Le donne sono rispettate in casa?
“Una dopo l’altra, le donne sono state barbaramente uccise. . . . E anche se il modo in cui sono state uccise era diverso, la situazione di fondo era la stessa: la polizia del Quebec [Canada] dice che in ciascun caso l’assassino è stato un marito o un amante, attuale o passato. Quest’anno [1990] nel Quebec sono state uccise in tutto 21 donne, vittime di un’ondata di violenza coniugale”. — Maclean’s, 22 ottobre 1990.
LA VIOLENZA domestica, definita da alcuni “il lato oscuro della vita familiare”, porta alla disgregazione delle famiglie e crea nei figli un concetto distorto del tipo di rapporto che dovrebbe esserci fra marito e moglie. I figli non sanno più a quale genitore essere leali mentre cercano di capire perché papà sta picchiando la mamma (o, più di rado, perché la mamma è così crudele con papà). Spesso una conseguenza della violenza domestica è che i figli maschi, da adulti, picchieranno anch’essi la moglie. L’influenza del padre crea in loro gravi problemi sia psicologici che caratteriali.
Una pubblicazione dell’ONU (The World’s Women—1970-1990) afferma: “Si pensa che le violenze perpetrate dagli uomini ai danni delle donne nell’ambiente domestico siano i reati meno denunciati, in parte perché questo tipo di violenza è considerato un male sociale, e non un reato”.
Quanto è grave, negli Stati Uniti, il problema dei maltrattamenti al coniuge? Il rapporto del Senato menzionato nell’articolo precedente afferma: “Il termine ‘violenza domestica’ può sembrare mite, ma descrive un comportamento tutt’altro che delicato. Dalle statistiche emerge un quadro raccapricciante di quanto possono essere gravi — e persino fatali — i maltrattamenti inflitti al coniuge. Ogni anno dalle 2.000 alle 4.000 donne muoiono per i maltrattamenti subiti. . . . A differenza di altri reati, i maltrattamenti al coniuge sono una forma di violenza ‘cronica’, fatta di costanti intimidazioni e di ripetute lesioni fisiche”.
La rivista World Health dice: “La violenza contro le donne si verifica in ogni paese e a ogni livello sociale ed economico. In molte culture picchiare la moglie è considerato un diritto dell’uomo. Troppo spesso i maltrattamenti abituali e la violenza sessuale di cui sono vittime donne e ragazze vengono considerati ‘questioni personali’ che non riguardano altri, né le autorità né il personale sanitario”. Questa violenza domestica può facilmente estendersi all’ambiente della scuola.
Lo dimostra ciò che accadde nel luglio 1991 in Kenya, in un collegio misto. Il New York Times riferì che “71 studentesse adolescenti furono violentate da studenti e altre 19 persero la vita nei dormitori in una notte di violenza che a quanto si sa . . . continuò senza che intervenissero né la polizia locale né gli insegnanti”. Come spiegare una simile esplosione di violenza sessuale? “Questa tragedia sottolinea l’abominevole sciovinismo maschile che domina la vita sociale keniota”, ha scritto Hilary Ng’Weno, redattore capo del Weekly Review, la rivista più letta del Kenya. “La condizione delle nostre donne e ragazze è deplorevole. . . . Noi insegniamo ai nostri ragazzi ad avere poco o nessun rispetto per le ragazze”.
Il nocciolo del problema sta proprio qui: in tutto il mondo, spesso ai ragazzi si insegna a considerare le ragazze e le donne come esseri inferiori, da sfruttare. Le donne sono considerate vulnerabili e facili da dominare. Di lì a mancare loro di rispetto e a comportarsi in maniera gretta e maschilista il passo è breve, ed è altrettanto breve il passo che porta a violentare una ragazza che si conosce o si frequenta. Sempre in tema di violenza carnale, non va dimenticato che “un’aggressione può finire nel giro di pochi attimi, ma può far soffrire per tutta la vita”. — Rapporto del Senato.
Molti uomini, pur non usando necessariamente violenza fisica alle donne, si possono definire misogini (odiatori delle donne) a livello subliminale. Anziché ricorrere alla violenza fisica, usano maltrattamenti e violenze di natura psicologica. In un suo libro la dottoressa Susan Forward dice: “Stando alle loro compagne, [questi uomini] erano spesso affascinanti e persino amorevoli, ma di colpo potevano diventare crudeli, critici e insolenti. Il loro comportamento variava da intimidazioni e minacce esplicite ad attacchi più subdoli e nascosti, che si manifestavano con costanti critiche scoraggianti e corrosive. In un modo o nell’altro, il risultato era lo stesso. L’uomo otteneva il controllo vessando la donna. Questi uomini, inoltre, non si sentivano per niente responsabili di come il loro comportamento faceva sentire la loro compagna”. — Men Who Hate Women & the Women Who Love Them.
Yasuko,a una graziosa giapponesina ora sposata da 15 anni, ha detto a Svegliatevi! parlando della sua esperienza familiare: “Mio padre picchiava e maltrattava regolarmente mia madre. La prendeva a calci e a pugni, le tirava i capelli e la prendeva persino a sassate. E sapete perché? Perché essa osava opporsi al fatto che lui la tradiva con un’altra. Vedete, nella cultura giapponese era considerato del tutto normale che qualche uomo avesse un’amante. Mia madre era in anticipo sui tempi e si rifiutava di accettarlo. Dopo 16 anni di matrimonio e dopo aver avuto quattro bambini ottenne il divorzio. Mio padre la lasciò senza alcun sostegno materiale per i figli”.
Eppure, anche quando i maltrattamenti sono stati denunciati alle autorità, spesso questo non ha impedito a qualche marito vendicativo di uccidere la moglie. In molti casi, in paesi come gli Stati Uniti, la legge non è stata in grado di proteggere una moglie minacciata e terrorizzata. Il succitato rapporto del Senato afferma che, “secondo uno studio, in oltre metà di tutti i casi di uxoricidio la polizia era stata chiamata nell’abitazione cinque volte nell’anno precedente per investigare su una denuncia di violenza domestica”. In alcuni casi estremi, per proteggersi da ulteriori violenze la moglie ha ucciso il marito.
La violenza domestica, di cui in genere è la donna a fare le spese, può assumere molte forme. In India il numero dichiarato dei cosiddetti “omicidi per dote” (in cui il marito uccide la moglie perché insoddisfatto della dote pagata dalla famiglia di lei) è passato da 2.209 nel 1988 a 4.835 nel 1990. Queste cifre, però, non si possono considerare complete o assolute, poiché in molti casi la morte della moglie viene fatta passare per un incidente domestico, di solito appiccandole il fuoco dopo averla cosparsa col cherosene che si usa per cucinare. A questo va aggiunto il numero delle mogli che si suicidano perché non ce la fanno più ad affrontare la loro situazione familiare infelice.
Discriminazione tra figli e figlie
La discriminazione nei confronti delle donne comincia alla nascita, e anche prima. In che modo? Svegliatevi! lo ha chiesto a Madhu, che vive a Bombay, in India: “In una famiglia indiana la nascita di un maschio è un avvenimento gioioso. I problemi della madre sono finiti. Ora i genitori hanno un figlio che li assisterà nella loro vecchiaia. La loro ‘pensione’ è sicura. Ma se la madre partorisce una femmina viene considerata una fallita. È come se avesse messo al mondo un altro peso. I genitori dovranno pagare una grossa dote per maritarla. E se una madre continua a partorire femmine, è considerata un’incapace”.b
La rivista Indian Express riferiva, a proposito delle bambine in India: “La loro sopravvivenza non è considerata veramente importante per la sopravvivenza della famiglia”. La stessa fonte menzionava un’indagine condotta a Bombay da cui era emerso che “su 8.000 feti abortiti dopo che era stato determinato il sesso, 7.999 erano femmine”.
Elisabeth Bumiller scrive: “In India alcune donne vivono in condizioni così infelici che, se si prestasse loro lo stesso grado di attenzione che si dà alle minoranze etniche e razziali in altre parti del mondo, i gruppi per la difesa dei diritti umani abbraccerebbero la loro causa”. — May You Be the Mother of a Hundred Sons.
“Una donna non finisce mai di lavorare”
“Una donna non finisce mai di lavorare” può sembrare una frase fatta, ma esprime una verità che gli uomini spesso trascurano. Una donna con figli non ha il lusso di un lavoro a orario fisso; a differenza di molti uomini, non può farsi le sue otto ore di lavoro e basta. Se un bambino piange di notte, chi è più probabile che accorra? Chi fa le pulizie, lava e stira? Chi prepara da mangiare e serve in tavola quando il marito torna a casa dal lavoro? Chi sparecchia la tavola, lava i piatti e poi prepara i bambini per metterli a letto? E in molti paesi, oltre a tutto questo, chi ha il compito di andare a prendere l’acqua e anche di lavorare nei campi con un bambino sulla schiena? Di solito la donna. Il suo orario non è di sole 8 o 9 ore al giorno, ma spesso di 12-14 ore o più. Tuttavia non le vengono pagati gli straordinari, e molto spesso non viene nemmeno ringraziata!
Secondo la rivista World Health, in Etiopia molte “donne devono lavorare da 16 a 18 ore al giorno, [e] il loro salario è così basso che non riescono a mantenere se stesse e la famiglia. . . . La fame è una realtà quotidiana; in genere [le raccoglitrici e le portatrici di legna da ardere] fanno un solo pasto incompleto al giorno e di solito escono di casa senza fare colazione”.
Siu, originaria di Hong Kong e sposata da 20 anni, ha detto: “Nella società cinese gli uomini tendono a svalutare le donne, considerandole domestiche e fatte solo per far figli oppure, all’altro estremo, idoli, giocattoli o oggetti sessuali. Ma in realtà ciò che noi donne vogliamo è essere trattate come creature intelligenti. Vogliamo che gli uomini ci ascoltino quando parliamo e che non ci trattino come delle stupide!”
Non è strano che un libro dica: “Dappertutto, anche se le donne sono molto stimate, il lavoro degli uomini è considerato superiore a quello delle donne. Non importa il modo in cui una società distribuisce i ruoli e i compiti fra i sessi; quelli affidati agli uomini inevitabilmente contano di più agli occhi della comunità”. — Men and Women.
Il fatto è che di solito il ruolo della donna nella famiglia viene preso per scontato. Pertanto, la prefazione del libro The World’s Women—1970-1990 dice: “Le condizioni di vita delle donne — e il contributo che esse danno alla famiglia, all’economia e alla casa — in genere passano inosservate. Molte statistiche sono state fatte in modo tale da rappresentare la situazione e il lavoro degli uomini, non delle donne, oppure semplicemente ignorano le distinzioni di sesso. . . . Tuttora gran parte del lavoro che le donne compiono non viene considerato di alcun valore economico, e non viene neppure quantificato”.
Nel 1934 lo scrittore nordamericano Gerald W. Johnson disse a proposito delle donne sul lavoro: “Una donna ottiene spesso il lavoro di un uomo, ma raramente la paga di un uomo. Il motivo è che non esiste al mondo un’attività quotidiana che un uomo non sappia svolgere meglio di qualsiasi donna. I più grandi sarti e creatori di moda sono uomini . . . I migliori cuochi sono sempre uomini. . . . Attualmente la realtà è che qualunque datore di lavoro è disposto a pagare un uomo più di quanto paga una donna per lo stesso lavoro perché ha motivo di credere che l’uomo lo farà meglio”. Questi commenti, anche se forse erano fatti in chiave ironica, riflettevano i pregiudizi dell’epoca, pregiudizi che molti uomini nutrono ancora.
Mancanza di rispetto: un problema mondiale
Ogni cultura ha sviluppato le sue idee e i suoi pregiudizi in quanto al ruolo delle donne nella società. Ma la domanda a cui bisogna rispondere è: Queste idee rispettano debitamente la dignità delle donne? O riflettono piuttosto il secolare predominio maschile fondato sulla forza fisica, generalmente superiore nell’uomo? Se le donne vengono trattate come schiave o come oggetti da sfruttare, dov’è il rispetto per la loro dignità? In minore o maggior misura, quasi tutte le culture hanno stravolto il ruolo della donna e minato la sua dignità.
Un esempio fra i tanti che esistono nel mondo viene dall’Africa: “Le donne yoruba [in Nigeria] devono far finta di essere ignoranti e remissive in presenza del marito, e quando servono i pasti devono inginocchiarsi ai piedi del marito”. (Men and Women) In altre parti del mondo questo atteggiamento servile e remissivo si può manifestare in vari modi: la moglie deve camminare a una certa distanza dietro il marito, oppure deve andare a piedi mentre lui va a cavallo o a dorso di mulo, oppure deve portare dei pesi mentre il marito non ne porta nessuno, oppure deve mangiare separatamente, e così via.
Nel suo libro The Japanese Edwin Reischauer, nato e cresciuto in Giappone, ha scritto: “In Giappone gli atteggiamenti maschilisti sono evidentissimi. . . . In campo sessuale è ancora diffusa una doppia serie di norme morali, in base alla quale l’uomo è libero e la donna vincolata. . . . Inoltre, ci si aspetta che le donne sposate siano molto più fedeli degli uomini”.
Come in molti paesi, anche in Giappone esiste il problema delle molestie sessuali, specie nelle vetture stracolme della metropolitana all’ora di punta. Yasuko, che abita a Hino, un sobborgo di Tokyo, ha detto a Svegliatevi!: “Da ragazza ogni giorno andavo a lavorare a Tokyo. Era molto imbarazzante perché alcuni uomini approfittavano della situazione per pizzicare e toccare tutto ciò che potevano. Cosa potevamo fare noi donne? Dovevamo sopportare. Ma era vergognoso. La mattina, all’ora di punta c’era una vettura separata per le donne, così almeno alcune di noi potevano sfuggire a queste indecenze”.
Sue, che un tempo abitava in Giappone, aveva una tattica personale per liberarsi di queste attenzioni. Diceva ad alta voce: “Fuzakenai de kudasai!”, che significa: “La smetta di fare lo scemo!” Essa dice: “Funzionava all’istante. Nessuno voleva perdere la faccia di fronte a tutti gli altri. Di colpo nessuno mi toccava più!”
La mancanza di rispetto per le donne nell’ambito domestico è chiaramente un problema mondiale. Ma che dire del mondo del lavoro? Le donne sono forse più rispettate e apprezzate sul lavoro?
[Note in calce]
a Gli intervistati hanno chiesto di mantenere l’anonimato. In tutti questi articoli i nomi sono stati cambiati.
b I mariti ritengono quasi sempre che sia colpa della moglie se nascono delle femmine. Non tengono conto delle leggi della genetica. (Vedi il riquadro in questa pagina).
[Riquadro a pagina 6]
Cosa determina il sesso di un bambino?
“Il sesso del nascituro viene deciso nello stesso istante della fecondazione ed è lo spermatozoo a esserne responsabile. Ogni ovulo prodotto dalla donna è femminile nel senso che contiene un cromosoma X, o cromosoma del sesso femminile; nell’uomo, invece, solo metà degli spermatozoi contiene un cromosoma X, mentre l’altra metà contiene un Y, che è il cromosoma del sesso maschile”. Pertanto, se si uniscono due cromosomi X nascerà una bambina, se al cromosoma femminile X se ne unisce uno maschile Y verrà fuori un maschietto. Così, se una donna partorirà un maschio o una femmina viene stabilito dal cromosoma contenuto nello spermatozoo maschile. (ABC del corpo umano, Selezione dal Reader’s Digest, pp. 290-1) È illogico che un uomo dia alla moglie la colpa di aver partorito solo femmine. Non è colpa di nessuno. È solo la lotteria della procreazione.
[Riquadro/Immagine a pagina 8]
Una tragedia di enormi proporzioni
Nel suo libro Feminism Without Illusions (Femminismo senza illusioni), Elizabeth Fox-Genovese ha scritto: “C’è motivo di credere che molti uomini . . . siano sempre più tentati di usare la forza nell’unica situazione in cui essa dà ancora loro un netto vantaggio: nella loro relazione con le donne. Se questo mio sospetto è vero, allora abbiamo a che fare con una tragedia di enormi proporzioni”. E questa tragedia di enormi proporzioni coinvolge milioni di donne che ogni giorno devono subire le prepotenze del marito, del padre o di un qualsiasi altro maschio, un maschio che non “soddisfa i criteri di equità e giustizia”.
“In trenta stati [degli Stati Uniti] è ancora generalmente legale che un marito violenti la moglie, e solo dieci stati hanno leggi che autorizzano l’arresto per violenza domestica . . . Le donne a cui non rimane altra scelta che scappare trovano che neanche questa è un’alternativa valida. . . . Su un milione di donne maltrattate che cercano ogni anno un rifugio di emergenza, un terzo non riesce a trovarlo”. — Susan Faludi, introduzione del libro Backlash—The Undeclared War Against American Women.
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Per milioni di persone la violenza domestica è il lato oscuro della vita familiare
[Immagine a pagina 7]
Centinaia di milioni di persone vivono in case senza acqua corrente, fognature o elettricità — se pure hanno una casa