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  • g82 22/7 pp. 24-27
  • A contatto con il “Regno di Mezzo”

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  • A contatto con il “Regno di Mezzo”
  • Svegliatevi! 1982
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  • Un miliardo di persone
  • Conversazioni memorabili
  • “Ben più impressionante della Grande Muraglia”
  • La porta della Cina comincia ad aprirsi
    Svegliatevi! 1974
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    Svegliatevi! 1978
Altro
Svegliatevi! 1982
g82 22/7 pp. 24-27

A contatto con il “Regno di Mezzo”

PER anni avevo sognato di visitare il “Regno di Mezzo”. ‘E dov’è?’ chiedete. “Regno di Mezzo” è il nome cinese della Cina. Riflette la tradizionale idea cinese che la Cina sia il centro del mondo, con tutti gli altri paesi ai margini d’essa.

L’influenza del “Regno di Mezzo” è più estesa di quanto molti si rendano conto. I cinesi furono i primi inventori della carta e della stampa. Gli aquiloni che fanno la gioia dei bambini nelle ventose giornate di primavera si videro per la prima volta in Cina. Gli spaghetti e i ravioli solleticarono per la prima volta il palato dei cinesi; anche la porcellana e la polvere da sparo sono fra le cose che il “Regno di Mezzo” ha offerto al mondo esterno.

Per quattro anni mia moglie ed io avevamo fatto i missionari a Taiwan, e il continente mi aveva sempre incuriosito. Così verso la fine del 1978, quando il governo cinese mi inviò telegraficamente il visto per fare un viaggio d’affari in quel paese, si presentò l’occasione di soddisfare la mia curiosità. Feci il lungo volo sopra l’Oceano Pacifico e mentre l’aereo si avvicinava a Pechino, il mio cuore accelerò i battiti al pensiero che presto avrei mangiato anatra di Pechino a Pechino, passeggiato lungo la Grande Muraglia e conosciuto — almeno un po’ — il paese abitato da un quarto della razza umana. Finalmente stavo per venire a contatto con il “Regno di Mezzo”.

Un miliardo di persone

Sono passati alcuni anni da allora. Ma i giorni trascorsi presso le tombe dei Ming e nella Città Proibita sono indimenticabili. Anche le gite in battello sullo Yangtze e le escursioni sull’Himalaya sono avvenimenti straordinari della mia vita. Però in questo antico paese scoprii qualcosa di molto più interessante che il Monte Everest a sud e la Grande Muraglia a nord. Scoprii ciò che sta fra queste due cose: il miliardo di abitanti del “Regno di Mezzo”.

Per anni i cinesi hanno parlato di rado ai pochi stranieri cui era permesso entrare nel loro paese. Non che non lo desiderassero. I cinesi sono per natura socievoli e ospitali. Ma la situazione politica li rendeva timorosi. Fortunatamente quel tempo, tutto considerato, è passato. Una semplice passeggiata dopo pranzo si trasforma subito in un grande avvenimento. Entro pochi minuti frotte di persone escono in strada per vedere e parlare con lo straniero. Il turista che visita i monumenti di una città diventa subito egli stesso oggetto di osservazione.

Nulla affascina questa moltitudine di nuovi amici più di un’istantanea scattata loro con una Polaroid. Quando la pellicola finisce, siate preparati a spiegare l’accaduto a qualche centinaio di cinesi delusi.

Una sera, nella provincia di Szechwan, i miei amici ed io decidemmo di andare all’opera, cinese naturalmente. Al nostro arrivo scoprii di avere già visto quell’opera. Sapendo che gli occhi di tutti sarebbero stati inchiodati sul palcoscenico, decisi di sedere in fondo su un muretto improvvisato e di osservare la gente del posto che si godeva lo spettacolo. Guardando i loro visi raggianti, non potei fare a meno di riflettere sulle loro capacità di ricupero. Hanno attraversato tempi molto difficili, e sono ancora poverissimi. Eppure sono ottimisti. Si considerano ricchi in paragone a solo qualche anno fa.

Dopo non molto si avvicinò uno studente universitario che mi domandò: “Signore, posso chiederle da dove viene?” Glielo dissi e lui proseguì dicendo quanto era felice che ci fossimo recati in Cina e quanto sono contenti i cinesi di vederci nel loro paese. Disse che erano onorati del nostro interesse per le loro usanze e la loro cultura.

Naturalmente sto condensando una conversazione interessante e piuttosto lunga, ma la sincerità di quel giovane mi affascinava. La conversazione finì anche troppo presto, ma non prima che egli avesse insistito per portarmi una tazza di tè bollente.

Conversazioni memorabili

Molte volte è difficile per chi visita il “Regno di Mezzo” addentrarsi in discorsi veramente profondi con la gente, ma è possibile. Le migliori opportunità si presentano di solito a tavola, non ai banchetti ufficiali ma in quelle occasioni in cui si prende un semplice pasto con poche persone in qualche luogo fuori mano.

Ricordo una memorabile conversazione che feci una sera d’inverno sulle montagne della Cina centrale. Facevo parte di un gruppetto che si era arrampicato per tutto il giorno e al calare delle tenebre trovammo riparo in un tempio buddista semiabbandonato. Il tempio era usato solo occasionalmente da qualche tibetano che veniva da luoghi lontani per adorare fra quei pochi resti lasciativi dal governo. Dopo averci salutato, il custode ci preparò subito con sollecitudine un pasto semplice ma squisito e i componenti del gruppo si misero a chiacchierare.

Trattammo molti argomenti, ma le conversazioni più animate riguardavano la Bibbia. Un giovane studente del nostro gruppo faceva tante citazioni politiche, che continuava a ripetere pappagallescamente ogni volta che la conversazione sembrava allontanarsi dall’“ortodossia”. Quando ebbe finalmente esaurito le citazioni tutti gli altri poterono parlare e fare domande.

Che emozione poter parlare di Geova a quella gente! I più vecchi sapevano che Geova è il nome di Dio dai giorni prima della rivoluzione comunista. Come facevano a conoscerlo? La Bibbia cinese usa il nome di Dio migliaia di volte nelle Scritture Ebraiche. Fu meraviglioso vedere i loro visi illuminarsi mentre parlavano apertamente di qualcosa di cui non discutevano da anni.

Ho riscontrato che in Cina si possono fare simili interessanti conversazioni con gli stranieri, particolarmente con quelli che vi risiedono. Molti di loro sono diplomatici. Alcuni sono “esperti stranieri” pagati dal governo. C’è una folta schiera di giornalisti di vari tipi, e, naturalmente, ci sono uomini d’affari di tutte le specie.

A Pechino e a Shanghai ci sono alcuni alberghi con bar per stranieri, e dato che la vita notturna praticamente non esiste, molti stranieri finiscono per trovarsi lì tutte le sere. Certe sere questi bar sembrano affollati dai personaggi di un film! Ci troverete quasi sempre un petroliere del Texas, con tanto di cappello e stivali da cowboy. Ci saranno sikh indiani col turbante e africani che sfoggiano una gran varietà di costumi nazionali. Una sera, nel famoso Peace Hotel di Shanghai, ebbi un’esperienza interessante.

Il Peace Hotel è un albergo di lusso, antico e pieno di oggetti decorativi che ricordano un’epoca passata, quando Shanghai reggeva il paragone con Parigi, Roma e New York. Due russi corpulenti entrarono nel bar, e poiché le uniche due sedie libere erano accanto a me, li invitai a sedersi. Si trattava di due diplomatici sovietici d’alto rango in servizio in Cina. Avevamo in comune la lingua cinese, così cominciammo un’interessante conversazione.

Quando ebbero saputo qualcosa di me, si chiesero di che religione fossi per aver potuto fare il missionario a Taiwan a un certo punto della mia vita, mentre ora ero in affari con quello che essi consideravano nemico di quel paese. Sapevano per esperienza che quasi tutti coloro che hanno forti convinzioni religiose hanno anche forti convinzioni politiche e non possono giungere a un tale accomodamento.

Dissi loro che ero testimone di Geova per cui ero assolutamente neutrale nei riguardi della politica. Spiegai che amavo le persone di Taiwan e anche quelle del resto della Cina. Essi replicarono: “Ci ripeta il nome della sua religione, ma in inglese”. Glielo ripetei ed essi proseguirono: “Oh, sì, abbiamo molti come voi nel nostro paese. Ora ci dica qualcosa di più. Ci spieghi la differenza tra voi e i battisti”.

Dopo una conversazione di due ore, durante la quale facemmo una lunga dissertazione sull’amore cristiano e sulla neutralità, questi diplomatici dissero: “Non sa come le siamo grati di avercelo spiegato. È la prima volta che comprendiamo bene la posizione dei testimoni di Geova”. Era quasi mezzanotte. Dopo avere ricevuto un caloroso invito a pranzo all’ambasciata sovietica, li salutai e andai a chiamare un tassì per tornare al mio albergo.

“Ben più impressionante della Grande Muraglia”

È difficile parlare a lungo della Cina moderna senza apparire un sostenitore o un critico del governo. Io, naturalmente, non sono né l’uno né l’altro. Ci sono però almeno due lati positivi che vale la pena di menzionare.

La Cina è stata un paese agricolo per migliaia d’anni, ma è interessante vedere come il paese ha accresciuto la sua produzione alimentare, evitando così le grandi carestie che un tempo devastavano la Cina. Inoltre migliaia di “medici scalzi” (o di campagna) sono stati addestrati per dare alle masse un’elementare assistenza sanitaria. Questi due grandi passi avanti nel campo alimentare e sanitario sono, a mio avviso, le due massime conquiste della Cina nei tempi moderni, qualcosa di ben più impressionante della Grande Muraglia e certo più importante dell’invenzione della carta o degli aquiloni.

La Cina ha il potere di ammaliare. Sin dai giorni di Marco Polo ha affascinato gli occidentali. Finalmente avevo avuto l’occasione di venire a contatto con il “Regno di Mezzo”, ma per scoprire che a sua volta quel paese immenso e densamente popolato aveva lasciato il segno su di me. Aveva profondamente accresciuto la mia comprensione degli uomini. Dubito che vedrò mai più le cose come prima. — Da un collaboratore.

[Immagini alle pagine 24 e 25]

L’influenza del “Regno di Mezzo” è più estesa di quanto molti si rendano conto

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