Capite le difficoltà dei balbuzienti?
Nelle giornate molto calde era consuetudine della famiglia fare una sosta nella vicina gelateria. Carlo era goloso di gelato alla banana. ‘Nella manina appiccicosa tenevo stretta la liscia monetina che mi aveva dato mio padre. Il cuore mi batteva e cominciavo a sentire i rivoletti di sudore che mi scendevano lungo le guance. Volevo disperatamente chiedere a papà di ordinare il cono al posto mio, ma ormai sapevo cosa avrebbe detto. L’aveva già detto tante volte: “Se desideri così terribilmente il cono, ordinalo tu stesso”. Come lo odiavo per questo! Non sapeva quanto mi faceva male? Me ne stavo zitto e tremante davanti all’alto banco dalle cromature lucenti. Sulla punta dei piedi arrivavo appena a passare la mia sudata monetina allo studente dal viso butterato e sorridente che serviva.
‘“Che gelato vuoi, bambino?”
‘“Voglio ba . . . dammi bbbaa . . . la ba ba ba. . . .”
‘Con le labbra serrate continuavo a lottare in silenzio. Vedevo il ragazzo guardare mio padre al di sopra della mia testa. Era lo sguardo che tutti i balbuzienti riconoscono così bene. Lo sguardo che diceva: “Può aiutarlo? Sembra che questo bambino abbia le convulsioni e mi rende nervoso”. Naturalmente questo peggiorava la situazione finché ero pieno di rabbia, imbarazzato e senza fiato. Alla fine sparavo “banana”! Ero tutto indolenzito, ma ce l’avevo fatta’. — The Best of Letting Go.
SE FOSTE stati lì a vedere il piccolo Carlo ordinare il gelato, quale sarebbe stata la vostra reazione? Il dott. Oliver Bloodstein, che da 37 anni studia il problema della balbuzie, fa l’interessante osservazione che “a meno che ne abbiano una ragione speciale, i non balbuzienti raramente capiscono quanto sia terribile e frustrante la balbuzie”. Sì, per molti balbuzienti parlare è un incubo.
Viceversa, avete la lingua sciolta? In tal caso troverete difficile capire questa ansietà. Perché? Ebbene, parlare non è qualche cosa di cui la maggioranza di noi si preoccupi. Quando abbiamo fame, entriamo in un ristorante e ordiniamo un pasto. Se desideriamo acquistare un regalo, ci rivolgiamo semplicemente a un commesso. Quando squilla il telefono, non esitiamo a rispondere. Ma per chi balbetta, cose di ogni giorno come queste possono diventare un incubo.
‘Il problema è davvero tanto grave?’ potreste chiedere. Vi siete mai chiesti come può essere la vita di un balbuziente? Per capire meglio la situazione ed essere più comprensivi, osserviamone il mondo interiore, i suoi sentimenti.
Il mondo interiore
Pino: “Non chiamo la balbuzie un impedimento a parlare; la chiamo un impedimento a vivere. Ci impedisce di comportarci in modo normale. Ostacola le nostre aspirazioni culturali, le nostre ambizioni professionali e i nostri rapporti sociali. Conosco alcuni che non si sono sposati . . . non hanno amici. Se ne stanno in disparte, estraniati, esclusi”.
Daniela: ‘Balbetto da quando avevo circa nove anni. A 27 la situazione era così grave che a casa non rispondevo mai al telefono. Sono spaventata a morte perché mi chiederete come mi chiamo, e dovrò rispondervi, e mi è molto difficile dire “Daniela”. In due anni 122 volte ho usato nomi diversi’.
Anonimo: ‘Il modo migliore in cui posso dirvi fino a che punto la balbuzie influenza la mia vita è scrivendo parte di ciò che è accaduto oggi. Stavo bene finché non ho fatto colazione perché non avevo parlato. Poi sono andato al bar all’angolo perché avevo dormito troppo, o meglio ero rimasto a letto, pensando con terrore alla giornata che mi attendeva. Volevo un caffè e un cornetto, ma invece ho ordinato latte e yogurt perché sapevo che avrei avuto difficoltà a pronunciare quelle altre parole, e non volevo che la donna che mi serviva si sentisse male per me. Odio lo yogurt.
‘In classe l’insegnante mi ha chiamato e, anche se sapevo la risposta, ho fatto il finto tonto e scosso la testa negativamente, poi mi sono sentito un verme. Dopo la lezione mi sono precipitato in biblioteca, ho preso un libro e ho finto di studiare sodo quando qualcuno che conoscevo mi passava accanto.
‘Sono in bolletta e ho scritto una lettera a papà per chiedergli soldi. Volevo metterci su un francobollo espresso, ma mi sono ricordato l’ultima volta che cercai di acquistarne uno alla posta e non ne venne fuori altro che espr-pr-pr-pr-pr-pr, l’impiegato si spazientì, e anche la gente in fila dietro di me e, be’, ci ho rinunciato, ho preso un francobollo normale al distributore automatico e ho imbucato la lettera. Mi sono rimaste 500 lire per mangiare’.
V. G.: “Sono balbuziente. Non sono come gli altri. Devo pensare in modo diverso, agire in modo diverso, vivere in modo diverso, perché balbetto. Come altri balbuzienti, come altri esuli, in tutta la mia vita ho provato un gran dolore e insieme una grande speranza, che mi hanno reso quello che sono. Una lingua impacciata ha plasmato la mia vita”.
Anonimo: “Lavoravo come fochista su una locomotiva in un piazzale di smistamento. Un giorno usavamo un tratto di binario per smistare alcuni vagoni. Sapevamo che per un’altra mezz’ora non dovevano passare treni su quel binario. Guardai fuori per controllare qualche cosa e d’un tratto vidi un merci venire diritto verso di noi. Il mio macchinista era affaccendato all’interno della cabina. Cercai di avvertirlo, ma non riuscii a spiccicare parola. Non riuscii neanche a balbettare, finché non fu troppo tardi. Il merci non andava molto veloce, ma entrambe le locomotive andarono distrutte. Non ci furono morti, ma il mio compagno perse una gamba. Non me lo sono mai perdonato. Se solo avessi potuto avvertirlo”.
Cinque persone. Le loro riflessioni ed esperienze ci fanno capire almeno un po’ la frustrazione, l’ansietà e l’umiliazione che i balbuzienti possono dover affrontare ogni giorno della loro vita. Ora moltiplicate queste esperienze per circa 15 milioni di vite. Capite perché la balbuzie può essere un vero incubo?
Se avete un amico balbuziente, perché non chiedergli cosa pensa al riguardo? Sarete sorpresi di sapere quanto coraggio e quanta determinazione ci vogliono anche nella vita di ogni giorno.
Mostrate comprensione
Poiché spesso la natura di questo disturbo influisce profondamente sulle vittime — psicologicamente ed emotivamente — come ci si dovrebbe comportare con persone del genere? Si dovrebbe compatirle, trattarle per così dire coi guanti? Si dovrebbe trattarle in qualche altro modo? Svegliatevi! ha posto queste stesse domande a diverse persone che sono, o sono state, affette da questo disturbo. Ecco alcune delle loro risposte.
PER PIACERE NON PRENDETECI IN GIRO. Il ventinovenne Franco ha avuto un problema di balbuzie da quando aveva dieci anni. “Desidero che la gente capisca che quanti balbettano hanno anche loro dei sentimenti e dovrebbero essere trattati come persone e non essere presi in giro”, egli dice. “I balbuzienti hanno un problema, ecco tutto. Tutti hanno un problema di qualche genere, e io ho quello della balbuzie”. La nota redattrice di una rubrica giornalistica una volta disse che dal momento che la balbuzie non mette in pericolo la vita, pare sia l’unico handicap di cui si rida apertamente. Roberto ammette che gli amici lo prendono allegramente in giro per il suo modo di parlare. “Non me ne importa”, dice con un sorriso, “perché so che lo fanno solo per scherzo”. Naturalmente ognuno è diverso, e ad alcuni balbuzienti non importa che li si prenda un po’ in giro. Ma non convenite che la cosa più saggia sia essere comprensivi, trattarli come vorreste essere trattati voi nelle stesse circostanze?
PER PIACERE NON COMPATITECI. Anche se chi balbetta apprezza la persona comprensiva, non vuole essere compatito. “Non vogliamo che gli altri si affliggano per noi, ma abbiamo bisogno della loro pazienza”, dice Carla, che ha balbettato per 25 anni circa. “E non voglio che la gente si affligga perché sono balbuziente”, aggiunge Caty, che ora ha più di sessant’anni. “Voglio che mi considerino una persona e si rendano conto che ci sono problemi peggiori della balbuzie. La balbuzie non è che un’imperfezione minore”.
PER PIACERE NON PENSATE CHE SIAMO STUPIDI O NEVROTICI. “Vorrei che la gente non cercasse di leggere o esaminare troppo a fondo la cosa facendo della psicanalisi”, dice Roberto. “E non abbiate paura di noi”, dice Carla. “Non siamo ‘contagiosi’. Le madri non devono proteggere i figli da noi. Vorrei che la gente considerasse i balbuzienti con dignità e rispetto. Siamo intelligenti come chiunque altro. Solo non riusciamo a dire quello che vorremmo, è tutto. E tutte le azioni, i movimenti e le contorsioni, fanno solo parte dello sforzo per tirar fuori la parola”.
‘È bene sapere come si sentono i balbuzienti’, potreste dire, ‘e questo potrebbe essermi utile in futuro. Ma mi chiedo: Come riescono a superare la cosa?’ Questa è una buona domanda e senz’altro merita di essere presa in considerazione.
Come alcuni l’hanno superata
Per poter rispondere a questa domanda, sono stati consultati alcuni testimoni di Geova, perché la loro è una situazione un po’ particolare. Per esempio, in un’adunanza settimanale, la Scuola di Ministero Teocratico, i Testimoni imparano a parlare davanti a un numeroso pubblico. Alcuni balbuzienti sono iscritti a questa scuola. Inoltre ciascun Testimone proclama pubblicamente la buona notizia del Regno di Dio, e il più delle volte lo fa di casa in casa. Ovviamente molte volte bisogna comunicare in condizioni difficili. Come fanno? Due cose li aiutano: l’esempio di altri e la preghiera.
Caty ha sempre in mente l’esempio di Mosè. Infatti si pensa comunemente che Mosè avesse qualche genere di impedimento nel parlare. Quando Geova Dio gli ordinò di condurre gli israeliti fuori dell’Egitto, Mosè rispose: “Ma io non sono un oratore dalla parola facile, . . . poiché sono lento di bocca e lento di lingua”. (Esodo 4:10) Perciò Geova gli provvide amorevolmente Aaronne, suo fratello, come portavoce. Eppure questa disposizione non fu permanente. In seguito troviamo riportati nel libro di Deuteronomio gli stimolanti discorsi che Mosè pronunciò agli israeliti. Non c’era più bisogno di Aaronne. Sapere che Mosè alla fine vinse la sua particolare difficoltà di linguaggio è stato fonte di grande incoraggiamento per Caty.
Roberto è un anziano della congregazione. “Prego sempre prima di alzarmi per pronunciare un discorso”, dice. È utile? “Sì. Ha un vero effetto calmante”. Maria è sulla cinquantina e balbetta da undici anni. Dice che soleva andare di casa in casa, ma solo come osservatrice. Un giorno era in servizio con un Testimone che le chiese gentilmente: “Che senso ha uscire in servizio se non parli con la gente?” Aveva ragione. Perciò lei chiese cosa poteva fare per aiutarsi. Che consiglio le fu dato? Pregare. Da diversi anni Maria riesce a svolgere il servizio di pioniere, dedicando almeno 90 ore al mese per parlare alla gente del Regno di Dio. “Anche se dovessi incepparmi quando parlo con qualcuno alla porta”, spiega, “dico subito una breve preghiera. Mi riprendo e sono di nuovo a mio agio”.
Scacciare l’incubo
Siete particolarmente vicini a qualcuno che balbetta? Vi sentite come la giovane che disse del suo ragazzo: “È una persona meravigliosa, cordiale, premurosa. Ha tanto da dare, ma non sa esprimersi”? In questo caso anche voi desiderate trovare un rimedio quanto lo desidera lui.
Sarebbe davvero meraviglioso poter dire a un balbuziente: ‘Fa questo o quello. Funziona sempre!’ Ma non è vero. La balbuzie è un disturbo complesso, e ogni balbuziente è un individuo avente bisogni propri. Perciò quello che potrebbe aiutare una persona a vincere la sua balbuzie non avrà lo stesso effetto su un altro. Significa questo che il balbuziente sia condannato a una vita con pochissime speranze?a
Roberto, Maria e Caty desiderano assicurarvi caldamente che ci sarà un rimedio, e presto. Sarebbero lieti di condividere con voi la loro speranza nella promessa di Dio che la lingua del muto griderà. Vi parlerebbero dell’uomo che aveva un impedimento nel parlare guarito da Gesù. Vi spiegherebbero che presto verrà il tempo in cui Gesù Cristo, il glorificato Re del Regno di Dio, rivolgerà l’attenzione alla terra. E quando lo farà, compirà per molti ciò che compì per quell’uomo tanto tempo fa. Sì, essi confidano che Geova, “l’Iddio d’ogni conforto”, insieme a suo Figlio, Gesù Cristo, saranno lieti di eliminare quest’incubo per sempre. — II Corinti 1:3, 4.
Non c’è dubbio dunque che in futuro il rimedio ci sarà. Ma che dire di ora? Roberto, Maria, Caty e altri come loro fanno di tutto per adattarsi al loro problema nel miglior modo possibile. Dovranno portare da soli questo carico di responsabilità? Speriamo di no. Possiamo aiutarli avendo rispetto per loro. Possiamo sempre essere gentili, comprensivi e pazienti. Possiamo ascoltare quello che dicono. Sì, la facilità con cui accettano il loro problema dipenderà spesso dalla nostra prontezza a capire l’incubo del balbuziente.
[Nota in calce]
a Vedi l’intervista che segue per alcuni punti circa la terapia e l’aiutarsi da sé, e anche l’articolo “Impedimento nel parlare che si può ridurre”, in Svegliatevi! del 22 ottobre 1966.
[Testo in evidenza a pagina 20]
“Vorrei che la gente considerasse i balbuzienti con dignità e rispetto”
[Testo in evidenza a pagina 22]
“Gli ascoltatori aiutano maggiormente i balbuzienti quando sono sensibili a quello che dicono anziché a come lo dicono”. — Dott. Oliver Bloodstein, foniatra
[Riquadro a pagina 23]
“Il silenzio è d’oro e la parola è d’argento”
Si dice che questo antico proverbio sia d’origine orientale. L’equivalente ebraico è: “Se una parola vale un siclo, il silenzio ne vale due”.
— Brewer’s Dictionary of Phrase and Fable
Un saggio dell’antichità espresse questo concetto in modo conciso: “Ogni cosa ha il suo tempo, e ogni faccenda il suo momento sotto il sole: . . . tempo di tacere e tempo di parlare”.
— Ecclesiaste 3:1, 7, Mariani
[Immagine a pagina 21]
Vi siete mai chiesti come può essere la vita del balbuziente?