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  • g90 22/3 pp. 21-24
  • Volevo cambiare il mondo

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  • Volevo cambiare il mondo
  • Svegliatevi! 1990
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • ‘Com’è possibile fare cose simili al prossimo?’
  • Certo non potevano essere tutti diavoli
  • Supplicai Dio di indicarmi la verità
  • Feci domande, ebbi le risposte
  • Le mie aspirazioni si realizzano
  • Da militanti negri a testimoni di Geova
    Svegliatevi! 1987
  • Ingiustizia razziale: Ne saremo mai liberati?
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1975
  • Hanno trovato la soluzione del problema razziale
    Svegliatevi! 1978
  • Sorprendenti differenze fra le razze
    Svegliatevi! 1978
Altro
Svegliatevi! 1990
g90 22/3 pp. 21-24

Volevo cambiare il mondo

SONO nato a New Orleans, nella Louisiana (USA), nel giugno del 1954. Ero il quinto di 11 figli. I miei genitori erano ferventi cattolici e come tali ci mandavano a una scuola privata gestita dalla Chiesa. Facevo il chierichetto, la mattina mi alzavo spesso di buonora per andare a messa e sin dalla tenera età aspirai a farmi prete e a servire Dio e il prossimo. Perciò quando ottenni il diploma della terza media, entrai nel Seminario Parola Divina di Sant’Agostino a Bay St. Louis (Mississippi).

Lì scoprii che i sacerdoti non erano poi così santi come pensavo. Li vedevo mentire, dire parolacce e ubriacarsi. Un sacerdote aveva interessi omosessuali. Un secondo era visitato di frequente dalla nipote di un altro sacerdote e in seguito quando lei rimase incinta di lui la soluzione fu di trasferire il sacerdote in un altro istituto religioso. Subentrò la delusione e la mia aspirazione a diventare prete svanì, ma il mio desiderio di servire Dio rimase.

Vivevo in seminario e andavo in chiesa lì, ma frequentavo una scuola superiore prevalentemente bianca, dove fui oggetto di razzismo. Non che non fossi già stato vittima di discriminazione nelle sue molteplici forme, specie gli onnipresenti cartelli presso le fontanelle e nei bagni che mi rammentavano la mia “condizione inferiore”, cartelli con la scritta “Solo bianchi” e “Solo persone di colore”, e gli insulti scarabocchiati sui muri degli edifici, come “Negri non ammessi”.

Alle superiori invece la discriminazione assunse un tono più personale. Titoli spregiativi, barzellette sulla razza a non finire, favoritismi mostrati agli studenti bianchi, la discriminazione contro i neri, tutte queste cose mi lasciarono con l’amaro in bocca. Tra gli studenti neri, una minoranza, ce n’erano alcuni che ritenevano necessario andare a scuola armati di coltello o rasoio, caso mai ce ne fosse stato bisogno. Mi impegnai attivamente, ad esempio organizzando boicottaggi.

‘Com’è possibile fare cose simili al prossimo?’

Frequentavo la terza liceo quando lessi l’autobiografia di Malcolm X. Mi immersi completamente in quel libro. La sera, quando si doveva spegnere la luce, mi portavo il libro a letto e con una lampadina tascabile lo leggevo sotto le coperte. Leggevo anche libri sulla tratta degli schiavi africani. Avevo libri con disegni delle navi negriere, in cui si vedevano i negri pigiati come sardine; quando ne moriva uno, lo gettavano semplicemente fuori bordo perché fosse divorato dai pescicani che seguivano quelle navi. Queste cose si impressero indelebilmente nella mia memoria. Di notte, nel sonno, rivedevo tutto ciò e mi chiedevo: ‘Com’è possibile fare cose simili al prossimo?’ Cominciai ad odiare i bianchi.

Quando all’università comparvero le Pantere Nere, io ero pronto per loro. Questo movimento credeva nel potere conquistato con la forza delle armi; inoltre pensava che ci dovessero essere spargimenti di sangue in America fra le razze. Io la pensavo come loro. Volevano che mi unissi alle loro file, ma non lo feci. Vendevo il giornale delle Pantere Nere, mi drogavo insieme a loro, ma non potevo essere ateo come loro. Credevo ancora in Dio, anche se ero deluso dal cattolicesimo a causa dell’immoralità e dell’ipocrisia dei sacerdoti in seminario. Fu a quell’epoca che pensai seriamente di suicidarmi gettandomi giù da un ponte sul Mississippi.

Poco dopo uno del movimento dei Musulmani Neri venne all’università a vendere il giornale Muhammad Speaks. Parlammo della condizione dei neri e cominciai ad assistere alle adunanze dei Musulmani Neri. Odiavano i bianchi e furono loro a prospettarmi l’idea che l’uomo bianco fosse il Diavolo. No, non che sia solo diabolico, ma che sia effettivamente il Diavolo: questo spiegava perché i bianchi avevano commesso simili atrocità contro i neri. Cosa avevano fatto agli indiani d’America e ai neri nella tratta degli schiavi? Ne avevano ucciso milioni, ecco cos’avevano fatto!

Certo non potevano essere tutti diavoli

Così mi unii ai Musulmani Neri. Rinunciai al mio cognome, dato che Dugué era francese, e lo sostituii con una X. Divenni Virgil X. Come appartenente ai Musulmani Neri, mi davo molto da fare per vendere il loro giornale e mi impegnavo in altre attività. Pensavo che questo fosse il modo giusto per servire Dio. Ma dopo essere stato per un po’ coi Musulmani Neri, cominciai a contestare alcuni loro insegnamenti e pratiche, anche l’idea che l’uomo bianco fosse il Diavolo.

È vero che avevo avuto brutte esperienze coi bianchi, ma erano tutti indistintamente dei diavoli? Pensai all’allenatore di pallacanestro, un bianco che era comprensivo coi neri. C’era poi stato il giovane avvocato bianco che mi aveva difeso in un processo di discriminazione contro il comitato scolastico di New Orleans. Nella mia vita avevo conosciuto altri bianchi che erano brave persone . . . non potevano essere tutti diavoli.

Riflettevo anche sulla risurrezione. I Musulmani Neri insegnavano che alla morte tutto finisce. Ma io ragionavo: ‘Se Dio ha potuto creare l’uomo dalla polvere, certo può risuscitarlo dalla tomba’. C’era poi l’aspetto finanziario: Vendevo 300 copie di Muhammad Speaks la settimana, 1.200 al mese, e portavo i soldi a loro. Dovevamo pagare i contributi sindacali. Quindi gran parte della predicazione verteva sul denaro. Non riuscivo a dormire che quattro ore per notte. Tutta la mia vita era dedicata ai Musulmani Neri. E ora mi stavano sorgendo dubbi su alcuni loro insegnamenti. Nella mia testa frullava tutto questo, e mi sentivo in preda all’angoscia.

Un giorno del dicembre 1974, mentre mi trovavo al lavoro in un ritrovo della comunità, tutti questi pensieri cominciarono a ronzarmi in testa. Era una sensazione che non avevo mai provato prima. Pensavo di diventare pazzo. Dovevo uscire in fretta prima che accadesse qualcosa di brutto. Dovevo avere un po’ di respiro, un po’ di tempo per riflettere sulla mia vita. Senza dare alcuna spiegazione dissi a quelli del ritrovo che quel giorno avevo bisogno di un permesso.

Supplicai Dio di indicarmi la verità

Lasciai il lavoro e corsi a casa. Caddi in ginocchio e pregai Dio. Pregai perché mi facesse trovare la verità. Per la prima volta supplicai Dio di indicarmi la verità, di indicarmi l’organizzazione che aveva la verità. In precedenza avevo pregato per trovare un modo di aiutare i neri, per trovare la giusta organizzazione razzista che odiava i bianchi. Ma in quel momento pregai semplicemente per trovare la verità, qualunque fosse, dovunque fosse. “Se sei Allah, aiutami. Se non sei Allah, chiunque tu sia, ti prego di aiutarmi. Aiutami a trovare la verità”.

Avevo ricominciato a usare il mio vero nome, Virgil Dugué e vivevo ancora con mia madre e mio padre a New Orleans. Il giorno dopo aver pregato Dio con fervore, al mio risveglio trovai una rivista Torre di Guardia in casa. Non so come ci fosse arrivata. Era strano, perché non avevo mai visto letteratura dei testimoni di Geova in casa. Chiesi se qualcuno in famiglia sapeva da dove venisse. Nessuno lo sapeva. Doveva essere stata infilata sotto la porta.

Era il numero del 15 dicembre 1974 (ed. ital. 15 dicembre 1975). Nell’articolo c’era una figura di Giuseppe e Maria con Gesù nella mangiatoia: bianchi! E la domanda: “È così che si onora Gesù Cristo?” Pensai: ‘Risponderanno di sì e diranno di adorare Gesù’. Se fosse stato un qualsiasi altro numero della rivista, probabilmente l’avrei buttato in un angolo. Ma l’aprii e dando una scorsa all’articolo mi resi conto che si diceva che Gesù non è Dio e che non si deve adorare Gesù. Fu una rivelazione! Pensavo che tutte le sette della cristianità adorassero Gesù e che tutte pensassero che Gesù era Dio.

Ma essendo stato coi Musulmani Neri sapevo che Gesù non era Dio. Leggevano molte scritture indicanti che Gesù non era Dio, inclusa quella di Giovanni 14:28: “Il Padre è maggiore di me”. Insegnavano che Gesù era un profeta, ed Elijah Muhammad, un leader dei Musulmani Neri, era considerato l’ultimo profeta. Così sapevo che Gesù non era Dio e quando lo lessi in questo articolo, fu come se mi fossi tolto un peso di dosso. Finito l’articolo, rimasi lì seduto senza parole. Non sapevo cosa pensare. Non ero convinto che fosse la verità. Ma per la prima volta mi resi conto che non tutte le cosiddette religioni cristiane celebravano il Natale o altre feste pagane. E giacché avevo pregato per trovare la verità, pensai: ‘Potrebbe essere questa? È questa la risposta alla mia preghiera?’

Cercai nell’elenco telefonico tutte le cosiddette chiese cristiane. Telefonavo e chiedevo semplicemente: “Celebrate il Natale?” Dicevano di sì e io riappendevo. Infine rimasero solo i testimoni di Geova. Poteva essere quella la risposta alla mia preghiera? Non li avevo mai ascoltati. Forse era ora che lo facessi. Telefonai alla loro Sala del Regno. Mi rispose un bianco. Voleva venire a casa mia a studiare la Bibbia con me. Cautamente dissi di no. Era un bianco; poteva ancora essere il diavolo.

Feci domande, ebbi le risposte

Così parlammo al telefono. Per la prima volta in vita mia mi sentii soddisfatto. Gli telefonavo tutti i giorni, facevo altre domande, ricevevo altre risposte. Mi dava le prove. Sosteneva quello che diceva con versetti della Bibbia. Ero colpito: per la prima volta qualcuno usava la Bibbia per rispondere alle mie domande. Dentro di me cominciò a nascere un raggio di speranza. Presi una Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture che aveva in fondo una piccola concordanza. La studiai attentamente e imparai molte altre verità.

Un mese più tardi mi trasferii a Dallas (Texas). Dopo essermi sistemato telefonai alla locale Sala del Regno. La persona che mi rispose venne a prendermi e mi portò a un’adunanza in sala. Lì fui presentato a un Testimone che accettò di studiare con me. Andai a fare lo studio a casa sua. Mi sentivo spiritualmente affamato, così studiavamo tre volte la settimana, per varie ore a ogni studio. Si chiamava Curtis. L’aspettavo sull’uscio di casa sua quando tornava dal lavoro. Aveva molta pazienza con me. Non mi rendevo conto che di solito gli studi biblici a domicilio si tengono una volta la settimana e durano un’ora soltanto, e Curtis non me lo disse mai. Cominciò a studiare con me in gennaio o febbraio del 1975; terminammo il libro La Verità che conduce alla Vita Eterna nel maggio di quell’anno.

Poco dopo tornai a New Orleans, cominciai a frequentare i Testimoni nella Sala del Regno e ad andare di casa in casa, proclamando la buona notizia del Regno. Dal momento che quando ero coi Musulmani Neri ero così zelante, dedicando alla vendita dei giornali Muhammad Speaks da 100 a 150 ore al mese e dormendo solo quattro ore per notte, pensavo di dover essere zelante anche come testimone di Geova. Così oltre a studiare personalmente, predicavo e tenevo molti studi biblici nelle case di altri. Anzi, ricordo che nel corso del programma di un’“Adunanza di servizio” il presidente mi chiese:

“Quante ore hai dedicato al servizio di campo il mese scorso?”

“Circa cento ore”.

“Quanti studi biblici tieni?”

“Dieci”.

Queste alte cifre suscitarono dei mormorii in mezzo all’uditorio, così mi chiesi: ‘Ho detto qualcosa di male? Non faccio abbastanza?’

Le mie aspirazioni si realizzano

Feci progresso, mi dedicai e il 21 dicembre 1975 mi battezzai. L’anno seguente Geova mi diede la benedizione di una moglie meravigliosa, Brenda. Avevo conosciuto Brenda il giorno del mio battesimo. Era già una proclamatrice del Regno a tempo pieno e continuò ad esserlo dopo le nostre nozze. Due anni più tardi, nel 1978, iniziai anch’io l’opera di proclamazione a tempo pieno. Dopo altri due anni, nel 1980, fui invitato insieme a Brenda a entrare a far parte della famiglia Betel di Brooklyn (New York), la sede mondiale dei testimoni di Geova. Stiamo ancora servendo Geova qui.

Ripensando alla mia vita, mi tornano alla mente gli anni della giovinezza quando volevo farmi prete e servire Dio e il prossimo. Rifletto sulla mia ricerca di uno scopo, prima con le Pantere Nere e poi con i Musulmani Neri, e ricordo come ero rimasto deluso da questi movimenti, proprio come in precedenza lo ero stato dal sacerdozio. Ma in tutto questo, la mia fede in Dio non ha mai vacillato. Ringrazio Geova di avermi salvato da cattivi inizi religiosi e politici e di avermi avviato sulla via della verità e della vita.

Infine le mie giovanili aspirazioni di servire Dio e il prossimo si sono realizzate. — Narrato da Virgil Dugué.

[Immagine a pagina 23]

Virgil e Brenda Dugué

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