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  • g82 22/1 pp. 25-27
  • Lontani da tutto e da tutti

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  • Lontani da tutto e da tutti
  • Svegliatevi! 1982
  • Sottotitoli
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  • Tempo di andar via
  • gli orsi nel sacco
  • Nel cuore del parco
  • Fine del viaggio
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Svegliatevi! 1982
g82 22/1 pp. 25-27

Lontani da tutto e da tutti

Una coppia scopre le bellezze e la tranquillità di un luogo isolato

MIA moglie e io non vedevamo anima viva da quasi un giorno mentre scendevamo dalla vetta più alta che domina la favolosa Yosemite Valley, nel cuore della Sierra Nevada in California. Eravamo entrambi di buon umore, anzi estasiati per essere stati in cima al Cloud’s Rest, una montagna che sale dolcemente fin oltre i 3000 metri d’altezza e dove l’aria è tersa e frizzante.

Riconosco che non tutti condividono il mio entusiasmo dovendosi arrampicare su una montagna o camminare su un sentiero di terra battuta. Ma l’avere avuto quella montagna tutta per noi ci aveva compensato della fatica. Solo alcuni giorni prima eravamo giù nella valle e avevamo fatto la fila per trovare un posto dove piantare la tenda, fare provviste, farci servire agli sportelli, fare la doccia e andare al gabinetto e, a volte, anche per sederci. Eravamo in agosto, la stagione alta nella famosa Yosemite Valley, nello Yosemite National Park, e questo ci faceva ricordare la vita frenetica di New York, dove abitiamo.

Tempo di andar via

Per quanto ci piacessero i divertimenti, i ristoranti, i programmi educativi e la stupefacente bellezza di questa valle pittoresca, era tempo di andar via.

La mattina dopo prendemmo l’autobus che lentamente percorre la tortuosa via del Passo Tioga, la sola strada che attraversa il parco con i suoi 3076 chilometri quadrati di estensione. Scendemmo al Tenaya Lake, un lago così bello che mia moglie avrebbe voluto piantare lì la tenda. Ma le rammentai gentilmente i nostri progetti. Avevamo intenzione di andare verso sud-ovest costeggiando il Tenaya Canyon, girare a sud lungo la famosa pista John Muir e poi seguire il fiume Merced nella Yosemite Valley.

Eravamo bene equipaggiati per il viaggio. Avevamo sacchi a pelo e giacconi per difenderci dalla fredda aria di montagna. Inoltre, nei nostri due zaini portavamo provviste di alimenti liofilizzati per tre giorni, una borraccia, una cassetta di pronto soccorso, cartine e un fornellino. Individuata la pista del Passo Forsyth, cominciammo a salire su per gli stretti e polverosi tornanti tagliati nel fianco del Sunrise Mountain.

A pomeriggio inoltrato giungemmo a un bel lago su un altopiano situato fra il Sunrise e il Cloud’s Rest, a 2740 metri d’altezza, e c’era anche un bel prato circondato da una foresta di pini. Il posto era troppo invitante perché non ci fermassimo. Così piantammo la tenda, facemmo rifornimento d’acqua in un torrentello e poi ci preparammo una gustosa cena a base di manzo liofilizzato e congelato.

Infine, un’ora prima del tramonto, perlustrai la foresta intorno finché trovai quello che reputai il ramo migliore a cui appendere le provviste. Perché tanta preoccupazione? Da queste parti gli orsi sono intelligenti, e mi avevano già messo nel sacco una volta. Ma ora avrei messo io . . .

gli orsi nel sacco

Mi ero imbattuto in questi orsi dieci anni prima quando avevo fatto il campeggio con due miei amici nella Little Yosemite Valley. Le guardie forestali ci avevano avvertito di appendere le provviste sugli alberi, ma essendo inesperti non avevamo creduto che valesse la pena di fare tanta fatica per appenderle molto in alto.

Quella notte, mentre eravamo tutt’e tre nella tenda, fummo messi in allarme da un leggero rumore. Che sorpresa quando guardando fuori vedemmo tre grossi orsi bruni col muso puntato in direzione delle squisitezze che avevamo negli zaini! Uno di essi si arrampicò sull’albero a cui avevamo legato gli zaini. In un attimo i viveri erano sparsi in ogni direzione sopra una coltre di aghi di pino. Contendendosi le porzioni in questo selvaggio picnic notturno, gli orsi aprirono ogni scatoletta, pacchetto e zaino che riuscirono ad arraffare. La mattina dopo cercammo sconsolatamente di bollire mezza patata, l’unica cosa che gli orsi ci avevano lasciato!

Ora, mentre mia moglie ed io eravamo stesi sotto lo stesso cielo stellato, speravo di avere imparato qualcosa negli anni trascorsi da allora. Questa volta gli zaini erano vuoti, aperti e per terra. I viveri erano in due sacchi di nylon sospesi a cinque metri e mezzo da terra e fissati con un robusto spago a un ramo resistente. E — per stare lontani dal campo d’azione — li avevamo messi a una cinquantina di metri dalla tenda.

Quella notte ci svegliammo di soprassalto. Il silenzio della foresta fu rotto dal grido di un orso adirato deciso a procurarsi da mangiare gratis. Dalla tenda si udiva lo scricchiolio di un ramo più basso che cedeva sotto il peso dell’orso mentre cercava disperatamente di afferrare i sacchi. Sporgendosi più in fuori fece un passo di troppo. Il ramo si spezzò e l’orso piombò giù con un tonfo. Che ringhio disperato!

Dal rumore si poteva pensare che avesse trascinato tutto l’albero nella caduta, senz’altro anche le nostre provviste, e non potei fare a meno di pensare alla nostra sconfitta nella Little Yosemite Valley. Ero in uno stato di frustrazione. Senza provviste avremmo dovuto tornare indietro.

Ma avreste dovuto vedermi la mattina dopo. Quando ci avvicinammo all’albero e scoprimmo che i viveri erano ancora lì appesi intatti, urlai e gridai e mi battei le mani sulle ginocchia per la gioia. Ci mettemmo a ballare come bambini. Facemmo una semplice colazione — latte caldo, frutta secca e tè — e con una fervida preghiera ringraziammo il Creatore.

Nel cuore del parco

Poi ci arrampicammo su per il Cloud’s Rest. In effetti, classificando il grado di difficoltà delle scalate, il Cloud’s Rest sarebbe considerato facile. Il percorso che seguimmo non aveva roccia da scalare, né ghiaione in cui inciampare. Inoltre, non volevo ripetere lo sbaglio che avevo fatto due anni prima durante la nostra luna di miele.

A quell’epoca avevamo cominciato a salire i ripidi tornanti lungo il fianco delle Yosemite Falls, che sono tra le più alte cascate del mondo. Era tardi e volevo arrivare in cima prima che facesse buio. Purtroppo eravamo così in pessima forma che quando tornammo giù a valle il giorno dopo le gambe ci facevano un male terribile. Nei successivi quattro giorni andammo in giro come rigidi robot, facendo smorfie per il dolore.

Questa volta le cose erano diverse. Eravamo in cima a una delle più grandi ininterrotte pareti di roccia del mondo, una parete compatta di granito di oltre 1.370 metri che raggiungeva il fondo del Tenaya Canyon, e ci sentivamo riposati. Per la prima volta ci concedemmo una veduta a volo d’uccello della Yosemite Valley a ovest e della frastagliata High Sierra a est.

Nel 1890 John Muir, il famoso naturalista, contribuì a fare di tutta questa regione un parco nazionale. Potevamo capire la descrizione che aveva fatto del parco: “Le sorgenti dei fiumi Tuolumne e Merced, due dei corsi d’acqua più musicali del mondo; innumerevoli laghi e cascate, e prati morbidi come la seta; le più maestose foreste, le più superbe cupole granitiche . . . montagne innevate che svettano nel cielo fino a 3500-4000 metri, da cui scendono dolci pendii o si levano gruppi di guglie, parzialmente separate da enormi canyon e anfiteatri; giardini sulle cime assolate, valanghe che scendono tuonando lungo le lunghe pendici bianche, cateratte rumoreggianti e schiumeggianti nelle gole frastagliate e ghiacciai negli ombrosi recessi”.

Purtroppo dovevamo lasciare questo posto favoloso. Quella sera raggiungemmo la Little Yosemite Valley e dormimmo il sonno più profondo da quando eravamo partiti. La mattina dopo, freschi e riposati, proseguimmo sulla pista John Muir in vista del ‘musicale’ fiume Merced che suonava il suo motivo sopra le rocce e i macigni, producendo due salti spettacolari: uno di 181 metri alle Nevada Falls e l’altro di 97 metri alle Vernal Falls. Che spettacolo!

Fine del viaggio

Entrammo nella Yosemite Valley stanchi, affamati e indolenziti. Ma ne era valsa la pena! L’esercizio fisico ci aveva rinvigorito. Ci eravamo liberati dello stress. La nostra gratitudine per l’amorevole Creatore che ha fatto questa bella terra per noi era aumentata.

Era proprio come aveva detto molto tempo fa John Muir: “Sali sui monti e odine la lieta novella. La pace della natura si diffonderà su di te come i raggi del sole sugli alberi. I venti soffieranno su di te la loro freschezza e le tempeste ti daranno la loro energia, mentre gli affanni cadranno come foglie d’autunno”. — Da un collaboratore.

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