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  • Soccorsi per le vittime della tragedia del Ruanda

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  • Soccorsi per le vittime della tragedia del Ruanda
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Svegliatevi! 1994
g94 22/12 pp. 12-17

Soccorsi per le vittime della tragedia del Ruanda

IL RUANDA, situato nel cuore dell’Africa, è stato definito “la Svizzera africana”. La vegetazione lussureggiante che si osserva sorvolando il paese dà l’impressione di un giardino d’Eden. Non è strano che molti descrivevano il Ruanda come un paradiso.

Un tempo per ogni albero che veniva abbattuto ne venivano piantati due. Un giorno all’anno era dedicato al rimboschimento. Lungo le strade si piantavano alberi da frutto. Si poteva viaggiare nel paese liberamente e facilmente. Le strade principali che collegavano le diverse prefetture alla capitale, Kigali, erano asfaltate. La capitale cresceva rapidamente. L’operaio medio guadagnava abbastanza da sbarcare il lunario.

Anche l’attività cristiana dei testimoni di Geova prosperava in Ruanda. All’inizio di quest’anno più di 2.600 Testimoni erano impegnati nel portare la buona notizia del Regno di Dio agli otto milioni circa di abitanti, per la maggior parte cattolici. (Matteo 24:14) In marzo i Testimoni conducevano più di 10.000 studi biblici a domicilio. E a Kigali e nei dintorni c’erano 15 congregazioni.

Un sorvegliante viaggiante dei testimoni di Geova ha raccontato: “Nel novembre 1992 servivo 18 congregazioni, ma nel marzo 1994 il loro numero era salito a 27. Anche il numero dei pionieri (ministri a tempo pieno) saliva di anno in anno”. Sabato 26 marzo 1994 i presenti alla Commemorazione della morte di Cristo furono 9.834.

Poi, all’improvviso, la situazione in Ruanda cambiò tragicamente.a

Crolla improvvisamente l’ordine costituito

Il 6 aprile 1994, verso le otto di sera, i presidenti del Ruanda e del Burundi, entrambi hutu, rimasero uccisi in un incidente aereo a Kigali. Quella notte in tutta la capitale si sentivano i fischietti della polizia, e le strade furono bloccate. Poi, nelle prime ore del mattino, soldati e uomini armati di machete cominciarono a uccidere i tutsi. Eugène Ntabana — il sorvegliante di città dei testimoni di Geova di Kigali — la moglie, il figlio e la figlia furono tra i primi a essere massacrati.

Una famiglia europea di testimoni di Geova aveva studiato la Bibbia con diversi vicini tutsi. Nove di questi vicini si rifugiarono nella casa dei Testimoni europei mentre uomini scatenati andavano di casa in casa ad ammazzare. Nel giro di pochi minuti la casa fu invasa da una quarantina di saccheggiatori che spaccavano tutto e rovesciavano i mobili. Triste a dirsi, i vicini tutsi furono uccisi. Agli altri, invece, nonostante i loro sforzi per salvare i loro amici, fu risparmiata la vita.

La strage continuò per settimane. Si calcola che siano stati trucidati 500.000 ruandesi o più. Migliaia di persone, soprattutto tutsi, cercarono scampo nella fuga. La filiale dello Zaire dei testimoni di Geova fece sapere ai fratelli della Francia che c’era bisogno di generi di prima necessità. “Abbiamo chiesto un container di indumenti usati”, spiega la filiale dello Zaire. “I fratelli della Francia ci hanno mandato cinque container di indumenti e scarpe quasi tutti nuovi”. L’11 giugno furono inviate 65 tonnellate circa di indumenti. Anche la filiale del Kenya inviò ai rifugiati indumenti e medicinali, come pure riviste Torre di Guardia nella lingua locale.

A luglio le forze controllate dai tutsi, il cosiddetto Fronte Patriottico Ruandese, avevano sconfitto le forze governative controllate dagli hutu. A questo punto gli hutu cominciarono ad abbandonare il paese a centinaia di migliaia. Due milioni o più di ruandesi cercarono rifugio in campi profughi improvvisati nei paesi vicini, creando il caos.

Tentarono di aiutarsi gli uni gli altri

Due delle sei persone che lavoravano nell’Ufficio Traduzioni dei testimoni di Geova a Kigali erano tutsi: Ananie Mbanda e Denise Mukagisagara. Per qualche settimana i fratelli hutu riuscirono a proteggerli. Verso la fine di maggio, però, questi due Testimoni tutsi vennero uccisi.

Rischiando e persino sacrificando la propria vita, i testimoni di Geova tentarono di proteggere i compagni di fede di diversa estrazione etnica. (Giovanni 13:34, 35; 15:13) Ad esempio, Chantal Mukabalisa è una tutsi. Quando gli uomini del Fronte Patriottico Ruandese andarono a cercare persone hutu nello stadio dove lei si trovava, Chantal intervenne in difesa dei suoi amici hutu. Anche se i suoi sforzi infastidirono i ribelli, uno di loro esclamò: “Voi testimoni di Geova avete davvero una fratellanza solida. La vostra religione è la migliore che ci sia!”

Mantenersi liberi dagli odi etnici

Questo non significa che i testimoni di Geova siano del tutto immuni dagli odi etnici che esistono da secoli in questa parte dell’Africa. Un Testimone francese che stava collaborando all’opera di soccorso ha osservato: “Anche i nostri fratelli cristiani devono fare un grande sforzo per non essere contagiati dall’odio, che ha provocato massacri indescrivibili.

“Abbiamo incontrato fratelli che hanno visto massacrare i loro familiari davanti ai loro occhi. Una nostra sorella, ad esempio, era sposata da soli due giorni quando le ammazzarono il marito. Alcuni Testimoni si sono visti uccidere i figli e i genitori. Una sorella, che ora è in Uganda, ha visto massacrare tutta la sua famiglia, compreso il marito. Questo solo per sottolineare le sofferenze, sia emotive che fisiche, che si sono abbattute su ogni famiglia di testimoni di Geova”.

In totale, nelle violenze etniche hanno perso la vita circa 400 Testimoni. Tuttavia nessuno di questi è morto per mano di qualche altro Testimone. Cattolici e protestanti di etnia tutsi e hutu, invece, hanno massacrato migliaia di persone. Come è ben documentato, in tutto il mondo i testimoni di Geova non partecipano in nessun modo alle guerre, alle rivoluzioni o ad altri simili conflitti di questo mondo. — Giovanni 17:14, 16; 18:36; Rivelazione 12:9.

Sofferenze indescrivibili

Quest’estate a persone di tutto il mondo sono state mostrate immagini di sofferenze quasi incredibili. Si vedevano centinaia di migliaia di profughi ruandesi fuggire in paesi vicini e vivere lì in condizioni assolutamente antigieniche. Un testimone di Geova che partecipava a una missione di soccorso partita dalla Francia ha così descritto la situazione vista il 30 luglio dalla sua delegazione.

“Ci trovammo davanti a scene raccapriccianti. La strada era cosparsa di cadaveri per chilometri e chilometri. Le fosse comuni erano piene di migliaia di cadaveri. Mentre ci facevamo strada tra la folla in subbuglio c’era un fetore insopportabile, e si vedevano bambini giocare vicino ai cadaveri. C’erano bambini ancora vivi aggrappati alla schiena dei genitori morti. La continua vista di queste scene lascia una profonda impressione. Si è sopraffatti da un senso di completa impotenza, e non si può non rimanere scossi dalle proporzioni dell’orrore e della devastazione”.

Quando, a metà luglio, i profughi cominciarono ad affluire nello Zaire a decine di migliaia, i Testimoni dello Zaire andarono al confine e tennero in vista le loro pubblicazioni bibliche per poter essere identificati dai loro fratelli cristiani e dagli interessati. I Testimoni profughi dal Ruanda furono poi radunati insieme e portati nella Sala del Regno della vicina città di Goma, dove ricevettero le prime cure. I Testimoni che avevano esperienza in campo medico si diedero molto da fare per alleviare le sofferenze dei malati, nonostante la mancanza di medicinali adatti e di strutture adeguate.

Pronta risposta per alleviare le sofferenze

Venerdì 22 luglio i testimoni di Geova della Francia ricevettero via fax un SOS dall’Africa. Descriveva le gravissime condizioni dei loro fratelli cristiani che fuggivano dal Ruanda. Nel giro di cinque o dieci minuti dall’arrivo del fax i fratelli decisero di inviare soccorsi con un aereo merci. Nel fine settimana fecero quindi intensi preparativi, tanto più notevoli dal momento che non avevano nessuna esperienza nell’organizzare una missione di soccorso così massiccia con un così breve preavviso.

I fratelli risposero con grande generosità al bisogno di fondi per i soccorsi. Solo i Testimoni del Belgio, della Francia e della Svizzera donarono più di 1.600.000 dollari. Furono procurati generi di prima necessità, tra cui cibo, medicinali e attrezzature varie, e il tutto fu inscatolato ed etichettato nelle sedi dei testimoni di Geova di Louviers, in Francia, e di Bruxelles, in Belgio. I Testimoni lavorarono giorno e notte perché il materiale da spedire fosse pronto per la consegna che doveva avvenire a Ostenda, in Belgio. In quell’aeroporto, mercoledì 27 luglio, oltre 35 tonnellate di materiale furono caricate su un aereo merci. Il giorno dopo fu inviato un carico minore, composto soprattutto di medicinali e attrezzature mediche. Sabato, due giorni dopo, un altro volo portò altri medicinali e attrezzature mediche per le vittime.

Alcuni testimoni francesi, tra cui un medico, andarono a Goma precedendo il grosso carico. Lunedì 25 luglio, quando il dott. Henri Tallet arrivò a Goma, una ventina di Testimoni erano già morti di colera, e ogni giorno ne morivano altri. Visto che si era dovuto spedire il materiale via Bujumbura, in Burundi, città distante circa 250 chilometri, esso non arrivò a Goma che la mattina di venerdì 29 luglio.

La lotta contro il colera

Nel frattempo, sull’appezzamento di terreno dove sorgeva la piccola Sala del Regno di Goma si accalcavano circa 1.600 Testimoni e loro amici. Tutte queste persone avevano un solo gabinetto, niente acqua e pochissimo cibo. Decine di malati di colera erano stipati nella Sala del Regno. Il numero dei morti continuava a salire.

Il colera disidrata completamente la persona. Gli occhi diventano vitrei e infine si girano verso l’alto. Se si inizia in tempo la terapia reidratante, la persona si rimette in due giorni. Pertanto si provò immediatamente a reidratare i fratelli con le poche medicine disponibili.

In più, i fratelli tentarono di isolare i malati per evitare il contagio. Cercarono di trasferire i profughi lontano dalle tremende condizioni di Goma. Fu trovato un luogo adatto vicino al lago Kivu, lontano dalla polvere e dalla puzza dei cadaveri che appestava l’aria.

Furono scavate delle latrine e furono imposte severe norme igieniche. Tra queste c’era l’obbligo di lavarsi le mani in una ciotola con candeggina e acqua dopo essere andati al gabinetto. Fu ribadita l’importanza di queste misure igieniche, e le persone furono disposte a fare ciò che veniva loro richiesto. Ben presto la letale ondata di colera cominciò a diminuire.

Quando arrivò il grosso carico di soccorsi, il venerdì 29 luglio, fu istituito un piccolo ospedale presso la Sala del Regno di Goma. Furono montate una sessantina di brande nonché un depuratore per l’acqua. In più, furono portate tende ai Testimoni che si trovavano sulle sponde del lago Kivu. In breve tempo essi avevano montato 50 tende in file ben ordinate.

Ci fu un momento in cui c’erano circa 150 malati gravi, tra Testimoni e loro amici. Fino alla prima settimana di agosto, a Goma ne morirono più di 40. Ma i rifornimenti sanitari e gli aiuti arrivarono in tempo per salvare molte vite e per alleviare molte sofferenze.

Un popolo riconoscente e spirituale

I profughi Testimoni si sono mostrati estremamente riconoscenti per tutto ciò che è stato fatto per loro. Sono stati toccati dall’amore mostrato dai loro fratelli cristiani di altri paesi e dalla chiara prova di far davvero parte di una fratellanza internazionale.

Nonostante le difficoltà, i profughi non hanno perso la loro spiritualità. Anzi, un osservatore ha detto che “sembrano più preoccupati di ricevere cibo spirituale che aiuto materiale, anche se hanno estremo bisogno di tutto”. Su richiesta, nei vari campi profughi sono state spedite 5.000 copie del libro per lo studio della Bibbia intitolato Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca in kinyarwanda, la lingua che si parla in Ruanda.b

I profughi esaminavano ogni giorno un versetto della Bibbia, e organizzarono adunanze di congregazione. Furono prese disposizioni anche per tenere lezioni scolastiche ai bambini. Gli insegnanti approfittarono di queste lezioni per insegnare le norme igieniche, sottolineando che osservarle era necessario per sopravvivere.

C’è bisogno di assistenza continua

Centinaia di profughi Testimoni, oltre che a Goma, si trovavano anche in altri campi, come Rutshuru. Anche questi fratelli furono soccorsi in maniera analoga. Il 31 luglio una delegazione di sette Testimoni volò da Goma a Bukavu, una località più a sud dove c’erano circa 450 profughi Testimoni, molti dei quali provenivano anche dal Burundi. Lì era scoppiato il colera, e furono provveduti aiuti per evitare che ci fossero decessi tra i fratelli.

Il giorno dopo la delegazione percorse quasi 150 chilometri su strada fino alla città di Uvira, nello Zaire. Ai circa 1.600 Testimoni sparsi in sette località lungo il percorso, i quali venivano sia dal Ruanda che dal Burundi, furono date istruzioni su come proteggersi dal contagio. Un rapporto basato sulle osservazioni di questa delegazione diceva: “Ciò che è stato fatto finora è solo l’inizio, e le 4.700 persone che attualmente ricevono assistenza da noi avranno bisogno di ulteriore aiuto per molti mesi”.

Sembra che in agosto centinaia di Testimoni siano tornati in Ruanda. Tuttavia quasi tutte le case e i beni sono stati saccheggiati. Si presenta così la grossa sfida di ricostruire le case e le Sale del Regno.

I servitori di Dio continuano a pregare fervidamente a favore di coloro che hanno sofferto tanto in Ruanda. Sappiamo che mentre si avvicina la fine di questo sistema di cose la violenza potrà aumentare. Ma i testimoni di Geova in tutto il mondo continueranno a mantenere la loro neutralità cristiana e a mostrare sincera compassione.

[Note in calce]

a Vedi l’articolo “La tragedia del Ruanda: Di chi è la responsabilità?” nella Torre di Guardia del 15 dicembre 1994.

b Edito dalla Watchtower Bible and Tract Society of New York, Inc., e in Italia dalla Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova.

[Cartina a pagina 12]

(Per la corretta impaginazione, vedi l’edizione stampata)

RUANDA

Kigali

UGANDA

ZAIRE

Rutshuru

Goma

Lago Kivu

Bukavu

Uvira

BURUNDI

Bujumbura

[Immagini a pagina 15]

A sinistra: Eugène Ntabana e la sua famiglia sono stati massacrati. A destra: Denise Mukagisagara, una tutsi, è stata uccisa nonostante gli sforzi dei fratelli hutu per salvarla

[Immagini alle pagine 16 e 17]

In alto: Assistenza ai malati nella Sala del Regno di Goma. In basso a sinistra: I Testimoni hanno preparato e inviato con un aereo merci oltre 35 tonnellate di generi di prima necessità. Sotto: La zona vicino al lago Kivu in cui sono stati trasferiti i Testimoni. In basso a destra: profughi ruandesi presso una Sala del Regno nello Zaire

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