto troppo lontano, per cui ha bisogno di sempre più eroina per produrre effetti sempre minori. Se continua, la droga lo ucciderà. Se smette, le conseguenze del vizio possono ugualmente accorciargli la vita.

Alcuni economisti si chiedono se non sia già troppo tardi per porre rimedio all’inflazione

Per arrestare l’inflazione, governi, imprese e singoli cittadini devono drasticamente ridurre le loro spese eccessive. Ma questo significherebbe comprare di meno, per cui le imprese produrrebbero di meno. Molti rimarrebbero così senza lavoro, e ne seguirebbe una grave recessione o depressione. Il sistema economico mondiale è congegnato in modo da consentire una produzione talmente elevata — resa necessaria da spese superiori alle entrate — che secondo alcuni è già troppo tardi per ridurla drasticamente senza causare tanto danno quanto ne è causato dall’inflazione stessa.

[Diagramma a pagina 7]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

1898 1979

$1 = $0,12

Il dollaro vale sempre meno

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