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  • g88 22/11 pp. 24-27
  • Ho imparato ad apprezzare la vera sapienza

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  • Ho imparato ad apprezzare la vera sapienza
  • Svegliatevi! 1988
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • La mia vita in Thailandia
  • Prime influenze religiose
  • Un incidente cambia la mia vita
  • Vengo in contatto con la vera sapienza
  • Benedizioni della vera sapienza
  • Buddismo: Ricerca di illuminazione senza Dio
    L’uomo alla ricerca di Dio
  • Parte VIII: dal 563 a.E.V. circa in poi Un’illuminazione che prometteva liberazi
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Altro
Svegliatevi! 1988
g88 22/11 pp. 24-27

Ho imparato ad apprezzare la vera sapienza

QUANDO ero piccolo, un monaco buddista mi notò e suggerì che fossi chiamato Panya, che in lingua thai significa “intelletto” o “sapienza”. Essendo buddisti, i miei genitori furono lieti di cambiarmi nome secondo il suggerimento ricevuto.

La Thailandia, dove sono nato 60 anni fa, è un paese dove oltre il 90 per cento della popolazione è buddista. Il buddismo nacque circa 2.500 anni fa in India e poi si diffuse in molte parti dell’Asia. Esso offre la speranza di qualcosa di migliore — la liberazione dalle sofferenze — che si suppone si possa ottenere mediante gli sforzi individuali.

Secondo il buddismo, la propria attuale condizione nella vita è il risultato di azioni (karma) compiute nella vita presente e in vite precedenti. Si pensa che all’origine di tutte le sofferenze ci sia il desiderio, per cui l’obiettivo è di riuscire a sopprimere tutti i desideri. Per raggiungere questo fine possono volerci numerose vite o reincarnazioni, finché non si supera il ciclo di rinascite e si raggiunge il cosiddetto nirvana, uno stato che per molti è sinonimo di non-esistenza.

Gautama Buddha asseriva di aver trovato la verità grazie alla sua “illuminazione”, e i buddisti credono che seguire i suoi insegnamenti costituisca il sentiero della sapienza.

La mia vita in Thailandia

Sono nato a Bangkok, capitale della Thailandia. Durante il decennio precedente la seconda guerra mondiale, la vita in città era molto più calma rispetto alla frenetica metropoli che è Bangkok oggi. Risciò, carri trainati da cavalli e tricicli a pedali erano i comuni mezzi di trasporto, sebbene vi fossero anche tram e autobus. Lungo i canali, o klong, il mezzo di trasporto erano le imbarcazioni.

Per alcuni anni la mia famiglia visse in una casa costruita su palafitte lungo un canale. In quelle zone della città la vita della gente si svolgeva per lo più sull’acqua. Nel klong ci si faceva il bagno e si lavavano i piatti e i panni. Le barche arrivavano fin sotto la porta per vendere ogni sorta di generi alimentari e mercanzie. Persino la posta era consegnata a mezzo barca. Nel clima caldo e umido, noi bambini ci divertivamo a nuotare, tuffarci e fare altri giochi.

All’età di sei anni cominciai ad andare a scuola. L’istruzione elementare era obbligatoria, per cui in città la maggioranza dei bambini come me andava a scuola. Maschi e femmine andavano in classi separate, per cui il contatto fra i due sessi era limitato. Uscire con una persona dell’altro sesso era un fatto inaudito.

Mi piaceva lo sport, inclusi il calcio e la box thailandese, un tipo caratteristico di arte marziale elaborato secoli fa. I contendenti possono colpirsi non solo con i pugni protetti dai guantoni, ma anche con i piedi nudi, le gambe, le ginocchia e i gomiti. Quando mia madre seppe del mio entusiasmo per questo sport pericoloso mi vietò di praticarlo. Così mi diedi al culturismo.

Quand’ero giovane, i thailandesi, giovani e vecchi, si divertivano molto alle fiere tenute presso i templi. Le fiere si tenevano in occasione delle festività religiose, e vi si raccoglievano fondi per la manutenzione del tempio. Vi assistevano folle vocianti, insieme a venditori che allestivano le loro bancarelle nell’area del tempio per vendere ogni sorta di cibarie e spuntini.

In queste fiere la più comune rappresentazione artistica era il likay, una specie di teatro popolare con musica dal vivo e dialoghi improvvisati. I personaggi erano vestiti con costumi dai vivaci colori ed erano vistosamente truccati con cipria e belletto. Intrattenevano allegramente l’uditorio fino alle prime ore del mattino. Oggi le rappresentazioni dal vivo sono spesso sostituite da proiezioni cinematografiche all’aperto.

Prime influenze religiose

All’inizio di ciascun giorno di scuola si teneva la cerimonia dell’alzabandiera e si cantava l’inno nazionale, dopo di che la classe recitava una preghiera in pāli, la lingua religiosa del buddismo. Fra le materie scolastiche c’erano le fondamentali norme etico-morali buddiste; a parte ciò non ricevevamo molta istruzione religiosa.

Nella maggioranza delle case buddiste c’è un altarino con un’immagine di Buddha usata per le preghiere e le meditazioni quotidiane. Vi si accendono candele e vi si brucia incenso. Le famiglie di origine cinese hanno di solito anche altri altari per il culto degli antenati o per placare vari spiriti e divinità.

Convinti che ci sia del buono in tutte le religioni, i buddisti adottano facilmente idee e pratiche che ritengono buone e che pensano possano essere loro utili in qualche modo. Di conseguenza in Thailandia molti non vanno ad adorare solo nel tempio buddista, ma anche in uno o più dei numerosi santuari cinesi e brahmanici.

Sebbene la nostra famiglia non fosse particolarmente religiosa, la religione esercitava un’influenza costante nella nostra vita. Per esempio, poco dopo l’alba monaci con la testa rasata e abiti color zafferano facevano le loro visite quotidiane per chiedere l’elemosina. Camminavano a piedi nudi lungo la strada o remavano in barca lungo il klong, fermandosi per consentire alla gente di versare col mestolo riso e altri cibi nelle loro scodelle dell’elemosina.

Sin dall’infanzia mi fu insegnato a rispettare i monaci buddisti come persone che avevano intrapreso un modo di vivere simile a quello di Buddha. Dovevano essere considerati come depositari di grande sapienza, e noi eravamo incoraggiati ad apprezzarne vivamente il parere e il consiglio.

Durante la seconda guerra mondiale, Bangkok subì bombardamenti aerei. Così mia madre mi portò dai suoi parenti in provincia. Abitando vicino al wat o tempio locale, feci conoscenza con i monaci. Alcuni di loro fabbricavano e distribuivano amuleti buddisti. Lungo le pareti della vecchia cappella c’erano migliaia di statuine di Buddha fatte di piombo. Diversi di noi ragazzi davamo una mano a pulirle. Poi i monaci vi incidevano sopra alcune lettere in antichi caratteri khmer e recitavano formule magiche affinché le immagini divenissero efficaci portafortuna.

Ero affascinato dall’idea che portare al collo una di quelle immagini di Buddha potesse proteggere dal male e portare fortuna. Così cominciai a collezionare amuleti. Rimasi alcuni mesi con i monaci al tempio, e in quel periodo fui introdotto alla meditazione, alla divinazione e ad altre pratiche spiritiche.

Sebbene meno dell’1 per cento della popolazione thailandese sia cattolico o protestante, avevo sentito che i cristiani credono che un certo Gesù sia Dio e che i cattolici venerano la ‘Madre di Dio’. Ma queste credenze mi sembravano poco realistiche. Come poteva uno che era morto in croce aver creato il mondo? Questa non mi sembrava vera sapienza.

Un incidente cambia la mia vita

Dopo la guerra mi impegnai per farmi un’istruzione e trovare un lavoro ben retribuito. Mi diplomai a una scuola commerciale e trovai lavoro presso una ditta straniera a Bangkok. Una mattina del 1959, mentre ero diretto al lavoro, persi la presa sul corrimano dell’autobus e caddi all’indietro, battendo la testa sull’asfalto. Passeggeri e pedoni gridarono all’autista di fermarsi, ma quando egli accostò il mezzo al lato della strada, le grosse ruote posteriori mi passarono sulla parte inferiore del corpo. Riportai la frattura della spina dorsale e di varie costole.

Quando dopo sette mesi lasciai l’ospedale, ero paralizzato dalla vita in giù. Il pensiero di non poter camminare mi faceva sentire disperato. Poiché i medici non mi avevano dato speranze di guarigione, volevo tentare altre vie. Mia madre mi portò nella parte settentrionale del paese, dove visitai molti monasteri, “cliniche” e altri luoghi in cui a detta della gente si compivano guarigioni. Man mano che venivo in contatto con vari medici, guaritori e medium spiritici, cominciai a studiare le loro arti. Acquistai libri sulle arti magiche e la divinazione e cominciai a praticare anch’io queste cose.

Vengo in contatto con la vera sapienza

Dopo una permanenza di quattro anni nel nord del paese, tornai a Bangkok. Le mie condizioni non erano migliorate, ma avevo imparato una nuova professione. Persone di ogni età venivano da me a farsi predire la fortuna. Fabbricavo anche certi portafortuna, che in parte vendevo con l’aiuto di un monaco.

Poi un giorno, nel 1968, mi fece visita un missionario canadese dei testimoni di Geova. Quando parlò di Gesù Cristo, conclusi che i Testimoni erano un’altra delle tante religioni “cristiane” per le quali provavo avversione. Soltanto sei anni dopo iniziai a studiare seriamente la Bibbia con una coppia di Testimoni.

Ciò che mi attirava di più erano le profezie bibliche. Quando mi furono mostrate le profezie del libro biblico di Daniele, specialmente i capitoli 7 e 8, come anche la particolareggiata descrizione fatta da Gesù degli avvenimenti e delle condizioni che vediamo oggi, capii che nessun divinatore sarebbe stato in grado di predire tali cose. (Matteo, capitolo 24) Poi, quando appresi perché le condizioni attuali sono diverse da ciò che il Creatore si era proposto in origine e come egli ha preso disposizioni per annullare il danno causato da coloro che rigettano lui e la sua sovranità, fu come se un velo mi fosse stato tolto dagli occhi.

Nel messaggio biblico tutto era così armonico; i pezzi del “puzzle” trovavano il loro posto in modo perfetto. La sapienza umana che avevo stimato tanto mi aveva insegnato che Dio non aveva molta importanza nella nostra vita. Ma di fronte alle prove schiaccianti, era ovvio che Dio non si poteva ignorare. Tramite la Bibbia imparai a comprendere che “il timore di Geova [l’Iddio Onnipotente] è l’inizio della sapienza, e la conoscenza del Santissimo è l’intendimento”. — Proverbi 9:10.

Benedizioni della vera sapienza

Una volta convinto che Geova era il vero Dio e che la Bibbia era la sua Parola, la mia visione della vita cambiò drasticamente. Seguii l’esempio dei primi cristiani e mi disfeci di tutti i miei libri di magia, come pure delle centinaia di immagini religiose e amuleti che avevo collezionato nel corso degli anni. — Atti 19:18, 19.

Il timore di Dio e l’accurata conoscenza di lui ebbero un ulteriore effetto benefico su di me: imparai ad amare Geova come Persona. L’apprezzamento per la sua bontà e per l’amore che egli ha mostrato all’umanità mi spinsero a dedicare la mia vita a lui e a battezzarmi nel 1975. Una relazione personale con Geova mi fornì anche la motivazione necessaria per mettere in pratica ciò che sapevo essere giusto. Ed ero ansioso di parlare ad altri della buona notizia che avevo conosciuto.

Nell’aiutare altri a capire la differenza fra la sapienza umana e quella divina, mi torna molto utile la mia esperienza passata. Ho avuto il privilegio di aiutare diverse persone a seguire la vera sapienza e a schierarsi dalla parte di Geova. Una di queste è mia madre, che, all’età di 94 anni, si è battezzata come testimone di Geova.

La vera sapienza ha davvero cambiato la mia vita. Non brancolo più nelle tenebre circa la causa delle sofferenze e il vero significato della vita. Ora conosco le risposte alle domande che un tempo mi lasciavano perplesso. La mia vita, anche se sono handicappato, ha uno scopo. Ho la speranza e il desiderio di ricevere la vita eterna. Non è forse vera sapienza seguire una condotta che permette di essere felici e di condurre una vita significativa ora e che offre un futuro così luminoso? Come sono lieto di aver imparato ad apprezzare questo tipo di sapienza! — Narrato da Panya Chayakul.a

[Nota in calce]

a Poco prima che questo numero di Svegliatevi! andasse in stampa, abbiamo ricevuto dalla Thailandia questa notizia: “Il fratello Panya Chayakul è deceduto recentemente in seguito a un’infezione insorta dopo che gli avevano amputato una gamba. Fedele sino alla fine, ha rifiutato la trasfusione di sangue”.

[Immagine a pagina 25]

I buddisti credono che aiutando i monaci si acquisti merito

[Immagine a pagina 26]

Parlo ad altri della mia fede

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