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  • g84 22/7 pp. 24-27
  • Hanno resistito agli stupratori

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  • Hanno resistito agli stupratori
  • Svegliatevi! 1984
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Svegliatevi! 1984
g84 22/7 pp. 24-27

Hanno resistito agli stupratori

IN GENERE gli stupratori cercano di sorprendere una donna in un posto isolato dove non c’è nessuno intorno. A volte sono armati e minacciano di usare l’arma se la vittima non coopera. La donna cristiana dovrebbe cedere in silenzio?

No, la situazione non è la stessa di quando un uomo chiede semplicemente denaro o altri beni materiali. Una donna sarebbe saggia a dargli queste cose. Ma lo stupratore le chiede di infrangere la legge di Dio commettendo fornicazione. In tali circostanze la donna cristiana ha l’obbligo di resistere. — I Corinti 6:18.

‘Ma non potrebbe essere pericoloso resistere?’ chiederà qualcuno. Sì. Ma forse è più pericoloso non resistere, come fa notare una persona che insegna a difendersi dagli stupratori: “Può darsi che una volta raggiunto il suo scopo vi uccida, affinché poi non possiate identificarlo”.

Un’esperta in materia di stupro ha fatto alcuni commenti interessanti. Ha detto: “Nonostante i miti popolari sulla violenza maschile e sul fatto presunto che chi cede si salva, non è mai stato dimostrato che chi resiste a uno stupratore nel tentativo di salvarsi lo induca a commettere un omicidio”. La seguente esperienza lo illustra.

Due giovani donne si trovavano in una lavanderia a gettone quando entrò un uomo che minacciandole con la pistola le spinse in una stanza sul retro dell’edificio, ordinando loro di spogliarsi. Esse rifiutarono invocando ad alta voce l’aiuto di Geova Dio. Infine dissero all’uomo, ormai confuso, che erano testimoni di Geova e che ciò che egli esigeva era contro la loro fede religiosa; non lo avrebbero fatto neppure se le avesse uccise. Il risultato? Frustrato, l’uomo fuggì.

Trattatelo con rispetto

La donna minacciata di stupro dovrebbe ricordare che lo stupratore è un essere umano. Senza dubbio ci sono circostanze nella sua vita che lo hanno portato a comportarsi così. Quindi, anche se la donna non deve tremare di paura e lasciarsi intimidire dallo stupratore, nello stesso tempo deve trattarlo in modo comprensivo, come un altro essere umano. Una donna che abitava in un quartiere popolare di New York scrive:

“Di solito sto attenta quando salgo sull’ascensore. Come di consueto, prima di entrare guardai dentro, e non c’era nessuno. Ma poco prima che la porta si chiudesse del tutto, un uomo grande e grosso afferrò la porta e l’aprì per entrare nell’ascensore insieme a me. Mentre entrava mi gettò una di quelle confezioni di birra da sei, e io l’acchiappai. Fui presa alla sprovvista.

“Mentre la porta si chiudeva mi girò le spalle per armeggiare con i pantaloni. Poi si girò e mi si mise di fronte. Non guardai in basso ai suoi pantaloni ma lo guardai dritto negli occhi. Gli rilanciai subito la birra e dissi: ‘Tenga la sua birra’.

“In quell’istante, prima che potesse fare un solo gesto, cominciai a parlargli. Dissi che ero una testimone di Geova e che stavo andando al tredicesimo piano per tenere uno studio biblico con una famiglia che mi aspettava. Continuai a parlare e gli spiegai della nostra opera di istruzione biblica. A questo punto eravamo a metà salita, e mentre continuavo a parlare non davo segno d’avere paura, e lo guardavo dritto negli occhi. Poi accadde una cosa strana. Si mise a dire che amava la Bibbia e che veniva dal Sud e che anche la sua famiglia amava Dio.

“Intanto eravamo arrivati al tredicesimo piano; l’uomo aprì la porta per farmi uscire. Mi chiese se gli facevo l’onore di stringergli la mano. Lo accontentai, e quasi me la staccò. Poi disse di volermi ringraziare perché ero la prima donna bianca che non lo aveva guardato con disprezzo, e che gli aveva parlato con sincerità. Quindi mi salutò e mi augurò buona fortuna nello studio biblico”.

Resistere in casa

I casi di stupro che avvengono nella propria casa possono essere particolarmente traumatizzanti, dato che l’ambiente continua a far ricordare l’avvenimento. Molto meglio, perciò, resistere! Una donna di Detroit (Michigan, USA) che si trovò a dover affrontare uno stupratore in casa sua, narra come riuscì a non farsi violentare.

“Erano le 5,30 di mattina quando fui svegliata da un rumore di passi. Dapprima non capii da che direzione venissero. Guardai l’orologio e vidi che era troppo presto perché la mia figlia più grande si preparasse per andare a scuola. Mio marito è un musicista ed era fuori città per lavoro. Io avevo dormito al pianterreno. Sapendo che di sopra non c’era nessuno, ne dedussi che i rumori provenivano dal portico sul davanti. Così accesi la luce del portico. Immediatamente sentii dei passi veloci giù per le scale, e quando mi girai, c’era uno sconosciuto.

“L’uomo teneva una mano infilata nel cappotto, come se avesse una pistola, per cui gli dissi: ‘Se ha intenzione di uccidermi, lo faccia’. Disse che aveva una pistola e che mi avrebbe sparato se non facevo tutto quello che mi ordinava. Mi ingiunse di spegnere tutte le luci e di sedermi sul divano. Spensi le luci ma mi rifiutai di sedermi sul divano. Disse che mi avrebbe ucciso se non mi lasciavo violentare. Poi cominciò a spingermi verso il divano, così citai Matteo 16:26, che dice: ‘Di quale beneficio sarà per un uomo se guadagna tutto il mondo ma perde l’anima sua? o che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?’

“L’uomo smise di spingermi e chiese cosa significasse quella scrittura. Allora spiegai che se gli resistevo e rimanevo fedele al mio Dio e a mio marito, e se per essermi così mantenuta fedele venivo uccisa, avevo la speranza d’essere risuscitata in una terra paradisiaca e di ottenere la vita eterna. Ma se avessi ceduto e lui mi avesse violentata, alla fine sarei morta e non avrei avuto nessuna speranza d’essere risuscitata.

“L’uomo capì che non mi avrebbe convinta a lasciarmi violentare, così cominciò a strapparmi gli abiti. Rammentai la scrittura di Deuteronomio capitolo 22 che dice che se si è aggredite nella città e non si grida, è come se si acconsentisse. Allora dissi a voce molto alta: ‘La smetta per favore! No! Non lo faccia! La prego, signore, se ne vada da casa mia!’

“Sapevo che questo non solo sarebbe stato gradito a Geova ma i miei figli si sarebbero resi conto che non si trattava di un dialogo televisivo ma che un uomo aggrediva la loro madre. Lo chiamai anche ‘signore’ affinché capissero che non lo conoscevo. L’uomo mi disse di tacere, ma io risposi che dovevo gridare ogni volta che mi assaliva.

“L’uomo si lanciò nuovamente contro di me e io cominciai a pregare ad alta voce: ‘O Geova, ti prego, aiutami!’ L’uomo si fermò e mi chiese con chi stessi parlando. Allora spiegai che Geova è il nome di Dio, che Dio ha un nome come ce l’aveva lui.

“Nel tentativo di spaventarmi, l’uomo mi chiese se avevo mai letto di intere famiglie uccise e ritrovate in seguito. Disse che avrebbe fatto lo stesso a me e ai miei figli se non gli avessi permesso almeno di carezzare certe parti del mio corpo. Ma io non ero disposta a permettergli neppure questo. L’uomo continuò a minacciarmi, e ogni volta che pensavo fra me: ‘Geova, cosa posso fare?’ mi venivano in mente le scritture appropriate da citare e la cosa migliore da fare.

“Dopo circa mezz’ora, l’uomo si rese conto che non sarebbe riuscito a violentarmi. Quindi disse: ‘Che età hanno i tuoi figli?’ Risposi: ‘14, 12, 8, 5 e 4 anni’.

“‘Violenterò tua figlia di 14 anni se non ti lasci violentare’, disse.

“Mi chiesi come facesse a sapere che quella di 14 anni era una femmina. ‘Anche lei è cristiana’, replicai, ‘e non si lascerà violentare’. Allora disse che ci avrebbe uccisi tutti, e si diresse verso le camere da letto dei ragazzi. Mi chiesi di nuovo come facesse a sapere da che parte stavano le camere da letto. Prima che potessi riacquistare il mio sangue freddo e seguirlo, tornò in soggiorno con una strana espressione. Mi passò davanti e mi ordinò: ‘Apri la porta principale’.

“‘Si apre se gira la maniglia’, dissi. Non appena fu fuori, richiusi la porta e misi la catena.

“Andai immediatamente nelle camere da letto dei miei figli e capii perché l’uomo se ne era andato: i miei figli non c’erano più. La settimana prima avevo visto un programma televisivo in cui veniva detto di insegnare ai figli da dove uscire in caso di pericolo. Ne avevo parlato coi miei ragazzi e avevo detto loro che il modo migliore e più sicuro per uscire di casa era dalle finestre delle camere da letto a nord per andare dai vicini a chiedere aiuto. I miei figli avevano ubbidito ed ora erano al sicuro a casa dei vicini.

“Arrivarono subito due auto della polizia, una in risposta alla mia telefonata, l’altra in risposta alla telefonata dei vicini. La polizia disse che quella mattina non erano rimasti sorpresi ricevendo una telefonata di questo genere. Da diversi mesi, spiegarono, nel quartiere si verificavano molti casi di stupro verso quella stessa ora. Addirittura chiamarono lo stupratore ‘il nostro uomo’.

“La polizia rimase sbalordita quando seppe che non ero stata né violentata né derubata. Dissero che qualcuno si sarebbe messo in contatto con me. Più tardi, quel giorno, fui invitata al posto di polizia per un confronto. Fu una delusione perché non c’era l’uomo giusto.

“Il giorno dopo ricevetti una telefonata al lavoro con la quale venivo invitata di nuovo a recarmi alla polizia. Stavolta non appena entrai nella stanza lo vidi e quasi svenni . . . Seppi poi che da quando era stato scarcerato otto mesi prima aveva violentato come minimo 13 donne nel mio quartiere, inclusa una donna poliziotto armata. La polizia disse che qualunque fosse, la mia religione mi aveva aiutato a non essere la quattordicesima”.

Resistere all’aperto

Per una donna è senz’altro un’esperienza terribile trovarsi davanti a un uomo deciso a violentarla. Quando l’uomo è armato e non c’è nessuno nelle vicinanze, la situazione è particolarmente terrificante. Tuttavia, anche allora, anziché lasciarsi intimidire dalle minacce e cedere, la condotta raccomandata dalle Scritture è quella di resistere. E questa condotta si è dimostrata ripetutamente la migliore. Una testimone di Geova che abita in una zona semirurale narra:

“Ero andata a ritirare la posta quando vidi arrivare di corsa un uomo armato di coltello e col volto nascosto da un passamontagna. Mi afferrò e cercò di trascinarmi nel bosco. Mi spinse a terra. Prima che riuscisse a farmi cadere, gridai. Mi coprì la bocca, ma io continuai a invocare Geova, pregandolo di darmi forza. L’uomo mi fece vedere il coltello e disse che se non stavo zitta mi avrebbe fatto del male. Afferrai il coltello e lo spinsi via. Mise via il coltello e cominciò a tirarmi su. Gli morsi un dito e lui mi diede un pugno in testa.

“Non mi avrebbe fatto nulla di male, disse, se cedevo senza oppormi. Urlai: ‘No!’ Ero decisa a scappare o a morire lì sulla strada, non nel bosco. Così gli assestai un pugno in faccia. Questo lo sconcertò, per cui mi diede un altro colpo sulla guancia. Caddi a terra ma scalciai con violenza per tenerlo lontano.

“Riuscii a rimettermi in piedi e corsi verso la strada che portava alle altre case. Mi girai indietro e vidi che si dirigeva verso casa mia passando per il bosco. Corsi alla casa più vicina. Chiamammo la polizia. Vennero in gran numero, circondarono la zona e catturarono lo stupratore. L’uomo confessò tutto per cui non dovetti identificarlo”.

Siate preparate a resistere

Per una donna non c’è probabilmente cosa più spaventosa o sconvolgente della violenza carnale. Forse non ci vuole nemmeno pensare. Tuttavia la violenza carnale è un problema che esiste. Anche la Bibbia cita casi di stupro e di tentativi di stupro che risalgono a migliaia di anni fa. — Genesi 19:4-11; 34:1-7; Giudici 19:22-27; II Samuele 13:1-14.

In questi tempi difficili, tuttavia, gli stupri sono divenuti una cosa all’ordine del giorno in molte città grandi e piccole. Infatti l’American Medical News del 4 febbraio 1983 osservava: “In questo paese forse una donna su sei sarà vittima di stupro, quello che è stato definito il reato violento che aumenta più rapidamente nella nazione”.

Quindi anziché ignorare la possibilità che qualcuno tenti di violentarla, è solo logico che una donna pensi in anticipo a quello che farà se fosse minacciata da uno stupratore. Dovrebbe essere realistica e pronta a resistere. “L’idea che una donna che resiste abbia maggiori probabilità d’essere ferita o uccisa è una fandonia”, ha detto il vicecapo della polizia di Detroit, James Bannon. “Non esiste prova che lo confermi”.

Nell’antico Israele, la legge di Dio richiedeva che la donna minacciata da uno stupratore gridasse, opponendo così una resistenza attiva. (Deuteronomio 22:23-27) Questa è la condotta saggia. Secondo l’ispettore capo Keith Kilbride della Sezione per la prevenzione dei delitti del West Yorkshire in Inghilterra, “se una donna è assalita, la sua migliore arma rimangono sempre i polmoni”.

Come ulteriore aiuto per combattere la crescente minaccia dello stupro, se lo desiderate, potete leggere le informazioni pubblicate in Svegliatevi! del 22 novembre 1980 e nella Torre di Guardia del 15 aprile 1981. Questi articoli sono stati stampati per suggerire modi di evitare lo stupro. Inoltre una donna può parlare al marito, al padre o a un amico fidato per avere consigli su come difendersi. E un ragazzo può parlare ai genitori. Inoltre le esperienze riportate qui possono aiutarvi a resistere con successo a uno stupratore se mai vi trovaste a dover affrontare questa minaccia.

[Testo in evidenza a pagina 27]

“Se una donna è assalita, la sua migliore arma rimangono sempre i polmoni”

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