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  • Le cellule T e le cellule B si specializzano

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  • Le cellule T e le cellule B si specializzano
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g90 22/11 pp. 7-13

Le cellule T e le cellule B si specializzano

LE CELLULE T e le cellule B non possono semplicemente uscire dal midollo osseo e andare a combattere. Sono dotate di armi ultramoderne. Quindi prima di scendere in campo devono ricevere un addestramento sofisticato. Le cellule T saranno impegnate nella guerra biologica. Le cellule B si specializzeranno nel lancio di proiettili telecomandati. A tal fine esse frequentano corsi di specializzazione del sistema immunitario.

Pertanto metà dei milioni di linfociti prodotti ogni minuto nel midollo osseo vengono avviati verso il timo, una piccola ghiandola situata dietro lo sterno, per essere addestrati come cellule T. A questo proposito, il libro Il corpo si difende dice: “I linfociti addestrati nel timo si suddividono in ‘coadiuvanti’ (helper), ‘soppressori’ o ‘inibenti’ (suppressor) e ‘assassini’ (killer): nel loro insieme son chiamati linfociti T o cellule T. Il loro ruolo è essenziale per il corretto funzionamento del sistema immunitario”. — Lennart Nilsson, op. cit., pagina 27.

Anticorpi: 10.000 per cellula al secondo!

L’altra “metà dei linfociti non ancora addestrati”, ci dice il libro Il corpo si difende, consiste di cellule B che vengono addestrate nei linfonodi e in tessuti simili per essere in grado di fabbricare e lanciare proiettili telecomandati, detti anticorpi. Quando le cellule B “giungono in questi tessuti, sono come pagine non scritte: non sanno nulla e devono imparare tutto” per acquisire “la capacità di reagire in modo specifico contro le sostanze estranee presenti nell’organismo”. (Op. cit., pagina 26) Nei linfonodi, una cellula B matura, attivata da cellule “coadiuvanti” e dall’antigene relativo, “prolifera e si differenzia per formare plasmacellule che secernono anticorpi identici con una specificità singola al ritmo di circa 10.000 molecole per cellula al secondo”. — Immunology.

Per aiutarci a capire la portata del lavoro svolto dal sistema immunitario, un articolo pubblicato su National Geographic del giugno 1986 descrive nei particolari il problema che si presenta alla ghiandola del timo: “In qualche modo, mentre le cellule T maturano nel timo, una impara a riconoscere, ad esempio, gli antigeni del virus dell’epatite, un’altra a identificare un ceppo degli antigeni dell’influenza, una terza a individuare il rinovirus 14 [un virus del raffreddore], e così via”. Dopo aver commentato lo “strabiliante lavoro che il timo deve fare”, l’articolo dice che in natura esistono “antigeni in centinaia di milioni di forme diverse. Il timo deve produrre un gruppo di cellule T che li riconosca tutti ad uno ad uno. . . . Il timo sforna decine di milioni di cellule T. Anche se solo alcune di esse sono in grado di riconoscere uno specifico antigene, il reparto dei ricognitori nel suo insieme è abbastanza grande da identificare la quasi infinita varietà di antigeni che la natura produce”.

Mentre alcune cellule “coadiuvanti” stimolavano la proliferazione dei macrofagi, altre nei linfonodi si univano alle cellule B situate lì, facendole moltiplicare. Molte di queste diventano plasmacellule. Di nuovo, devono esserci i recettori giusti sulle cellule “coadiuvanti” perché si combinino con le cellule B e facciano loro produrre plasmacellule. Sono queste plasmacellule che cominciano a sfornare migliaia di anticorpi al secondo.

Dato che ciascuna plasmacellula produce solo un tipo di anticorpi, con un recettore specifico per un solo antigene, ben presto ce ne sono miliardi in prima linea che si dirigono verso gli antigeni di una specifica malattia. Si attaccano agli invasori, rallentandoli, facendoli ammassare, rendendoli bocconcini più appetitosi per i fagociti, che li ingloberanno. Questo, insieme alla produzione di certe sostanze chimiche da parte delle cellule T, stimola nei macrofagi una voracità che li induce a inglobare freneticamente milioni di microrganismi invasori.

Oltre a ciò, gli anticorpi stessi possono provocare la morte di questi microrganismi. Una volta che si sono legati agli antigeni di superficie del germe, speciali molecole proteiche, dette fattori del complemento, si radunano su di esso. Quando i fattori del complemento nel numero richiesto hanno preso posizione, perforano la membrana del microrganismo, iniettano al suo interno un liquido, e la cellula scoppia e muore.

Questi anticorpi, naturalmente, devono anche avere i recettori giusti per agganciarsi agli intrusi. A questo proposito un annuario medico (1989 Medical and Health Annual dell’Encyclopædia Britannica, pagina 278) dice che le cellule B sono in grado di “produrre da 100 milioni a un miliardo di diversi anticorpi”.

Le cellule “assassine” combattono una guerra biologica

A questo punto le cellule “coadiuvanti” hanno reclutato milioni di macrofagi spazzini per inglobare il nemico e hanno stimolato le cellule B coi loro anticorpi a lanciarsi nella mischia contro gli invasori, ma ci sono altre forze ancora che le cellule “coadiuvanti” possono mobilitare. Esse schierano milioni di combattenti tra i più micidiali: le cellule “assassine”.

L’obiettivo di virus, batteri e parassiti è quello di introdursi nelle cellule dell’organismo perché una volta entrati sono al sicuro dai macrofagi e dalle cellule B e dai loro anticorpi; non dalle cellule “assassine” però! È sufficiente che una delle cellule infettate sfiori una cellula “assassina” per scatenare un attacco: la cellula infettata viene perforata dal lancio di letali proteine che si riversano dentro di essa, il suo DNA viene distrutto, il suo contenuto fuoriesce e ne consegue la morte. In tal modo le cellule “assassine” possono attaccare e distruggere anche cellule mutanti e cellule divenute tumorali.

Oltre a queste, l’arsenale del sistema immunitario dispone anche di cellule “assassine” naturali. A differenza delle cellule T e delle cellule B, queste cellule “assassine” naturali non hanno bisogno di un antigene specifico per mettersi in moto. Le cellule tumorali e le cellule invase da altri virus sono vulnerabili di fronte ai loro attacchi. Ma pare non aggrediscano soltanto i virus. Scientific American del gennaio 1988 dice che si pensa che i loro “principali bersagli siano le cellule tumorali, e forse anche le cellule infettate da agenti diversi dai virus”.

Come fanno questi elementi che combattono le malattie a colpire i microrganismi invasori? Vanno forse a casaccio? No, nulla è lasciato al caso. Gli antigeni, le cellule T, le cellule B, i fagociti e gli anticorpi circolano in tutto il corpo attraverso il sangue e il sistema linfatico. Gli organi linfoidi periferici, come i linfonodi, la milza, le tonsille, le adenoidi, zone di tessuto specializzato dell’intestino tenue e l’appendice sono siti dove hanno inizio le risposte immunitarie. I linfonodi svolgono un ruolo di spicco. La linfa è il liquido che bagna le cellule dei tessuti. Ha origine in questi tessuti, si raccoglie nei vasi dalle pareti sottili e affluisce ai linfonodi, prosegue attraverso tutto il resto del sistema linfatico e infine termina la sua circolazione riversandosi nelle grosse vene che arrivano al cuore.

Quando gli antigeni delle malattie passano attraverso i linfonodi, vengono intrappolati. Gli elementi del sistema immunitario che combattono le malattie impiegano 24 ore per fare tutto il giro del sistema linfatico, ma 6 di quelle ore le passano nei linfonodi. Lì incontrano gli antigeni invasori intrappolati e hanno inizio feroci combattimenti. Non sfuggono neppure gli antigeni nemici che circolano nel sangue. Essi sono avviati verso la milza, dove li aspettano gli elementi che combattono le malattie.

Ora la guerra nel nostro organismo è finita. Gli eserciti invasori sono stati sconfitti. Il sistema immunitario con i suoi mille miliardi di globuli bianchi o più ha vinto. È ora che intervenga un altro tipo di cellule T, le cellule “inibenti”. Quando vedono che la guerra è stata vinta, dichiarano la fine delle ostilità e le forze combattenti del sistema immunitario cessano la loro attività.

Cellule della memoria e immunità, con complicazioni

A questo punto, tuttavia, le cellule B e le cellule T hanno reso un altro servizio essenziale: hanno prodotto cellule della memoria che circoleranno per molti anni nel sangue e nei vasi linfatici, in alcuni casi per tutto l’arco della vita di una persona. Se mai sarete di nuovo infettati dallo stesso ceppo di virus dell’influenza o del raffreddore, o da qualche altro elemento estraneo incontrato in passato, queste cellule della memoria lo individueranno subito e ordineranno al sistema immunitario di lanciare un’offensiva rapida e schiacciante. Le cellule della memoria produrranno velocemente una marea di cellule B e di cellule T del tipo specifico che lanciò il primo attacco contro questo particolare assalitore. La nuova invasione viene bloccata prima che possa estendersi. Se in origine ci vollero tre settimane per sconfiggere quel nemico, ora esso viene sgominato prima ancora che inizi l’aggressione. L’infezione precedente causata da quel particolare invasore vi ha resi immuni ad esso.

Il quadro, tuttavia, è complicato dall’esistenza di diversi ceppi di virus dell’influenza, che spesso hanno origine in diverse parti del mondo. Per giunta, ci sono circa 200 ceppi di virus del raffreddore, e ciascun ceppo ha il suo particolare antigene. Così devono esserci 200 diversi tipi di cellule “coadiuvanti”, ciascun tipo con un recettore corrispondente all’antigene di uno dei 200 virus del raffreddore. Ma non è tutto. I virus del raffreddore e dell’influenza mutano in continuazione, e ogni volta che questo succede, c’è un nuovo antigene del raffreddore o dell’influenza che richiede un nuovo recettore della cellula “coadiuvante” adatto ad esso. Il virus del raffreddore continua a cambiare le serrature, per cui la cellula T deve continuare a cambiare le chiavi.

Prima di prendere in giro i medici perché non riescono a curare un banale raffreddore, cercate di capire il problema. Il particolare raffreddore che vi ha colpito può essere curato e può non colpirvi mai più, ma sopraggiunge un virus del raffreddore mutato da poco e il vostro sistema immunitario deve produrre una cellula “coadiuvante” completamente nuova per radunare le forze immunitarie e combatterlo. Vinta una battaglia, ne comincia subito un’altra. La guerra non finisce mai.

Il cervello e il sistema immunitario comunicano

Non è strano che il sistema immunitario sia stato paragonato, senza sfigurare, al cervello. Le ricerche continuano a mostrare che esso e il cervello si scambiano informazioni sulla nostra salute e che la mente influisce sul corpo, sistema immunitario compreso. Le seguenti citazioni indicano l’esistenza di un’interrelazione fra il cervello e il sistema immunitario. La mente influisce sul corpo e il corpo sulla mente.

“Gli immunologi stanno scoprendo dell’altro sui legami fra la mente e il corpo, i meccanismi delle malattie psicosomatiche”. — National Geographic, giugno 1986, pagina 733.

Che fra il sistema immunitario e il cervello esista un legame viene riconosciuto, ma questo legame è poco compreso. Stress, perdita di una persona cara, solitudine e depressione influiscono sul funzionamento dei globuli bianchi, o linfociti, e questo riduce l’attività delle cellule T. “Il fondamento biologico di queste interconnessioni resta in gran parte un mistero. È evidente, però, che il sistema nervoso e il sistema immunitario sono legati indissolubilmente, sia sul piano anatomico che su quello chimico”. — The Incredible Machine, pagine 217, 219.

“Il sistema immunitario . . . regge il confronto col sistema nervoso centrale per sensibilità, specificità e complessità”. — Immunology, pagina 283.

Parlando del legame esistente fra il cervello e il sistema immunitario, la rivista Science ha detto: “Ci sono molte prove indicanti che i due sistemi sono collegati indissolubilmente. . . . Ne emerge un quadro da cui risulta che il sistema immunitario e il sistema nervoso si integrano molto bene, essendo in grado di scambiarsi informazioni per coordinare le loro attività”. — 8 marzo 1985, pagine 1190-1192.

Tutto questo rispecchia l’infinita sapienza di Colui che ha creato sia il sistema immunitario che il cervello. E questo, a sua volta, ci induce a chiederci se il Creatore, dopo averci dotati di meraviglie quali il cervello e il sistema immunitario, ci avrebbe poi programmati perché morissimo. In effetti, non è stato così; sono gli scienziati a dire che siamo fatti così. Ci dicono che le cellule si dividono — se ne creano oltre 200 milioni al minuto nel nostro organismo — per sostituire le cellule danneggiate e usurate. Ma le nostre cellule, dicono gli scienziati, non si divideranno più di 50 volte. Ben presto ne perdiamo più di quante ne vengano sostituite, poi subentra la vecchiaia e quindi la morte.

Ma l’uomo non fu creato così; è stato l’uomo stesso a far andare le cose in questo modo. Era stato creato per vivere, essere fecondo, moltiplicarsi, riempire la terra e averne cura, purché ubbidisse al suo Creatore. Ma fu avvertito: Disubbidisci, e “morendo morirai”. Il primo uomo disubbidì, ebbe sensi di colpa e si nascose. In quel momento l’umanità ha cominciato a morire. — Genesi 1:26-28; 2:15-17, Bibbia con riferimenti, nota in calce; 3:8-10.

Col tempo, forti sentimenti negativi diventano “marciume alle ossa”, e “lo spirito che è abbattuto secca le ossa”. Ne risulta un sistema immunitario meno efficiente, dato che per produrre i globuli bianchi che combattono le malattie occorre un midollo osseo umido e sano. — Proverbi 14:30; 17:22.

Ma i meccanismi che portano alla morte saranno sostituiti dai meccanismi della vita, e un sistema immunitario perfettamente funzionante sarà un fattore importante per realizzare questo obiettivo. Il proposito di Geova di avere una terra paradisiaca piena di esseri umani giusti e ubbidienti si adempirà grazie al sacrificio di riscatto di Cristo Gesù. Allora nessuno sarà malato, la morte sarà distrutta e ogni carne ‘diverrà più fresca che nella giovinezza’. (Giobbe 33:25; Isaia 33:24; Matteo 20:28; Giovanni 17:3; Rivelazione 21:4) Allora lo straordinario sistema immunitario creato da Geova non perderà mai nessuna battaglia contro gli agenti invasori.

Pur con tutti i suoi difetti, anche ora il sistema immunitario è un miracolo della creazione. Più scopriamo riguardo ad esso, più proviamo riverente timore verso il suo grande Creatore, Geova Dio. Ci uniamo al salmista Davide che sotto ispirazione disse: “Ti loderò perché sono fatto in maniera tremendamente meravigliosa. Meravigliose sono le tue opere, come la mia anima sa molto bene”. — Salmo 139:14.

[Riquadro/Diagramma alle pagine 8 e 9]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

I difensori di cui dispone il sistema immunitario

1. Fagociti Cellule che mangiano, di due specie: neutrofili e macrofagi. Sono entrambi spazzini che consumano rifiuti inanimati, cellule morte e altre scorie, come pure un gran numero di microbi invasori. I macrofagi sono più grandi, più resistenti e più forti dei neutrofili, vivono più a lungo e ingeriscono una quantità molto maggiore di microrganismi. Assai più che semplici unità per l’eliminazione dei rifiuti, fabbricano diversi enzimi e agenti antimicrobici e funzionano da anelli di comunicazione fra altre cellule del sistema immunitario e perfino del cervello.

2. MHC (complesso maggiore dell’istocompatibilità) Molecole sulla superficie delle cellule che permettono di riconoscere se le cellule fanno parte dell’organismo. Sui macrofagi, l’MHC presenta un frammento degli antigeni delle vittime ingerite dal macrofago stesso, il che spinge sia la cellula “coadiuvante” che il macrofago a moltiplicarsi in maniera prodigiosa per incrementare le loro file e combattere l’infezione.

3. Cellule “coadiuvanti” Sono quelle che dirigono le operazioni del sistema immunitario, riconoscendo i nemici e stimolando la produzione di altri combattenti del sistema immunitario, radunandoli per dar battaglia agli invasori. Chiedono rinforzi ai macrofagi, ad altre cellule T e cellule B, e stimolano la produzione di plasmacellule.

4. Linfochine Proteine di tipo ormonale, comprendenti le interleuchine e l’interferone gamma, mediante cui le cellule immunitarie comunicano fra loro. Danno inizio a molte reazioni essenziali da parte del sistema immunitario, stimolando così la sua risposta ai germi patogeni.

5. Cellule “assassine” Queste cellule T distruggono le cellule in cui si sono annidati virus e microbi. Immettono in queste cellule letali proteine, perforandone la membrana e facendole scoppiare. Eliminano anche le cellule che sono divenute tumorali.

6. Cellule B Stimolate dalle cellule “coadiuvanti”, le cellule B aumentano di numero, e alcune si dividono e maturano diventando plasmacellule.

7. Plasmacellule Queste cellule producono milioni di anticorpi, i quali, come proiettili telecomandati, circolano poi in tutto l’organismo.

8. Anticorpi Quando gli anticorpi si imbattono in antigeni a cui i loro recettori possono legarsi, li afferrano, li rallentano, li fanno ammassare, così che divengono appetitosi bocconcini per i fagociti, che li ingloberanno. Oppure fanno essi stessi il lavoro, con l’aiuto dei fattori del complemento.

9. Proteine del complemento Una volta che gli anticorpi si sono legati alla superficie del microrganismo, proteine dette del complemento gli si affollano attorno e gli iniettano del liquido, facendolo scoppiare e morire.

10. Cellule “inibenti” Una volta che l’infezione è stata frenata e che il sistema immunitario ha vinto, entrano in azione le cellule “inibenti”, che con l’ausilio di segnali chimici fermano l’intera gamma delle risposte immunitarie. La battaglia è vinta.

11. Cellule della memoria A questo punto le cellule T e le cellule B hanno prodotto e lasciato dietro di sé cellule della memoria che circoleranno nel torrente sanguigno e nel sistema linfatico per anni, anche per tutto l’arco della vita di una persona. Se lo stesso tipo di organismo sconfitto in precedenza tentasse un’altra invasione, queste cellule della memoria lancerebbero un’offensiva ad oltranza, soffocando rapidamente la nuova invasione. Il corpo è ora immune a quel particolare microrganismo. Questo è il meccanismo che rende efficaci le vaccinazioni per eliminare malattie che un tempo facevano stragi: morbillo, vaiolo, tifo, difterite e altre.

[Riquadro a pagina 10]

Malgrado il fenomenale aumento della conoscenza, il mistero rimane

Da che il virus dell’AIDS ha lanciato la sua offensiva prendendo di mira il sistema immunitario per metterlo fuori combattimento, le ricerche si sono intensificate moltissimo. La conoscenza in questo campo è aumentata enormemente. Nondimeno il sistema immunitario è così straordinariamente complesso che rimane in gran parte un mistero, come indicano le seguenti dichiarazioni di immunologi.

L’immunologo John Kappler dice: “Le ricerche nel campo progrediscono così in fretta che al momento della pubblicazione i periodici sono già arretrati”. — Time, 23 maggio 1988, pagina 56.

L’immunologo Leroy Hood, del California Institute of Technology, dice: “Comprendiamo abbastanza bene l’hardware, la struttura fisica, del sistema immunitario, ma non sappiamo quasi nulla del software, dei suoi sistemi operativi, cioè i geni che dicono alle cellule cosa fare”. Circa i segnali chimici di tipo ormonale che danno il via alle reazioni, le linfochine, Hood dice che quelli scoperti finora sono “soltanto la punta dell’iceberg”. — National Geographic, giugno 1986, pagina 732; Time, 23 maggio 1988, pagina 64.

Il ricercatore Edward Bradley afferma: “Quel po’ che ora sappiamo sul sistema immunitario si può probabilmente paragonare a quello che Cristoforo Colombo sapeva delle Americhe dopo il suo primo viaggio”. — National Geographic, giugno 1986, pagina 732.

[Riquadro a pagina 11]

Il fumo di marijuana “contribuisce in misura notevole all’indebolimento del sistema immunitario limitando lo sviluppo di certi globuli bianchi”. — Industrial Chemist, novembre 1987, pagina 14.

[Riquadro a pagina 11]

Quando la guerra si trasforma in guerra civile

“La capacità di distinguere fra ciò che gli appartiene e ciò che non gli appartiene è una caratteristica specifica del sistema immunitario”. (Immunology, pagina 368) Ma quando il sistema va in tilt — come accade talvolta — non distingue più fra ciò che gli appartiene e ciò che non gli appartiene, ed è la guerra civile: combatte contro se stesso. Le malattie che allora ci colpiscono sono dette malattie autoimmuni. Fra esse si pensa ci siano febbre reumatica, artrite reumatoide, sclerosi multipla, diabete di Tipo I, miastenia grave e lupus eritematoso sistemico.

Un altro sbaglio commesso talora dal sistema immunitario è quello di scambiare degli innocui intrusi per dei pericolosi nemici. Può trattarsi di un granello di polline, di una particella di pulviscolo, di pelo animale o del pizzico di un granchio che scatena una reazione allergica. Vengono prodotte enormi quantità di potenti sostanze chimiche, come le istamine, per combattere cose che in se stesse sono innocue. I sintomi provocati da queste reazioni allergiche — respiro affannoso, starnuti, raffreddore, naso che cola, occhi lacrimanti — possono essere molto penosi. In casi estremi, queste reazioni possono provocare uno shock anafilattico e perfino la morte.

[Riquadro a pagina 12]

Sono sempre più numerose le prove secondo cui le trasfusioni di sangue danneggiano il sistema immunitario. Centinaia di articoli scientifici scritti negli ultimi anni hanno messo in relazione le trasfusioni di sangue con l’immunosoppressione. “Bastava un’unità di sangue intero per vedere segni di immunosoppressione”, diceva un articolo. — Medical World News, 11 dicembre 1989, pagina 28.

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