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  • Istruiti, con un lavoro, utili . . . e ciechi!

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  • Istruiti, con un lavoro, utili . . . e ciechi!
  • Svegliatevi! 1984
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Svegliatevi! 1984
g84 22/10 pp. 16-19

Istruiti, con un lavoro, utili . . . e ciechi!

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Giappone

LA MATTINA di qualsiasi giornata feriale potete vedere Susumu che cammina con passo svelto lungo le stradine che attraversano i pescheti e i vigneti di questo bel villaggio della campagna giapponese. È diretto alla stazione ferroviaria. E benché la moglie possa accompagnarvelo in macchina, preferisce, per citare le sue parole, “andare a piedi per fare un po’ d’esercizio”. Osservandolo notiamo che assomiglia moltissimo a qualsiasi altro pendolare che vuole arrivare puntuale al lavoro. Ma c’è una differenza: lui è quasi completamente cieco! Ha dovuto superare molte difficoltà per arrivare al punto non solo di sapere svolgere efficientemente un lavoro, ma anche per recarsi a lavorare da solo.

Da alcuni anni Susumu lavora come massaggiatore e agopuntore nel centro di riabilitazione fisica dell’ospedale di una grande città. È rispettato sia dal personale medico che dai pazienti per la sua abilità e competenza. Il suo caso tuttavia non è né raro né eccezionale. Per secoli in Giappone i ciechi hanno avuto quasi l’esclusiva nell’esercizio di quelle antiche arti della medicina orientale che sono l’agopuntura, il massaggio orientale e la “moxibustione”.a Infatti sino a poco tempo fa queste occupazioni erano protette in tutta la nazione per garantire ai ciechi i mezzi di sussistenza. Come si è giunti a questo? Che tipo di addestramento ricevono essi? La storia di Susumu e qualche nozione fondamentale sui ciechi in Giappone dovrebbe fornire qualche risposta interessante e soddisfacente.

Una vecchia tradizione

Per tradizione il Giappone e la sua gente hanno avuto profondo riguardo e premure per gli handicappati. Le più antiche documentazioni scritte a questo riguardo parlano degli sforzi compiuti da singoli individui e da comunità per provvedere ai non vedenti gli agi e le cose necessarie della vita.

Ad esempio, già nel VII secolo si facevano seri tentativi per dare ai ciechi una professione. Alcuni ciechi furono addestrati con successo come musicisti. Da allora in poi la sorte dei ciechi progressivamente migliorò. E nel XV secolo giunse “l’età d’oro” per i ciechi. A quell’epoca c’era a Kyoto una comunità compatta che si occupava della loro mutua protezione e del loro addestramento professionale. Fu lì che agopuntura, massaggio e “moxibustione” furono introdotti nel loro programma di addestramento, cominciando a eclissare la musica come professione più popolare tra i non vedenti. Ma indipendentemente dalla professione che gli aspiranti sceglievano, il rigoroso addestramento impartito nel centro di Kyoto assicurava a molti di loro i mezzi di sussistenza. Naturalmente c’erano degli svantaggi. Non si poteva provvedere in modo equo e uguale ai bisogni di tutti gli handicappati. Ciò nondimeno per centinaia d’anni una parte dei ciechi ebbero una condizione dignitosa nella comunità.

Verso la fine del XIX secolo il Giappone attraversava un periodo di riforme sociali e politiche. Vennero intrapresi su scala nazionale programmi per i poveri e per coloro che avevano minorazioni fisiche. Tuttavia sotto molti aspetti questo fu un periodo di confusione e di difficoltà per la comunità dei ciechi, perché tutti i precedenti privilegi e concessioni furono revocati. Col tempo, però, il vuoto fu colmato con l’istituzione di scuole alternative per i ciechi. E tutte queste nuove scuole erano gratis.

Più recentemente il Giappone si è messo al passo con altri paesi facendo in modo che la sua popolazione di non vedenti disponga di mezzi e locali adatti. Nel 1965 la fondazione Helen Keller di Osaka istituì il primo centro di riabilitazione per ciechi. Quest’organizzazione internazionale non lucrativa ha fatto molto per promuovere l’addestramento pratico dei ciechi e dei quasi ciechi. Questo specialmente nel caso di coloro che, come Susumu, hanno perso la vista da grandi. Leggiamo ora la sua esperienza.

“Me ne stavo seduto in casa tutto il tempo”

Così Susumu descrive la disperazione che provava essendo non solo cieco ma incapace di lavorare o di aver cura di sé. Aveva solo 23 anni. Cominciò a commiserarsi finché un pomeriggio udì un annuncio radiofonico circa programmi di addestramento per i ciechi. La cosa destò il suo interesse e cominciò a scuotersi dal suo stato di depressione.

Ben presto frequentava lezioni che insegnavano tre cose essenziali per poter diventare indipendente: (1) Sapersi orientare fuori casa, con l’uso del bastone, di un cane per ciechi o di un sonar che permette di individuare gli ostacoli, (2) partecipare alle attività della vita quotidiana, come preparare da mangiare e orientarsi in casa e (3) comunicare: questo consisteva soprattutto nell’insegnare a leggere il braille e a usare la macchina dattilografica braille.

Qui Susumu ebbe anche l’occasione di imparare un nuovo mestiere: il segreto per la piena riabilitazione. Dopo aver preso in considerazione varie possibilità, scelse di dedicarsi all’agopuntura e alla massoterapia. Apprese che l’addestramento non consiste solo nell’imparare la tecnica delle manipolazioni. Viene impartito un corso intensificato di medicina. Fra le altre cose si studiano anatomia, fisiologia, igiene, patologia, medicina legale e teorie di fisioterapia orientale. Si pensi inoltre che in Giappone l’agopuntura e la “moxibustione” sono considerate scienze molto complesse. Gli esperti nel campo sono giudicati dei ‘maestri di anatomia’. Come fa dunque un cieco a imparare queste arti? Il buon addestramento, unito al senso del tatto che a quanto sembra nei ciechi è più sviluppato, rende esperti in questo tipo di lavoro studenti come Susumu. Ciò nondimeno per terminare il corso lui e i suoi compagni (di età variabile dai 18 ai 50 anni) hanno impiegato tre anni. La maggior parte degli studenti erano diventati ciechi da grandi, per cui dovettero non solo imparare queste difficili arti ma anche imparare da capo a fare le cose più elementari della vita quotidiana.

Le difficoltà incontrate sono illustrate dal fatto che dapprima alcuni di loro impiegavano un’ora o più per leggere solo una pagina in braille. Il sistema braille giapponese è molto complicato. Nella scrittura braille si usano combinazioni di un massimo di sei punti. Ma la lingua giapponese si deve scrivere in suoni anziché in lettere. Per oltre due terzi dei suoni occorrono due combinazioni di sei punti. Questo è necessario per formare le numerose combinazioni vocale-consonante della lingua giapponese. A volte gli studenti impegnati a cercar di imparare questo nuovo sistema di scrittura si scoraggiavano; ma uno di loro ha detto: “Abbiamo sormontato i problemi lavorando sodo e incoraggiandoci a vicenda”.

Questo stesso studente, tra parentesi, dà un interessante suggerimento: coloro che diventano ciechi dovrebbero valersi dei programmi disponibili e dei mezzi di istruzione per tornare il più presto possibile a una vita attiva. Saggio consiglio. Specie i bambini ciechi traggono beneficio da questo addestramento. È davvero commovente osservare ragazzi non vedenti della terza e quarta elementare che battono velocemente i tasti della macchina dattilografica braille con la facilità e la sicurezza di esperti dattilografi. Ma quale ulteriore addestramento è offerto in Giappone a coloro che sono ciechi dalla nascita o che lo sono diventati da bambini?

Istruzione pratica

Da una scuola per ciechi, aperta poco più di cent’anni fa, si è sviluppato un complesso di scuole pubbliche ben amministrate e ben attrezzate che si estende in ogni parte del Giappone. In una di queste scuole c’è una proporzione di un insegnante ogni due allievi. Questo naturalmente consente un’atmosfera calorosa e personalizzata in cui imparare. In ciascuna scuola ci sono in genere tutte le classi, e il programma di studi è molto simile a quello di qualsiasi altra scuola: si dà risalto a lettura, scrittura e aritmetica. Ma si comincia presto, nel primo anno della scuola media inferiore, a dare speciale risalto all’addestramento professionale, specie alla massoterapia. Si calcola che circa il 75 per cento dei diplomati trovino lavoro come fisioterapisti. E oltre metà di questi aprono piccoli studi di massoterapia e agopuntura, per la maggior parte in casa propria.

Molti giovani, però, stanno cominciando ad addestrarsi in altri campi: centralinisti, operatori di macchine dell’industria, programmatori di computer e altre attività affini. Altri vanno all’università con la speranza di fare carriera come insegnanti, nell’amministrazione statale o come avvocati. Pare tuttavia che i laboriosi massaggiatori ciechi continueranno ad avere molto da fare. Susumu si è espresso in questi termini: “Ho un mestiere e posso guadagnare da vivere per la mia famiglia e sentirmi nuovamente parte della società. È qualcosa di cui sono molto grato”.

Alcuni anni fa Susumu trovò qualcos’altro che lo rese ancora più felice. Infatti dice: “Mi resi conto che il mio sforzo di alleviare il dolore e recare sollievo ai corpi sofferenti aveva solo un effetto temporaneo. Potete dunque immaginare la mia gioia quando per la prima volta lessi la profezia riportata nella Bibbia in Isaia 35:5, 6, che dice: ‘Gli occhi dei ciechi saranno aperti, e i medesimi orecchi dei sordi saranno sturati . . . lo zoppo salterà proprio come fa il cervo, e la lingua di chi è senza parola griderà di gioia’. Dallo studio della Bibbia mi sono reso conto che la guarigione definitiva verrà solo quando la terra tornerà ad essere di nuovo un paradiso ad opera del più grande maestro di anatomia che ci sia, il nostro Creatore, Geova Dio”.

[Nota in calce]

a Un tipo di cauterizzazione i cui effetti sono simili a quelli dell’agopuntura.

[Testo in evidenza a pagina 17]

I ciechi ebbero una condizione dignitosa nella comunità

[Testo in evidenza a pagina 19]

Immaginate la mia gioia quando per la prima volta lessi la profezia riportata nel libro biblico di Isaia, che dice: “Gli occhi dei ciechi saranno aperti”

[Immagini a pagina 18]

Con un buon addestramento e grazie al loro sviluppato senso del tatto, i ciechi diventano esperti agopuntori

È commovente vedere ragazzi non vedenti che lavorano con la macchina dattilografica braille

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