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  • Venditori di morte: Siete loro clienti?

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  • Venditori di morte: Siete loro clienti?
  • Svegliatevi! 1989
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Svegliatevi! 1989
g89 8/7 pp. 6-9

Venditori di morte: Siete loro clienti?

“I fumatori sono stati avvisati in ogni modo possibile che il fumo uccide, e io sono d’accordo. Penso che uccida. Penso che qualsiasi stupido che manda giù il fumo ne subirà le conseguenze. Non ho mai fumato una sigaretta in vita mia. Ho ammassato una fortuna col tabacco. . . . È così che abbiamo costruito questo paese, vendendo tabacco al resto degli stupidi nel mondo”. James Sharp, vecchio coltivatore di tabacco del Kentucky, in “Merchants of Death, The American Tobacco Industry”, di Larry C. White.

LA SCHIETTA osservazione riportata sopra dice molto, però non risponde a varie domande. Perché nel mondo oltre un miliardo di persone fumano? Cosa le induce a persistere in un vizio di cui è nota la pericolosità? Dopo tutto, la questione del tabacco è sostanzialmente identica a quella della droga: si basa su domanda e offerta. Se non esiste un mercato redditizio, l’offerta si esaurisce. Perché allora la gente fuma?

A causa dell’assuefazione. Una volta che l’organismo si abitua alla nicotina, si stabilisce un bisogno quotidiano di dosi regolari. All’assuefazione si unisce l’abitudine. Certe situazioni, divenute abituali, fanno insorgere il desiderio della sigaretta. Può essere non appena uno si alza o con la prima tazza di caffè al mattino, col bicchierino dopo pranzo, o possono essere le pressioni e i rapporti sociali sul lavoro, o nello svago. Decine di abitudini apparentemente insignificanti possono essere la “molla” che induce a fumare.

Perché fumavano?

Svegliatevi! ha intervistato vari ex fumatori per cercare di capire il motivo per cui fumavano. Ad esempio, c’è Ray, sui 50 anni, ex timoniere della Marina americana. Egli ha spiegato: “La prima volta che fumai avevo forse 9 anni, ma ne avevo 12 quando cominciai sul serio. Ricordo che fui cacciato dai Boy Scout perché fumavo”.

Svegliatevi!: “Perché hai cominciato a interessarti del fumo?”

Ray: “Era una prova di virilità. Vedi, era da uomini fumare. Ricordo che a quei tempi nella pubblicità si vedevano pompieri e poliziotti che fumavano. In seguito in Marina avevo un lavoro snervante nella navigazione e pensai che il fumo mi avrebbe aiutato a superare lo stress.

“Ne fumavo circa un pacchetto e mezzo al giorno [30 sigarette] e non cominciavo la giornata senza la mia sigaretta. Naturalmente aspiravo il fumo. Non ha senso fumare se non si aspira il fumo”.

Bill, un newyorkese artista di professione, anch’egli sui 50 anni, dice qualcosa di simile:

“Cominciai che avevo 13 anni. Volevo assomigliare ai grandi. Una volta divenuto schiavo del fumo, non potei più smettere. Avere una sigaretta era come avere un amico. Infatti, se stavo andando a letto e mi accorgevo di non avere sigarette in casa, mi rivestivo e, qualunque tempo facesse, uscivo e ne compravo un pacchetto per il giorno dopo. Fumavo da uno a due pacchetti di sigarette al giorno. Ammetto che era un vizio. Allo stesso tempo bevevo molto. Pareva che le due cose andassero bene insieme, specie nei bar dove passavo un bel po’ di tempo”.

Amy, giovane ed estroversa, cominciò a fumare a 12 anni. “In principio furono le insistenze dei compagni. Poi quando avevo 15 anni mio papà morì, e il dispiacere fu un’ulteriore spinta. Ma col passare degli anni fu la pubblicità a influenzarmi, specie quella che diceva: ‘Hai fatto molta strada, baby’. Volevo fare carriera e studiavo per prendere il diploma di infermiera professionale. Ben presto fumavo tre pacchetti di sigarette al giorno. I miei momenti preferiti per fumare erano dopo mangiato e tutte le volte che ero al telefono, il che accadeva spesso”. Notò degli effetti negativi? “La mattina avevo tosse e mal di testa e fisicamente non ero più in forma. Il solo salire le scale per arrivare al mio appartamento mi procurava l’affanno. E avevo appena 19 anni!”

Harley, ex pilota della Marina ora sessantenne, cominciò a fumare durante la Depressione quando aveva 5 anni! Perché? “Tutti i ragazzi fumavano ad Aberdeen, nel South Dakota, dove sono nato. Se fumavi, eri un duro”.

Harley non usa mezzi termini nel dire perché fumava: “Nel mio caso, era per il semplice piacere. Inalavo profondamente il fumo e lo trattenevo. Poi mi piaceva fare anelli di fumo. Arrivai al punto di non poter vivere senza la sigaretta. Cominciavo e finivo la giornata con una sigaretta. In Marina fumavo da due a tre pacchetti di sigarette al giorno e una scatola di sigari al mese”.

Bill, Ray, Amy e Harley hanno smesso di fumare. Altrettanto dicasi di milioni di altri: oltre 43 milioni solo negli Stati Uniti. Ma i venditori di tabacco non si sono dati per vinti. Si propongono continuamente di raggiungere nuovi mercati.

VOI siete un loro obiettivo?

Nelle nazioni industrializzate molti uomini hanno smesso di fumare; altri clienti sono morti, o di morte naturale o a causa del fumo stesso; come risultato le case produttrici di tabacco si sono viste costrette a cercare nuovi mercati. In certi casi hanno cambiato le loro strategie pubblicitarie per incrementare le vendite. La sponsorizzazione di avvenimenti sportivi, come tornei di tennis e di golf, è un modo efficace per dare al fumo un’immagine ritenuta pulita. Un altro cambiamento di strategia riguarda i mercati da raggiungere. Siete tra i loro potenziali clienti?

Obiettivo numero uno: le donne. Per decenni una minoranza di donne ha fumato, seguendo l’esempio di attrici cinematografiche come Gloria Swanson che nel 1917, a 18 anni, fumava già. Infatti ottenne uno dei suoi primi ruoli in un film perché, come disse il regista, “i tuoi capelli, il tuo viso, il modo in cui ti siedi, il modo in cui fumi una sigaretta . . . Sei esattamente quello che voglio”.

Negli anni ’40 anche Lauren Bacall, protagonista di film insieme a suo marito Humphrey Bogart, fumatore inveterato, fu una seducente propagandista del fumo. Ma il settore femminile del mercato delle sigarette era sempre indietro rispetto a quello maschile. E lo stesso dicasi delle statistiche sul cancro relative alle donne. Ora esse stanno velocemente ricuperando, sia per quel che riguarda il fumo che i tumori al polmone.

In anni recenti si è manifestata nella pubblicità una nuova tendenza, dovuta in parte al ruolo più competitivo svolto dalle donne nella società nonché alla sottile influenza della pubblicità del tabacco. Quale messaggio viene comunicato alle donne? La Philip Morris, che fabbrica varie marche di sigarette, produce le “Virginia Slims”, per la donna moderna. Lo slogan di questa marca è quello che attirò Amy: “Hai fatto molta strada, baby”. La pubblicità presenta una donna moderna e raffinata con una sigaretta fra le dita. Ora però alcune donne cominciano a chiedersi quanta strada abbiano fatto veramente. Negli scorsi due anni il tasso di mortalità femminile per tumore al polmone ha superato il tasso di mortalità per tumore alla mammella.

Un’altra marca di sigarette offre alle donne un affare: “5 gratis ogni pacchetto!” “50 gratis ogni stecca!” Alcune riviste femminili includono addirittura tagliandi per avere pacchetti omaggio!

Le allusioni sessuali sono un altro facile modo per far apparire attraenti le sigarette. Una marca suggerisce: “Accresci il piacere”. Il messaggio include un annuncio in questi termini: “Cercasi straniera alta e scura, scopo relazione duratura. Requisiti: bell’aspetto e ottimo gusto. Firmato: Cerco ansiosamente soddisfazione nel fumo”. La sigaretta presentata è “alta” e con la carta scura. Una sottile allusione?

Un altro aggancio usato per le donne è la moda. Una marca è decantata come “Una festa di stile e di buon gusto di YVES SAINT LAURENT”. Per le donne che si preoccupano del peso viene usata un’altra esca. La pubblicità presenta la foto di un’esile modella, e le sigarette sono definite “Ultraleggere: lo stile più leggero”.

Perché i produttori di sigarette mirano alle donne? L’Organizzazione Mondiale della Sanità fornisce un ovvio indizio pubblicando una stima secondo cui “nei paesi in via di sviluppo più del 50 per cento degli uomini ma solo il cinque per cento delle donne fuma rispetto al 30 per cento circa di entrambi i sessi nel mondo industrializzato”. In quei paesi c’è un mercato non sfruttato da cui i produttori di tabacco possono ricavare immensi profitti, indipendentemente dal prezzo che probabilmente si dovrà poi pagare in termini di salute. E i venditori di tabacco stanno avendo successo. Secondo il New York Times, il rapporto del Surgeon general, pubblicato nel gennaio 1989, diceva che ‘i ragazzi, specie le femmine, cominciano a fumare a un’età inferiore’, annoverando anche bambini delle elementari. Un’altra fonte dice che negli Stati Uniti il numero delle adolescenti che fumano è aumentato del 40 per cento in anni recenti. Ma le donne non sono l’unico obiettivo dei venditori di malattie e di morte.

I neri

Nel suo libro Merchants of Death — The American Tobacco Industry, Larry C. White dichiara: “I neri sono un buon mercato per i produttori di sigarette. Il Centro Nazionale per le Statistiche sulla Salute mostrava che fino al 1986 la percentuale dei neri che fumavano era più alta di quella dei bianchi [negli Stati Uniti] . . . Non sorprende che i neri fumino in proporzioni più alte di quelle dei bianchi, perché essi sono speciali obiettivi della promozione delle vendite di sigarette”. Perché sono speciali obiettivi? Secondo il Wall Street Journal, sono “un gruppo che tra la popolazione in generale è l’ultimo a togliersi il vizio”. Perciò il cliente nero è spesso un cliente “fedele”: ‘finché morte non ci separi’.

Cosa fanno le case produttrici di tabacco per rivolgersi particolarmente alla popolazione nera? Lo scrittore White afferma: “C’è molta pubblicità delle sigarette in riviste a orientamento nero come Ebony, Jet ed Essence. Nel 1985 le case produttrici di sigarette spesero 3.300.000 dollari in pubblicità solo su Ebony”. Un produttore di tabacco organizza anche un’annuale sfilata di moda per il mercato femminile nero. Vengono distribuite sigarette omaggio. Un’altra casa un tempo sponsorizzava regolarmente un festival di jazz e continua a finanziare festival musicali popolari fra i neri. Fino a che punto i neri sono uno speciale obiettivo? Un portavoce della Philip Morris ha detto: “Il mercato nero è importantissimo. È molto potente”.

Ma c’è un mercato anche più importante per i giganti del tabacco: non solo razze o gruppi ma intere nazioni!

[Testo in evidenza a pagina 7]

“Avere una sigaretta era come avere un amico”

[Riquadro a pagina 9]

FUMO e morbo di Bürger

Un caso recente verificatosi in Canada, di cui ha parlato il periodico Maclean’s, mette in evidenza un’altra malattia attribuita al fumo. Roger Perron cominciò a fumare a 13 anni. A 27 anni soffriva del morbo di Bürger e dovettero amputargli una gamba sotto il ginocchio. Fu avvertito che se continuava a fumare, la malattia poteva manifestarsi di nuovo. Maclean’s scrive: “Perron tuttavia ignorò l’avvertimento e nel 1983 i medici dovettero amputargli l’altra gamba. Dopo di ciò Perron . . . smise finalmente di fumare”. Adesso ha citato per danni una casa produttrice di tabacco.

Cos’è il morbo di Bürger? “Colpisce soprattutto gli uomini che fumano. La malattia è caratterizzata da infiammazione delle arterie, delle vene e dei nervi, il che porta a un ispessimento delle pareti dei vasi sanguigni causato da infiltrazione di globuli bianchi. I primi sintomi sono di solito una sfumatura bluastra su un dito delle mani o dei piedi e senso di freddo all’arto colpito. Dato che anche i nervi si infiammano, il paziente può accusare forte dolore e i piccoli vasi sanguigni da essi controllati possono restringersi. I nervi simpatici superattivi possono anche far sudare eccessivamente i piedi, nonostante la sensazione di freddo . . . Ulcere ischemiche e cancrena sono comuni complicazioni del morbo di Bürger, che è una malattia ad andamento progressivo.

“La causa del morbo di Bürger è sconosciuta, ma visto che insorge soprattutto in soggetti maschili giovani che fumano, si pensa sia una reazione a qualcosa che è nelle sigarette. La terapia più importante è smettere di fumare”. (Il corsivo è nostro). — The Columbia University College of Physicians and Surgeons Complete Home Medical Guide.

[Riquadro a pagina 9]

FUMO e attacchi cardiaci

“Sebbene la maggioranza delle persone conosca bene la relazione che c’è tra il fumo delle sigarette e il tumore al polmone e altre affezioni dell’apparato respiratorio, molti non si rendono ancora conto che il fumo è anche uno dei maggiori fattori di rischio negli attacchi cardiaci. Infatti, il . . . rapporto del Surgeon general sul fumo e la salute calcola che [negli USA] dei decessi dovuti annualmente a malattie cardiovascolari, 225.000 abbiano diretta relazione col fumo: molti di più del numero complessivo di decessi per cancro e malattie polmonari attribuiti al fumo.

“I fumatori chiedono spesso se le sigarette a basso contenuto di catrame e di nicotina riducano il rischio di malattie cardiovascolari. Sembra che la risposta sia ‘no’. Infatti, alcune sigarette con filtro accrescono la quantità di ossido di carbonio inalata, così che per il cuore sono anche peggiori delle marche senza filtro”. (Il corsivo è nostro). — The Columbia University College of Physicians and Surgeons Complete Home Medical Guide.

[Immagine a pagina 8]

La pubblicità del tabacco mira alle donne, e ha successo

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