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  • La teologia della liberazione: una soluzione per il Terzo Mondo?

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  • La teologia della liberazione: una soluzione per il Terzo Mondo?
  • Svegliatevi! 1987
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  • La teologia della liberazione
  • La teologia della liberazione e il Vaticano
  • Chi ha ragione: la Chiesa o i suoi teologi?
  • La teologia della liberazione e la Bibbia
  • La vera liberazione
  • La teologia della liberazione aiuterà i poveri?
    Svegliatevi! 1987
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    Svegliatevi! 1987
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Svegliatevi! 1987
g87 8/8 pp. 18-20

La teologia della liberazione: una soluzione per il Terzo Mondo?

Dal corrispondente di “Svegliatevi!” in Messico

OGGI, in Africa, Asia e America Latina, molte nazioni del Terzo Mondo sono ridotte alla miseria e ostacolate in vari modi. In molti di questi paesi c’è chi accusa di oppressione i governi in carica e gli esponenti religiosi locali. Altri danno la colpa dei loro problemi attuali all’indebitamento con l’estero. In questi paesi, tuttavia, è sorta quella che da certuni viene considerata la soluzione dei problemi del Terzo Mondo: la teologia della liberazione.

L’8 dicembre 1986 oltre 2.000 persone — per lo più cattoliche — si sono riunite a Città di Messico, presso l’Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM), per discutere sul tema: “La teologia della liberazione nel Terzo Mondo”. I relatori, sia cattolici che protestanti, facevano parte di un gruppo di esperti in materia religiosa che a Oaxtepec, in Messico, stava seguendo i lavori della Seconda assemblea ecumenica dei teologi del Terzo Mondo. La prima si era svolta nello Sri Lanka nel 1981. Le finalità di questi convegni? Discutere sul progresso e sul futuro della teologia della liberazione.

Cosa significa la teologia della liberazione per il Terzo Mondo? Sta raggiungendo i suoi obiettivi? Ha un futuro? Si può capire meglio la risposta a queste domande esaminando prima di tutto cos’è la teologia della liberazione e cosa si prefigge.

La teologia della liberazione

Secondo La Jornada, un quotidiano di Città di Messico, il teologo cattolico brasiliano “Frei” Betto dice che la teologia della liberazione è una “riflessione critica sulla pratica della liberazione dei poveri, che si fonda sulla Bibbia, la tradizione cristiana e gli insegnamenti del magistero ecclesiastico”. Ma quale metodo viene ritenuto necessario per attuare questa “pratica” della liberazione?

I teologi della liberazione convengono che in alcuni paesi la soluzione stia nell’uso della forza, della violenza fisica. Pertanto le stesse rivoluzioni contro i governi in carica, come è avvenuto in Nicaragua o nelle Filippine, sono non solo approvate dai fautori della teologia della liberazione, ma anche incoraggiate. Questo vuol dire un coinvolgimento attivo nella politica. “Frei” Betto sostiene: “È impossibile vivere la nostra fede isolati dalla politica”. Ma su che cosa fondano questa loro convinzione?

A detta di alcuni, sarebbe la Bibbia la fonte a cui si “ispira” la teologia della liberazione. Il teologo peruviano Gustavo Gutiérrez — considerato il “padre della teologia della liberazione” — afferma che “la liberazione di Israele è un’azione politica, il sottrarsi a una situazione di . . . miseria e l’inizio della costruzione di una società giusta e fraterna”.

Per i teologi della liberazione, comunque, ancor più importanti sono quelle che chiamano “comunità di base”. Si tratta di gruppi che oltre alla “cura pastorale” dei poveri provvedono alla loro istruzione e li invitano all’impegno politico. Soltanto in Brasile oltre quattro milioni di cattolici fanno parte di circa 70.000 comunità di base. Sì, i teologi del Terzo Mondo si danno indubbiamente da fare per raggiungere i loro obiettivi.

La teologia della liberazione e il Vaticano

Ma lo sviluppo della teologia della liberazione non è avvenuto senza controversie. Il 6 agosto 1984 il Vaticano emanò la sua Istruzione su alcuni aspetti della “teologia della liberazione”, nella quale essa è condannata come “una perversione del messaggio cristiano”. L’istruzione affermava che “deve essere condannato il ricorso sistematico e deliberato alla violenza cieca, da qualsiasi parte venga”.

Nel 1985, poi, il Vaticano prese drastici provvedimenti nei confronti del “più discusso teologo della liberazione”, il francescano brasiliano Leonardo Boff, condannandolo a un anno di “silenzio punitivo”. Undici mesi dopo, tuttavia, successe qualcosa di nuovo.

La rivista Newsweek scrisse che ‘Roma aveva preso una nuova posizione sulla teologia della liberazione’. Il papa concesse a Boff un’“amnistia”, e il 22 marzo 1986 la Chiesa promulgò un’istruzione dai toni più sfumati, l’Istruzione su libertà cristiana e liberazione. Essa dichiarava che è “pienamente legittimo che coloro i quali soffrono per l’oppressione da parte dei detentori della ricchezza o del potere politico si adoperino, con mezzi moralmente leciti, per ottenere strutture e istituzioni, in cui i loro diritti siano veramente rispettati”. Veniva anche contemplato il ricorso alla “lotta armata”. Papa Giovanni Paolo II fece seguito a questa istruzione con una lettera indirizzata ai vescovi brasiliani nella quale diceva che “la Teologia della liberazione è non solo opportuna, ma anche utile e necessaria per l’America Latina”. Perché questo mutato atteggiamento?

Secondo la Chiesa Cattolica, la pubblicazione della seconda istruzione serviva “a rispondere alle perplessità dell’uomo contemporaneo che è oppresso e aspira alla libertà”.

Alcuni, però, ritengono che la Chiesa abbia calcolato male la forza della teologia della liberazione e sia stata colta di sorpresa. Dopo la condanna di Boff, due cardinali e quattro vescovi si sono recati a Roma per difenderlo. Dieci vescovi hanno sottoscritto una lettera nella quale la sua punizione veniva definita un colpo contro i diritti umani. E in tutto il Terzo Mondo c’erano sacerdoti cattolici che sembravano immersi nel “lavoro di liberazione”.

Chi ha ragione: la Chiesa o i suoi teologi?

È chiaro che la Chiesa, di fronte agli elementi di divisione al suo interno, cerca in tutti i modi di riaffermare la propria autorità. Boff e altri, invece, stanno lottando accanitamente per ricostruire la Chiesa secondo il modello da loro proposto.

Ma sia l’una che gli altri hanno sbagliato. In che cosa? Quando gli è stato chiesto quale criterio vada usato per stabilire la veracità delle tradizioni e dei dogmi ecclesiastici, Gustavo Gutiérrez ha spiegato a Svegliatevi! che la verità “è discernere il grado di adesione da parte di una comunità cristiana”. Sì, tra le altre cose, i criteri su cui essi si fondano sono l’opinione popolare e la sapienza umana, mentre la Bibbia viene tenuta da parte. Questo non dovrebbe mai accadere. Perché?

La teologia della liberazione e la Bibbia

La Bibbia, ed essa sola, è “divinamente ispirata” e deve servire “a istruire, a convincere, a correggere, a educare nella giustizia”. (2 Timoteo 3:16, Mariani) La Bibbia avverte anche che ‘la sapienza di questo mondo è stoltezza dal punto di vista di Dio’. (1 Corinti 3:19) Cos’ha da dire perciò la Parola di Dio sulla teologia della liberazione?

Pur non usando l’espressione “teologia della liberazione”, la Bibbia in effetti parla di liberazione. Anzi, uno dei più vigorosi messaggi che la Bibbia contiene per l’umanità è il messaggio della liberazione. (Romani 8:12-21) Va comunque precisato che la liberazione di Israele dall’Egitto avvenne grazie all’intervento divino. Quando invece gli israeliti vollero agire in maniera indipendente da Dio, incorsero nella sua condanna e soffrirono.

Oggigiorno, l’attivo coinvolgimento della religione nei movimenti sociali sfocia spesso nella violenza. Gesù Cristo, però, non volle mischiare religione e politica. Quando l’apostolo Pietro fece ricorso alla “spada” per difendere il Figlio di Dio, Gesù lo rimproverò con le parole: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada periranno di spada”. (Matteo 26:51, 52) Questo, però, non vuol dire che non esista la speranza che sulla terra torni ad esserci la giustizia.

La vera liberazione

Secondo ciò che promette la Bibbia, al tempo da lui stabilito Dio interverrà negli affari umani. “Riguardo ai malvagi, saranno stroncati dalla medesima terra; e in quanto agli sleali, ne saranno strappati via”. (Proverbi 2:22) Che ne sarà di coloro che desiderano la libertà dalla miseria e dall’ingiustizia? “I mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace. I giusti stessi possederanno la terra, e risiederanno su di essa per sempre”. — Salmo 37:11, 29.

Non vi piacerebbe vivere sulla terra in queste meravigliose condizioni? Immaginatevi un mondo senza povertà, senza lotte internazionali, senza discriminazioni razziali, senza oppressione. Ma non fermatevi solo a questo. Nella sua Parola Dio ci assicura che porrà fine anche alle malattie, al dolore e al cordoglio. Persino la morte sarà una cosa del passato! Non è forse la massima liberazione concepibile? — Rivelazione 21:4.

[Testo in evidenza a pagina 19]

“La Teologia della liberazione è . . . utile e necessaria per l’America Latina”. — Papa Giovanni Paolo II

[Testo in evidenza a pagina 20]

Gesù Cristo non volle mischiare religione e politica

[Immagini a pagina 18]

“È impossibile vivere la nostra fede isolati dalla politica”. — “Frei” Betto

Al “più discusso teologo della liberazione”, Leonardo Boff, il papa ha imposto il silenzio per undici mesi

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