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  • g95 22/7 pp. 10-12
  • Dove l’AIDS è pandemica

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  • Dove l’AIDS è pandemica
  • Svegliatevi! 1995
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  • I più colpiti
  • “Il più grosso problema sanitario dei nostri tempi”
  • L’impatto dell’AIDS sulla società
  • Cosa si sta facendo
  • La soluzione
  • Come aiutare chi ha l’AIDS
    Svegliatevi! 1994
  • AIDS: La tragedia colpisce anche i bambini
    Svegliatevi! 1991
  • AIDS: Quello che genitori e figli dovrebbero sapere
    Svegliatevi! 1991
  • Perché l’Africa è così colpita?
    Svegliatevi! 1992
Altro
Svegliatevi! 1995
g95 22/7 pp. 10-12

Dove l’AIDS è pandemica

IN MENO di 15 anni l’AIDS ha colpito tutti i continenti. In pochi anni questa bomba biologica è esplosa diventando una pandemia. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha calcolato che ogni giorno, in tutto il mondo, 5.000 persone contraggono il virus. Questo significa più di tre persone ogni minuto! I paesi più duramente colpiti sono stati quelli più poveri, quelli del cosiddetto mondo in via di sviluppo. Entro il 2000, secondo le previsioni dell’OMS, in questi paesi ci saranno il 90 per cento di tutte le infezioni da HIV e infine il 90 per cento di tutti i casi di AIDS.

I più colpiti

Rose aveva 27 anni, era sposata e madre di tre figli quando suo marito all’improvviso si ammalò, e nel giro di qualche mese morì. A quel tempo le cause della sua morte non erano chiare. I medici gli diagnosticarono la tubercolosi. I parenti dissero che era stato vittima di una stregoneria. I parenti del marito cominciarono a impossessarsi dei beni di Rose. Mentre era fuori casa le presero i figli con la forza. Rose fu costretta a tornare al proprio villaggio. Due anni dopo ebbe attacchi di vomito e diarrea. Fu allora che capì che il marito era morto di AIDS e che anche lei era stata contagiata. Rose morì tre anni dopo, a 32 anni.

Storie tragiche come questa sono ora comuni. In alcune zone sono state spazzate via intere famiglie e persino villaggi.

“Il più grosso problema sanitario dei nostri tempi”

I governi nei paesi in via di sviluppo sono gravemente svantaggiati nei loro tentativi di arginare la situazione. Vista la mancanza di fondi e la presenza di altri problemi urgenti e dispendiosi, l’AIDS è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Recessione mondiale, carestie, calamità naturali, guerre, pratiche culturali e superstizioni non fanno che aggravare il problema. Le attrezzature e i farmaci per curare le frequenti infezioni dei malati di AIDS sono costosi. Molti dei principali ospedali sono ora sovraffollati, fatiscenti e carenti di personale. Attualmente la maggioranza dei malati di AIDS viene mandata a morire a casa per fare spazio a un numero crescente di altri pazienti bisognosi. Collegato con l’AIDS c’è stato un preoccupante aumento di infezioni secondarie come la tubercolosi. Alcuni paesi riferiscono che negli ultimi tre anni i decessi per tubercolosi sono raddoppiati, e che fino all’80 per cento dei ricoverati con l’AIDS ha la tubercolosi.

L’impatto dell’AIDS sulla società

La pandemia di AIDS si ripercuote non solo sul sistema sanitario ma anche su tutti i settori dell’economia e della società. Ben l’80 per cento dei contagiati ha un’età compresa tra i 16 e i 40 anni, la fascia d’età più produttiva della società. La maggior parte di coloro che guadagnano da vivere per la famiglia rientra in questa fascia d’età. La maggioranza delle famiglie dipende da loro, ma quando essi si ammalano e poi muoiono, i giovanissimi e i più anziani rimangono privi di sostegno. In qualsiasi società africana, quando i genitori di un bambino muoiono, tradizionalmente il bambino viene adottato da parenti prossimi. Oggi, però, quando i genitori muoiono, i nonni o altri parenti rimasti in vita spesso sono troppo vecchi o fanno già fatica a cercare di soddisfare i bisogni dei propri figli. Questa situazione ha portato a un numero esorbitante di orfani e a un aumento dei cosiddetti “bambini della strada”. L’OMS prevede che, entro la fine del secolo, solo nell’Africa subsahariana più di 10 milioni di bambini rimarranno orfani.

Per le donne il flagello dell’AIDS si sta rivelando doppiamente angoscioso e gravoso. Sono le donne, principalmente, a dover provvedere l’assistenza infermieristica 24 ore su 24 a chi è malato o sta morendo, e questo in aggiunta a tutte le altre faccende domestiche che devono svolgere.

Cosa si sta facendo

All’inizio degli anni ’80 molti funzionari governativi, a motivo dei preconcetti legati all’AIDS e non rendendosi conto della rapidità con cui questa malattia si sarebbe diffusa, erano indifferenti e non si preoccupavano troppo. Nel 1986, però, il governo ugandese dichiarò guerra all’AIDS. Negli ultimi nove anni all’Uganda è stato riconosciuto il merito di avere adottato “le misure anti-AIDS più innovative finora disponibili”.

Oggi in Uganda esistono oltre 600 organizzazioni ed enti nazionali e internazionali che tentano di controllare la diffusione dell’AIDS. Queste organizzazioni umanitarie hanno istituito in tutto il paese una rete di centri di consulenza. Il flagello dell’AIDS viene portato all’attenzione pubblica mediante recite, balli, canzoni, programmi radiofonici e televisivi, giornali e telefono. Oltre ad assistenza a domicilio e aiuto materiale, viene provveduta consulenza per i malati di AIDS e anche per le vedove e gli orfani.

Fra i testimoni di Geova, assistere gli orfani e le vedove è considerato parte dell’adorazione cristiana. (Giacomo 1:27; 2:15-17; 1 Giovanni 3:17, 18) La congregazione non prende il posto dei familiari per quanto riguarda la responsabilità di assistere i membri della propria famiglia. Ma se una persona non ha parenti stretti, oppure se orfani e vedove non sono in grado di provvedere a se stessi, la congregazione viene amorevolmente in aiuto.

Joyce, ad esempio, era una testimone di Geova che abitava a Kampala, la capitale dell’Uganda. Contrasse l’AIDS e morì nell’agosto 1993. Prima di morire scrisse quanto segue: “Sono stata allevata come protestante e in seguito ho sposato un cattolico. Tuttavia vedevo che molti nella mia chiesa si comportavano in maniera immorale, così smisi di andarci. La maggiore delle mie sorelle studiava la Bibbia con i testimoni di Geova, e quando venne a trovarmi mi parlò delle cose che imparava dalla Bibbia.

“Mio marito era molto contrario al fatto che studiassi la Bibbia. Persino i miei genitori cominciarono a farmi opposizione, soprattutto mio padre. Questa opposizione andò avanti per due anni, ma non mi scoraggiò, poiché ero convinta che stavo imparando la verità. Quando dissi a mio marito che desideravo battezzarmi, andò su tutte le furie. Mi picchiò e mi cacciò di casa. Così andai a vivere da sola in una stanzetta in affitto.

“Dopo un po’ mio marito mi chiese di tornare. Non molto tempo dopo il mio ritorno cominciò a diventare debole e malaticcio. Ero sorpresa, perché aveva sempre goduto di ottima salute. Alla fine capimmo che aveva l’AIDS. Morì nel 1987. A quel tempo io ero già pioniera regolare [evangelizzatrice a tempo pieno], e anche se mi ritrovai vedova con cinque figli, proseguii il servizio di pioniere.

“Quattro anni dopo, nel 1991, capii di aver contratto l’AIDS da mio marito. Cominciai a indebolirmi fisicamente e a soffrire di eruzioni cutanee, ed ebbi un rapido calo di peso e costanti attacchi di influenza. Continuai ugualmente a fare la pioniera e a condurre 20 studi biblici, ma quando cominciai a perdere le forze dovetti ridurli a 16. Sette di queste persone che studiavano la Bibbia si sono poi battezzate.

“Non mi sono mai sentita isolata o depressa, poiché la congregazione mi è stata di vero sostegno. Alla fine fui costretta a mancare a qualche adunanza perché ero troppo debole. I fratelli mi registravano queste adunanze su audiocassetta, così ero costantemente nutrita in senso spirituale. Gli anziani della congregazione prepararono un programma affinché le mie sorelle spirituali potessero a turno soddisfare i miei bisogni e persino stare al mio fianco la notte. Una sola cosa, però, mi preoccupava: i miei figli. ‘Che ne sarà di loro quando non ci sarò più?’, mi chiedevo.

“In Africa spesso i beni di un defunto vengono presi dai parenti, perciò pregavo Geova di continuo a questo riguardo. Decisi di vendere la casa e costruire piccole abitazioni da affittare in modo che i miei figli avessero sempre un luogo in cui vivere e una fonte costante di reddito. I fratelli della congregazione vendettero la casa per me, riuscirono ad acquistare un altro terreno e costruirono queste casette. Io andai ad abitare in una di esse; ora mi sentivo tranquilla sapendo che i miei figli avrebbero avuto l’aiuto necessario.

“I miei parenti si arrabbiarono molto perché avevo venduto la casa, e mi fecero causa. Ancora una volta i fratelli vennero in mio aiuto e trattarono la cosa per me. Vincemmo la causa. Anche se ora mi sento molto più debole, l’amorevole organizzazione di Geova e la speranza del Regno mi permettono di andare avanti. A motivo delle mie condizioni attualmente sono ricoverata in ospedale. Al mio fianco ci sono sempre le mie sorelle spirituali che si prendono cura di me giorno e notte, in quanto l’ospedale non è in grado di provvedere cibo e biancheria adeguati”.

Dopo sei mesi di ospedale, Joyce fu mandata a casa. Due giorni dopo morì. Ora dei suoi cinque figli si prende cura una sorella pioniera della congregazione che ha anche tre figli suoi.

La soluzione

In Uganda, dove l’AIDS ha già raggiunto proporzioni pandemiche, il presidente Yoweri Kaguta Museveni ha affermato: “Credo che la migliore risposta alla minaccia rappresentata dall’AIDS e da altre malattie trasmesse per via sessuale sia riaffermare pubblicamente e senza mezzi termini la riverenza, il rispetto e la responsabilità che ciascuno deve al proprio prossimo”. In poche parole, è necessario tornare alla moralità nell’ambito dell’istituzione matrimoniale monogamica. Tutti sono concordi nel sostenere che questo è il solo modo per essere protetti e il solo modo per tenere sotto controllo l’AIDS. Pochi, però, credono che queste norme morali siano raggiungibili.

I testimoni di Geova sono tra coloro che non solo credono che tale moralità è possibile, ma che la praticano. Inoltre essi credono, come credeva Joyce, nella promessa divina di nuovi cieli e di una nuova terra in cui dimorerà la giustizia. (2 Pietro 3:13) In un mondo in cui ogni malvagità sarà stata spazzata via, Geova Dio adempirà quindi la promessa scritta in Rivelazione (Apocalisse) 21:4: “Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi, e la morte non ci sarà più, né ci sarà più cordoglio né grido né dolore. Le cose precedenti sono passate”.

[Immagine a pagina 10]

Un padre porta a seppellire il figlio, morto di AIDS

[Fonte]

WHO/E. Hooper

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