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  • g81 22/7 pp. 16-19
  • “Solo tu e io, mamma”

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  • “Solo tu e io, mamma”
  • Svegliatevi! 1981
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  • Cosa può peggiorare la situazione?
  • Veri figli e figlie
  • Si riconosce dalle sue pratiche
  • Quando nella famiglia c’è un solo genitore
    Svegliatevi! 1981
  • Come posso aiutare mia madre che è sola?
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  • Il ruolo dei genitori
    Come rendere felice la vita familiare
  • Le famiglie con un solo genitore possono farcela!
    Il segreto della felicità familiare
Altro
Svegliatevi! 1981
g81 22/7 pp. 16-19

“Solo tu e io, mamma”

I ragazzi con un solo genitore come possono sormontare le difficoltà e contribuire alla felicità familiare?

“MIO PADRE ci ha abbandonato e mia madre è stata molto malata. Ora sta meglio, ma ce la passiamo male. Abbiamo bisogno di un padre, perché, tiriamo avanti a stento. A volte abbiamo poco o niente da mangiare perché i soldi se ne vanno quasi tutti per le fatture e le riparazioni in casa. Mi addolora vedere mia madre così sola. Che ne sarà di noi? Abbiamo paura”.

Questa penosa lettera era l’urgente implorazione di un ragazzo di quattordici anni che è andato ad aggiungersi ai milioni di figli allevati da un solo genitore.

Se non si è fatta questa esperienza, non si può capire bene il trauma che la giovane mente subisce quando un genitore all’improvviso se ne va, forse per sempre. La morte priva molte famiglie di un genitore, ma la stragrande maggioranza è resa orfana di padre o di madre a causa di abbandono, divorzio o separazione. Si calcola che il 40 per cento di tutti i ragazzi viventi negli Stati Uniti passerà qualche tempo della propria vita in una famiglia con un solo genitore. La situazione mondiale peggiora.

È una vera sfida per un giovane superare i problemi creati da questa situazione, che un ragazzo descrive come “un muro di frustrazione, dolore e ansietà”. Che cosa può fare per far fronte alle nuove circostanze? Se il ragazzo va a finir male, è sempre colpa del genitore? In che misura il destino di un ragazzo dipende da lui? Le seguenti esperienze di vita vissuta vi aiuteranno a trovare la risposta a queste domande.

Cosa può peggiorare la situazione?

“Se non me lo permetti, andrò a vivere con papà: lui me lo permetterà!” Queste sono le parole con cui un adolescente minacciò la madre che lo disciplinava. Minacce del genere non sono rare. Una ragazza di quattordici anni ha ammesso apertamente: “Ho anche più libertà. Papà mi lascia fare più cose. . . . A volte le madri cercano di allevare i figli come ritengono meglio, mentre i padri li lasciano fare di più come vogliono”. Certo, non è sempre così.

Ad ogni modo, il ‘fare come si vuole’ reca vera soddisfazione? Molti ragazzi, senza esitare, grideranno di sì! Così la pensava un ragazzo di sedici anni che in seguito scoprì che le cose stavano diversamente.

I genitori di questo ragazzo avevano divorziato e lui e il fratello furono affidati alla madre. La donna, una cristiana, era risoluta e aveva stabilito delle regole, inclusa l’ora in cui dovevano essere a casa, ed esigeva che i ragazzi ubbidissero. Ma il figlio di sedici anni pensava che la mamma fosse troppo severa. Voleva essere libero e andò a stare col padre che lo ricoprì immediatamente di regali, tra cui una macchina nuova, un orologio nuovo e altre cose. Era libero. Ma ben presto questa improvvisa libertà gli causò problemi.

I principi morali che prima teneva in grande considerazione furono abbandonati. A causa della promiscuità sessuale ebbe un violento scontro con un amico geloso. Scappò parecchie volte perché in casa di suo padre, che si era risposato, c’era un’atmosfera tesa. Ansioso di sottrarsi a quell’ambiente si sposò in fretta e insieme alla giovane moglie intraprese una vita godereccia. Quasi tutte le sere facevano il giro dei bar. Non c’è dubbio che ‘faceva quel che voleva’.

Una sera mentre era seduto in un bar cominciò a fare un onesto esame di coscienza e a riflettere su ciò che era diventato. “Cosa sto facendo della mia vita? cosa mi sta succedendo? dove sto andando?” pensò. Ben presto la moglie lo abbandonò. La sua vita era rovinata. Sapendo dove avrebbe trovato la sicurezza, tornò a casa da sua madre, disposto a rispettare proprio quelle regole che prima lo avevano reso insofferente. Comprese che erano per il suo bene. Riconobbe la veracità del proverbio biblico (29:15) che dice: “Il ragazzo lasciato senza freno farà vergogna a sua madre”.

Veri figli e figlie

Una sedicenne di Bogotá, in Colombia, si dimostrò una vera figlia. Il padre aveva abbandonato la famiglia quando lei aveva tre anni e la madre aveva lottato, senza alcun aiuto materiale da parte dell’uomo, per provvedere ai bisogni fisici ed emotivi della piccola Yvonne, cercando contemporaneamente di inculcare in lei principi cristiani. A tredici anni la bambina fu colpita da una malattia debilitante. Ma con le cure della madre guarì. Poi, all’improvviso, quando la ragazza aveva sedici anni, ricomparve il padre, che aveva avuto successo negli affari.

Intentò immediatamente un’azione legale perché la ragazza fosse affidata a lui. Yvonne e la madre furono convocate in tribunale, dove il padre accusò la donna: “Ha trascurato il benessere di mia figlia e la sua educazione!”

“Quando ero malata, e avevo bisogno di cure, dov’era mio padre?” rispose Yvonne con dolcezza. Dopo avere riflettuto sui principi morali che la madre le aveva inculcato, aggiunse: “Mia madre mi ha dato la migliore educazione che potessi ricevere”.

“Desidero dare a mia figlia tutto ciò di cui ha bisogno per essere felice” disse il padre con tono supplichevole. E aggiunse: “Potrà andare all’università e scegliere la carriera che preferisce, avere begli abiti, andare alle feste, coltivare amicizie, tutto ciò di cui ha bisogno per avere successo. E ho i mezzi per provvederglielo”.

Che offerta! Certo la madre non era in grado di competere. “Guardi cosa nega a sua figlia!” disse bruscamente il giudice guardando la madre impotente.

“Ora Yvonne è grande. Può fare la sua scelta”, replicò la madre. “Se desidera andare con il padre, non la tratterrò”.

Senza esitare Yvonne disse: “Ti ringrazio di quello che vuoi fare per me, papà, ma sono già molto felice e soddisfatta con la mamma. Ho tutte le cose materiali di cui ho veramente bisogno”. Poi, riflettendo sull’opera che svolgeva a tempo pieno per aiutare spiritualmente il prossimo, disse: “Ma ciò che conta molto più delle cose materiali che possiedo è il fatto che ora ho un vero scopo nella vita. È qualcosa che non si compra col denaro”. Piangendo, la madre abbracciò la figlia mentre il padre rinunciava alla sua rivendicazione e usciva precipitosamente dall’aula.

Una donna cristiana di Detroit (Michigan, U.S.A.) perse il marito in un incidente e rimase sola con tre figlie adolescenti. Una di queste è completamente paralizzata.

Come vi sentireste se doveste dar da mangiare a una ragazza di diciotto anni, cambiarle i pannolini, farle il bagno e vestirla, oltre a portarla ad adunanze religiose? Non è facile e in precedenza il padre era stato di grande aiuto per la madre. Avrebbe ora la madre messo la ragazza in qualche istituto?

“Avremo cura di lei, mamma”, fu la risposta delle altre figlie. E lo fecero. “Ho potuto tenere mia figlia proprio grazie all’aiuto delle altre due ragazze”, disse la madre.

Si potrebbero citare molti altri esempi di figli che hanno badato alle faccende domestiche e dato un aiuto sostanziale ai genitori rimasti soli. Questo va non solo a vantaggio del genitore, ma anche del ragazzo, come fa notare un illustre esperto di psicologia infantile, il dott. Lee Salk: “Alcuni genitori soli hanno avuto molto successo . . . Dicono: ‘Oggi ho tante cose da sbrigare che mi faresti un grande favore se quando torni da scuola apparecchi la tavola. E forse puoi fare un salto anche al negozio a prendere qualche pomodoro, delle uova e un po’ di pane; questo mi agevolerebbe molto quando vengo a casa’. I bambini amano fare queste cose. Li fa sentire importanti. Il fatto di compiere qualcosa che agevola un po’ la vita del genitore, e di sapere che sono apprezzati, rafforza il loro amor proprio”. In questo modo migliora la vita sia del ragazzo che della famiglia.

A nessun ragazzo piace essere considerato un bambino. Anche se sono giovani d’età, quasi tutti desiderano pensare che i loro ragionamenti sono più maturi.

I figli di genitori soli spesso maturano emotivamente più in fretta di quelli che hanno tutt’e due i genitori. Perché? Nell’articolo intitolato “Il lato positivo del divorzio”, la scrittrice Jane Adams afferma: “I figli del divorzio sono costretti a essere indipendenti: un genitore non può proprio essere così attento, disponibile e soccorrevole come possono esserlo due. . . . So che entrambi i miei figli — appena entrati nell’adolescenza — sono in grado di preparare un pasto abbastanza nutriente. Entrambi sanno badare alla casa e fare lavori come spolverare nonché lavare e stirare i propri abiti e riparare una finestra rotta. Puliscono le cose che sporcano, perché devono farlo, dato che nessun altro lo farà”.

Man mano che il loro modo di ragionare diventa più maturo si rendono particolarmente utili al genitore. Per esempio, una donna cristiana divorziata aveva cinque maschi e una femmina da tirare su. Benché non avesse problemi finanziari, sorsero altre difficoltà. “Ero più indulgente coi piccoli perché mi sentivo in gara con il padre che aveva diritto di venire a visitarli. Non volevo perderli”, ammise.

Ma uno dei figli la sbalordì dicendo: “Mamma, stai viziando i bambini! Guarda come si comportano! Hanno bisogno della ‘verga’. Devi essere decisa. Il tuo ‘sì’ dev’essere ‘sì’ e il tuo ‘no’ dev’essere ‘no’”. Tale consiglio da adulto fu seguito prontamente e che differenza ci fu poi in quella casa! — Prov. 22:15; Giac. 5:12.

Quei ragazzi che ‘eliminano i tratti del bambino’ imparando a pensare e ad agire da adulti negli anni successivi ripensano sempre al passato con gratitudine. Citiamo il caso di uno che a quattro anni perse il padre. Erano tempi duri e molti si chiedevano come avrebbe fatto la madre ad allevare undici figli da sola! — I Cor. 13:11.

I parenti suggerirono di dividersi fra loro i ragazzi. “No”, disse la madre con una certa fierezza, “resteremo tutti insieme, anche se dovremo morire di fame insieme!”

“Ripensando a questa esperienza”, ha scritto il bambino di quattro anni ormai divenuto adulto, “mi rendo conto che è stata una delle cose più straordinarie che mi siano accadute nella vita. Cooperammo tutti, d’amore e d’accordo, per sopravvivere”.

Cominciarono preparando panini e spuntini che, ottenuto il permesso, vendevano nelle stazioni ferroviarie. Infine la madre aprì una piccola trattoria. Il figlio menzionato sopra disse: “Ricordo bene quando entrava qualcuno nel ristorante e chiedeva un sandwich alle uova; uscivo dalla porta di servizio e andavo al negozio a comprare un uovo”.

Questo cristiano ha non solo allevato bene la sua famiglia ma ha fondato una catena di negozi del valore di molti milioni di dollari. Riflettendo, ha scritto: “Ringrazio Dio d’avere avuto una madre così meravigliosa”.

Si riconosce dalle sue pratiche

Gli esempi che precedono mostrano senz’altro che i figli di genitori soli non devono essere vittime impotenti delle loro difficili circostanze. Sebbene la perdita di un genitore possa avere e abbia innegabilmente un effetto drammatico nella vita di un ragazzo, molti giovani sono d’accordo con questo proverbio (20:11): “Pure mediante le sue pratiche [non mediante lo stato civile dei suoi genitori] il ragazzo fa riconoscere se la sua attività è pura e retta”.

I figli delle cosiddette famiglie divise non devono necessariamente avere una vita infelice. Quelli che si fanno in quattro per aiutare i genitori rimasti soli e accettano la giusta guida e disciplina morale che questi impartiscono loro possono avere successo nella vita. Non solo avranno rispetto di sé, ma otterranno anche la pace interiore che purtroppo manca a molti giovani d’oggi. Essi possono contribuire a un’atmosfera familiare calorosa. Possono dire veramente con le loro azioni: “Siamo solo tu e io, mamma, ma insieme possiamo costruirci una vita ricca e interessante”.

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