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  • Doping: “L’AIDS dello sport”
  • Svegliatevi! 1989
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  • “Le Olimpiadi della medicina”
  • Varie forme di doping
  • Un problema grave
  • Il rischio per gli atleti
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    Svegliatevi! 1989
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Svegliatevi! 1989
g89 8/11 pp. 8-11

Doping: “L’AIDS dello sport”

“Gli steroidi costituiscono una minaccia sempre più grave per la salute e la sicurezza della nostra nazione”. — Funzionario dell’U.S. Drug Enforcement Administration

MILIONI di spettatori che seguivano le Olimpiadi di Seoul rimasero sconcertati. Il loro idolo, l’atleta più veloce del mondo, colui che aveva vinto la corsa dei 100 metri piani, veniva privato della medaglia d’oro, squalificato per aver fatto uso di sostanze proibite.

Un’altra piaga ha contagiato lo sport: il doping‚ così difficile da estirpare che è stato definito “l’AIDS dello sport”.

“Le Olimpiadi della medicina”

Soprattutto dopo la seconda guerra mondiale‚ a quanto pare‚ alcuni atleti cominciarono a far uso di farmaci nello sport. Attualmente‚ secondo gli esperti‚ si tratta invece di un uso talmente esteso fra gli atleti da richiedere, come si legge nell’Espresso (9 ottobre 1988), “organizzazioni complicate e costose‚ non di rado istituite dalle stesse federazioni sportive‚ con il fine evidente di conseguire risultati di grande prestigio‚ attrarre sponsor‚ incassare danari‚ conquistare potere”. Il fenomeno è così diffuso che il Corriere Medico (9 settembre 1984) chiamò quelle di Los Angeles “le Olimpiadi della medicina”.

In effetti l’uso di medicinali e di altre terapie illegali per ottenere, in modo sleale, un vantaggio nelle gare è una pratica che interessa molti sport in tutti i paesi. Ogni paese vuole eccellere‚ ragion per cui nessuno rinuncia a drogare gli atleti. Il Parlamento Europeo ha opportunamente fatto rilevare: “Le ambiziose aspettative e le frequenti competizioni tengono l’atleta talmente sotto pressione da accrescere la tentazione di ricorrere a mezzi più o meno legali per conservare una salda forma fisica e psicologica. La tentazione è rafforzata inoltre dal fatto che gli allenatori sportivi dimostrano pochi scrupoli”. Persino ragazzini vengono sottoposti al doping.

Varie forme di doping

Esistono varie forme di doping. Vediamo:

Steroidi, i farmaci all’origine di quello che è stato definito “il più grave avvenimento della storia olimpica”‚ la squalifica a Seoul del primatista mondiale dei 100 metri piani‚ Ben Johnson. Sono sostanze che‚ agendo sulla produzione di amminoacidi‚ contribuiscono alla crescita della massa muscolare e della forza‚ nonché all’aumento dell’aggressività. Si dice‚ ad esempio‚ che tutti i record mondiali stabiliti negli ultimi dieci anni nel sollevamento pesi si possano attribuire a queste sostanze.

Stimolanti, quali la caffeina e la stricnina‚ usati per migliorare i tempi di reazione e ridurre l’affaticamento.

Analgesici e narcotici, che eliminano il dolore e inducono alla calma.

Betabloccanti, sostanze che‚ riducendo le pulsazioni cardiache e rendendo più fermo il corpo‚ vengono particolarmente usate da chi deve tirare con l’arco o sparare.

Diuretici, usati per perdere rapidamente peso e per mascherare la presenza di altre sostanze proibite al momento delle analisi.

Queste sono soltanto alcune delle più note sostanze usate per il doping‚ ma il Comitato Olimpico Internazionale ha stilato un elenco di circa un centinaio di farmaci proibiti. Il guaio è che appena uno di questi farmaci viene vietato o vengono trovati i modi per scoprirne l’uso‚ schiere di medici e farmacisti si mettono all’opera per trovarne altri.

Ci sono comunque altri modi ancora in cui gli atleti cercano di migliorare in modo sleale le proprie prestazioni. Per migliorare il galleggiamento‚ ad alcuni nuotatori è stato gonfiato l’intestino con elio.

Molti atleti hanno ammesso di aver fatto ricorso all’autoemotrasfusione per migliorare la propria resistenza. Trasfondendo negli atleti i loro stessi globuli rossi prelevati qualche tempo prima si migliorerebbe‚ secondo alcuni‚ l’afflusso di ossigeno a tutte le parti del corpo‚ muscoli compresi.

Recenti notizie giornalistiche hanno inoltre reso noto che alcune atlete avrebbero usato come forma di doping la gravidanza. Nelle gestanti si ha infatti un aumento del volume del sangue‚ che incrementa il trasporto di ossigeno ai muscoli. Alcune atlete‚ specialmente in discipline sportive in cui è richiesta grande forza fisica, utilizzerebbero la gravidanza nella sua fase iniziale per migliorare le proprie prestazioni. Poi‚ dopo le gare, abortirebbero.

Un problema grave

Ma quanto è vasto il problema? Alcuni tifosi‚ basandosi sulle squalifiche relativamente rare di cui sentono parlare‚ potrebbero pensare che soltanto una piccola percentuale di atleti si droghi‚ e che sicuramente non lo facciano i loro idoli. Chi conosce il mondo dello sport‚ invece‚ vede le cose in modo diverso.

“L’uso dei farmaci anabolizzanti è molto più diffuso di quanto si creda”‚ ha detto un ex discobolo italiano. (Corriere Medico, 26-27 aprile 1988) E secondo il prof. Silvio Garattini‚ autorevole esperto in farmacologia‚ il problema del doping è probabilmente molto più grave di quanto non si pensi. (Il medico d’Italia, N.77, novembre 1987) Secondo alcune fonti il 50 per cento degli atleti fisicamente più dotati farebbe uso di sostanze proibite.

Il rischio per gli atleti

Ma il problema del doping non sta semplicemente nel fatto che si possono ottenere prestazioni superiori in modo sleale. L’atleta moderno‚ e soprattutto quello che si droga‚ fa parte di una équipe molto vasta‚ sebbene occulta, che comprende medici in grado di prescrivere, se necessario, sostanze illecite. È però l’atleta a pagare in prima persona: la vergogna per essere stato scoperto o squalificato e, soprattutto, i gravi rischi per la salute.

Agli steroidi anabolizzanti‚ ad esempio‚ sono attribuiti danni al fegato e all’apparato cardiovascolare‚ nonché vari effetti secondari sull’aspetto fisico. A questi farmaci vengono fatti risalire anche danni all’apparato urogenitale, e si ritiene che siano all’origine della personalità violenta di alcuni atleti.

L’abuso di altre droghe‚ come le sostanze stimolanti‚ provoca stato confusionale‚ assuefazione tossica‚ allucinazioni visive. Per quanto riguarda l’autoemotrasfusione‚ il periodico scientifico Doctor (1º gennaio 1985) fa rilevare che la reinfusione a un atleta dei suoi stessi globuli rossi non è esente da rischi. Vi sono inclusi quello del “sovraccarico di circolo e della riduzione di flusso sanguigno in alcuni distretti‚ dovuti all’aumento di viscosità del sangue”‚ e quello dell’accumulo di ferro “con conseguenze negative sulle capacità funzionali di diversi parenchimi (fegato‚ rene‚ cuore‚ ghiandole endocrine‚ eccetera)”.

Le vittime del doping‚ quelle note almeno‚ sono già tante. Alcuni dei casi più conosciuti sono: il ciclista danese Jensen‚ deceduto durante le Olimpiadi di Roma nel 1960; il ciclista inglese Tom Simpson‚ morto al Tour de France nel 1967; il mezzofondista olandese Augustinus Jaspers‚ morto subito dopo la gara alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1984; Birgit Dressel‚ un’eptatleta tedesco-occidentale‚ morta avvelenata dai farmaci prescrittile per anni da un medico sportivo.

“Lo sport non ha pietà”‚ avrebbe detto il pluricampione olimpionico Carl Lewis. “Il doping ha già fatto le sue vittime. Gli organizzatori sanno e tacciono”. — L’Espresso, 13 marzo 1988.

Tuttavia, pur messi davanti a questi dati sconvolgenti‚ alla domanda: “Se io vi potessi dare una pillola che facesse di voi un campione olimpionico ma nello stesso tempo vi uccidesse entro l’anno‚ la prendereste?”, il 50 per cento degli atleti statunitensi intervistati ha risposto di sì. (Vita e Salute, novembre 1986) E questa è la risposta che darebbero probabilmente molti atleti in altre parti del mondo.

Ci si può forse attendere che le forme di controllo antidoping avranno ragione di questa piaga? Secondo gli esperti i centri attrezzati per fare gli opportuni test sono molto pochi‚ e le analisi in se stesse sono costosissime. Inoltre è successo più di una volta che i risultati stessi siano stati truccati. Infine‚ nonostante i successi ottenuti alle recenti Olimpiadi coreane‚ i mezzi per scoprire le sostanze proibite sono sempre in ritardo rispetto alle nuove tecniche di doping utilizzate. Tuttavia ci sono buoni motivi per sperare che doping e violenza nello sport finiranno.

[Testo in evidenza a pagina 9]

“Se io vi potessi dare una pillola che facesse di voi un campione olimpionico ma nello stesso tempo vi uccidesse entro l’anno‚ la prendereste?” Il 50 per cento degli atleti statunitensi intervistati ha risposto di sì

[Testo in evidenza a pagina 10]

Nell’Unione Sovietica 290 fra atleti e allenatori sono stati penalizzati per uso di farmaci fra il 1986 e il 1988. — Leninskoye Znamya, rivista sovietica

[Testo in evidenza a pagina 11]

“Gli atleti che sono sotto l’effetto degli steroidi diventano irascibili e aggressivi”. — Dott. Robert Voy, massimo ispettore sanitario del Comitato Olimpico Americano

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