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  • g91 8/12 pp. 20-23
  • Perché la Costituzione americana ebbe bisogno d’essere emendata?

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  • Perché la Costituzione americana ebbe bisogno d’essere emendata?
  • Svegliatevi! 1991
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  • Perché questi emendamenti furono necessari?
  • Libertà di religione
  • Perché trattare prima la religione?
  • La Corte Suprema e la libertà religiosa
  • Un governo che non deluderà
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Svegliatevi! 1991
g91 8/12 pp. 20-23

Perché la Costituzione americana ebbe bisogno d’essere emendata?

I PRIMI dieci emendamenti alla Costituzione americana hanno suscitato tanto interesse che in 50 anni sono stati scritti su di essi circa 700 libri, oltre 40 solo quest’anno. Dato che nel 1991 ricorreva il 200º anniversario dell’entrata in vigore di questi emendamenti, la gente era ancor più interessata all’argomento. Tuttavia un sondaggio ha rivelato che il 59 per cento della popolazione americana non sa neppure di cosa si tratti.

Quando nel 1788 venne ratificata, la Costituzione americana prevedeva degli emendamenti che facessero luce su punti non chiaramente delineati nella Costituzione. Nel 1791 furono aggiunti alla Costituzione i primi dieci emendamenti. Avevano a che fare con la libertà e vennero chiamati Bill of Rights (Dichiarazione dei Diritti), poiché essi garantiscono al popolo americano certe libertà individuali.

Perché questi emendamenti furono necessari?

Perché gli Stati Uniti ebbero bisogno di emendare la loro Costituzione? Avevano già una Costituzione forte che aveva l’espresso scopo di “assicurare i benefìci della libertà” a tutti i cittadini. Questi emendamenti si resero necessari perché c’era una lampante omissione nella Costituzione: Essa non garantiva esplicitamente i diritti del cittadino.

La maggioranza degli americani temeva che la tirannide di un governo nazionale intromettente avrebbe calpestato le libertà individuali, in special modo la libertà di religione. Lo storico Charles Warren fa un po’ di luce sulla ragione di questo timore dicendo:

“Da ogni parte si sosteneva che, mentre il primo obiettivo di una Costituzione era quello di stabilire un governo, il suo secondo obiettivo, ugualmente importante, doveva essere quello di difendere i cittadini dal governo. Questo era qualcosa che veniva insegnato dalla storia e dall’esperienza umana. . . .

“Avevano attraversato anni difficili, durante i quali avevano visto governi, di tipo monarchico e non, calpestare quei diritti umani per garantire i quali essi e i loro antenati nelle colonie e in Inghilterra avevano combattuto così duramente. . . . Sapevano che ciò che un sistema di governo aveva fatto in passato poteva essere ripetuto in futuro, sia che al potere ci fosse un re, uno stato o una nazione . . . E decisero che, in America, i limiti del potere del governo dovevano essere ben stabiliti sin dall’inizio”.

È vero che le costituzioni di vari stati avevano una dichiarazione dei diritti del cittadino limitata. Ma in realtà ci sono tristi testimonianze che rivelano come in alcuni stati fosse comune privare i cittadini di certe libertà.

Gli abitanti delle colonie avevano trapiantato nel Nuovo Mondo parecchie usanze del Vecchio Mondo. Perseguitavano le minoranze e certi gruppi religiosi erano più favoriti di altri. Così non appena si diffuse la notizia che si stava preparando una costituzione, gli amanti della libertà diedero inizio a un movimento per la formulazione di una dichiarazione dei diritti del cittadino di portata nazionale che garantisse le loro libertà e separasse la Chiesa dallo Stato.

Se il popolo aveva tanta paura di un governo nazionale centrale, perché allora crearlo? Nel 1776 fu firmata la Dichiarazione di Indipendenza, dopo di che si rese necessaria una nuova forma di governo. Nelle varie colonie il dominio britannico ebbe fine. Gli stati adottarono allora gli Articoli di Confederazione, che li unirono in un’unica nazione, ma solo di nome. Uno storico infatti ha detto: ‘Ciascuno stato desiderava funzionare come entità separata, e i rapporti fra gli stati erano dominati da gelosia e rivalità’.

Perciò venne ideato un governo nazionale, investito del potere legislativo, esecutivo e giudiziario supremo. Queste tre branche del potere funzionavano nell’ambito di un sistema di controlli per prevenire l’instaurazione di un dominio dittatoriale. Il potere giudiziario in particolare avrebbe salvaguardato e interpretato i diritti costituzionali. La Corte Suprema sarebbe stata la più alta corte del paese e divenne l’interprete della legge.

Il primo Congresso, riunitosi nel 1789, lavorò diligentemente per formulare la Dichiarazione dei Diritti promessa. Il risultato: dieci emendamenti, o modifiche, alla Costituzione. Questi emendamenti divennero parte della Costituzione 200 anni fa, il 15 dicembre 1791, poco più di tre anni dopo che la Costituzione stessa era stata adottata.

Libertà di religione

Di tutti i diritti garantiti da questi emendamenti, uno dei più importanti è la libertà di religione. Nella parte iniziale del Primo Emendamento si legge: “Il Congresso non potrà fare alcuna legge per il riconoscimento di qualsiasi religione, o per proibirne il libero culto; o per limitare la libertà di parola”.

Si noti che questo emendamento riguardava il Congresso, non le legislature degli stati. Ma con il Quattordicesimo Emendamento, che fu adottato nel 1868, il Primo Emendamento fu reso applicabile anche ai singoli stati. Esso prevede che, in caso di violazione della libertà individuale da parte dei singoli stati, ci si possa richiamare alla costituzione nazionale.

Il Primo Emendamento impedisce al Congresso di limitare la libertà di religione. Vieta anche al Congresso di istituire una chiesa o di fare leggi relative a una chiesa. La clausola che vieta ‘per legge il riconoscimento di una religione’ doveva servire, come disse Thomas Jefferson, a innalzare “un muro di separazione fra Chiesa e Stato”.

Il Primo Emendamento garantisce la libertà di pensiero e di espressione, sia in campo religioso che laico, e su questo emendamento sarebbe sorta successivamente una grande controversia di carattere costituzionale. I Padri Fondatori sapevano che la libertà di religione influisce profondamente sulle libertà civili e viceversa.

Perché trattare prima la religione?

È interessante che gli artefici dei primi dieci emendamenti alla Costituzione americana abbiano deciso di trattare prima il soggetto della religione. I secoli di lotta religiosa nei rispettivi paesi di origine avevano lasciato un’impronta indelebile nella loro mente e nel loro cuore. Erano decisi a impedire che quelle aspre lotte si ripetessero.

La libertà di religione era di primaria importanza perché questi uomini venivano da paesi dove c’erano leggi contro l’apostasia, l’eresia, il papato e la bestemmia, nonché contro il mancato appoggio finanziario alla Chiesa. La mancata osservanza di queste leggi poteva essere punita con la tortura, la prigione e la morte. Quindi Thomas Jefferson e James Madison si batterono con fervore per sancire la separazione fra Chiesa e Stato. Il governo non doveva più favorire le gerarchie ecclesiastiche o perseguitare quelli che non erano d’accordo!

Alcuni pensieri di Madison su come sottrarre la religione all’influenza dello Stato sono contenuti in un documento intitolato “A Memorial and Remonstrance” (un’esposizione dei fatti e una protesta). Egli sostenne in modo eloquente che la vera religione non ha bisogno dell’appoggio della legge, che nessuno dovrebbe essere costretto a pagare tasse per finanziare una religione e che la persecuzione era l’inevitabile risultato dell’esistenza di una religione di stato. Madison avvertì pure che l’istituzione di una religione di stato avrebbe ritardato l’evangelizzazione cristiana.

Jefferson la pensava come Madison e disse che l’appoggio dello Stato indebolisce la religione cristiana: ‘Il cristianesimo prosperò per trecento anni senza essere religione di stato. Non appena fu reso tale sotto l’imperatore Costantino, perse la sua purezza’. — Garry Wills, Under God.

La Corte Suprema e la libertà religiosa

Sono passati 200 anni dalla ratifica della Dichiarazione dei Diritti americana. Le loro garanzie soddisfecero i bisogni sociali e politici del XVII e del XVIII secolo. Quella stessa Dichiarazione dei Diritti ha soddisfatto i mutevoli bisogni dei cittadini nei successivi 200 anni? Sì, perché a quanto vien detto si basa su ‘princìpi validi in ogni tempo’ che si possono “adattare alle varie crisi che sorgono nei rapporti fra gli uomini”.

È davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti che i princìpi più importanti sono stati adattati ‘alle varie crisi sorte nei rapporti fra gli uomini’, specie nel definire le libertà civili. La Corte Suprema ha definito le libertà che il governo non deve calpestare. Come ha indicato uno storico, la Corte Suprema mantiene l’equilibrio fra società organizzata e diritto individuale.

Negli scorsi cinquant’anni i testimoni di Geova hanno portato davanti alla Corte Suprema decine e decine di cause su problemi di libertà di parola e di libertà di culto. Nella maggioranza di queste cause era in gioco la libertà di divulgare le proprie opinioni.

La Dichiarazione dei Diritti americana definisce senz’altro la libertà, ma il libro The Supreme Court and Individual Rights, di Elder Witt, al sottotitolo “Testimoni di Geova: Hanno definito la libertà”, dice: “Secondo il costituzionalista Robert F. Cushman, a partire dal 1938 componenti della setta hanno portato davanti alla Corte Suprema una trentina di importanti cause in cui venivano messi alla prova i princìpi della libertà di religione. Nella maggioranza di queste cause, la Corte ha emesso sentenze a loro favore”.

Ma nel 1940, relativamente al problema del saluto alla bandiera, fu emanata la famosa sentenza Minersville School District contro Gobitis, sfavorevole ai testimoni di Geova.a Essa sostenne che il saluto alla bandiera era obbligatorio. Il giudice Frankfurter pronunciò l’opinione della maggioranza e disse che, sebbene ‘libertà e tolleranza e buon senso’ deponessero a favore della famiglia Gobitas, lui riteneva che i giudici dovessero rimettersi all’operato dei rappresentanti eletti del popolo. In altre parole, si doveva permettere agli uomini politici di fare leggi che limitassero la libertà di religione. Ma questo è esattamente ciò che vieta la Dichiarazione dei Diritti.

Oltre 170 giornali criticarono la sentenza. Solo alcuni la sostennero. I commenti legali vi si opposero quasi universalmente. Non è strano che nel giro di tre anni questa sentenza venisse annullata. Quindi, nella sentenza West Virginia State Board of Education contro Barnette, il giudice Jackson disse a nome della Corte: “Lo scopo stesso di una Dichiarazione dei Diritti fu quello di sottrarre certi argomenti alle vicissitudini della controversia politica, di metterli al di fuori della portata delle maggioranze e delle autorità e di stabilirli come princìpi legali che le corti avrebbero applicato. Il diritto alla vita, alla libertà e al patrimonio, alla libertà di parola, alla libertà di stampa, alla libertà di culto e di assemblea, e altri diritti fondamentali non possono essere soggetti al voto; non dipendono dal risultato di elezioni”.b

Le elezioni sono vinte dalla maggioranza. Ma le libertà fondamentali garantite dai primi dieci emendamenti proteggono la minoranza dalla tirannide della maggioranza e dal potere dello Stato. Recentemente il giudice Sandra Day O’Connor ha scritto: “A mio giudizio, il Primo Emendamento venne formulato proprio allo scopo di difendere i diritti di quelli le cui pratiche religiose non sono condivise dalla maggioranza e possono essere avversate”. Questo a quanto pare è ciò che pensavano anche gli artefici della Costituzione e dei suoi primi dieci emendamenti.

Ci si può aspettare che tutte le nazioni adottino una costituzione che garantisca le libertà civili? Nella maggioranza dei casi questo non è avvenuto, e se la storia insegna qualcosa, molte nazioni non l’adotteranno. Quindi, chi spera che tutte le nazioni mettano a punto documenti per eliminare l’oppressione e difendere i diritti di tutti rimarrà deluso.

Un governo che non deluderà

Il desiderio di tutti di vedere libertà, giustizia e uguaglianza non si avvererà mai, dunque? Al contrario, siamo più vicini che mai alla realizzazione di questi ideali. Perché? Perché viviamo nel tempo, di cui parlò molto tempo fa la profezia biblica, in cui tutti i governi oppressivi saranno tolti di mezzo e il controllo delle attività umane sarà assunto dal governo per cui Gesù Cristo insegnò ai suoi seguaci a pregare, il Regno di Dio. — Matteo 6:9, 10.

I disastrosi avvenimenti che si sono verificati nel XX secolo forniscono la prova che viviamo negli ultimi giorni del presente sistema di cose e che presto il celeste Regno di Dio governerà la terra. (Matteo 24:3-13; 2 Timoteo 3:1-5) Infatti, la profezia biblica prediceva: “E ai giorni di quei re [i governi ora esistenti] l’Iddio del cielo stabilirà un regno [celeste] che . . . non passerà ad alcun altro popolo. Esso stritolerà tutti questi regni [ora esistenti] e porrà loro fine, ed esso stesso sussisterà a tempi indefiniti”. — Daniele 2:44.

Cosa significherà questo per le persone dal cuore retto? La Parola di Dio promette: “E ancora un poco, e il malvagio non sarà più . . . Ma i mansueti stessi possederanno la terra, e in realtà proveranno squisito diletto nell’abbondanza della pace”. (Salmo 37:10, 11) Sotto il celeste Regno di Dio, vera pace e sicurezza saranno stabilite su questa terra in modo permanente. Allora, e solo allora, vera libertà, giustizia, uguaglianza e fratellanza internazionale diverranno realtà in tutta la terra.

[Note in calce]

a Nei verbali del processo, “Gobitas” fu scritto male.

b Nei verbali del processo, “Barnett” fu scritto male.

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