BIBLIOTECA ONLINE Watchtower
BIBLIOTECA ONLINE
Watchtower
Italiano
  • BIBBIA
  • PUBBLICAZIONI
  • ADUNANZE
  • g90 8/7 pp. 23-27
  • Trovare la pace in tempo di guerra

Nessun video disponibile.

Siamo spiacenti, c’è stato un errore nel caricamento del video.

  • Trovare la pace in tempo di guerra
  • Svegliatevi! 1990
  • Sottotitoli
  • Vedi anche
  • I motivi dell’invasione
  • Neutralità cristiana in un clima di anarchia
  • Estesi saccheggi
  • Organizzati i soccorsi
  • “Il paese diviso, il mondo unito”: Storia del canale di Panamá
    Svegliatevi! 1989
  • Il vero cappello di panama: made in Ecuador?
    Svegliatevi! 2001
  • Lo scopo della mia vita
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1962
  • Parte 4: Visita ai testimoni di Geova nell’America Centrale
    La Torre di Guardia annunciante il Regno di Geova 1956
Altro
Svegliatevi! 1990
g90 8/7 pp. 23-27

Trovare la pace in tempo di guerra

Dal corrispondente di Svegliatevi! nel Panamá

IL PANAMÁ è un paese piuttosto giovane in paragone con altri. La sua storia nazionale risale solo al 1903, quando si staccò dalla Colombia e divenne una repubblica indipendente.

Sin dagli inizi il Panamá ha avuto stretti legami con gli Stati Uniti per via della costruzione e della gestione del canale di Panamá, realizzato da ingegneri americani dal 1904 al 1914. Tuttavia, col passar del tempo, questa pacifica relazione finì per deteriorare cedendo il posto alla diffidenza e all’ostilità.

Infine, all’una di notte del 20 dicembre 1989, allorché le truppe americane invasero il Panamá l’ostilità sfociò in guerra. Passiamo brevemente in rassegna alcune delle circostanze che portarono a quell’invasione.

I motivi dell’invasione

Nel 1968 il governo democratico del Panamá fu rovesciato con una rivoluzione capeggiata da un ufficiale militare, Omar Torrijos Herrera. Il nuovo governo militare pose l’enfasi sulla sovranità nazionale, e uno dei pomi della discordia era la Zona del Canale, che si trovava sotto la diretta giurisdizione degli Stati Uniti.

Nel 1977 fu firmato dal generale Torrijos e dall’allora presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, l’attuale Trattato per il canale di Panamá. In base a questo trattato, entro il Duemila il Panamá dovrà assumersi tutte le responsabilità per quel che riguarda l’amministrazione, la gestione e la manutenzione del canale.

Nel 1981 Torrijos perse la vita quando l’elicottero su cui viaggiava precipitò e in seguito gli successe il generale Manuel Antonio Noriega. Nel febbraio del 1988 Noriega fu messo in stato d’accusa in Florida per traffico di droga, dopo di che i suoi rapporti con gli Stati Uniti deteriorarono. L’anno seguente si tennero nel Panamá le elezioni, ma i risultati furono annullati dal governo Noriega. Allora gli Stati Uniti intensificarono i loro sforzi per rovesciare Noriega mediante sanzioni diplomatiche ed economiche. Il 15 dicembre 1989, l’Assemblea Nazionale del Panamá dichiarò che il paese era in guerra con gli Stati Uniti. Il giorno seguente un marine americano fu ucciso a colpi d’arma da fuoco. Poco dopo il presidente Bush diede l’ordine di intervenire militarmente.

In apparenza il Panamá è stato invaso per proteggere la vita dei circa 35.000 cittadini americani che sono nel Panamá, per salvaguardare la sicurezza del canale, per ristabilire la democrazia e catturare Noriega al fine di processarlo per reati legati alla droga. L’invasione è stata la più grande operazione militare americana dopo la guerra del Vietnam. Approssimativamente 26.000 soldati hanno combattuto contro i circa 12.000 uomini delle forze armate panamensi oltre a diverse migliaia di appartenenti ai cosiddetti “battaglioni della dignità”, volontari civili addestrati dal regime di Noriega.

Verso l’una di notte del 20 dicembre 1989 la popolazione di Panamá e di Colón nonché altri che abitavano vicino a obiettivi militari furono svegliati dal rumore dei combattimenti: colpi di fucile e di mitragliatrice, esplosione di bombe da mortaio e razzi. Le forze militari americane fecero anche uso di armi sofisticate, tra cui sei caccia Stealth F-117A da 50 milioni di dollari, missili con sistemi di autoguida all’infrarosso, elicotteri Apache, carri armati e soldati equipaggiati con occhiali per la visione notturna. Entro poche ore dall’invasione, quasi tutta la resistenza organizzata era stata schiacciata, ma scontri sporadici contro i battaglioni della dignità continuarono per giorni.

Neutralità cristiana in un clima di anarchia

I testimoni di Geova sono conosciuti in tutto il mondo per la loro posizione neutrale nei confronti della politica. Come se la sono passata durante questa calamità nazionale? Nel paese ci sono circa 6.000 Testimoni e, non appena vennero ristabilite le comunicazioni, si effettuò un’indagine per accertare le perdite. Anche se varie famiglie hanno perso la casa e i beni, siamo felici di dire che nessuno ha perso la vita o ha riportato ferite gravi.

Una Testimone abitante vicino al quartier generale delle forze armate panamensi nel Chorrillo narra quanto segue: “Ero in casa con mio marito quando all’improvviso scoppiò una bomba vicino alla zona del canale. Gli dissi: ‘Usciamo di qui perché la casa è di legno e potrebbe facilmente prendere fuoco’. Abbandonammo di corsa la casa e ci trovammo subito in una zona molto pericolosa dove soldati americani e panamensi erano impegnati in pesanti combattimenti. Ci rifugiammo in uno stabile e i cannoneggiamenti continuarono.

“Il giorno dopo abbandonammo la zona di pericolo. Fermammo un’auto e chiedemmo al conducente di portarci a casa di un amico di mio marito. Salita sull’auto, mi resi conto che erano gli uomini del battaglione della dignità, ed erano tutti armati. Ben presto dissero: ‘Scendete’. Fu un bene per noi, poiché se avessimo incontrato i soldati americani, probabilmente avrebbero sparato sugli uomini del battaglione della dignità, e potevamo rimanere uccisi.

“Andammo a casa di amici di mio marito. È una famiglia di cattolici ferventi e il figlio studia da prete. Ciò nondimeno presero parte ai saccheggi dei negozi e mangiarono cibi rubati. Così dissi a mio marito: ‘Questo posto non fa per me, perché sono una testimone di Geova e la mia coscienza non mi permette di stare qui’. Così andammo a stare presso alcuni Testimoni che si presero cura di noi.

“Mio marito era molto addolorato perché avevamo perso la casa e tutto quello che avevamo messo insieme a costo di grandi sacrifici. Ma eravamo vivi, e questa era la cosa importante. L’atteggiamento di mio marito è cambiato e ora non fa più obiezione quando vado alle adunanze dei testimoni di Geova. Mi ha perfino accompagnato a un discorso ed è rimasto favorevolmente impressionato dalla pace e dall’ordine che ha visto”.

Un’altra Testimone, quasi ottantenne, abitava nella zona dei combattimenti e ha narrato la sua esperienza: “Verso l’una di notte, mia nipote bussò alla porta e disse: ‘È scoppiata la guerra!’ Quando aprii la porta vidi che tutti correvano freneticamente giù per le scale. Le strade erano piene di gente che correva in tutte le direzioni, per sfuggire alle bombe e agli spari. Ma io chiusi la porta e tornai a letto.

“Il giorno dopo la gente correva di nuovo nelle strade, ma stavolta non era per sfuggire alle pallottole bensì per saccheggiare i negozi. Mi offrirono cibo a poco prezzo, ma lo rifiutai sapendo che era rubato. Poi volevano darmelo gratis, ma dissi che non lo volevo neppure in regalo. Chiesi che tipo di cristiani erano visto che prendevano quello che non apparteneva loro. Uno rispose: ‘Il mio Dio mi permette di farlo’. Dissi: ‘Forse il tuo Dio te lo permette ma non Geova, il vero Dio’”.

Estesi saccheggi

A un’ottantina di chilometri da Panamá, nel punto dove il canale sbocca nell’Atlantico, sorge Colón, una città con oltre centomila abitanti. Anch’essa fu teatro di combattimenti e di estesi saccheggi dopo l’attacco contro gli obiettivi militari strategici. Un sorvegliante di una congregazione di testimoni di Geova del posto racconta la sua storia: “Poco prima dell’una di mercoledì notte la città fu destata dallo scoppio delle bombe lanciate sul quartier generale della marina panamense, pochi chilometri fuori di Colón. I combattimenti continuarono per tutta la notte e certe bombe caddero molto vicino.

“Il venerdì la città era ormai in pieno caos ed era in mano a fuorilegge armati. Non c’era né la sorveglianza né la protezione della polizia. Qualcuno aveva aperto un container pieno di armi, e chiunque poteva prenderle, perfino chi era uscito di prigione. Le armi erano in vendita ed esposte al pubblico al mercato. Si potevano vedere persino dei minori armati.

“La gente stava perdendo la testa e alcuni a bordo di veicoli sparavano in aria. Avventurarsi per la strada voleva dire mettere a repentaglio la propria vita. Ciò nondimeno decisi di uscire per vedere come stavano gli altri Testimoni. Quella mattina ne contattai alcuni, e organizzammo le adunanze per il pomeriggio. Tornato a casa, stavo per mettermi a mangiare quando sentii un rumore di elicotteri. Andai alla finestra e in quel momento un elicottero americano passò vicino e lanciò tre razzi contro un edificio di 15 piani, il più alto della città.

“Rimasi inorridito perché si trattava di un bersaglio civile, un luogo in cui abitavano più di cento famiglie, tra cui quattro di testimoni di Geova. I razzi colpirono proprio i piani dove abitavano loro. A quanto sembra, alcuni che non erano Testimoni e che erano contrari all’invasione avevano sparato sugli elicotteri dall’interno dell’edificio e gli americani avevano risposto al fuoco. Dall’edificio si levò una nube di denso fumo nero. Telefonai a un Testimone che abitava lì, ma non rispose nessuno, quindi potete immaginare come mi sentii. Più tardi telefonai a un’altra famiglia e con mio grande sollievo appresi che i Testimoni erano tutti salvi”.

Commentando i saccheggi, un altro Testimone della stessa città dice: “Per una decina di giorni, in città ci fu uno stato di anarchia: comandavano i teppisti che si diedero sistematicamente al saccheggio. Fra coloro che vi presero parte c’era gente di chiesa e gente con professioni molto redditizie, come medici e avvocati. Portavano via stufe, frigoriferi, apparecchiature acustiche, computer e altre cose. Nell’ufficio dove lavoro furono rubati articoli per un valore pari a 22.000 dollari.

“Alcuni persero la vita mentre saccheggiavano. Un gruppo di saccheggiatori stava svuotando un container proprio nell’area antistante la Sala del Regno dei Testimoni di Geova. Parecchi persero la vita quando un container cadde loro addosso, ma gli altri continuarono a saccheggiare come se nulla fosse accaduto. Combatterono fra loro con coltelli e pistole per impossessarsi del bottino. Questo mostra cosa può accadere quando non ci sono ‘autorità superiori’, cioè autorità governative, per controllare la situazione. In occasioni del genere la gente, quando non ha la legge di Geova nel cuore, si fa comandare dai suoi più bassi istinti”. — Romani 13:1-4.

Organizzati i soccorsi

Non appena la filiale dei testimoni di Geova del Panamá seppe quanti erano quelli che avevano perso la casa e avevano bisogno di aiuti materiali, si organizzarono i soccorsi. A Panamá, dove vive quasi metà della popolazione del paese, molti negozi erano stati svaligiati. Perciò il Comitato della Filiale si mise in contatto con i Testimoni di altri luoghi dove c’erano ancora viveri disponibili. I Testimoni desideravano donare denaro e viveri, così fu chiesto loro di acquistare certe quantità di farina, riso, fagioli, olio e altri viveri non deperibili.

Varie tonnellate di queste cose vennero caricate su un grosso autocarro e a distanza di pochi giorni dall’invasione furono disponibili e vennero distribuite gratis a chi ne aveva bisogno. Furono istituiti centri di distribuzione in molte Sale del Regno delle zone colpite e fu provveduto a tutti il necessario. Parte dei viveri rimase e fu messa a disposizione di coloro che avevano perso i propri mezzi di sostentamento come diretta conseguenza della guerra.

Molti di coloro che avevano perso i beni materiali erano restii a chiedere aiuto, e questo era in netto contrasto con i saccheggiatori, che erano mossi dall’avidità. Come accade spesso durante un disastro, ci sono sempre quelli che approfittano della situazione per trarne un guadagno materiale.

Alcuni panamensi sono ottimisti circa il futuro di Panamá sotto una nuova forma di governo. Altri considerano ancora la guerra un atto di aggressione imperialistica. Intanto i testimoni di Geova continuano a parlare alle persone sincere del Regno di Dio, l’unico governo che risolverà i problemi non solo del Panamá ma del mondo intero. — Daniele 2:44; Matteo 6:9, 10.

[Immagini alle pagine 24 e 25]

La zona del Chorrillo è stata devastata dai combattimenti; i negozi sono stati saccheggiati; le installazioni militari sono state distrutte

[Immagini a pagina 26]

Supermercato e negozi distrutti dai saccheggiatori

    Pubblicazioni in italiano (1950-2025)
    Disconnetti
    Accedi
    • Italiano
    • Condividi
    • Impostazioni
    • Copyright © 2025 Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania
    • Condizioni d’uso
    • Informativa sulla privacy
    • Impostazioni privacy
    • JW.ORG
    • Accedi
    Condividi