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  • Timore in tutto il mondo: un segno di che cosa?

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  • Timore in tutto il mondo: un segno di che cosa?
  • Svegliatevi! 1983
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  • Il timore è qualcosa di nuovo?
  • In che consistono tali manifestazioni?
  • Il congelamento nucleare può portare pace e sicurezza?
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Svegliatevi! 1983
g83 8/6 pp. 8-11

Timore in tutto il mondo: un segno di che cosa?

IL TIMORE è incluso nel “segno” di ciò che la Bibbia chiama “tempo della fine”, “termine del sistema di cose” o “ultimi giorni”. (Daniele 12:4; Matteo 24:3; II Timoteo 3:1) Gesù disse che gli uomini sarebbero venuti “meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”. Dandoci ragione di sperare, comunque, disse che questo timore in tutto il mondo sarebbe stato una prova che ‘si avvicinava la liberazione’. — Luca 21:7, 25-28.

Esiste oggi questo timore che avrebbe significato imminente liberazione? Molti pensano di sì. Voi che ne dite?

Considerate i fatti

“Il mondo è più che mai pieno di timore”, dice il giornale tedesco Die Welt, che definisce il nostro secolo “il secolo del timore”. Questo è un paradosso se si considera che il nostro secolo ha visto straordinari progressi nella scienza, nella tecnologia, nella medicina e nella psicoterapia. Si sarebbe dovuto poter diminuire il timore; invece è avvenuto il contrario.

Il timore è stato paragonato a “uno spettro vagante”, a una malattia “che si propaga come un’epidemia”. Infatti la rivista tedesca Hörzu dichiara: “Mai l’umanità è stata così spaventata come al presente”. Additando alcune cause, la rivista aggiunge: “Brutalità e terrore, egoismo e indifferenza, ingiustizia sociale, guerre, influenze straniere, droga, invidia, energia atomica, delinquenza minorile, insuccessi nel lavoro: oggi il timore ha mille nomi”.

Sempre più persone convengono che questa non è un’esagerazione. Che dire di voi? Sono queste alcune delle cose che spaventano anche voi?

A livello internazionale

Non sono gli abitanti di un solo paese a vivere nel timore. Si noti come la rivista Time descrive la situazione esistente negli Stati Uniti:

“L’aria è satura di un timore troppo esteso per poterlo afferrare”. Di che si tratta? Del timore della guerra atomica.

Neppure i giovani sono liberi da questo timore di un disastro termonucleare. Secondo un recente studio dell’Ordine degli Psichiatri Americani, la guerra nucleare sta avendo un impatto psicologico sui bambini. E The New York Times cita il dottor R. J. Lifton, professore di psichiatria presso la Facoltà di Medicina della Yale University, attribuendogli questa osservazione sui bambini che crescono sotto la minaccia della guerra nucleare:

“Hanno un’altra formazione mentale che include la possibilità che tutto, se stessi e i loro genitori e tutto ciò che hanno conosciuto o toccato, venga improvvisamente annientato”.

Una ragazzina di dodici anni ha detto: “Sono molto spaventata al pensiero che il mondo salti in aria”.

Il timore della guerra nucleare ha contagiato anche quei paesi che non sono i principali obiettivi dei missili nucleari. Il motivo? La pioggia radioattiva che cadrebbe in tutto il mondo. Dopo una guerra nucleare micidiali particelle radioattive penetrerebbero nella stratosfera e potrebbero ricadere in qualsiasi parte della terra, contaminando ogni cosa su di essa.

A questo si aggiungono altri timori. Il timore di un attentato terroristico. Il timore di una catastrofe ambientale. Il timore della delinquenza.

Ovunque abitiate, vi chiediamo: Avete letto simili dichiarazioni nei giornali e nelle riviste del vostro paese? Notate che parole come “timore”, “ansia”, “terrore” o “incertezza” saltano fuori con allarmante regolarità nelle conversazioni, sia private che pubbliche? In tal caso, vi siete mai chiesti cosa significa?

Il timore è qualcosa di nuovo?

Giustamente molti fanno notare che il timore è vecchio quanto l’uomo. Un articolo di fondo del Suddeutsche Zeitung lo ammette, dicendo: “Il timore della morte, del dolore e delle malattie, delle perdite materiali o d’altro genere ha sempre fatto parte della natura umana”. Indicando però il fatto che il timore ha assunto una nuova dimensione nella nostra generazione, il giornale aggiunge: “Nuovo, d’altra parte, è il tipo di pericolo potenziale creato dall’uomo, come nuova è la sua portata; e nuova sarebbe senz’altro la gravità delle conseguenze se le catastrofi immaginabili dovessero effettivamente verificarsi”.

Per far parte di un segno credibile sul “termine del sistema di cose”, profetizzato da Gesù, doveva esserci (1) un sensibile aumento del numero delle cose che avrebbero causato timore e (2) un aumento dell’intensità del timore dovuto a eventuali conseguenze. (Matteo 24:3; Luca 21:10, 11, 26) Questo è proprio il punto indicato dalle citazioni fatte finora. Inoltre, il timore della guerra nucleare è una cosa nuova. L’uomo non era mai stato in grado di liberare le forze potenti dell’atomo: non fino al XX secolo. Per la prima volta le persone temono la completa estinzione della razza umana, anzi, l’annientamento di ogni vita sulla terra.

Ma ricordate che quando vedete i segni odierni dell’accresciuto timore in effetti vedete molto di più. Vedete che la “liberazione s’avvicina”, secondo la promessa di Gesù. — Luca 21:28.

Tale “liberazione” verrà mediante il movimento per il congelamento nucleare? Molti pensano di sì. Ma in che cosa consiste una manifestazione per il congelamento nucleare? E offre qualche speranza di “liberazione”?

In che consistono tali manifestazioni?

Parole ripetute a cantilena, musica rock, grida di slogan e canto di inni fanno a gara per richiamare la vostra attenzione: a tutto ciò fa da sfondo il frastuono di migliaia di voci. Ai vostri occhi si presenta un caleidoscopio di immagini: striscioni con slogan dai vivaci colori, molti piuttosto comuni, alcuni originali per l’umorismo o l’orrore che esprimono; dimostranti vestiti in modo bizzarro con maschere spaventevoli; effigi di cartapesta; uomini elegantemente vestiti; pastori anglicani; frati con la tonaca marrone; monaci buddisti dall’abito color zafferano, giovani, vecchi, madri coi bambini in braccio, e un cane con un cartello appeso al collo, con su scritta una sola parola: “Pace”.

Settecentomila persone sfilano per le strade di New York, tutte con un solo scopo: impedire che scoppi una guerra nucleare.

Quella è stata la più grande marcia per il disarmo che gli Stati Uniti abbiano mai visto. Gli organizzatori scelsero il 12 giugno perché quel giorno si teneva la Seconda Sessione Straordinaria delle Nazioni Unite sul Disarmo, fornendo così una grande occasione per costringere l’O.N.U. a prendere in considerazione il problema del congelamento nucleare.

C’era un’atmosfera carnevalesca. Tuttavia il tema della devastazione nucleare continuava a riaffiorare negli slogan e nello spettacolo offerto dalla folla. Era una dimostrazione pacifica, e anche se la stragrande maggioranza erano americani, erano rappresentati vari altri paesi. Una cosa che diede alla manifestazione un sapore internazionale fu una delegazione giapponese di giovani e vecchi che mettevano al collo di tutti quelli che incontravano collane fatte con colombe di carta, distribuendo contemporaneamente cartoncini colorati con su scritti messaggi personali di pace in caratteri giapponesi.

“Perché voi signore siete qui?” Una donna sui sessant’anni risponde: “Vogliamo rendere il mondo sicuro per i nostri nipoti”. Un’altra dice: “Vogliamo lasciare un mondo ai nostri nipoti”.

Uno scienziato nucleare che lavora in un centro di ricerche (Argonne National Laboratory) gestito per conto del Dipartimento americano per l’Energia e situato nei pressi di Chicago, dice perché ha partecipato alla manifestazione. “Per la stessa ragione per cui vi hanno partecipato gli altri, a causa della corsa agli armamenti. Penso che il pericolo che una guerra nucleare scoppi per disgrazia esista davvero e io rimarrei ucciso. Non mi va l’idea che degli esseri umani siano uccisi, siano essi russi o americani”.

Qui c’è il capo della sezione di medicina nucleare di uno dei principali ospedali di New York. Perché partecipa alla dimostrazione? Risponde con una parola: “Atterrito!” Vuole che l’energia nucleare sia usata pacificamente in medicina, non in guerra.

Il pastore di un college del Kentucky partecipa alla marcia perché pensa che le dimostrazioni per il congelamento nucleare “obbligheranno i capi di governo a portare la pace”.

Cosa sorprendente, il comune cittadino sfila accanto a gruppi organizzati di professionisti e di membri di sindacati. Dappertutto si notano ecclesiastici. La lunga fila di dimostranti è costellata di gruppi religiosi. Dapprima sembrano un corpo unito. Ma un esame più attento rivela che l’appoggio è frammentato. Paragonando gli slogan sugli striscioni e ascoltando le loro ideologie, si nota diversità di opinione sulla forma finale che dovrebbe assumere il congelamento nucleare. E un numero notevole di dimostranti promuovono attraverso la questione del congelamento nucleare i loro personali rancori o meschine cause politiche.

Enormi e bianche, le spazzatrici aspettano che i dimostranti concludano la marcia. Man mano che i manifestanti si allontanano, questi mostri meccanici vanno alla carica, divorando i rifiuti di carta e spazzando le strade. Resta da vedere se il movimento per il congelamento nucleare finirà nel nulla e sarà cancellato dalla mente dei politici o se tali dimostrazioni avranno qualche effetto, come ad esempio quello di esercitare crescenti pressioni sui governi per indurli a fare proclamazioni di pace.

Ma se non possiamo guardare con fiducia a movimenti umani come quello per il congelamento nucleare, dove possiamo rivolgerci per avere una speranza di pace e sicurezza durature?

[Testo in evidenza a pagina 9]

“L’aria è satura di un timore troppo esteso per poterlo afferrare”

[Immagine a pagina 8]

Il timore pervade il mondo

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