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  • g89 22/6 pp. 5-8
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  • Per non correre rischi
  • Svegliatevi! 1989
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  • Dove ci sono orsi
  • Altri compiti delle guardie
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Svegliatevi! 1989
g89 22/6 pp. 5-8

Per non correre rischi

Parla una guardia del Waterton Lakes National Park

LE GUARDIE sono spesso impegnate in operazioni di ricerca e soccorso perché i turisti non usano buon senso e si mettono nei guai. Ecco un esempio: Due giovani che erano saliti su un monte vicino al parco nazionale di Banff non erano rientrati. I genitori contattarono il posto di guardia, e poco dopo trovammo la loro automobile. Servendoci del cannocchiale avvistammo uno degli scalatori appollaiato su una sporgenza, nell’impossibilità di muoversi.

Scalammo il monte e quando gli fummo vicini gli chiedemmo se sapeva dov’era il suo compagno. “Più in alto di te? Più in basso?” In risposta udimmo solo un borbottio. A volte chi si trova in situazioni di notevole tensione si rifiuta di accettare la realtà. Trovammo il compagno più in basso; era caduto ed era rimasto ucciso. Incidenti del genere sono causati immancabilmente dall’errore umano.

Perciò quando qualcuno viene da noi e ci chiede qualcosa su un’escursione o un’arrampicata o un giro in una regione dove ci sono orsi, diamo informazioni semplici, chiare e specifiche. Certe volte i visitatori penseranno che li trattiamo come dei bambini. Molti non capiscono proprio cosa può capitare loro in una zona selvaggia o in montagna. Sembrano impazienti di partire ma non hanno idea di cosa li attende. Quindi ripetiamo più e più volte gli avvertimenti.

Nel caso dei due giovani, la loro attrezzatura consisteva solo in una corda con un gancio metallico a un’estremità. Erano arrivati a un punto dove non potevano né salire né scendere. Il giovane sulla sporgenza era stato preso dal panico. Si era messo a sedere senza riuscire più a muoversi. Così l’amico aveva deciso di scendere con la corda fino alla sporgenza successiva e di andare a cercare aiuto. Sapendo che sarebbe rimasto via per un po’, aveva lasciato la giacca al compagno perché si mantenesse caldo. Durante la discesa, il gancio a cui la corda era attaccata era uscito dalla fessura nella roccia e lui era caduto, rimanendo ucciso.

Dove ci sono orsi

Un altro incidente occorse a una coppia che stava per finire un’escursione lungo Boundary Creek fuori del Waterton, nell’Alberta meridionale (Canada). All’improvviso videro un orso che veniva verso di loro lungo il sentiero. La donna, che portava lo zaino sulla schiena, si gettò a terra sul sentiero in posizione fetale, le mani dietro il collo, le ginocchia alte sullo stomaco. Il marito, in piedi a sei metri da lei, immobile per la paura, osservava l’orso avvicinarsi.

L’orso si diresse immediatamente verso la donna e raspò nello zaino che lei aveva sulla schiena in cerca di cibo. Le produsse graffi sulla schiena, su un fianco e sulle natiche. Il marito rendendosi finalmente conto che doveva far qualcosa, infilò una mano nel proprio zaino e gettò alcuni panini per terra. Nel far questo, una pentola uscì dallo zaino cadendo su un sasso, e il rumore indusse l’orso a lasciar perdere e a tornare di corsa nella foresta. La coppia batté quindi velocemente in ritirata. Dovemmo abbattere l’orso, perché non era la prima volta che causava incidenti di questo genere.

Da questo si può imparare che, se si porta lo zaino e si è avvicinati da un orso, bisogna sbarazzarsi dello zaino. Gli orsi avvicinano spesso le persone per indurle a lasciar cadere lo zaino contenente cibo; imparano in fretta a farlo. Lo zaino o la macchina fotografica o qualsiasi altro oggetto abbandonato può distrarre l’orso, e così avrete il tempo di scappare.

I fotografi devono stare attenti a non avvicinarsi troppo agli orsi per riprenderli. Nella primavera del 1988 un uomo e sua moglie erano accampati in un punto del Glacier National Park. Avvistarono una femmina di orso grigio con tre piccoli. Il marito si avviò con una macchina fotografica a scatto automatico multiplo. Fece le prime foto da un punto sicuro sul pendio dal lato opposto agli orsi. Poi, siccome gli orsi parevano ignorare la sua presenza, cominciò ad agire in modo troppo sicuro di sé.

Attraversò con cautela il pendio finché non fu dalla parte degli orsi. Le foto sviluppate in seguito mostrarono gli orsi sempre più vicini. L’uomo voleva fare la più bella foto della sua vita e si avvicinò troppo all’orsa, violando il suo territorio e costringendola a prendere una decisione: scappare o attaccare.

Le ultime foto scattate dalla macchina rivelarono che l’orsa ne aveva avuto abbastanza ed era partita all’attacco! Il fotografo aveva cercato di arrampicarsi su un albero, ma non aveva fatto in tempo. L’orsa lo aveva raggiunto prima, ferendolo mortalmente.

In un altro incidente capitato nella zona di Lake Louise, nel parco nazionale di Banff, un uomo fu azzannato a una coscia e a una mano da una femmina di orso grigio che aveva con sé due orsacchiotti. L’incidente era assurdo. Aveva attaccato da una distanza di circa 150 metri, abbandonando senza protezione i suoi piccoli. È difficile che un’orsa si allontani tanto dai suoi piccoli per attaccare un uomo senza alcuna ragione apparente.

Avemmo la sensazione che il cane dell’escursionista fosse arrivato fino all’orsa e che questa avesse rincorso il cane fino al padrone. Quando menzionammo questa ipotesi, il padrone del cane negò, citando le norme del parco secondo cui i cani devono essere sempre tenuti al guinzaglio. Mi girai verso l’altra guardia del parco e dissi che dovevamo abbattere l’orsa. Immediatamente l’escursionista chiese: “Perché?”

“L’attacco dell’orsa risulta essere avvenuto senza alcuna provocazione”, rispondemmo, “quindi bisogna abbatterla”.

L’uomo ci pensò su un attimo poi confessò: “Sì, avete ragione. È andata proprio come avete detto voi. Il mio cane era sciolto e ha provocato l’orsa”.

Alcuni, quando fanno escursioni nell’interno, pensano che un cane sia una protezione. È esattamente il contrario. Capita spesso che un cane non addestrato corra fino a un orso, si metta ad abbaiare, e poi torni dal proprietario indifeso con l’orso alle calcagna.

Un altro esempio di incidente relativo all’attacco di un orso: Ci dissero che un bambino era stato azzannato da un orso. Apprendemmo che due bambini giocavano sulla ghiaia mentre il padre pescava poco lontano. L’orso sbucò all’improvviso dal bosco, afferrò uno dei bambini e lo trascinò via. Il padre corse dietro all’orso e riprese il bambino che nel frattempo l’orso aveva abbandonato.

Secondo noi, l’orso si era sbagliato. Forse aveva scambiato i bambini che giocavano carponi per dei giovani cerbiatti o magari per dei piccoli di alce. A quanto pare l’orso, accortosi che la sua preda era umana, aveva abbandonato spontaneamente il bambino. Purtroppo quell’unico morso era stato fatale al bambino. Rammentate quindi che gli orsi non sono mansueti solo perché si trovano in un parco. Possono attaccare i bambini e talora lo fanno, come indica questo episodio. Perciò, tenete i vostri figli con voi.

Un’altra cosa da ricordare è di fare rumore quando si è in una zona dove ci sono orsi. In tal modo gli orsi non saranno presi alla sprovvista. Il numero fa la forza; qualsiasi orso si allontanerà davanti a un gruppo di sette od otto persone. D’altro canto, se non avevate fatto tanto rumore e vedete un orso prima che vi veda lui, forse è meglio non fare rumori improvvisi e inattesi che potrebbero indurlo ad attaccare. A volte un orso colto alla sprovvista fingerà un attacco, sbuffando o borbottando e avvicinandosi con fare minaccioso. Siete troppo vicini e vi sta avvertendo. È il momento di essere prudenti e indietreggiare silenziosamente, cedendo il passo all’orso. Non potreste avere la meglio con lui.

Prendetevi dunque il tempo di leggere gli opuscoli di istruzioni del parco per sapere cosa fare e a cosa stare attenti quando siete in zone dove si possono incontrare orsi.

Altri compiti delle guardie

Oltre a occuparci degli orsi, compiamo spesso servizio di pattuglia sulle strade dei parchi, nei pressi di laghi, luoghi di campeggio e zone interne. Abbiamo anche la responsabilità di fare rispettare la legge, amministrare le risorse, domare gli incendi e assicurare l’incolumità dei visitatori. Mentre ci occupiamo in vari modi della tutela e della cura del parco, proteggiamo anche i visitatori da loro stessi. Ecco un esempio:

Nel parco nazionale di Banff c’è un posto ben conosciuto che si chiama Johnston Canyon. È una piacevole passeggiata di un’ora fino alle cascate. Ci sono segnali e barriere per tenere i visitatori sul sentiero. Una donna non tenne conto dei segnali, girò attorno all’estremità dello steccato e scese fino all’acqua per lavarsi i piedi. Un’altra donna che stava arrivando lungo il sentiero pensò che era una buona idea e fece altrettanto. Appena ebbe finito, si alzò in piedi sulla roccia sdrucciolevole, mise un piede in fallo e cadde nelle acque veloci del torrente.

La prima donna si protese fino a toccarle una mano ma non riuscì a trattenerla. Fu trascinata giù nelle cascate incontrandovi la morte. E la cosa più triste fu il fatto che era in luna di miele, sposata da appena tre giorni. Una vita sprecata inutilmente: se solo avesse tenuto conto dei segnali e della barriera!

Le guardie dei parchi hanno generalmente una vita soddisfacente. Siamo circondati dalla natura e contribuiamo alla salvaguardia e al ripristino di ciò che è naturale. Ma l’elemento umano è onnipresente, e come ho riferito, alcune visite ai parchi finiscono tragicamente. Nella maggioranza dei casi, però, si concludono felicemente e talora anche in modo divertente.

Per esempio, mentre percorreva in automobile una strada trafficata attraverso un parco, una guardia notò un’auto parcheggiata sul ciglio della strada. Un passeggero dell’auto stava dando da mangiare a un orso attraverso il finestrino. La guardia si avvicinò a piedi per parlare della cosa con il conducente, mentre il passeggero dava da mangiare all’orso dall’altro lato del veicolo. Apprendendo che quanto stavano facendo era sia pericoloso che illegale, il passeggero tirò su precipitosamente il finestrino, con disappunto dell’orso, che corse subito dall’altra parte dell’automobile, dove la guardia stava ancora parlando al conducente. Sorpreso, l’orso si fermò di botto a un metro dalla guardia e attese, come per dire: “Guardia, aspetterò il mio turno, ma sbrigati per piacere!”

Negli scorsi due decenni i nostri compiti nel parco sono notevolmente cambiati. Il visitatore d’oggi non è così ben equipaggiato per affrontare le regioni selvagge come lo erano i visitatori degli anni passati. Ecco alcuni consigli: Se intendete fare un’escursione a piedi nell’interno di un parco, pantaloncini corti, magliette, sandali e un leggero spuntino non basteranno. Una bella giornata estiva può trasformarsi molto in fretta in una giornata di vento e neve, il che può causarvi assideramento o ipotermia. Bisogna essere preparati agli imprevisti, e avere sempre con sé viveri e indumenti extra per tornare sani e salvi dalla gita.

Inoltre, non andate mai soli a fare una scalata o un’escursione. Nel fare dell’alpinismo non andate oltre le vostre possibilità. Gli scalatori dilettanti vengono da zone che sono sul livello del mare e non possono ottenere gli stessi risultati ad altitudini variabili dai 1.400 ai 2.400 metri. Non sopravvalutate le vostre forze; dovrete sempre fare più di quello che immaginate. Partite di buon’ora e se il tempo è cattivo tornate indietro.

Concludendo, ricordate che quando vi trovate in un parco, siete degli ospiti. Perfino i sassi e le piccole creature sono protetti, come del resto i fiori e la vegetazione. Quindi lasciate solo orme. Portate a casa con voi soltanto foto e cari ricordi.

[Immagine a pagina 7]

È essenziale stare molto attenti quando ci si trova nel territorio degli orsi grigi

[Immagine a pagina 8]

Lavoro come guardia qui nel Waterton Lakes National Park

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