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  • Come affrontare le conseguenze della guerra
  • Svegliatevi! 1989
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Svegliatevi! 1989
g89 8/10 pp. 7-9

Come affrontare le conseguenze della guerra

COME fanno coloro che hanno subìto il trauma della guerra ad andare avanti? Per capire a fondo questo soggetto, Svegliatevi! ha intervistato alcune vittime della guerra.

Bob Honis era tra le decine di migliaia di marine americani che durante la seconda guerra mondiale parteciparono alla battaglia di Iwo Jima nel Pacifico occidentale. Pubblichiamo il suo racconto non per fare impressione ma per mostrare che alcuni riescono a riprendersi anche dalle esperienze più traumatizzanti.

Il trauma

“Cominciammo l’avvicinamento a Iwo Jima alle 8,30 del 19 febbraio 1945. Alle nostre spalle i grossi cannoni della corazzata Tennessee tacquero, e fu allora che i nostri mezzi da sbarco vennero cannoneggiati dalle batterie costiere nemiche. Eccitato al massimo e teso per l’azione che ci attendeva, gridai in mezzo al frastuono: ‘Lasciatecene qualcuno!’, mentre seguivamo le prime truppe d’assalto.

“Giunto sulla spiaggia non riuscii a sentire altro che l’odore acre della polvere da sparo, della cenere vulcanica e dell’equipaggiamento che bruciava. Il nostro mezzo da sbarco era stato colpito. Il pilota era rimasto ucciso all’istante e tutto il nostro equipaggiamento era andato distrutto.

“Non dimenticherò mai la vista di altri marine morti. Uno giaceva a faccia in giù nella sabbia. I suoi stivali, senza fondo, erano completamente allacciati fino alle ginocchia e delle gambe un tempo giovani e robuste non restavano che dei monconi. Mentre mi rannicchiavo in una buca scavata in fretta, diedi un’occhiata alla mia destra e vidi un altro marine piegato in avanti col fucile stretto al petto, e la testa troncata di netto. La spiaggia era cosparsa di marine uccisi, molti mutilati in modo indescrivibile. Ed era solo l’inizio.

“Il secondo giorno fui mandato a ispezionare una delle nostre postazioni. Che spettacolo raccapricciante si presentò ai miei occhi! Il primo marine che vidi non aveva più né braccia né gambe: l’esplosione di una granata gliele aveva fatte saltare in aria. L’elmetto e il sottogola erano ancora a posto. Aveva gli occhi spalancati, fissi davanti a sé come se fosse immerso in profonda meditazione. Sparpagliati in giro, come giocattoli di pezza rotti, c’erano gli altri serventi del pezzo dei quali non rimanevano altro che brandelli di carne sparsi sulla soffice e nera cenere vulcanica.

“Il massacro continuò per tutto il terzo giorno. Poi i morti cominciarono rapidamente a decomporsi. Il fetore divenne insopportabile. Era ovunque. Non si poteva sfuggire.

“Dopo quattro giorni di aspri combattimenti, il 23 febbraio venne innalzata sul monte Suribachi la bandiera americana, un avvenimento ormai famoso. Ma non provai giubilo, solo disperazione. Dappertutto c’erano morti. La vita sembrava valere così poco. La furibonda battaglia continuò fino al 26 marzo, quando Iwo Jima fu finalmente conquistata dopo settimane di incessanti carneficine. Che massacro: 26.000 americani e giapponesi uccisi su un’isola di appena 20 chilometri quadrati!

Le conseguenze

“Il momento in cui venni congedato dai marine e riabbracciai la mia famiglia avrebbe dovuto essere un’occasione di grande felicità. Ma quello che si era andato accumulando dentro di me venne ora a galla: un terribile senso di vuoto e di inutilità.

“Certi interrogativi mi tormentavano. Se la vita vale così poco, che senso ha vivere? Può veramente esserci un Dio che si interessa dell’uomo? Quello che ho passato continuerà a perseguitarmi per il resto dei miei giorni? Anche dopo essermi sposato con Mary continuai a tormentarmi. Non riuscivo a vedere nessuna prospettiva di un futuro felice e duraturo, solo guerra e altre insensate carneficine sino alla distruzione finale della terra e di ogni vita su di essa.

Trovata la soluzione

“Poco dopo sposati, mia moglie ed io ricevemmo la visita di due testimoni di Geova. Ebbi così l’occasione di fare alcune penetranti domande sulla guerra, le sofferenze e lo scopo della vita. Alle mie domande fu data una pronta risposta con la Bibbia.

“Sì, c’è un Dio amorevole che si interessa dell’uomo e che presto porrà rimedio a tutte le nostre pene e sofferenze. (Salmo 83:18; Rivelazione 21:1-4) No, Dio non autorizza l’uomo a combattere guerre per perseguire fini politici. (Salmo 46:9; Isaia 2:4; Giovanni 18:36) No, la terra non sarà distrutta in un olocausto nucleare. Rimarrà per sempre, come dimora paradisiaca per tutti quelli che soddisfano i requisiti stabiliti da Dio. — Salmo 37:29; Isaia 45:18; Rivelazione 11:17, 18.

“Mentre continuavo a studiare le rincoranti promesse contenute nella Bibbia, il vuoto che sentivo in me veniva gradualmente riempito. Cominciai a confidare nel Regno di Dio come unico mezzo realistico per portare pace e sicurezza sulla terra. La divina guerra di Armaghedon eliminerà finalmente tutto il male dalla terra. — Daniele 2:21, 22; Matteo 6:10; Rivelazione 16:14-16”.

Nutrire speranza nelle promesse di Dio

Altri confermano che l’avere conosciuto la verità in merito al proposito di Dio riguardo alla terra e alle ragioni per cui ha temporaneamente permesso la malvagità è stata la cosa che più li ha aiutati ad affrontare i traumi causati dalla guerra.

Con questo non vogliamo dire che non sia necessario a volte l’aiuto del medico. Tuttavia una speranza vera, basata sulle sicure promesse di Dio contenute nella Bibbia, dà senz’altro forza interiore per sopportare gravi problemi.

Ma forse voi personalmente non state soffrendo a causa del trauma della guerra. Può darsi però che conosciate qualcuno che ne soffre. Cosa potete fare per aiutarlo? “Siate comprensivi e incoraggianti con coloro che hanno sofferto in questo modo”, dice Mary C—, una vittima del trauma della guerra. E consiglia: “Aiutate costoro a guardare al futuro, a meditare sulle promesse di Dio, non sulle tragedie del passato”. Sì, siate pazienti e compassionevoli. Siate indulgenti e cercate di aiutarli a nutrire una speranza per il futuro.

‘Ma’, potreste dire, ‘com’è possibile che un’altra guerra, Armaghedon, sia la soluzione per coloro che hanno già sofferto per il trauma della guerra?’ Armaghedon, la guerra di Dio contro tutto il male, sarà una guerra senza vittime innocenti. Non violerà i princìpi della giustizia e della bontà. Sarà condotta “con giustizia”, e in essa periranno solo i malvagi. — Rivelazione 19:11; Proverbi 2:20-22.

Armaghedon non avrà orribili strascichi, non causerà incubi ricorrenti né produrrà altri traumi psichici. Il nuovo mondo che Dio stabilirà adempirà il quadro profetico descritto in Isaia 65:17-19: “Le cose precedenti non saranno ricordate, . . . e non si udrà più . . . suono di pianto né suono di grido di lamento”.

Tutti coloro che in passato sono stati vittime di violenze e guerre sanguinose, perfino i morti, trarranno beneficio da questa guerra. (Salmo 72:4, 12-14; Giovanni 5:28, 29) Pensate, il Paradiso di pace che Dio si propose in origine sarà ristabilito!

“Questa speranza che la Bibbia offre”, ha detto Bob Honis, “è il segreto per affrontare le conseguenze della guerra. Tutti coloro che sono stati danneggiati dal trauma della guerra possono trarre beneficio da una simile speranza. Questo genere di speranza, come dice la Bibbia, è ‘un’àncora per l’anima’”. — Ebrei 6:19.

[Testo in evidenza a pagina 8]

“Quello che si era andato accumulando dentro di me venne ora a galla: un terribile senso di vuoto e di inutilità”

[Immagini a pagina 7]

Durante il viaggio per Iwo Jima studiavamo riproduzioni dell’isola

Honis è quello in alto a destra

[Fonte]

U.S. Marine Corps

[Immagine a pagina 9]

Bob e Mary Honis oggi

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