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Svegliatevi! 1981
g81 8/9 pp. 16-21

“Questo lavoro ci piace!”

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone

DESIDERO parlarvi di un progetto edilizio piuttosto insolito che si sta realizzando in Giappone. Il complesso sta sorgendo a Ebina, un luogo non distante da Tokyo. Cos’è che lo rende così insolito? Una cosa è che le varie centinaia di lavoratori prestano tutti la loro cooperazione volontariamente, senza alcun compenso.

Malgrado le difficoltà di vivere in un cantiere edile e il lavoro pesante, questi uomini sono evidentemente soddisfatti di quello che fanno. Quando li ho intervistati ho udito più volte il commento: “Questo lavoro mi piace!”

Per esempio ho detto a uno dei lavoratori: “Il lavoro è duro, e anche tedioso! La sera sarete contenti quando è ora di smettere”. Ha risposto: “È vero che sono stanco, e non vedo l’ora di andare a letto. Ma mi piace lavorare qui. E piace anche ai 342 uomini che sono qui per offrire la loro collaborazione”.

Un altro ha detto: “Sì, lavoriamo per molte ore, con ogni specie di tempo, e non siamo pagati; riceviamo solo vitto, alloggio e un piccolo dono. Tuttavia siamo molto felici di quello che facciamo”.

Mentre intervistavo i lavoratori, si vedeva subito che la loro gioia dipendeva dallo scopo del lavoro. Uno ha detto: “La mia gioia deriva dal fatto che questo lavoro ha diretta relazione con lo scopo della mia vita. È molto soddisfacente sapere che quello che si fa ogni giorno contribuisce all’adempimento di quello scopo”.

Per farmi un’idea chiara del lavoro svolto qui, ho fatto le seguenti domande ed ecco cos’hanno risposto alcuni lavoratori:

D. “Perché ti sei offerto volontariamente di lavorare qui?”

R. (Yoshinobu Futakuchi): “Quando ho sentito che i testimoni di Geova avrebbero costruito una stamperia a Ebina, ne sono stato entusiasta. È stato annunciato che erano in programma una stamperia, un locale per gli uffici e alloggi per oltre 300 lavoratori. Tutto questo era necessario per consentire di stampare in Giappone un maggior numero di riviste Torre di Guardia e Svegliatevi!, che ora hanno una tiratura complessiva di oltre 1.700.000 copie al mese solo in Giappone. Nel nuovo stabilimento saranno stampati anche libri che spiegano la Bibbia. Tutte queste pubblicazioni saranno usate dai 55.872 testimoni di Geova del Giappone, che l’anno scorso hanno dedicato più di venti milioni di ore al ministero pubblico.

“Era stato detto che l’intero progetto edilizio sarebbe stato realizzato con la cooperazione di volontari. Questo mi fece venire in mente come anche nell’antichità lavoratori volenterosi parteciparono alla costruzione del tabernacolo. (Eso. 35:1, 2) Anch’io desideravo partecipare ai lavori di Ebina, per l’eccellente scopo a cui servirà la stamperia, cioè produrre pubblicazioni che aiutino a conoscere Dio e i suoi propositi. I miei compagni di lavoro la pensano allo stesso modo”.

D. “Vorresti dirci perché questo lavoro ti piace tanto?”

R. (Haruguki Zenetani): “Fino a due anni fa ho lavorato in una ditta dov’era normale sbranarsi a vicenda. Tutti erano interessati a fare carriera e a tal fine calpestavano gli altri per apparire bravi.

“Qui noto un grande contrasto. Tutti collaborano come una famiglia. Il lavoro è la cosa della massima importanza, non l’avanzamento individuale. C’è unità di propositi. Nessuno cerca di farsi avanti. Qui non ci si preoccupa che la propria posizione sia messa in pericolo da un intraprendente rivale.

“Vedo la praticità del principio biblico ‘l’amore non cerca i propri interessi’. (I Cor. 13:4, 5) Il fatto che ci siano pace e armonia, oltre all’elevata produttività, indica quanto è efficace”.

Ho notato che si addestravano molti nuovi. Ma mi sono chiesto come vengono considerati quelli che non sono ancora diventati molto efficienti. Così ho intervistato un ex poliziotto.

D. “Cos’è che ti piace nei rapporti di lavoro fra i vari lavoratori?”

R. (Katsuyuki Kamakura): “Apprezzo in particolare il funzionamento di un sistema basato sul principio dell’amore. Fra coloro che applicano la legge, tutto, dall’addestramento alla posizione, è orientato verso i più forti. Questo probabilmente è necessario per la natura stessa dell’applicazione della legge, ma in un sistema basato sull’amore, il beneficio è duplice.

“Ad esempio, si mostra considerazione a chi non è molto forte, per cui il suo lavoro reca beneficio all’intera organizzazione. Se uno è lento a imparare, non lo si lascia indietro facendolo sentire demoralizzato. Viene ammaestrato con pazienza, e spesso diventa un lavoratore molto industrioso.

“Molti lavoratori non erano specializzati quando vennero qui. Il fatto che ora, dopo due anni, ci sono molti falegnami, idraulici, elettricisti e disegnatori specializzati mentre prima ce n’erano solo alcuni non dimostra la buona volontà degli esperti di ammaestrare gli inesperti?”

Un’altra cosa mi ha colpito: non c’erano tanti “capoccia” che gridassero ordini in continuazione. Ho intervistato un cuoco in proposito.

D. “Che tipo di sorveglianza hanno i lavoratori?”

R. (Keiichi Nakamura): “Farò un esempio. Siamo in venti a cucinare per 550 persone ogni giorno. Questa cifra include gli uomini impegnati nella costruzione e il personale dell’ex filiale di Numazu che si sono già trasferiti qui. E a quanto sembra, hanno tutti un buon appetito!

“Come sa bene chiunque abbia lavorato in una cucina, all’ora dei pasti c’è un’atmosfera febbrile. Siamo sotto pressione. Ma il fatto che ci sforziamo tutti di mettere in pratica i principi cristiani nel modo di parlare e d’agire ci rende più uniti. E c’è poi da ricordare che siamo bene organizzati.

“I sorveglianti lavorano duramente come tutti gli altri o anche di più. Nessuno si limita a dare ordini. Il principio seguito è che i sorveglianti sono quelli che danno l’esempio nel lavoro, e questa è una delle prime cose che mi hanno attratto nei testimoni di Geova”.

D. “In che modo?”

R. “Mi spiego. Prima di studiare la Bibbia, avevo idee piuttosto anarchiche. Pensavo che gli uomini sarebbero stati molto meglio senza governi organizzati o gruppi sociali. Questa è una delle ragioni per cui ho imparato a fare il cuoco, per non dover partecipare a un’attività organizzata. Pensavo che l’umanità andasse verso l’autodistruzione e che le organizzazioni del mondo la spingevano su quella strada.

“Grazie allo studio della Bibbia ho capito che è necessario svolgere un’attività organizzata per adempiere il proposito di Dio. Ma è stato dopo essere venuto a lavorare qui che ho capito più profondamente com’è diversa questa organizzazione. Essendo mossa da motivi altruistici e avendo sorveglianti gentili e laboriosi, contribuisce senz’altro al bene del prossimo”.

L’età dei lavoratori andava dai 18 ai 67 anni, e molti giovani sui vent’anni erano addestrati direttamente sul lavoro. Ma che dire di quei lavoratori più anziani che avrebbero potuto fare la vita dei pensionati anziché lavorare così strenuamente? Ho chiesto:

D. “Perché una persona che ha passato sessantacinque anni vorrebbe mai partecipare a lavori di costruzione?”

R. (Takeo Tsuji) “Devo ammettere che qualcuno pensava che fossi troppo vecchio per partecipare a questi lavori. Avevo 65 anni ed ero in pensione e potevo prendermi la vita comoda. Ma volevo fare qualcosa di utile per il mio prossimo. So fare l’idraulico, così mi sono offerto, pensando che la mia esperienza poteva essere messa a profitto.

“Per qualche tempo ho fatto lavori di idraulico, ma ora accolgo i visitatori. Questo è un vero privilegio per me. Molti della mia età non hanno niente da fare, ma io sono pienamente impegnato in un’attività soddisfacente.

“Sono vedovo e non ho responsabilità familiari. Ma il fatto di poter lavorare con dei giovani che potrebbero essere miei nipoti mi ha aiutato a mantenermi giovane. Oh, sì, ho i miei acciacchi, ma li avrei avuti anche se fossi rimasto a casa”.

Pensando ai lavoratori di età più matura, ho chiesto quanti uomini erano qui con la famiglia. Ho appreso che ce n’erano 17. Così mi sono chiesto che specie di cambiamenti avevano dovuto fare queste famiglie per venire qui a lavorare.

D. “Essendo qui con la famiglia hai dovuto fare qualche cambiamento nel modo di vivere, vero? Cos’hai fatto?”

R. (Motomu Kamata): “Avevo uno studio da architetto, così potevo predisporre le mie attività. Ad ogni modo, quando ho visto la vastità del progetto di Ebina mi sono reso conto che se accettavo un incarico mi ci dovevo dedicare a tempo pieno.

“Parlai della cosa con i miei familiari. Decisero tutti di cooperare affinché offrissi la mia collaborazione. Mia moglie era incinta del nostro quarto figlio, ma mi incoraggiò senza esitare. È stato il suo spirito di abnegazione che mi ha permesso di venire qui.

“Informai i miei clienti che avrei chiuso temporaneamente lo studio. Dapprima non ci credevano! Ma quando si resero conto che facevo sul serio, mi fecero sapere che quando avessi riaperto sarebbero tornati da me.

“Dovemmo anche lasciare la casa e trasferirci in un’abitazione meno costosa vicino al cantiere. Ma tutti in famiglia sono stati felici di fare questi sacrifici. Un vantaggio è che ora comprendiamo meglio il fatto che non sono le cose materiali a dare la felicità, per cui abbiamo potuto tenerle al loro giusto posto. Non vorremo perdere di vista questo fatto neppure quando saremo tornati alla nostra vita di prima”.

Ho poi scovato un altro padre di famiglia e gli ho posto domande simili.

D. “Anche tu hai una famiglia da mantenere, vero? Hai incontrato dei problemi per fare i cambiamenti necessari e venire qui?”

R. (Masahito Sato): “Ho lavorato per venticinque anni nel trattamento dei rifiuti e nel controllo dell’inquinamento, così ho pensato che forse la mia esperienza poteva essere utile qui. Mi sono licenziato dalla ditta con l’idea di continuare a fare l’insegnante biblico a tempo pieno una volta terminati i lavori di costruzione a Ebina.

“Mia moglie è stata felice che offrissi la mia collaborazione, ma non voleva lasciare la casa e far cambiare scuola a nostro figlio. Si trovava bene dov’era per via delle amicizie, e partecipava attivamente all’opera di aiutare il prossimo a studiare la Bibbia. Così per circa un anno sono andato avanti e indietro. Ma abitavo troppo lontano dal luogo della costruzione.

“Ho pertanto suggerito a mia moglie di trasferirci qui sul posto. Lei ha acconsentito e, non lo credereste, ora le piace così tanto stare qui che detesta l’idea di andarsene. Questo perché abbiamo imparato cosa significa servire gli altri e trovare la felicità che si prova compiendo tale servizio. Gesù disse: ‘Vi e più felicità nel dare che nel ricevere’. — Atti 20:35.

“Altri hanno riscontrato che è proprio così. E sono persone di molte diverse condizioni sociali e con diverse situazioni familiari, ma tutti hanno fatto i cambiamenti necessari. Ad esempio, tra i lavoratori c’è un ex collaudatore di motociclette che fa l’intonacatore, un ingegnere chimico che lavora al piegaferro, e abbiamo anche un vignettista, un ex pugile, contadini, cuochi, uno scienziato atomico e un ex musicista di rock, per menzionarne solo alcuni. È un gruppo vario, e ci permette di conoscere tante specie di persone e di arricchire la nostra personalità. L’avere fatto i cambiamenti necessari per venire qui ci è stato senz’altro profittevole”.

È stato istruttivo vedere il concetto che si ha qui del lavoro di costruzione. In altre occupazioni dove l’obiettivo principale è il guadagno finanziario, molti lavoratori non mettono veramente il cuore nel lavoro. Quando è possibile cercano i modi per lavorare di meno, e spesso sprecano materiale. Certuni che hanno posizioni direttive, per aumentare i propri guadagni, non si preoccupano se lavoro e materiali sono scadenti.

Ma non qui a Ebina. I lavoratori sono incoraggiati ad acquistare buon materiale anche se costa un po’ di più, e a non cercare di fare presto o sprecare materiale. Si vuole costruire un complesso di edifici che siano robusti, duraturi e richiedano poco lavoro di manutenzione. Quindi le attrezzature devono essere buone e installate bene. Per questo, come ha detto uno dei lavoratori, “possiamo essere fieri del nostro lavoro”.

Allora ho chiesto a un altro:

D. “In quanto al lavoro vero e proprio, ho sentito che alcuni qui parlano delle ‘prove’ che incontrano in relazione al lavoro. Cosa significa?”

R. (Takaaki Kato): “Provengo da una famiglia agiata, e prima di venire qui occupavo un posto direttivo nell’azienda di famiglia. Qui però non ho un lavoro ‘di prestigio’. Sono uno dei 23 che hanno il compito di occuparsi degli alloggi dei lavoratori. Facciamo ogni tipo di lavoro, dalla consegna della biancheria alla pulizia dei gabinetti. Non ero abituato a questo genere di lavoro, ed è stata senz’altro una prova per me.

“Recentemente, però, ho avuto una lezione di umiltà da un lavoratore che aspettava il visto per andare a Taiwan come missionario. Lo hanno messo a lavorare con me e io dovevo dargli le istruzioni. Aveva lavorato nella nostra filiale del Giappone per molti anni, e aveva fatto quasi di tutto nella casa. Eppure ha seguito fedelmente le mie istruzioni, anche nel più umile dei lavori, benché avesse molta più esperienza di me. Questo fatto mi ha insegnato l’umiltà”.

L’ex musicista di rock Haruhisa Miyashita ha aggiunto i suoi commenti: “Molti di noi hanno prove di un genere o l’altro. Ma esse ci sono utili. Per esempio, quando ero nel mondo della musica rock mi ero rovinato la salute vivendo per il piacere. Pensavo di stare abbastanza bene quando mi sono offerto di venire a lavorare, ma non ero assolutamente preparato allo sforzo fisico che il lavoro edile comporta. Ma ho mantenuto uno spirito ottimista e ho seguito il programma suggerito per mantenermi in buona salute. Come risultato, sono ingrassato di sei chili, ho imparato a essere equilibrato, e provo una soddisfazione che non ho mai avuto quando vivevo solo per i piaceri”.

È dunque evidente che i partecipanti a questo straordinario progetto edilizio hanno imparato molte lezioni. Hanno imparato nuovi mestieri. Si sono fatti molti buoni amici e hanno visto esempi di condotta e umiltà cristiana. Anche i loro bisogni sia spirituali che materiali sono stati abbondantemente soddisfatti.

Il presidente di una locale impresa edile ha riassunto i sentimenti dei lavoratori quando è venuto recentemente a fare una visita. Ecco i suoi commenti: “Vedendo oltre 300 persone, per la maggior parte giovani inesperti, che lavorano insieme d’amore e d’accordo, con le facce sorridenti, ed è chiaro che si divertono, vorrei che tutti fossero altrettanto contenti del proprio lavoro”.

Ho pensato fra me: Un giorno, nel nuovo ordine che Dio stabilirà, sarà proprio così. — Sal. 37:11; Isa. 65:21, 22.

[Immagine a pagina 16]

Veduta aerea del nuovo complesso giapponese della Watch Tower Society a Ebina, non lontano da Tokyo

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